il filo dei ricordi-racconti

lunedì 24 marzo 2014

UNA GIORNATA COL FAI

UNA GIORNATA COL FAI


E' la giornata di primavera del Fai, tutti gli anni in occasione di questa giornata vengono aperte ville in tutte le regioni d' Italia. Sono due anni che però il tempo non ci assiste, piove sempre.
Verso le ore 10 del mattino sembrava che si aprisse il cielo e così in quattro e quattr'otto prendiamo la decisione di andare comunque sul nostro lago.
Riprende a piovere malgrado questo continuiamo e raggiungiamo la Villa del Balbianello, situata in una splendida posizione sul golfo di Venere questa villa è un gioiello del nostro lago.




Sono aperte due sole Sale nella loggia.

La sala del cartografo dove le stampe del lago di Como e di Lecco sono in bellavista alle pareti, su un tavolo molto bello due candelabri fatti con zanne di tricheco e argento, ci raccontano della passione di esploratore dell'ultimo proprietario della villa.




 Guido Monzino imprenditore e intraprendente esploratore fu insignito del titolo di Conte da Re Umberto di Savoia, che seppur era in esilio in Portogallo,esultava per il compimento dell'impresa Trans-Artica, che permise di issare per la prima volta la Bandiera Italiana al Polo Nord, attraverso uso di mezzi tradizionali, con slitte trainate dai cani.
La spedizione si concluse il 20 giugno 1971 dopo aver percorso 5000 Km di banchisa.



L'altra sala e la sala delle poesie dove i libri fanno da cornice alla bella stanza in pratica una bellissima biblioteca con soppalco, la guida ci fa notare che, il primo proprietario, il Cardinal Durini aveva fatto però dei passaggi segreti che gli permettessero di arrivare addirittura all'attracco del lago, oltre agli altri piani della villa padronale.



Avendo già visitato questa villa altre volte ho fatto un po' da cicerone alle persone che la vedevano per la prima volta, peccato continuasse a piovere.
Terminato il percorso dopo aver pranzato ci siamo avviati su un'altro ramo di lago, quello di Lugano, ma sul versante Italiano
Ci siamo diretti verso Porlezza, altra bella località che merita di essere visitata, ma proseguiamo verso Oria di Valsolda, dove c'è un'altra villa del Fai, aperta al pubblico.



Le strade strette, i pochi posteggi ci fanno girare un pochettino fortunatamente troviamo un posto e raggiungiamo a piedi "Villa Fogazzaro Roi, considerata da tutti, come il luogo che diede ispirazione al grande scrittore Antonio Fogazzaro, che la definiva il proprio luogo dell'anima, la dimora che prediligeva, sia per il suo riposo che per il divertimento, sono raccolti tantissimi ricordi e fotografie della sua famiglia.

Un po si storia che ho trovato sul web:

Storia

Originariamente di proprietà della parrocchia di San Sebastiano, la Villa passò, intorno alla seconda metà dell’Ottocento, alla famiglia Barrera, a cui apparteneva Teresa Barrera, madre di Antonio Fogazzaro. Lo scrittore vi si rifugiò in tenera età, tra il 1848 e il 1849, accolto dallo zio materno Pietro, per allontanarsi dal natio Veneto a quel tempo ancora oppresso dal dominio austriaco.

Nel 1900 la proprietà passò alla famiglia 
Fogazzaro, imparentatasi nel 1888 con i marchesi Roi, stimati imprenditori vicentini.




La Villa si presenta oggi come l’accorpamento di più fabbricati, costruiti attorno a una prima originaria struttura risalente addirittura al XVI secolo, di cui rimane ancora il giardino pensile sul retro. Il considerevole numero di stanze destinate all’accoglienza e alla convivialità testimoniano la grande vitalità della casa al tempo di Fogazzaro, soprattutto durante il periodo estivo, con un via vai continuo di ospiti e amici della famiglia e dello scrittore.



Cuore della casa è il
Salone Siberia, così chiamato per la difficoltà che si riscontrava nel riscaldarlo efficacemente, data la sua vicinanza con la loggia aperta sul lago, e di cui oggi rimane solo il ricordo nel nome della stanza attigua, detta appunto la Loggia.
Nella piccola Biblioteca, originariamente Sala da pranzo, sono conservati i numerosi volumi appartenuti a Fogazzaro e al marchese Roi. Suggestiva la visita alla stanza dell’Alcova in cui è stato ricostruito lo studio dello scrittore.

Nel 1960 il marchese
Giuseppe Roi, detto Boso, pronipote di Fogazzaro, ricevette in eredità dallo zio paterno Antonio la Villa di Oria Valsolda, divenendo unico custode delle memorie ivi conservate. Egli stesso si definì: «discendente ed attento, affettuoso depositario e custode delle poche memorie materiali, risparmiate da ben due guerre!».




I lavori di restauro e ammodernamento della dimora da lui compiuti negli anni ’50 e ’60 del Novecento, hanno permesso a molti arredi originali e cimeli di far ritorno nella dimora di Oria, permettendole di recuperare la sua dimensione più autentica.




 Il marchese Roi fece costruire una nuova area della casa, in cui trovarono posto la Sala da Pranzo e il suo Studio, annesso alla Camera da Letto. Anche i due piani superiori della Villa furono interessati dai lavori portati avanti da Roi, con l’intento di rendere più confortevoli le numerose camere da letto e i salottini per l’accoglienza degli ospiti.




 Tra queste spicca per importanza la Camera di Antonio Fogazzaro che conserva ancora il letto originale in legno, riccamente intagliato.




Quanti ebbero modo di conoscere il marchese Roi lo ricordano come un uomo gentile e affabile, con una predisposizione e un amore per l’arte in tutte le sue manifestazioni. Fortemente affezionato alle sue origini egli si dedicò allo sviluppo delle potenzialità culturali della sua Vicenza, ma anche alla valorizzazione dell’opera del suo trisavolo Antonio Fogazzaro, oggi poco nota ai più. Non sorprende dunque che,
nel 2009, il marchese affidò la Villa di Oria alle cure del FAI, perché potesse aprirla al pubblico.

Sono le 17,30, ritorniamo verso casa poi in compagnia decidiamo di chiudere la giornata con una pizza.
La pioggia e il freddo non ci hanno fermato abbiamo acquisito anche oggi qualcosa di nuovo.
Ci ripromettiamo di incontrarci di nuovo, per cui il nostro è un arrivederci.


domenica 23 marzo 2014

ALCOL IL DEMONE CHE COMANDA



ALCOL, IL DEMONE CHE COMANDA
E' difficile far capire ad un alcune persone che gli alcolisti non sono persone malate....
Faccio fatica a fare capire che l'alcolismo non è una malattia, che dall'alcol si può uscire senza farmaci, che se ci si ammala è perchè l'alcol porta il nostro corpo a deteriorarsi....il nostro corpo non è fatto per assimilare veleno.


Pur essendo io astemia, ho sentito molte volte, come per giustificarsi, che chi beve lo fa perchè ha un disagio, che bevendo si sentiva più forte, più sicuro, meno solo, in un primo momento sembra che l'alcool dia la forza per affrontare, o agire di fronte alle diverse situazioni.
Le raccomandazioni di amici e parenti vengono considerate offese o invadenze fuori luogo.


Il percorso perverso dell'alcol, chiude chi ne ha la dipendenza in un circuito dal quale è molto difficile uscirne, chi beve lo fa per affrontare e stare meglio, ma la dipendenza lo costringe a bere sempre di più, così l'alcol diventa l'amico, il consigliere, lo scopo di vita, arrecando anche gravi conseguenze alla salute, per prima cosa, poi al contesto famigliare, sociale, potendo diventare anche un reale pericolo per gli altri..



Chi ha la dipendenza , sa fare due cose molto bene, bere e raccontare bugie, sopratutto a se stesso, finchè poi perde la fiducia e la stima di chi gli sta vicino



Un circolo vizioso, dal quale però se si vuole, veramente, con impegno e avendo l'umiltà di chiedere aiuto si può uscire, dall'alcol non si esce da soli.
Mi viene alla mente un esempio per far capire la differenza tra un malato che si ammala per cause naturali, e un alcolista che non è malato ma si potrebbe ammalare con conseguenze tragiche.
Un malato terminale spesso non ha chance, l'alcolista invece può decidere di smettere di bere e scegliere di vivere e non di morire.



La schiavitù dell'alcol incatena, l'alcol diventa il demone che decide il buono e il cattivo tempo della persona, tra chi è alcolista e chi non beve, ci sono la bottiglia e il bicchiere che creano la divisione e diventano indispensabili per la persona che ne è dipendente



Nessuno dice che sia facile uscire dall'alcol, ma è possibile, bisogna convincersi e convincere il cervello che non c'è bisogno di bere alcolici, trovare dentro se stessi una volontà, quasi innaturale, per far si che questo succeda, ci saranno tante tentazioni, qualcuno cadrà e ricomincerà, ma la strada e aperta, si deve smettere di bere per se stessi, per non subire l'umiliazione di perdere tutto e diventare un potenziale relitto della società.
Per questo al club si dice di guardare avanti, perchè alla fine del tunnel, c'è la libertà dalla schiavitù dell'alcol, per non farsi più risucchiare l'anima dalla bottiglia.
NON ESISTONO CURE PER SMETTERE DI BERE, SOLO LA VOLONTA' E LA COSTANZA, MANTENENDO I CONTATTI CON CHI DA IL PROPRIO SOSTEGNO.






lunedì 17 marzo 2014

DA DOMASO A SORICO

DA DOMASO A SORICO
Il mio lago e uno scrigno di bellezze che non conoscevo, passavo per lo più in auto, ma non lo avevo mai fatto a piedi, così questa mattina con lo zaino pronto siamo arrivate fino a Domaso in auto, poi costeggiando il lago, a parte un piccolo percorso dove stanno terminando i lavori per il passaggio pedonale, siamo arrivati a Sorico l'ultimo paese del lago di Como, poi inizia la Val Chiavenna.


Il cielo è azzurro il sole caldo, la giornata è ventilata, facciamo colazione e poi ci incamminiamo, in un primo momento il vento soffia parecchio poi scendendo attraverso il camminamento a lago, il sole ci accompagna letteralmente per tutto il percorso.
Marisa, la mia amica, abituata a camminare, inizia a togliere la maglia con le maniche lunghe, lei ha sempre caldo, io e Manuela per il momento ci limitiamo a togliere il pail, e camminiamo spedite, loro più di me, ma riesco a tenere il passo.
Le montagne intorno sono ancora ricoperte di neve, il panorama sembra un quadro, nel lago germani reali e cigni scivolano tranquilli.



Camminiamo, ogni tanto ci fermiamo, per qualche foto, le mimose sono fiorite e bellissime, tante le ville che si affacciano sullo specchio d'acqua, molte ancora chiuse, qualche persona si gode il sole su delle sdraio fuori dalle proprie abitazioni di vacanza, chi legge il giornale, chi un libro, chi si crogiola proprio sotto il sole, troviamo coppie di persone anziane che passeggiano tenedosi per mano, e un po' li invidio, turisti stranieri, si sentono i loro commenti "good, very good" qualcun'atro ha detto "merveilleus, fantastique"
.

Un po di orgoglio ci prende, in fondo è il nostro lago, qui vediamo tutto il bello che la natura ci offre, mamme con i bimbi nel passeggino che fanno gustare un po di bel tempo ai propri bimbi, ciclisti, e tanti cagnolini che passeggiano con i loro padroni, intorno il lago i monti con la neve o in bassa quota i tanti boschi, che iniziano a colorarsi di un bel verde


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Ho fame troviamo una panchina e inizio a mangiare un primo panino, solo un po' per chiudere un poco lo stomaco, poi riprendiamo il cammino, in un punto deciso dalle mie amiche ci fermiamo a mangiare, è bellissimo, mangiamo ci prendiamo come sempre bonariamente in giro e stiamo bene, la semplicità che ci accomuna è la cosa più bella che abbiamo,malgrado siamo tre persone completamente diverse. Marisa decide di bagnarsi i piedi, per quanto voglia fare la temeraria, ci invita a scattare velocemente la foto, perchè l'acqua è gelida




Le risate si sprecano, un aneddoto riferito ad un etto di prosciutto, ci da il via per scherzare, bonariamente tra di noi,
ci scambiamo le nostre scorte, un tost una bottiglietta d'acqua, Emanuela ha portato anche il dolce.
Riprendiamo la camminata, proprio a Sorico troviamo in bella vista diversi agoni a seccare pronti per diventare " missoltini " tipico pesce del lago.



Continuando arriviamo fino al punto in cui si trova la Riserva naturale Pian di Spagna e Lago di Mezzola, una zona protetta della Lombardia dove finisce il lago di Como e inizia il lago di Mezzola, la zona tra i due laghi è definita pian di Spagna, un'aerea umida dove la fauna migratoria si annida tra i canneti, qui nidificano numerose specie di uccelli acquatici, e le ninfee coprono alla vista i numerosi canali che alimentano il lago.




 La zona è vasta si estende tra i comuni di Sorico e Gera Lario nella Provincia di Como, mentre nella provincia di Sondrio troviamo Verceia, Novate Mezola, e Dubino.

Fonte Web:
Un'altra parte del Pian di Spagna viene coltivato soprattutto a mais, erba medica, loietto e prati da sfalcio, intervallati da filari di arbusti fruttiferi e da alberi sparsi come olmi, pioppi, ontani, salici e querce.
La fauna è formata principalmente da alzavole, folaghe, germani reali,e nutticore.(cigno reale, folaga, gallinella d'acqua, ecc.),

Anfibi: tritone crestato, rana verde, rospo comune

Rettili: testuggine palustre, biscia dal collare, ramarro













Ci sediamo sulla riva di un prato vicino alla riva del lago e ci riposiamo un po', Marisa e Emanuela prendono il sole io faccio ginnastica intorno a noi bambini che giocano e tantissime persone di tutte le età che camminano.



Il tempo passa, dobbiamo rientrare, così riprendiamo il cammino in modo inverso, ci prendiamo un gelato, e giungiamo dopo circa 5 km all'auto, il mio mal di piedi inizia a farsi sentire, Emanuela è rossa come un peperone, il vento si sta alzando e soffia alzando anche la sabbia, siamo state benissimo, è proprio vero che con uno zaino in spalla ed un panino, io mi sento bene, perchè il panino mi assomiglia. 


sabato 15 marzo 2014

Près Saint-Didier

PRE'S SAINT DIDIER

Près Saint Didier è la località che ho visitato con una gita qualche anno fa, è
Situato nell'alta valle, della Dora Baltea,  chiamata  Valdigne, attraversato da questo  importante affluente del Po, che nasce sul Monte bianco e attraversa la Valle d'Aosta.



A mt 1017 di altezza, troviamo Près Saint-Didier, il paese rinomato per le terme. Le sorgenti naturali, sgorgano in una grotta alla base della cascata dell'orrido dell'omonimo paesino.


Già in epoca romana, queste acque erano conosciute, famose per le proprietà rilassanti, ricostituenti e antireumatiche.
Raggiunsero maggiore fama nel XVII secolo, quando, personaggi famosi, e tutta la famiglia reale Italiana vi si recavano in vacanza.
La Cornice di questo bellissimo paesino che si adagia ai piedi del Monte Bianco, da al centro termale, un fascino particolare, quasi unico, sia d'estate che d'inverno.


La posizione strategica consente di diventare un'ottima soluzione per le vacanze invernali, chi vuole sciare ha a disposizione tantissime stazioni sciistiche, per le vacanze estive offre tante possibilità per passeggiate o sport all'aria aperta.
Consigliate sono le escursioni in primavera e in autunno per apprezzare colori e profumi della montagna.
E' dotato anche di una riserva regionale di pesca, e viene consigliato di visitare l'orrido scavato dall'acqua della Dora in strette gole rocciose.


Dopo la visita alla chiesa, dedicata a San Lorenzo, di origine romanica e rimaneggiata nel tempo, ci siamo recati alle terme, non volevo, entrare nelle piscine, avevo vergogna, visto le mie dimensioni, ma poi le mie amiche mi hanno spinto ad entrare e devo dire che è piacevolissimo girare in queste piscine termali dove l'acqua calda ti rilassa, il percorso è vario, con vasche idromassaggio interne




 ed esterne, percorsi vascolari, vasche con musica relax subacquea, aromatizzate al fieno, alle rose, saune,



 docce aromatizzate, bagni di vapore aromatizzati, cascate tonificanti e dopo tutto questo tante sale relax panoramiche.




Essere dentro una vasca termale, con l'acqua calda fumante che ti rilassa, mentre intorno alle piscine c'è la neve e vedere il sole scendere e illuminare la cima del monte Bianco, in particolare il punto denominato "dente del gigante"



 ha un fascino unico, è stata un'esperienza bellissima e particolare, uscire dalle vasche ed entrare nelle saune, vedere che alcune persone uscivano dalle saune e si sfregavano la neve sul corpo.




 La giornata è passata velocissima dovevamo rientrare dopo la doccia ci siamo recati al light buffet, dove frutta, tisane dietetiche e prodotti da forno erano a disposizione per essere degustati... prima di rientrare a casa.



E' solo un arrivederci, non so quando, ma penso proprio che ci tornerò.

venerdì 7 marzo 2014

LA SCLEROSI MULTIPLA

Quando ho iniziato a lavorare in tessitura, una ragazza di nome Elena , lavorava alla roccatura, su una macchina chiamata incannaggio: il filo che era in matasse, veniva  svolto attraverso un aspino


 che girando avvolgeva il filo su dei rocchelloni in modo che poi all’orditoio di potesse iniziare ad ordire una pezza.


Su di un rocchellone ci stavano diversi metri di filato e i rocchelloni a volte erano 300 oppure anche 400 e dovevano  essere precisi ne troppo tesi ne troppo molli  ma spesso i rocchelloni,  ormai vecchi giravano storti e ogni tanto c’era qualche problema.



Si cercava di evitare di ricorrere al direttore e molto spesso portavano i rocchelloni che non andavano bene  da rifare 


Elena, aveva sempre il sorriso sulla bocca, e siccome non era molto alta delle zoccole con il tacco.
Aveva una sorella, che lavorava anche lei nella stessa nostra Ditta.
Si è sposata giovane, e ha avuto una bella bambina, era felice con Giuseppe tanto che collaboravano, e poco tempo dopo avevano già acquistato un pezzo di casale in vendita, e dopo averlo ristrutturato ci andavano a vivere.



Mentre era incinta della prima figlia, siccome  non avevamo la  mensa, si mangiava di nascosto sul posto di lavoro, io stavo mangiando dei cracker, e la sorella di Elena , mi aveva chiesto se potevo dividerne qualcuno, naturalmente li ho dati a lei e da allora si era instaurato un buon rapporto.




Dopo il parto, tutto era andato bene, era rientrata al lavoro e spesso, senza esser viste ci facevamo qualche risata, poi ha avuto la seconda bimba,



 anche questa volta tutto sembrava andare bene, ma poco dopo, mi diceva che aveva la sensazione di dondolare,
 pensando che fossero le zoccole col tacco le avevo detto che forse dipendeva dalle calzature, ma non era così, successivamente si era presa una forma influenzale dalla quale non riusciva a riprendersi.





In realtà le è stata diagnosticata la sclerosi multipla, le hanno dato subito l’invalidità, ma lei aveva due bimbe in tenera età da crescere.




Il paradosso è che questa malattia durante la gravidanza sembra si blocchi
 dal Web:
Ci sono nove mesi in cui il corpo cambia e la sclerosi multipla si addormenta. Avviene in gravidanza, quando nelle donne con questa malattia cronica degenerativa, gli attacchi si diradano, in molti casi scompaiono ed è come se la malattia concedesse una tregua all’organismo, impegnato a sostenere la crescita di un bambino.

Secondo gli ultimi risultati della ricerca scientifica, dietro questo meccanismo c’è il lavoro di soli sette geni, normalmente sottoespressi ma che dal concepimento in poi ricominciano a lavorare correttamente codificando alcune molecole. I sette geni sono stati identificati nel 2004 nel laboratorio del Centro di sclerosi multipla all’ospedale di Orbassano a Torino, il centro di riferimento regionale per la ricerca sulla malattia e da allora sono osservati speciali. In questo laboratorio, sostenuto anche dall’Associazione Italiana Sclerosi Multipla, lavora Francesca Gilli, biologa di 35 anni, premiata nel 2011 con il riconoscimento Rita Levi Montalcini, istituito dalla Fondazione Italiana Sclerosi Multipla, attualmente group leader all’unità di neurobiologia clinica del Neuroscience Institute Cavalieri Ottolenghi, a Orbassano.



Una sola volta,  sono andata a trovarla,  ha pianto tantissimo, poi non ne ho avuto più il coraggio, come incontravo qualcuno della sua famiglia mi informavo del suo stato di salute, il marito l’ha sempre accudita, meglio di un infermiere,  non l’ha mai abbandonata, ma sono stati anni duri e di dolore.




La mamma, mi diceva che veder morire giorno per giorno la  propria figlia è straziante.


Domani è la giornata della sclerosi multipla, ogni volta il pensiero mi torna a due ragazzine che ridevano, ignare del destino che si sarebbe poi rivelato spesso duro e difficile, soprattutto per Elena.






La sclerosi multipla colpisce per lo più donne, nella maggior parte dei casi giovani , l’età media varia dai 20 ai 40 anni. 
E’ una patologia del sistema nervoso centrale che si manifesta in modo imprevedibile e che diventa subito cronico, con effetti invalidanti.
 Purtroppo non ci sono terapie specifiche per questo si deve aiutare la ricerca, solo in Italia sono 25.000 le persone colpite e nel mondo superano la cifra del milione.