il filo dei ricordi-racconti

giovedì 18 settembre 2014

Mary Cassat

Mary Cassatt:
Quando vado ad una mostra, oppure ho la possibilità di visitare un museo, c'è sempre un quadro che mi colpisce più di altri, spiegarne il perchè è difficile , torno a casa, nella mente ho quell'immagine, e mi informo, ancora una volta sulla storia del personaggio. Questa artista tanto mi ha affascinata, da immaginarla così:

Scese dal treno, minuta, ma austera, fiera nel portamento,con il suo intercedere deciso, la si distingueva fra tante....
Era finalmente giunta a Parigi.
Donna di classe, cresciuta in una famiglia della borghesia americana, i modi educati, la cultura acquisita durante l'infanzia, i viaggi per le città europee, le lingue straniere scritte e parlate, un bagaglio di cultura non indifferente per una donna. Era nata nel 1844, secolo in cui esser donna non era facile, per Mary è stato molto più difficile.



Era pur sempre la figlia femmina, in una famiglia borghese, con l'ardire di voler apprendere le tecniche artistiche e di farne la propria professione.
Il padre avrebbe preferito una signorina aggraziata, con meno idee liberali, mentre la madre l'ha sempre appoggiata.
A quindici anni si è iscritta ad un corso alla Pennsylvania Accademy of the fine Art, che frequenta per tutta la durata della guerra di secessione, insofferente ai ritmi e alla supponenza degli artisti di sesso maschile, per l'atteggiamento nei suoi confronti, abbandona il corso e decise di studiare da sola.
Ulteriormente decisa ad ampliare i suoi studi si trasferisce con la madre e alcune amiche a Parigi, non può iscriversi alla Scuola delle belle arti, era proibito alle donne esserne ammesse, prende lezioni private, ed essendo riuscita ad ottenere il permesso, si esercita copiando le tele esposte al Museo del Louvre, dove riesce a intrecciare amicizie, visto che alle donne era proibito frequentare i caffè, dove solitamente gli artisti maschi si riunivano.
Continua a studiare sotto la guida di diversi maestri, Thomas Couture e Charles Chaplin, influenzata dallo stile di Corot e Couture, disegna il "suonatore di mandolino"



che viene accettato dalla giuria del Salon de Paris.
Mentre il movimento artista è in fermento, lei continua il proprio lavoro, a produrre opere che vengono esposte al Salon, ma subisce il morso dell'insoddisfazione personale.
Purtroppo con la guerra Franco-prussiana, Mary ritorna negli Stati Uniti, malgrado la protezione benevola della madre, che aveva sempre riconosciuto e sostenuto la vena artistica della figlia, ricominciano gli screzi con il padre, che non approva le sue scelte, fornendole solo un sostegno per le necessità primarie, rifiutando in modo categorico di sostenerle gli studi o di rifornirle i materiali.per dipingere. Riesce ad esporre due tele in una galleria di New York, molti furono i consensi alle sue opere, ma nessuno le acquistò.
il fratello Alexander


Rimasta senza colori si trasferisce, in cerca di fortuna, a Chicago, ma in seguito ad un incendio, perde tutte le sue opere, lo sconforto la spinge ad allontanarsi per poco tempo dall'arte.
L’Arcivescovo di Pittsburgh, è il mentore del suo ritorno, le commissionò due copie di due opere del Correggio.
Ripartiva di nuovo per giungere a Parma, dove erano le opere da copiare, terminato il lavoro, visitò Madrid e Siviglia e decise di ritornare nuovamente a Parigi.





L' incontro con Degas, le aprì le porte dell'impressionismo, intraprese l'uso dei pastelli e della tecnica delle acqueforti, migliorò la tecnica di base e il disegno, c'è un filo di malizia che ancora oggi, si insinua tra questi due personaggi, alcuni critici sostenevano che fossero amanti, anche se non è mai stato dimostrato.

I genitori con la sorella Lidia la raggiunsero a Parigi, la sorella divenne molto spesso la modella dei suoi quadri, anche nel periodo in cui era ammalata posava da seduta (la donna che lavora  l'uncinetto)



Lidia all'Operà

Lidia che fa l'uncinetto



la sua produzione era di opere di qualità, Ritratto dell'artista (autoritratto),



Bimba su una poltrona blu,




 leggendo le Figaro ( ritratto della madre)


Dal 1879 al 1886, lavorò a stretto contatto con Degas, ebbero un discreto successo di pubblico, se pur ostacolati dalla critica che li aveva definiti:

i soli artisti che si distinguono... e che offrono qualche motivo di richiamo e giustificazione in una pretenziosa esposizione di allestimenti per vetrine e scarabocchi infantili”. Fonte web

Pur rimanendo amica e in continuo contatto con Renoir, Monet, Pissarro, si stacca dal gruppo degli impressionisti, acquista uno stile personale, sensibile ma non esagerato, dove immagini di madri e figli, nonne e nipoti, diventano il soggetto principale dei suoi lavori.


lavorò molto sulla differenza femminile, iniziava a farsi strada l'emancipazione e l'uguaglianza, rappresentò l'immagine della donna, nella realtà, le sue donne sono protagoniste reali che leggono, osservano,  che meditano, e riflettono sulla vita uscendo dallo schema della bellezza e della passività



Nonostante non si sia sposata  e non abbia avuto figli, i suoi soggetti preferiti sono i bambini che ritrae con particolare delicatezza, altro soggetto ricorrente è la maternità.




Donna decisa, e combattiva, da un lato, ma, molto sensibile negli affetti, ha molto sofferto per la morte di sua sorella avvenuta nel 1882,  tanto da rimanere senza forze.


Avendo sperimentato una notevole varietà di tecniche, ottiene riconoscimenti in quanto è l'artista più versatile del periodo, cosa che mancava a molti suoi contemporanei, lo dimostrano le stampe colorate e originali, dove si era ispirata ai grandi maestri giapponesi, che aveva studiato a Parigi l'anno precedente. una su tutte è la Donna che si lava


Promuove da sola, le sue mostre personali in America, negli ultimi dieci anni del diciannovesimo secolo aveva raggiunto la notorietà di pubblico e di critica, fino al 1910 continua a produrre opere, diventando anche consigliera di parecchi mercanti del settore. 



Nel 1911 si ammala, il diabete avanza nella sua vita,  nel 1914 rallenta la sua produzione , sta  diventando cieca, ha ancora la forza per combattere e abbracciare la causa del voto alle donne, esponendo una personale con 18 opere per sostenere il movimento.


Una donna che ha vissuto, a cavallo tra due secoli, e due continenti, attraverso cambiamenti storici, artistici e di pensiero, mantenendo alta la voglia di dimostrare che le donne, sono donne con la forza, la determinazione, i mutamenti e tanta tenerezza.




Muore il 14 giugno 1926, malgrado le resistenze famigliari sociali e culturali, il governo francese le assegnò la " Legion d'Onore" come riconoscimento per il suo contributo all'arte e per aver contribuito a diffondere il gusto impressionista tra gli artisti e i collezionisti nord-americani



Mary Cassat ha lasciato in eredità a tutti noi, il talento,e il coraggio dell'indipendenza, rappresentando l'universo femminile nella sua più grande dote, consapevole che malgrado tutti i suoi sforzi, il cammino delle donne verso la libertà era ancora lungo, disse: 
"Non ho fatto quello che ho desiderato, ma almeno ho provato a combattere"







martedì 16 settembre 2014

Zia Armida e il pane e Taleggio

LA ZIA ARMIDA E PANE E TALEGGIO

Armida, era una signorina molto carina con due occhi azzurri, un nasino delicato e i capelli castano chiaro, era una bella donna, dai modi delicati, pur avendo già più di trent'anni, non aveva mai avuto un fidanzato.
Viveva con i genitori, e i fratelli le loro rispettive famiglie, che davano per scontato che sarebbe rimasta "zitella".



Ma un fatto anomalo e alquanto strano, ha cambiato la sua vita, proprio la sera del venerdì Santo, mentre era in processione, si è sentito un trambusto nel bosco dietro il casale dove lei abitava.
Le processioni si sa vanno a passo d'uomo, e da una riva che accedeva al bosco è sceso un giovinotto che rivoltando la propria giacca e si affiancava a lei prendendola sotto braccio:
"Non mi tradire, ho la finanza alle calcagna, la mia bricolla ( sacco pieno di sigarette) è nel fienile di casa tua".
Non conosceva personalmente il giovanotto, ma sapeva bene che faceva il muratore di giorno, e come tutti, nella nostra zona a quei tempi, il contrabbandiere di sigarette di notte.
Era alto, molto alto con occhi azzurri e un sorriso da simpatica canaglia.
Non sapendo bene cosa fare, anche perchè avrebbero rischiato anche i suoi famigliari, se la finanza avesse scovato il malfatto nel fienile, fece buon viso a cattivo gioco.



La mattina si recò al lavoro senza dire nulla, ma la suo rientro la sera, trovò in casa il giovane contrabbandiere che si scusava con i suoi famigliari e con lei.....
I soldi del contrabbando gli servivano perchè voleva acquistare due piccoli locali in una corte per la madre, che lo aveva cresciuto da sola.
Raggiunto il suo obbiettivo però, aveva pensato di raggranellare ancora qualche cosa.
Finchè venne preso mentre correva con il sacco in spalla. I cani che supportavano le guardie di confine lo hanno morso ad una gamba venne portato nel carcere di San Donnino a Como, la madre lo andava a trovare, e mentre stava dentro, iniziò a pensare ad Armida a farsi un futuro diverso.




Si fece fare un tatuaggio sull'avambraccio con il nome di Armida, uscito dal carcere promise che non avrebbe mai più toccato un sacco di contrabbando, divenne capomastro, per una grande ditta di Como mentre nei momenti liberi faceva manutenzione in diversi condomini della città.
Tanto che gli proposero di prendere il posto come portiere....
Fu così che si sposarono, con grande stupore di tutti, nessuno aveva capito le intenzioni di queste due anime; Armida faceva portierato e le pulizie dello stabile, Mario continuava a fare il muratore.




Solo Licia piangeva, la sua amata zia, se ne andava a Como, lontano dal paese.

Gli anni passavano e figli non ne arrivavano, e allora la zia ogni tanto, andava a prendere la nipote la portava a Como nella sua casa.
Licia era convinta di andare in vacanza, non doveva uscire in cortile per utilizzare il bagno, bastava uscire sul ballatoio, aveva l'acqua in casa e anche la luce...si era proprio in vacanza....
Aiutava la zia nelle faccende di casa, spesso si rendeva utile con i Signori che abitavano in quel palazzo.



La domestica dell'avvocato le disse: "
se mi aiuti a portare fino al quarto piano le borse della spesa, poi ti do pane e Taleggio".
Non sapeva cosa fosse il Taleggio, non lo aveva mai visto.
Dopo aver portato di sopra parecchie borse, si era trovata in mano mezzo filoncino di pane con delle fettine di formaggio e una banana, scese di corsa le scale, chiedendo alla zia:
Posso mangiarlo?



La zia la guardò le carezzò la testa e le disse:" mangia cara, mangia, lo hai guadagnato.
era il mese di maggio del 1940.........le storie infinite di nonna Licia





martedì 9 settembre 2014

la levatrice e la cicogna

LA LEVATRICE E LA CICOGNA


Correva l'anno 1936, era il mese di maggio, un mese di intenso lavoro per i contadini che abitavano nella fattoria del Ronco.



C'era fermento, in quei giorni, Licia che aveva da poco compiuto 8 anni, era stata incaricata di accudire le sorelle più piccole e i cugini.
La mamma Elisabetta, aveva un gran da fare, anche perchè zia Luigia, con la quale divideva le faccende, era chiusa in camera sua da qualche giorno, dicevano che avesse mangiato qualcosa che le aveva fatto male, tanto che una signora in bicicletta con una borsa, appoggiata sul manubrio, veniva a visitarla più volte al giorno.




La nonna, non aveva tempo, stava accudendo le larve dei bachi da seta, e gli uomini, avevano da fare nelle stalle, nei prati, in campagna.


Si sentivano dei lamenti uscire dalla camera di zia Luigia, ma nessuno avrebbe mai osato entrare.
Un pomeriggio verso le diciassette, anche la mucca Rosina aveva iniziato a muggire, in modo strano, il papà di Licia, inforcando la bicicletta corse a chiedere aiuto ai contadini vicini e ad avvisare il veterinario.


Sul camino un pentolone di rame, pieno di acqua scaldava al fuoco,.
Che trambusto, gente che entrava a prendere acqua calda e usciva di corsa per recarsi alla stalla....
Mentre al piano superiore la zia si lamentava sempre più, giunsero anche la mamma di Zia Luigia e sua sorella.
Licia pur essendo la più adulta dei bambini, non riusciva comprendere cosa stesse capitando, avevano avuto l'ordine di rimanere fermi per non intralciare chi passasse con l'acqua calda, ma non era facile tenere fermi sei bambini.

Così la curiosità li spinse ad avvicinarsi sempre più alla stalla, dove gli uomini tutti intorno alla mucca dicevano:
" la ga de fa" (lo deve fare)
" Dai Rosina, dai!!!"
"Brava Rosina, dai ancora.



Girarono intorno alla stalla e attraverso dei buchi che c' erano sulle tavole di legno, cercavano di spiare cosa stessero facendo, ma vennero subito scoperti, e rimandati di nuovo sotto il portico dove dovevano stare fermi,
cosa impossibile da pretendere.




Andarono piano piano, al piano di sopra per ascoltare tutto quello che dicevano le donne rinchiuse in quella stanza, dalla finestra videro che la zia sofferente girava intorno al letto, mentre veniva incitata a respirare.
Licia e il cugino Sergio, i più adulti, se si può dire, si guardavano senza capire cosa stesse succedendo, ma vennero scoperti dalla signora in bicicletta, che era ritornata a controllare.
" Via da qui, brutti curiosoni ! ", ma poco dopo usciva sull'uscio e la incaricava di andare di corsa a chiamare il dottore.



Mentre correva a cercare il medico, pensava che fossero tutti impazziti.
Giunsero poi altre due zie, per dare una mano ad Elisabetta, che oltre a scaldare acqua in continuazione, aveva preparato la cena per tutti.
La signora con la bicicletta, non era più andata via, si era fermata in camera con zia Luigia, e nella stalla gli uomini facevano i turni per cenare.



Quella sera, mentre mamma Elisabetta metteva a letto i più piccoli ottennero il permesso di andare nel cortile posteriore a prendere lucciole, che arrivavano col calar del sole, nelle vicinanze del fieno.
Erano tantissime, le prendevano e poi le mettevano in un bicchiere, poi sentirono un urlo, e poco dopo un pianto.
Rientrati in casa Elisabetta, li avvisava che la signora della bicicletta, aveva portato nella sua borsa, un bambino per la zia Luigia, si sarebbe chiamato Bruno.



Arrivarono il medico e il veterinario, uno in bicicletta, e l'altro con un'auto,




 ci volle molto tempo prima che il medico scendesse e dicesse che tutto era andato bene, disse che aveva cucito un po'.
Anche il veterinario, entrando in casa per lavare bene le mani, disse tutto a posto, proprio un bel vitellino.




Sergio sgranando gli occhi, chiese al veterinario:
" lo avevate nell'auto,  il vitello, signore?
 Perchè nella borsa ho visto che non c'era.
Gli adulti presenti si guardarono in faccia, dicendo che era tutto merito della  mamma cicogna, che li aveva portati nella borsa che aveva nella  sua bicicletta.
Per molto tempo, i bambini del Ronco credevano che la levatrice si chiamasse mamma  cicogna.
La stessa levatrice che aveva aiutato la mamma di Licia, la zia Luigia, ha seguito poi Licia nel suo primo parto....



Ridendo mi ha detto, beata ingenuità.......ora vanno in giro con la pancia di fuori, e io invece   credevo davvero di esser nata in una borsa.......





domenica 7 settembre 2014

Hammersoi

Hammersoi, Holsoe & Ilsted

Sono tre pittori che avevano ottenuto moltissimi riconoscimenti, sia dalla critica e dal pubblico.
Sono stati gli artisti più importanti della Danimarca, nel XX secolo.
Hammersoi, amico carissimo di Holsoe e cognato di Ilsted, fondarono la " Scuola Danese di Interior Painting".
Studiavano gli effetti che la luce e le ombre avevano sugli oggetti, ognuno di loro aveva un proprio stile.
Dal web:
Sono famosi per la pittura le immagini di "Sunshine e camere silenziose", il tutto in colori tenui. Le loro opere riflettono l'ordine di una vita tranquilla - simile alle precedenti opere diVermeer

foto  Vilhelm Hammershoi


A prima vista sembrerebbe che non ci siano grandi differenze, ma se si guarda con occhio attento ai particolari, si nota il diverso accostamento.

Hammersoi

Holsoe di cui ho già parlato, ritraeva soggetti in solitudine, donne di spalle in ambienti ricchi di particolari, mentre svolgevano le loro attività quotidiane.
Dava una sorta di poesia, agli oggetti, quello che aveva uso quotidiano, non era più anonimo, assumeva un ruolo importante.

Holsoe


Hammersoi, invece, è forse l' artista che, prima di Edward Hopper, ha rappresentato la solitudine moderna, fatta solo di luce e ombre con colori tenui che rappresentano anche una solitudine artistica.

Hammersoi


Era infatti un periodo in cui la pittura volgeva a tanti cambiamenti, e molti artisti, come Hammersoi, sono stati accantonati, dimenticati.

Hammersoi

Ha condotto anche una vita monotona, figlio di un commerciante studiò con profitto pittura dall'età di otto anni, crescendo ha frequentato l'Accademia di Belle Arti di Copenaghen, sua città di origine, dove ha lavorato eseguendo ritratti e pitture d'interni, ha debuttato come artista alla mostra di Charlottenborg nella primavera del 1885 con la tela " Ritratto di giovane  ragazza" ,  era la sorella Anna che fungeva da modella per i primi soggetti, considerato un uomo timido e tranquillo, l'unica passione era quella di viaggiare, era stato a Londra dove il cielo grigio lo aveva colpito così come aveva colpito Monet,  non è noto se abbia subito influenze di qualche altro stile pittorico.

Hammersoi

Più tardi negli anni, convogliò al matrimonio con Ida Ilsted, che divenne il soggetto dei suoi quadri, una donna vista di spalle.

Hammersoi

Gli ambienti spogli rappresentati su queste tele, sembrano proteggere la timida femminilità, mentre chi osserva la tela, non può far altro che rispettare la quotidianità semplice del soggetto.

L'impressione generale che da il suo stile è di freschezza, e quiete, ma anche un po malinconico, gli viene riconosciuta molta più notorietà per i suoi dipinti di interni che comunque rappresentavano le case in cui viveva con la moglie



I suoi quadri erano stati apprezzati da Auguste Renoir, da Serge Diaghilev (il maestro dei Balletti Russi) e da Theodore Duret, critico e amico degli impressionisti, che lo ammiravano e lo presentarono al mercante d'arte Duran-Rouel. Il poeta Rainer Maria Rilk gli aveva dedicato riflessioni delicate e bellissime.
Dimenticato per molto tempo, nel 1997, gli è stata dedicata una mostra al Musèe d'Orsay di Parigi, nel 2008 un'altra mostra alla Royal Accademiniy di Londra, è rivalutato e ritenuto uno degli "enigmi più importanti della storia dell'arte". Alcune opere sono state esposte proprio quest'anno a Rovigo in una mostra tematica intitolata "l'Ossessione Nordica".


domenica 31 agosto 2014

Carl Vilhelm Holsoe


Ci sono cose che colpiscono, attirano la mia attenzione, è solo un quadro.
Mi sono fermata a guardare sullo schermo del mio computer, un' immagine, che mi piace, è un quadro di un pittore danese.
Il titolo del quadro è "finestra aperta" e l'autore è Carl Vilhelm Holsøe. 



Sono curiosa e inizio una ricerca,  non riesco a trovare molte nozioni sulla sua vita, ma le opere sono tante, per lo più rappresentano ambienti domestici, e i soggetti dell'opera sono sempre donne sole, 


che nella quotidianità svolgono le loro mansioni, cuciono,



 leggono , scrivono, oppure perdono lo sguardo in panorami lontani



 o dietro ad una finestra,




 vengono ritratte con abiti e in ambienti che fanno pensare al 1700.


Carl Vilhelm Holsøe, in realtà è nato in Danimarca nel 1863 ed è morto nel 1935, avendo da sempre ammirato la pittura d'interni di maestri del calibro di Vermeer, o di De Hooch.
E' stato un pittore che si è formato alla Royal Academy di Copenhagen, con Vilhelm Hammershoi, suo grande amico, ha continuato la sua formazione nella scuola di Peder Severin Kroier. 
 Aveva in comune con l'amico Vilhem Hammershoi, e Peder Illsted, lo studio della luce e delle ombre, ne studiavano gli effetti sulle superfici all'interno di un ambiente, tanto che formarono la Scuola Danese di Interior Painting .




Ha ricevuto sia dai colleghi, che dalla critica notevoli riconoscimenti, diventando un esponente di spicco, anche grazie alle notevoli borse di studio ricevute dall'accademia, che gli hanno consentito di esporre le proprie opere in Danimarca e all'estero.




Le emozioni e gli attimi di quotidiana famigliarità rappresentati, 
 fanno trasparire un' emotività, attraverso l'opera, tanto che mi sono sentita trasportata, come se osservassi un famigliare, o sentissi l'aria entrare da una finestra, le opere danno un senso di calma, ma anche di estrema solitudine.


Le figure sono solitamente femminili, vengono ritratte sono quasi sempre di spalle o di profilo, solo in alcuni ritratti si riesce a vedere il viso,



 mentre gli interni, in alcuni quadri sono rappresentati nei minimi particolari, tovaglie bianche, vasi di fiori, tappeti, quadri alle pareti , e strumenti 
musicali...





Mi sembra, di invadere la privacy delle figure rappresentate nel quadro, che sembrano essere immerse nelle loro riflessioni.