il filo dei ricordi-racconti

sabato 27 luglio 2013

Bruno Vallino Una telefonata una sorpresa

        UNA TELEFONATA , UNA SORPRESA


E' sabato mattina, sono le ore 9 e 30 sono ancora in pigiama mi sono alzata più tardi rispetto al solito,  squilla il telefonino, guardo chi può essere, ma non conosco il numero, il pensiero, è che potrebbe essere qualcuno che mi contatta per un lavoro,visto le tante domande fatte. Invece è una sorpresa che mai mi sarei aspettata. E un amico virtuale, ci siamo scambiati il numero, perchè erano subentrati problemi di salute, ma mai ci siamo chiamati,  quotidianamente ci scambiavamo i saluti, e le informazioni....dal pc
E' un pittore, e mi dice che si è iscritto ad un concorso in Svizzera  precisamente ad Ascona,  purtroppo, non sapeva che da aprile 2013, la normativa per portare in Svizzera dei quadri è cambiata e per cui gli agenti della guardia di Finanza, non gli permettono di superare la dogana.
Mi  chiede se abito molto lontano da dove si trova lui, se posso tenergli i quadri che ha nell'auto, perchè domenica cioè il giorno dopo, ha un'altro concorso e una piccola esposizione dei suoi lavori in un paesino sul lago di Como.
Rispondo che non sono molto distante da dove è lui,  ma che mi devo ancora vestire, di darmi un attimo di tempo e lo raggiungo io.....
In tutta velocità mi preparo, salgo in auto, ma  la strada che porta al valico Internazionale  per la Svizzera, è frequentata da tanti turisti  e  da tanti svizzeri che vengono in Italia a fare la spesa, che poi ritornano a casa,  per cui,  c'è abbastanza traffico. Arrivata a destinazione, lo richiamo al cellulare, dico il colore della mia auto e mi risponde " sono alla tua sinistra" lo intravedo faccio la rotonda e posteggio.
Dice se può caricare tutto  sulla mia auto, che è in ritardo, e ripasserà questa sera a prendere i quadri , che ha trovato un B&B sul lago per passare la notte, Mentre il suo allievo Silvio,  carica i quadri  sulla mia auto, io do gli estremi per raggiungermi in serata.
Torno a casa, metto i quadri in una cameretta ormai inutilizzata e continuo le mie faccende, si fa tardi  decido di preparare  qualcosa da mangiare per la sera.
Se mai volessero, potranno fermarsi con me e Riccardo a cena.
Verso le 21 ricevo una telefonata, siamo nel tuo paese mi dicono, do nuove indicazioni,  Riccardo gli va incontro a piedi.


Sono arrivati , accettano volentieri di mangiare con noi, e si parla di tutto un po’. Naturalmente sono stanchi, ma soddisfatti, uno di loro, l’allievo Silvio, ha fatto il quarto posto nel concorso di Ascona, sono soddisfazioni,  per l’allievo ma anche per il maestro . Ci salutiamo con l’accordo di incontrarci in quel di Torno, paesino del Lago di Como, domani in giornata.
       





Il giorno dopo, ci siamo recati a Torno, sulla sponda  occidentale del lago di Como. E' il ramo meno frequentato, caratterizzato da rocce a strapiombo e piccole spiaggie di ghiaia  Facciamo una fatica enorme a trovare un parcheggio per l’auto e dopo più di un chilometro dal paese riusciamo a trovare uno spiazzo. Ritorniamo a piedi,  Torno, conserva le caratteristiche del borgo medievale, con alcuni aspetti architettonici rimasti quasi integri.



 Nella parte bassa del paese  proprio  affacciata sul  porticciolo, troviamo  la chiesa Parrocchiale di Santa Tecla , con tratti rinascimentali e un importante affresco del 1500 all’interno, il cosiddetto Uomo dei dolori, e un  Compianto in legno scolpito. Nella parte alta invece, la trecentesca Chiesa di San Giovanni, con un bel campanile romanico e un portale rinascimentale in marmo con statue e rilievi.

Lungo la riva del lago, in posizione separata rispetto al nucleo abitato e immersa in una fitta vegetazione,  sorge la Villa Pliniana,  del XVI secolo, (non abbiamo avuto la possibilità di visitarla).  E’ una  costruzione ancorata alla roccia, nel passato luogo di visita per una singolare cascata accolta da un’apertura della villa, che per un caratteristico fenomeno idrogeologico, è a intermittenza, fù studiata anche da Leonardo da Vinci
 Nei suoi saloni furono ospiti   Napoleone,  Manzoni
Foscolo, Stendhal, Byron, Verdi, Bellini, Rossini, e Fogazzaro vi ambientò il romanzo Malombra , da cui le scene dell'omonimo film di Mario Soldati   (fonte Web)
Facciamo una bella passeggiata e delle foto al  lago, iniziamo a scendere verso il porticciolo e … proprio sulle scale chi vediamo?...




“ Bruno Vallino” il mio amico pittore,  che  è alle prese con il suo nuovo quadro,  ma non sembra molto convinto,  un paio di foto senza che se ne accorga, e poi lo chiamiamo , è contento di vederci,  ma non vogliamo fargli perdere tempo, lo lasciamo al quadro che deve prendere forma e colore.


Scendiamo,  spiando cosa fanno gli altri pittori, scattiamo le foto, troviamo Silvio che è concentrato nel suo lavoro.



 Ha una tecnica diversa da Bruno, e anche con lui, cerchiamo di creare il minor disturbo possibile.  Giriamo per questa piazzetta, che non conoscevo, percorriamo corridoi lastricati in pietra, guardiamo e fotografiamo scorci di lago,





 fa caldo è quasi ora di pranzo, anche se non è nel nostro modo di fare, ci fermiamo in un bar proprio di fronte al porticciolo e, prendiamo un aperitivo.




 Riccardo vorrebbe mangiare qualcosa fuori, io preferisco tornare a casa, c’è tanta roba in frigorifero, ritorniamo sui nostri passi, salutiamo Bruno, che mi dice di essere stato contento di avermi incontrata, mentre ci congediamo prende uno dei suoi quadri lo firma  e me lo regala, sono rimasta senza parole, non me lo aspettavo , non so cosa dire,  lo  ringrazio mentre lui ringrazia me per la disponibilità.




Ci salutiamo con la promessa di risentirci in serata dopo il loro rientro, ci siamo sentiti verso le 21. A Torno non hanno vinto nulla, come concorso, ma  quello che ci siamo detti per telefono, anche con Silvio, è di incontrarci
  ancora e di tenerci in contatto

Le fotografie sono di mia proprietà.

sabato 20 luglio 2013

sentirsi piccoli

                                              MI SONO SENTITA PICCOLA





E' una domenica mattina, siamo un bel gruppo di persone, con me oltre ad alcuni amici, ho anche delle conoscenze, che ho acquisito  frequentando  un gruppo di aiuto e ascolto. Una di queste persone ha recentemente subito un lutto,  lo chiamerò G,  ed essendo io, una persona che  ha provato la sensazione e il vuoto della perdita , mi sono sentita in dovere di non lascialo solo,   ha accettato dapprima un invito a cena a casa mia, con semplicità, e poi di partecipare anche a questa gita. Un'altro conoscente, lo chiamerò C  mi aveva  chiesto,  se avesse potuto venire anche lui,
 certo che si avevo detto,
 "ti farò sapere," ....  con un telefonata mi chiedeva informazioni sulla gita, su quanto tempo ci volesse, su quanta strada ci fosse da percorrere a piedi, parlo con mia moglie mi disse e poi ti richiamo. La seconda telefonata dopo pochi giorni: "Vengo con mio figlio, se mi dici che non siamo obbligati a camminare molto... "
dopo alcuni chiarimenti ancora , mi disse iscrivimi, poi nei giorni a seguire ha aggiunto il suocero e la figlia, sono riuscita a recuperare i posti e ci siamo organizzati per orari e posto di ritrovo
la mattina di buon ora eravamo tutti insieme alla partenza del bus, li ho  capito il perchè di tante domande e preoccupazioni....
Il mio Amico C,  ha due figli diversamente abili, non sapevo che ci fossero queste difficoltà, e da subito avrei voluto chiedergli scusa, per non aver capito, ma come avrei potuto saperlo, credevo fosse solo un problema di deambulazione....
Ho iniziato a sentirmi piccola, ma piccola dentro nell'animo e nel cuore, non dicendo nulla, chi mi conosce mi diceva; non preoccuparti, non hai sbagliato a fare nulla.
Chi ha fatto tanto volontariato, per un comune della nostra zona, sa cosa sia la disabilità per scelte sue personali, e ha un modo di rapportarsi con questi ragazzi così bello, che rimango incantata a guardarlo....il tempo non è dei migliori ,mentre viaggiamo  nella mia testa si affollano tanti pensieri:
Speriamo non piova,
Speriamo non si spaventino della galleria
Speriamo non faccia freddo... per i ragazzi
speriamo non sia troppo faticoso per loro
Io vorrei dire o fare ma sono impacciata, sul pullman siamo vicini parliamo del più del meno facciamo battute, il nonno dei ragazzi scherza con loro e con noi mentre viaggiamo nella verde svizzera la bambina contenta agita le mani ... ha visto un lago e poi un'altro,  entriamo nel tunnel del Gottardo, tutti felici a guardare questa galleria che non finisce mai, e poi iniziamo a vedere i monti con ancora tanta neve," neve neve" gridano e ridono.
E poi la ragazzina urla: " che bello!!! agita le mani ,  l'ho vista felice ma proprio tanto, quando alla sua destra proprio dal suo finestrino ha visto le mucche, era strafelice, il mio amico C  mi guarda e mi dice:
" hai visto come sono contenti? Eri preoccupata anche tu, l'ho capito, lo so " lo guardo e non so cosa dire.
Prima tappa all'autogrill , tutti generalmente abbiamo bisogno dei servizi igienici,  il nonno si è portato il bimbo con sè nel bagno degli uomini, il mio amico doveva accompagnare la ragazzina nel bagno delle donne,  e non volevano farlo passare, questi svizzeri sono così fiscali,  fanno venire i nervi, ma veramente i nervi, le loro regole se le mettessero in un bel posticino qualche volta, dopo tanto faticare riusciamo a far capire quello che così lampante da vedere e C può accompagnare la propria figlia in bagno. 
La colazione e poi una telefonata alla mamma che è a casa e si riparte
 giunti a destinazione il tempo mi preoccupa, ma non sembra preoccupare loro, sono bene equipaggiati ci salutiamo con l'accordo che se hanno bisogno ci contattano, ci allontaniamo adagio, per non far capire che comunque li teniamo d'occhio, li vediamo salire sull'ascensore  mentre noi scendiamo adagio a piedi
 ci troviamo al primo balcone c'è tanta gente, li aiutiamo un po a farsi strada e li ho visto la felicità dei due ragazzi davanti alle Cascate del Reno, a Sciaffusa,
ho guardato i miei amici G e C che,  mi ringraziano  dicono  che sono bellissime,  i ragazzi sono euforici,   non vengono a fare il giro in barca, ma piano piano scendono giù all'altro belvedere, il nonno è contento, mi libero di un po' di tensione.
Ci lasciamo momentaneamente, parlando con e l' amico G in barca, riferisco che io non sapevo, ma nemmeno l'altro amico  aveva compreso la gravità della situazione .

Mi godo il giro in barca facciamo foto e filmini, torniamo su ci fermiamo a mangiare beviamo un caffè carissimo e schifoso e incontriamo di nuovo i ragazzi , sono scesi giù un'altra volta e ancora sono stati entusiasti...
il museo lo hanno visto due volte , contenti di essere stati in treno in modo virtuale, di aver visto un tavolo con i piatti e i bicchieri che si muovevano e poi ripartiamo

Il tempo è stato clemente, non ha piovuto, fino a che non siamo saliti sul pulman ..
tutti stanchi ma contenti , qualcuno si addormenta,  guardo  chi gioca con gli sguardi attraverso i sedili del pulman con i due ragazzi..
La vita mette tutti, chi più chi meno, a dura prova, e anche io ho avuto la mia dose di dolori e dispiaceri, ma oggi mi sono sentita così piccola, ma così piccola, piccolissima

Se mai mi lamenterò, perchè non sono riuscita a fare tutto quello che avrei voluto, perchè non ho soldi, o perchè sono stanca,  o perchè quel giorno mi gira storta,.......

i miei genitori

I MIEI GENITORI

Si scrivono grandi parole sull’amore, si scrivono poesie in nome di quell’amore che si può manifestare oppure no; questa è la storia di due persone che si sono trovate sole, in una città diversa da quella in cui erano cresciuti. Lei una bella mora di appena diciannove anni con tanti capelli raccolti in una treccia, lui 23enne emigrato in cerca di lavoro dopo la seconda guerra mondiale. Lei si affacciava alla vita dopo aver trascorso la sua infanzia in un Istituto per orfani. Non aveva mai visto la propria mamma, l’unica occasione del loro incontro era stata il giorno delle sue dimissioni dall’istituto e si era trovata in grande imbarazzo perché non sapeva come approcciarsi con questa donna che per lei era un’estranea. Si era trovato un lavoro ed era sola per il mondo. Lui dopo la guerra, come tanti altri Italiani in cerca di lavoro, si era avventurato nella vicina Svizzera e, fermandosi a Berna, viveva con il fratello in una camera affittata, in una casa privata. La proprietaria, Frau Ingrid, controllava che i comportamenti dei giovani fossero moralmente decorosi e rispettosi. Sullo stesso pianerottolo, una camera più avanti, abitava la bella mora insieme ad una sua cara amica. Lei si chiamava Agnese e l’amica Adele. Lui si chiamava Roberto e suo fratello Italo. Agnese lavorava come stiratrice in una lavanderia industriale, Roberto faceva il barista, dapprima sulle vetture dei treni, poi in un bar della città. Adele e Italo lavoravano nello stesso ristorante, lui come cameriere e lei come cuoca. Pur abitando sullo stesso pianerottolo, dividendo lo stesso bagno in fondo al corridoio, così come la cucina comune al primo piano, Roberto e Agnese non si conoscevano, non avevano modo di vedersi perché avevano orari diversi. Italo e Adele, unici italiani del ristorante, avevano lo stesso giorno di libertà e ogni tanto condividevano un caffè o, nella bella stagione, una passeggiata per un gelato insieme. Adele era una bravissima cuoca ma non sapeva né stirare né cucire per cui chiese ad Agnese la cortesia di sistemarle un vestito per uscire il martedì con Italo, non erano ancora fidanzati ma il sentiero che stavano percorrevano era quello. Con una macchina da cucire a mano, 

Agnese sistema il vestitino e lo stira a dovere: quel martedì la sua amica Adele era molto carina. Italo si presenta all’appuntamento un poco sciatto e la sera dopo le due amiche, parlando tra loro in confidenza, decidono di fare in modo che quei pantaloni e quella camicia avessero più corpo. Agnese lava e stira pantaloni e camicia e li riconsegna a Italo che però il martedì successivo, si presenta a prendere Adele, con i pantaloni e la camicia ancora sgualciti, cadenti e stropicciati,non sono più in forma come quando erano stati consegnatii. Le due ragazze si chiedono come mai ma non ne vengono a capo. Intanto il tempo passa e finisce l’inverno, le giornate si allungano e qualche volta la sera Agnese va incontro all’amica al ristorante. Italo periodicamente le chiede di lavare i suoi vestiti della festa e poi anche quelli di lavoro. Una sera d’estate mentre Adele era seduta con Frau Ingrid in veranda vede rientrare un signore con gli stessi abiti di Italo. Chiede a Frau Ingrid chi sia e la donna risponde è il fratello di Italo. Ecco svelato il mistero, i due fratelli avevano un solo paio di pantaloni e una sola camicia, che tutt’e due utilizzavano nel giorno di riposo. Si è poi saputo che avevano anche un solo paio di scarpe nere che utilizzavano alternativamente. Roberto trova lavoro al Casinò Kursal club, come barista. Molte signorine che frequentavano il club non disdegnavano di corteggiarlo e lui non disdegnava la loro compagnia. Al Kursal ci andavano per ballare i giovani, ragazze e ragazzi. Una sera Adele e Italo invitano Agnese ad andare con loro, era una bella ragazza ma schiva, forse per via della vita sociale in Istituto per cui rimaneva spesso isolata e in disparte. Iniziarono i balli, molti la invitavano ma lei rifiutava, sebbene le gambe sotto il tavolo si muovessero da sole seguendo i ritmi della musica. Una sera però, dopo il lavoro, bussano alla porta di Agnese, era Roberto con in mano due paia di pantaloni e due camicie e chiese ad Agnese se poteva lavarli e sistemare. Erano per lo più da stringere: aveva acquistato dei pantaloni usati da un collega. Agnese prende le misure, inizia a stringere imbastendo e facendo provare i capi prima di cucirli poi li finisce e li porta in chimica a lavare. Consegna i capi a Roberto che promette di portare anche altri amici e così Agnese dopo il lavoro incrementa le sue entrate, per lei questo è molto importante perché così ha anche la possibilità di spedire qualcosa alla mamma. Sta di fatto che tra un orlo, una tasca da sostituire o il collo di una camicia da rivoltare tra Agnese e Roberto inizia anche un’amicizia. Quando possono con Italo e Adele, vanno a ballare o a fare qualche picnic lungo il fiume. Agnese dapprima molto chiusa, si appoggia a Roberto e, sempre con più frequenza, va con delle altre amiche al Kursal, dove lavora Roberto, e per farlo tribolare un poco, sporca di proposito il bordo dei bicchieri col rossetto. 
L’amicizia diventa affetto, l’affetto diventa amore, e iniziano a fare progetti, lei continua a fare riparazioni dopo il lavoro, lui riesce a diventare capo cameriere e mettono via dei soldi per il loro futuro, in previsione di un matrimonio, ma, Agnese rimane incinta e il 6 novembre del 1948 si sposano nella cattedrale di Berna senza parenti ma con qualche amico e pochi soldi fanno il pranzo nel ristorante, dove Adele e Italo lavorano. I regali ricevuti sono sei forchette, sei cucchiai, sei coltelli e un cesto di mele rosse, il 18 dicembre nasce Renzo, il primogenito. Dopo tanti sacrifici, Roberto, vuole tornare in Italia, cerca lavoro presso una casa di spedizione a Chiasso, lei sempre in una lavanderia a Lugano, hanno un’altra figlia Manuela e riescono ad acquistare il terreno per costruire la loro casetta…. iniziano però dei problemi di salute per la loro bambina e i lavori si fermano per far fronte alle spese. Allora fanno gli straordinari, lavorano a cottimo e, non si sa come, riescono a far a portare al tetto la casa ed anche a pagare le spese dell’ospedale perché il lavoro in svizzera non era coperto dall’assicurazione sanitaria. 


Nel gennaio del 1961 dopo una gravidanza strana, nasce Enrica, nata di sette mesi pesava un chilo e 350 grammi, è stata in incubatrice per 47 giorni, non ha unghie ma è piena pienissima di capelli, questo scricciolo non si può abbandonare. Agnese si licenzia dalla lavanderia e mentre accudisce la figlia lava a mano per la caserma della guardia di finanza che c’è in paese. Lava a mano per una comunità di 40 persone abiti civili e divise militari oltre ad accudire una famiglia di 5 persone. Agnese e Roberto, insieme riescono a terminare la casa e vanno ad abitarci. Intanto, con il latte materno, Enrica cresce bene e diventa una bella bimba. Dopo 5 anni Agnese rimane di nuovo incinta, ha 40 anni e un figlio di 18 e si vergogna della nuova maternità. Con l'età sopraggiungono anche problemi di salute e i medici consigliano un aborto terapeutico ma proprio Renzo, il figlio più grande, chiede alla mamma di non farlo. Le risorse dell’essere umano a volte sono inspiegabili, la gravidanza va avanti e nasce una bambina di kg 5,100, la chiamano Cinzia.




Sono cresciuti tutti, con tanti sacrifici in una casa povera ma dignitosa Agnese e Roberto con tante vicissitudini, malattie e sacrifici sono stati insieme tra alti e bassi ben 55 anni, si sono rincorsi anche nella morte prima lui e poi lei. Lui la cercava sempre, diceva: “Guai a chi tocca la mia Agnese” e l’ultimo giorno che si sono visti, lui in un letto di ospedale e lei nella sedia a rotelle, posta sul lato sinistro del letto, si sono guardati, si sono presi per mano e non hanno detto una sola parola solo si guardavano, due delle loro figlie non hanno saputo trattenere le lacrime, le ultime parole di Roberto sono state: “Ti ho sempre voluto bene e ora che sto per morire te ne voglio ancora di più”. Agnese e Roberto erano la mia mamma e il mio papà, non eravamo una famiglia perfetta, a volte litigavano di brutto, ma non sapevano stare lontano uno dall’altra. Non ho mai sentito chiamare amore nessuno dei due, ne tesoro, ne nomignoli strani, mai li ho visti in atteggiamenti particolari, solo, a volte la mamma, non lo sopportava più e gli diceva vai in paese, vai fuori dalle scatole, e lui naturalmente rispondeva, che nessuno doveva dirgli cosa fare… li vedevo fare conti e dividere quei pochi soldi, li ho visti ridere e ballare, ricordo la gelosia del mio papà per lei, e la gelosia per noi, ricordo le canzoni che cantavamo con la mamma, era felice davanti alla macchina da cucire, mi diceva “starei qui tutto il giorno “, guardava la tele facendo l’uncinetto, le sue mani tutte storte non erano mai ferme. Ricordo lui che andava a lavorare in moto, mai abbiamo avuto un’auto, d’inverno portava i giacconi che la mamma faceva e che foderava con le pelliccette dei nostri conigli che lei stessa conciava ma lui comunque metteva anche dei fogli di carta di giornale dentro il giubbotto per ripararsi dal freddo. D’estate quante cose facevano: lui andava a fare scorta di legna per scaldarci d’inverno, a raccogliere il fieno per i conigli e le galline, lei preparava le verdure sotto sale, la giardiniera per Natale, l’uva americana in solaio per l’ultimo dell’anno. A novembre venivano macellati i maiali: salami, prosciutti e pancetta nella nostra cantina e la carne nel nostro freezer non mancavano. Per Natale, venivano diverse persone a comperare, una gallina, un coniglio, un gallo, un tacchino e anche questo aiutava ciò che ora chiamano budget familiare. La mattina di buon’ora ci svegliavano e mentre noi tutti ci preparavamo mamma aveva fatto già la pasta in casa e papà aspettava mio fratello che tardava sempre ad alzarsi per andare al lavoro. Quando ero piccola, a volte i compagni di scuola mi chiamavano contadina, mio papà mi diceva che era meglio esser contadine che essere in giro con il naso all’insù, che se non ci fossero più contadini e allevatori o pescatori, anche le signorine “tu mi stufi”, morirebbero di fame. Sono diventati nonni e avevano qualche difficoltà a dire qualche nome dei nipoti Damiano diventava a volte Giuliano o Graziano e ci dicevano… ma che nome è? Ognuno di noi aveva un soprannome, mio fratello era Agnelli, perché aveva macchine grandi, mia sorella Emanuela perché amava vestirsi bene la chiamavano “Sue Ellen”, io “Mentina” perché ero golosa di caramelle e Cinzia “Pagnoschi” perché era ghiotta di pane. Forse l’amore è anche questo… poche parole tante litigate ma insieme e uniti, comunque, nelle avversità dela vita . Italo e Adele si sono sposati, erano i miei zii, Adele, l’amica di una vita della mia mamma, le univa la lontananza dalla propria casa, e dalla famiglia, le teneva unite la voglia di ascoltarsi e il fatto di voler bene a due fratelli sicuramente molto tosti 






venerdì 19 luglio 2013

gita sul lago maggiore mese di luglio del 2013

        

                    UNA DOMENICA IN SEMPLICITA'


Domenica 14 luglio 2013 sto rispondendo a dei commenti nella rubrica di Eldy in bosco ma, è arrivato un signore che vuole il pc e mi dice di prepararmi, che vuole fare un bel giro, rispondo che non ho preparato nulla in previsone di un'uscita, ma, la risposta è .....vai a prepararti.....ci penso io... prende lo zainetto e la borsa frigo ci mette le bibite riempie lo zaino e mi dice " ALLORA!!!! Andiamo
Scarpe da tennis e via, non so dove siamo diretti. Ultimamente mi ha fatto vedere posti che pur essendo vicini a noi,  proprio non conoscevo, L'Eremo di Santa Caterina del Sasso, sul Lago Maggiore , bellissimo , La Rocca di Angera, la Valcuvia e la Valganna.
Passiamo ancora da Porto Ceresio e poi da Lavena Ponte Tresa ma la volta precedente aveva svoltato a sinistra questa volta tiene la destra.

Il traffico a Ponte Tresa è tantissimo ma una volta usciti dallo svincolo della dogana si torna alla normalità , la zona è più tranquilla,  Riccardo è meravigliato, dice che è qualche anno che non torna da queste parti e che non si aspettava così tanti cambiamenti. La strada è nuova ben asfaltata e sulla mia destra scorre il fiume Tresa.







  E' l'emissario del Lago di Lugano presso Lavena Ponte Tresa in Italia e Ponte Tresa in Svizzera ed ha la foce nel Lago Maggiore nei pressi di Luino, dove sfocia congiungendosi qualche centinaio di metri prima con il Margorabbia,. Lungo  circa 13 km  costituisce, nella prima metà del proprio corso, il confine tra Italia e Svizzera e, più precisamente, tra la Provincia di Varese ed il Canton Ticino,Questo fiume collega i due grandi laghi Verbano e Ceresio,   divenendo tutto italiano nella seconda parte. A poco meno di 4 km dalla foce il flusso delle acque è interrotto dallo sbarramento di Creva che forma un bacino artificiale per una lunghezza di circa 2 km.
La diga è stata costruita anche per regolare la portata del fiume soprattutto durante le piene del Lago di Lugano. In questo modo si può controllare, nei limiti del possibile, il flusso d'acqua che dal Lago di Lugano si versa nel Lago Maggiore, evitando o limitando pericolose alluvioni. Mentre mi descrive tanti particolari giungiamo ad un ponte e vicino, c'è un tratto della vecchia ferrovia a scartamento ridotto che collegava Lavena Ponte Tresa e  Luino, ora dismessa.





  Su i binari fermi, di questa ferrovia si trovano parecchi tronchi d'albero, perchè il bacino del fiume quando si ingrossa nel periodo delle pioggie fa veramente paura, a complicare ancor più le cose, ci sono stati e ci sono ancora, i  lavori di manutenzione della diga che è rimasta inattiva negli ultimi periodi causando




diversi problemi, raggiungiamo la diga, sono meravigliata di quante cose mi spiega, glie lo dico, e mi racconta aneddoti di quando veniva a pescare su queste rive, a volte rischiando anche la multa perchè nel versante svizzero gli Italiani non potevano pescare, mi dice di aver pescato una trota di notevole peso, forse la più grossa che abbia mai pescato.
Si vede che conosce questi posti,  mentre continuiamo il nostro viaggio,  mi spiega che c'è un paese, Cremenaga,  che  nel periodo invernale  riesce a vedere il sole solo 3/4 d'ora al giorno perchè è talmente rinchiuso nella valle  che rimane intrappolato tra le montagne e solo in un punto il sole  ha la possibilità di illuminare le giornate , giungiamo a Luino e qui una magnolia  bianca ci da il benvenuto è grande e piena di fiori profumati, c'è un bellissimo lungo lago, mi promette che al ritorno ci fermeremo, proseguiamo fino a raggiungere il paese di Maccagno, che all'uscita di una galleria si presenta come un angolo di Liguria in riva al mare, da li la decisione, o salire verso il lago Delio, piccolo bacino alpino creato anni fà dallo sbarramento del fiume Giona allo scopo di creare energia elettrica, o verso Indemini il paese dei pittori, ma la mia guida mi fa notare che per arrivare al paese ci dobbiamo sorbire una scarpinata di circa 1500 gradini e per di più quasi tutti in pieno sole, ci guardiamo e all'unisono decidiamo per luoghi più facilmente raggiungibili. Proseguiamo sulle stupende rive del lago fino al bivio che porta sulle alture di Pino e Tronzano, la strada è stretta e si inerpica per alcuni chilometri tra il verde dei boschi e l'azzurro del lago, salendo su quei ripidi tornanti che sembrano terrazzi con vista lago.
 Vediamo un campanile che dalle fattezze pare proprio essere molto antico, seguendo un cartello che indicava la chiesa di S Maria Assunta, arriviamo ad un pianoro nel bosco, da qui si può decidere di risalire lungo i sentieri ben definiti con una cartina che ne segnala i percorsi con  colori diversi e il tempo che teoricamente che si dovrebbe impiegare, sulla destra la chiesetta che avevamo visto salendo, la torre risale all'XI secolo la chiesa è stata restaurata recentemente ma risale al XVII secolo.



 












 Il cancello di entrata in ferro sembra chiuso, tento di fare una foto e mi rendo conto che è solo accostato e allora, non posso esimermi dall'entrare, un piccolo ma piccolo fazzoletto di terra, una chiesetta piccola con una torre campanaria leggermente discostata dalla chiesa e la recinzione dove ci si può sedere ad ammirare il panorama o stare in preghiera, a fianco un cimitero piccolo ma ben tenuto sotto il fresco di questi alberi con piante di ortensie che fanno da ornamento, qui la frase "riposa in pace" ha veramente un senso, spirituale ma anche reale 
       


Appena usciti dal cancello sulla destra, appena spostato un po più in alto
c'è un tavolo in legno con le panche e un tronco scavato che diventa una fontana dove l'acqua continua a scorrere, decidiamo di fermarci a consumare il nostro pranzo, è tutto così tranquillo,  così fresco, il panorama bellissimo a destra  e alla sinistra  naturale e semplice,  casualmente abbiamo trovato un piccolo paradiso, decidiamo poi di continuare la nostra gita, scendiamo ritorniamo verso  Luino per una piccola passeggiata sul lungo lago e un buon caffè, mentre ritorniamo ci fermiamo a vedere le grotte. In Valganna vi sono molte grotte di origine carsica. Le più famose sono le Grotte di Valganna, presso le omonime cascate, in territorio di Induno Olona. Poco distante troviamo lo stabilimento della "Birra Poretti , qualche anno fa per servire la birra prodotta nello stabilimento ,veniva  trasportata e mantenuta fresca da tubature poste lungo il torrente  che arrivava direttamente fresca, ai ristoranti in prossimità delle grotte,
Immediatamente si nota la cascatella, che spiove quasi sulla strada, tra un parcheggio e i due ristoranti.Poco più avanti ho una sorpresa il famoso cioccolato Lindt, tanto pubblicizzato come  cioccolato svizzero, viene prodotto in Italia, uno stabilimento di enormi dimensioni proprio vicino alla Birreria Poretti,  da lontano nel Lago Maggiore in territorio svizzero abbiamo  le isole di Brissago, mentre sul versante Italiano c'è l'isolotto con i Castelli di Cannero..
Non prometto nulla, ma chissà che non diventino la nostra nuova meta ......