il filo dei ricordi-racconti

martedì 7 aprile 2015

L'isola Comacina

L'ISOLA COMACINA

Il Lago di Como è riconosciuto in tutto il mondo come una perla di rara bellezza. Percorrendo la statale Regina, che conduce in alto lago, nei pressi di Ossuccio, si può visitare la chiesa di Santa Maria Maddalena, che era legata con l'antico ospizio medioevale per pellegrini, orgoglio e simbolo del lago è il campanile datato tra il XIV e il XV secolo.


Nel vecchio ospizio ora è possibile visitare il museo antiquarium,



 che raccoglie reperti archeologici del lago e dell'isola Comacina, una striscia di terra in mezzo al nostro lago, incorniciata dai monti che sembrano vogliano proteggerla. Proprio all'interno del museo è possibile acquistare il biglietto per visitare l'isola, che si raggiunge imbarcandosi proprio ad Ossuccio.



L'isola Comacina, ricca di arte e di storia, ha un passato glorioso, dal periodo romano al medioevo. Il perimetro totale dell'isola, corrisponde a circa due chilometri, la vegetazione è florida, nella bella stagione quando la fioritura è in atto, l'isola è un gioiello, seguendo il viale del poeta, attraverso tantissimi  scalini, si sale verso il punto più alto dell'isola.
Tra i dislivelli del terreno troviamo tantissimi ruderi, è un museo a cielo aperto, una raccolta di storia, dagli esperti è definita come  una delle zone archeologiche più interessanti dell'Italia settentrionale.



Ebbe un ruolo primario nella storia, fu uno dei nuclei religiosi più importanti della diocesi di Como, oggi si possono vedere i resti della chiesa di Santa Eufemia, 


resti della basilica di S: Eufemia 

anche se furono molte le chiese che si trovavano sull'isola.



 Grazie ai suoi sistemi di fortificazioni, (ancora oggi dagli abitanti della zona viene definita il forte) ebbe un ruolo strategico, nella guerra decennale che si instaurò tra Como e Milano, con la quale si alleò, nel 1169, alcuni comaschi alleati con Federico Barbarossa, appiccarono un incendio che la fece radere al suolo.
Ci fu la scomunica del vescovo di Como Vitulfo:
"Non suoneranno più le campane, non metteranno più pietra su pietra, nessuno vi farà mai più l'oste, pena morte violenta".
Per moltissimi anni nessuno costruì più sull'isola, nel 1600 venne costruita una chiesa proprio nella sommità più alta dell'isola è possibile vederla anche dal lontano, dedicata a San Giovanni Battista, costruita sui ruderi di una chiesa romana, riaperta e riconsacrata nel 1990.





pavimentazione romana posta sotto l'altare della chiesa di San giovanni



 chiesa di San Giovanni  altare in scaiola 


L'isola venne ceduta per testamento al Re del Belgio nel 1919, che la donò allo stato Italiano nel 1920, affidandone la responsabilità all'accademia di Brera, il paesaggio e l'interesse archeologico dovevano esserne tutelati, ma anche valorizzati creando case per artisti, che chiudono il percorso artistico visitabile sull'isola.



 
Ogni anno per San Giovanni battista, la sera della vigilia, il 24 giugno,  il lago viene illuminato, una volta con lampade ad olio dentro i gusci delle lumache lacustri, oggi con ceri illuminati sulle barche, nei balconi delle case, e nelle vie del paese, si rievoca l'incendio all'isola  con uno spettacolo pirotecnico  che illumina le acque del nostro meraviglioso lago.








domenica 5 aprile 2015

IL MONASTERO DI TORBA



Non molto distante da dove abito io, in provincia di Varese, e precisamente nel paese di Gornate Olona, frazione Torba, si trova una delle più antiche fortezze, dichiarato patrimonio dell'umanità nel 2011.
Sono ritornata, con due cari amici che sono venuti in visita qualche giorno dalle mie parti, volevo far vedere loro quanta storia ci sia tra queste mura.
E' una bellissima giornata d'autunno, le piante stanno cambiando i loro colori, il cielo è di un bell'azzurro e la temperatura è mite. Giungiamo in questo luogo, dove sembra che si assapori la tranquillità, ci invita ad essere percorso un viale ben tenuto.


La storia di questo luogo si perde nel tempo, 
Rappresenta un esempio unico, di monastero fortificato, precedente all'anno mille. Il tempo sembra sospeso, e si ritrovano i segni del passaggio di antiche civiltà.


La strada che costeggia il fiume Olona, è sempre la stessa che conduceva al nord, ora terra del Canton Ticino, a quei tempi chiamata Terra dei Leponzi.
Questo luogo, è stato prima di tutto una fortezza, la torre romana, imponente, che se pur dimostra in tutto, la propria età, non ha mai smesso di vigilare sul territorio, circondato da boschi che da sempre sono l'habitat naturale della zona.



Attraverso le sue feritoie, sembra controllare ancora oggi, in attesa di una banda di barbari o di viandanti in cerca di ospitalità.
Le strutture semplici, raccolte, insieme a delle pietre raggruppate e sormontate fino a formare muri, dimostrano che i romani nell'ultimo periodo del loro impero, difendevano la zona, creando ostacoli, un luogo di protezione, contro la valanga di invasori che proveniva dal Nord.


Un avamposto sul fiume Olona, per controllare persone e merci che venivano trasportate attraverso il fiume. Nei secoli successivi si sono succeduti Goti, Bizantini, e sopratutto Longobardi che continuarono a rinforzare e fortificare Torba.


Con la Pax Longobarda, il complesso perse lo scopo militare, divenne una stazione commerciale. Raggiunto un periodo di pace ed ordine, Torba divenne un monastero religioso, grazie all'insediamento di alcune suore benedettine, che ampliarono gli edifici, aggiungendo i locali che ospitavano le celle, il refettorio, la sala di preghiera, e un portico a tre arcate, oltre alla piccola chiesa dedicata alla Vergine. La torre di guardia divenne oratorio ai piani alti, sepolcreto e cripta ai piani bassi. Rimasero i muri di protezione, perchè i pericoli non erano scongiurati. 


Fra le mura di Torba, non si muovevano più guerrieri, ma monache che avevano scelto la preghiera e la solitudine.
Molte famiglie nobili Milanesi e Varesotte, si alternarono per incaricare come badessa una rappresentante del proprio casato.
Nel 1453 la famiglia Pusterla fece trasferite a Tradate, le suore benedettine, mentre i terreni erano curati da alcuni massari.
Furono queste suore a preservare Torba, durante dieci secoli in cui si susseguirono, altri eserciti e altre lotte di potere. Nel 1799 Napoleone sconvolse definitivamente il monastero, sopprimendo gli ordini religiosi e confiscando i loro beni destinando poi il complesso a ruolo agricolo. 
L'intera costruzione, venne di nuovo adattata alle mansioni agricole, fino ad un totale abbandono.
Nel 1970 Torba era l'emblema del degrado.


Nel 1977 venne acquistato da Giulia Maria Mozzoni Crespi, che lo donò al Fai (Fondo Ambiente Italiano) undici anni di restauro, contro i danni causati dal tempo e sopratutto dall'uomo, un miracolo che ci consente di visitare e di immaginare le suore che abitarono Torba, eredi longobarde, alte e bionde, mentre negli affreschi il viso non compare,


 alcune sembrano salutare, oppure  ci consente di osservare il territorio dall'alto della torre come facevano i soldati romani.









domenica 29 marzo 2015

da Canova a Boccioni




DA CANOVA A BOCCIONI  ALLE GALLERI D' ITALIA



Milan, l'è un gran Milan....


E' proprio vero, Milano, la grande Milano, che da sempre, sia sotto il dominio Austriaco, o il dominio francese di Bonaparte, ha sempre avuto un ruolo importante, strategico, economico, di cultura, con innovazioni liberali, sia politiche, che economiche, sempre pronta scattare, nel futuro prossimo, accogliendo tutto quello che in apparenza può sembrare esagerato, rischiando per realizzare un prodotto, portando avanti delle idee che spesso sono sembrate un'azzardo, valorizzando l'impegno, l'ingegno, e la fantasia, senza dimenticare, quanta storia ha alle proprie spalle.
Piazza della Scala è da sempre speciale, La Scala, Palazzo Marino con le sue bandiere, e il Palazzo Beltrami, con la sua facciata austera, simbolo della serietà e del prestigio.


Il percorso che abbiamo seguito ci ha consentito di scoprire due dimore storiche, adiacenti: Palazzo Anguissola Antona Traversi, e Palazzo Beltrami.
Sotto il dominio di Maria Teresa d'Austria, e di suo figlio Giuseppe II, vennero intrapresi diversi interventi urbanistici ed architettonici, per consentire a Milano, di poter competere con tutte le altre capitali d'Europa.



Milano, non doveva più essere capoluogo di Provincia, ma diventare a tutti gli effetti una capitale.
Tutta la buona borghesia di quegli anni; intorno al 1770, per dare lustro ai propri casati, iniziò importanti ristrutturazioni.
Il conte Antonio Carlo Anguissola, in previsione del suo matrimonio con la contessa Bianca Arconati Visconti.
Incaricò dei lavori l'architetto, Carlo Felice Soave da Lugano, che trasformò una residenza comune, in una sontuosa dimora di stile neoclassico. Il palazzo era molto apprezzato per le originali decorazioni interne, tanto da divenire la residenza più ammirata di Milano. Ogni camera ha un tema diverso, sono tutte ornate con decorazioni, dove l'effetto delle dorature si completa con le finiture in lacca, o con l'inserzione di altri materiali, finti marmi, bronzi, o spazi colorati in modo uniforme che fanno risaltare il candore dello stucco.



Il Palazzo, venne poi venduto ad un borghese molto facoltoso, l'avvovato Giovanni Battista Antona Traversi, che, nel 1841, incaricò l'architetto Luigi Canonica, di apportare nuove modifiche. Nello stesso anno Luigi Canonica, ristrutturò l'edificio adiacente Palazzo Brentani, per conto del conte Greppi..


Palazzo Beltrami, è la sede storica della Banca Commerciale Italiana milanese. I due palazzi, diventano polo espositivo e condividono con il pubblico, le collezioni d'arte, appartenenti a due gruppi bancari, promuovendo mostre temporanee, e iniziative culturali e proposte musicali.
Sono 197 le opere, che la Fondazione Cariplo e Intesa San Paolo, hanno messo a disposizione del pubblico. Aprono il percorso 13 bassorilievi del Canova, raccontano la storia di Socrate, il grande filosofo condannato ingiustamente, sono eleganti, e rimandano all'osservatore un senso di pulizia.


La seconda sala da merito alla storia antica, riproponendo vicende del medioevo e del rinascimento, tutto questo attraverso le tele di Hayez, conosciuto per lo più per il quadro del bacio, mentre in questa sala, vengono riproposte delle tele veramente ricche di particolari, e forse di qualche significato (politico) nascosto.


Attraverso le tele di Giovanni Migliara, precise e ricche di particolari, possiamo vedere, come fossero gli interni dei monumenti, in quei periodi storici, ad esempio l' interno di un convento.


Vengono però affiancate in questa sala, anche le opere di alcuni pittori che rappresentavano la realtà quotidiana, mettendo in evidenza i particolari degli abiti e delle azioni:
"La confessione" di Giuseppe Molteni",


"Filanda nel Bergamasco" di Petro Ronzoni,
 il filo conduttore che unisce queste opere, sono i particolari ripresi con altissima precisione.


Gerolamo Induno e Domenico Induno rappresentano il risorgimento.




Con i dipinti di Luigi Bisi, Giuseppe Canella, Angelo Inganni, vengono rappresentati il Duomo di Milano,

Canella

la veduta di Piazza Fontarena di Udine,  di Fausto Antonioli


                                                                                                   
o la processione all'interno del colosseo  di Luigi Querena


Questi artisti, sfruttando la prospettiva, e gli effetti della luce, ci rimandano i particolari della piazza del Duomo di Milano.
Era di dimensioni molto ridotte, rispetto ad oggi, e in lontananza si vedeva l'orizzonte libero, dandoci l'effettiva visione di come fosse il panorama intorno alla cattedrale, dell'eleganza delle vie cittadine che si contrappongono alle vedute della periferia, con i navigli operosi, che tanto hanno dato alla città


Giungiamo nella sala della suggestione poetica, e della ricerca del vero. Manzoni con i Promessi Sposi, ha sicuramente influenzato anche la pittura, il paesaggio viene visto e rappresentato tra la fine del settecento e i primi decenni dell'ottocento, in modo diverso, le rappresentazioni di Pescarenico,


 attraverso il passare del tempo come la pittura si tempo avvicini allo stile dell'impressionismo.
In un'altra sala le rappresentazioni ci riportano al fasto della borghesia settecentesca, dove il lusso, l'eleganza di particolari,
 vengono rappresentati come gioia di vivere,


 mentre nella seconda metà dell'ottocento, riflettono le scene di vita del popolo.


 Le scene di vita milanesi parlano di fatiche, e tensioni, di una società che deve fare i conti con lo sviluppo industriale, mentre le rappresentazioni napoletane, parlano di una vita solare.


Ancora una volta, la pittura cambia modo di esprimersi, i contenuti passano in secondo piano, sperimentando la luce e il colore per rappresentare la realtà,

Segantini

Segantini


il percorso continua, così come nella vita di tutti i giorni, fino a giungere allo smarrimento dell'uomo, che per ritrovare se stesso, e allontanare la realtà dipinge paesaggi alpini in alta quota.


Le opere di Milesi, Gaetano Previati, Luigi Rossi ci raccontano di un contatto con gli eventi, con il sentimento.




Mentre Umberto Boccioni, con una la tela "Tre donne" è il maggior rappresentante del futurismo

domenica 8 marzo 2015

Parma e le sue meraviglie

PARMA E LE SUE MERAVIGLIE

Mi ero fatta un'idea sbagliata, non mi sono nemmeno informata sulla zona, che sarei andata a vedere. Invece ero diretta in un territorio dai molteplici interessi, alla scoperta di grandi scrigni d'arte, tesori della nostra storia, che si alternano ci accompagnano anche alla scoperta della rinomata gastronomia locale.
Parma, il primo pensiero, che sopraggiunge, è quello delle specialità gastronomiche. Prosciutto crudo e cotto, tortellini, Parmigiano Reggiano, Culatello di Zibello, Salame di Felino, e chi più ne ha, più ne metta....




Parma, divenne un centro culturale politico, non solo italiano ma anche europeo, grazie alla potente famiglia Farnese.
Fu proprio il Papa Paolo III (Alessandro Farnese) che nel 1545 affidò il feudo di Parma e Piacenza al proprio figlio Pier Luigi, che venne assassinato pochi anni dopo.
Sappiamo molto bene che per raggiungere il potere non si esitava ad imbrogliare, a combinare congiure.
La famiglia Farnese, non era amata dalla popolazione di Parma, eppure è proprio grazie a questa famiglia, se oggi possiamo visitare e, senza esagerare restare stupiti dalla bellezza della città.
I Farnese, hanno subito diversi attacchi da parte di nobili, che rappresentavano altri regnanti d'Europa, un esempio su tutti Carlo V di Spagna, hanno avuto scontri con famiglie feudatarie presenti sul territorio, e hanno superato parecchie insidie, che si sviluppavano a livello famigliare.
Se il Ducato di Parma e Piacenza, ha preso lustro e prestigio deve ringraziare la dinastia dei Farnese, e in particolare Ottavio, che divenne poi, un modello per le famiglie Medici e Savoia.
Giunti a destinazione la guida ci attende, muniti di cuffie iniziamo il giro della città:
passiamo davanti al Palazzo della Pilotta,



 dedicato indicativamente al gioco della pelota basca, qui in questo grande insieme di edifici di mattoni, rimasto incompleto, aveva annesso anche il Palazzo Ducale che durante la seconda guerra mondiale fu bombardato dalle forze anglo americane e nel dopo guerra completamente abbattuto.
 il monumento a Verdi nell'annessa piazza





Giungiamo nel centro storico, raggiungiamo il convento di San Paolo.






Veniamo introdotti nella sala refettorio di questo convento, fondato nell'anno mille, ha avuto il suo massimo splendore dal XV al XVI secolo, dove le badesse, lo resero uno dei centri culturali più importanti della città. Poteva essere frequentato, solo da ragazze appartenenti ad una estrazione sociale alta, le famiglie delle religiose, attraverso lasciti e donazioni hanno reso il convento molto ricco, amministrava diversi beni materiali, aveva ampie possibilità economiche.

Le badesse, appartenevano a famiglie nobili, proprio attraverso le conoscenze delle loro famiglie, delle autorità religiose, mantenendo contatti con i personaggi illustri, riuscivano a tessere importanti rapporti con tutti i circoli più elevati della città.
Tanto che, anche anche Margherita Farnese, dopo l'annullamento del suo matrimonio con Vincenzo Gonzaga II, lo frequentò diventando anch'essa religiosa.
La badessa, si spostava molto spesso, per intrattenere affari che riguardavano il convento, per questo motivo aveva diritto a degli appartamenti privati.
L'appartamento della badessa, ora è un museo, la badessa Giovanna da Piacenza, nei primi dieci anni in cui svolse il suo ruolo di superiora, apportò diverse migliorie strutturali e pittoriche del monastero. Nel 1514, aveva incaricato il pittore Alessandro Araldi, che affrescò la volta di una prima camera, con una innovazione portata dal sud Italia verso il nord, viene definita la volta delle grottesche.


Appena pochi anni dopo, venne chiamato per affrescare un'altra camera un giovane pittore chiamato Correggio.

Entrando in questa stanza, si rimane stupiti, i critici che si sono espressi, hanno dato pareri discordanti tra loro.
Per le persone come me, che non hanno una preparazione, ma che ammirano, alzando gli occhi e guardando intorno, hanno la sensazione di vedere dei puttini che girando, si alternano nei giochi e nei ruoli di caccia, mentre molto spesso il cielo azzurro, da uno spiraglio di luce, le lunette sottostanti, sembrano delle nicchie contenenti delle statue, che sfruttano la luce e le ombre. In realtà la guida ci ha parlato di una decorazione illusionistica, cioè, non ci sono nicchie, ne statue, ma il frutto di una illusione pittorica , io l'ho trovata spettacolare.



Anche la cappa del camino è stata decorata, dedicata alla dea Diana, ma con molti richiami allo stemma della famiglia e alle virtù della Badessa.



Raggiungiamo il Duomo di Parma,
l'esterno è molto austero, ma l'interno riserva molte sorprese
definito uno scrigno di arte, un capolavoro del medioevo, nel 2006 ha celebrato il suo nono centenario di vita, posto al centro della piazza, dove si affacciano anche il Battistero e il Palazzo Episcopale.



Dedicata a Santa Maria Vergine, la cupola sopra l'altare maggiore è affrescata, la madonna si eleva al cielo, con una leggerezza, una illuminazione che sembra travolgere e rendere tutto lieve.




la madonna che si eleva  tra gli angeli





Un'altro capolavoro del Correggio, le spiegazioni della guida, ci aiutano a comprendere la pittura, me le sensazioni che vengono trasmesse dall'affresco non si riescono a spiegare.






l'esterno del battistero è rivestito di marmo Rosa di Verona, ma una visita all'interno è d'obbligo, è a pagamento, ma, merita di essere visto.


interno del battistero


E' ora di pranzo tortellini con le erbette, o un piatto di prosciutto di Parma accompagnato da scaglie di Parmigiano davvero non sappiamo cosa scegliere....





La visita continua il museo di Maria Luisa D'Austria, i suoi attrezzi da cucito, gli abiti ricamati con foglie d'argento, la sua farmacia da viaggio. I suoi acquarelli, la violetta di Parma, il profumo preparato apposta per lei.


il teatro dell'opera  voluto  da  Maria Teresa D'Austria


Giungiamo ad un'altro gioiello di questa città l'abbazia di San Giovanni, un complesso molto vasto che comprende la chiesa, il monastero e l'antica spezieria.


Nella chiesa ancora una volta troviamo la cupola dedicata a San Giovanni, affrescata dal Correggio,



 in questo complesso vi è una delle più belle sacrestie  d'Italia,
dipinta seguendo lo stile di leonardo da Vinci nel 1508.

Raggiungiamo l'antica spezieria, che fungeva da farmacia, sono quattro le sale da visitare, la sala del fuoco, così chiamata per la presenza del camino qui si procedeva con l'accoglienza dei clienti e la vendita dei medicamenti, i contenitori delle erbe e delle spezie , sono in legno, maiolica, e porcellana,




 con bilance che risalgono al 1800 e i  piccolissimi pesi, da questa sala era possibile entrare nella sala dei veleni, ma l'entrata ora è stata chiusa, sulla sinistra si trova il laboratorio con un pozzo di acqua che ancora proviene dal torrente Parma che divide in due la città, una piccola porta, da accesso alla cantina, era il luogo più importante perchè consentiva di conservare le spezie e gli unguenti.
L'aquila di San Giovanni, controlla chi entra ed esce dalla 
Sala dei Mortai,
era il luogo dove i monaci pestavano le spezie, mortai di legno, di marmo, di alabastro, piccolissimi, medi, grandi, di notevoli dimensioni, chiude la visita la Sala delle Sirene, le figure scolpite sul legno degli scaffali,
nelle teche ci sono i manuali di farmacia, mentre le lunette superiori,sono rappresentati i maestri, che si sono succeduti
Tutto concentrato a pochissima distanza dal duomo, dando l'impressione di una rivalità di potere, tra le due parti, pur pregando lo stesso Dio.
Ci aspetta la visita al palazzo della Pilotta, una scala imponente ci invita alla visita,

 al primo piano di questo imponente edificio rimango letteralmente a bocca aperta davanti alla bellezza del Teatro Farnese, 




la storia forse non da il pieno merito a questa opera, usata ben poche volte, solamente nove volte, perchè Parma era considerato un ducato di minore importanza, per cui le occasioni per sfruttarlo, furono molto poche, è molto, molto bello.







 Durante la seconda guerra mondiale, è stato gravemente danneggiato e ricostruito negli anni 60 del dopoguerra, e inserito come ingresso della Galleria Nazionale di Parma.
Dopo un'inattività durata circa tre secoli, il teatro e ritornato ad ospitare eventi teatrali nel 2011, con la rappresentazione del maestro Claudio Abbado e dalla sua Orchestra Mozart.
La visita alla Galleria di Parma, dove le opere di Leonardo, del Parmigianino,





 e del Correggio







 ci sono state spiegate esaustivamente, una giornata piena di tante belle cose, un piccolo ricordo gastronomico per chi ci attende a casa ..... con un 
Grande grazie a Parma.