il filo dei ricordi-racconti

lunedì 11 novembre 2013

LA CASA IN VIA CA'MATTA ,2
La casa dove io sono cresciuta , era la prima casa costruita in quella via, la strada era sterrata e il terreno che papà aveva acquistato partiva dall'inizio della strada e scendeva fino alla nostra casa, ma la paura di non poter pagare tutto spinse i miei genitori a venderne un pezzetto al Signor Giuseppe (detto Pin ) Nel tempo le case si sono moltiplicate ora è una via piena di casette.



Il nome dato alla via era un nome particolare Via Ca' matta....in fondo, proprio al confine con un'altro paese c'era una casa rurale, divisa fra tanti proprietari, sembra che in quel casale ci fossero frequenti discussioni, da qui il nome Ca' matta..



Eravamo lontani dal centro del paese, avevamo un piccolo alimentari dove però trovavamo di tutto, forse un po' caro, ma comodo, la signora che lo gestiva si chiamava Albertina, vendeva molte cose sfuse, la farina bianca 00, lo zucchero, il pane grattuggiato, la farina della polenta, erano in una madia di legno nocciola con i vetri che scorrevano e con le palette,ognuna per ogni prodotto, metteva il prodotto richiesto in un una carta che poi arrotolava con le dita , ancora oggi ricordo la rapidità nello arrotolare quella carta affinchè non ne fuoriuscisse il contenuto.

Non c'erano i registratori di cassa si faceva la somma degli articoli acquistati che veniva segnata su un libretto che la mamma pagava ad ogni fine mese


Poi c'era il Cesarino, era un macellaio, ma in negozio non c'era quasi mai, o era dietro, in cella frigorifera a preparare la carne, oppure lo dovevamo cercare al bar della pizzeria,  di fianco all'alimentari, la mamma ogni tanto, molto di rado, comperava qualche bistecca e 500gr di spezzatino di manzo che poi cucinava con patate e piselli, erano sicuramente più le patate che gli spezzatini .....era solita dire :
"Chiudi gli occhi e manda giù."
Era una frazione isolata e venivano un sacco di ambulanti, il Guido formaggiaio, veniva due volte la settimana, vendeva affettati e formaggio, latte e derivati del latte, burro e panna poi c'era il mercoledì, non so con quale nome avrei potuto chiamare questo signore , che vendeva abiti per tutti, lo chiamavano il mercoledi...... c'era Geremia che portava il pane il mattino e il gelato nella stagione estiva, solo gelato fior di latte, alla fragola e al limone. Tutti i martedì e il venerdì passava l'ortolano che a gran voce urlava i prodotti che aveva sul camion, anche lui aveva un soprannome "il Cecini "

Il giornalaio che consegnava il quotidiano a chi lo ordinava e l'arrotino-ombrellaio che passava ogni tanto, come ogni tanto passava chi con un camion vendeva di tutto, scope, scale apriscatole, palloni ,corda per saltare e quel filo ricoperto da una plastica dove stendere i panni.


In fondo alla via c'era un pozzo una volta si usava per attingere l'acqua ora serviva per bagnare i campi ed era a disposizione di tutti . La mamma ci proibiva di avvicinarci e..... come una legge non bene definita, facevamo l'esatto contrario.....
C'era tanto verde e già a fine di gennaio scendavamo sulle rive del Seveso per cogliere i bucaneve, quante paure prendeva la mamma non vedendoci tornare, poi c'erano le viole, belle, scure e profumate, e i campi coltivati a frumento e in mezzo tanti fiordalisi, che andavamo a cogliere creando qualche danno, facendo attenzione al contadino che più di una volta ci ha fatto scappare di corsa, il fieno si caricava sul carretto, veniva portato in cascina oppure si facevano dei covoni in mezzo al prato con un bastone in mezzo, quante volte ci siamo tuffati e abbiamo giocato divertendoci un mondo, però, coloro che con tanta fatica lo dovevano per l'ennesima volta ricomporre....era meno divertiti.....


Ma il periodo che più mi piaceva era quando maturavano le ciliegie, una signora ne aveva una infinità di piante e durante il pomeriggio quando lei andava a fare la pennichella, perchè si alzava molto presto per accudire alle mucche, noi, eravamo un bel
gruppetto di ragazzini, salivamo su queste piante, e rubavamo le ciliegie, mi sembra di sentirne ancora il sapore.


La signora si chiamava Maria, originaria  della Valtellina aveva capelli grigi faceva le trecce che poi arrotolava in una crocchia sulla nuca
era davvero un donnone e portava gonne arricciate in vita e mai, l'ho vista con un paio di scarpe o ciabatte, portava sempre scarponi come quelli che si usano per andare in montagna, aveva occhi neri e vispi, quando ci vedeva sulle sue piante gridava: "Un giorno o l'altro vi prendo, monelli che non siete altro," la sua mole non le consentiva di correre, alzava quella gonna e sotto aveva una sottoveste tutta rattoppata con pezze di diverso colore,
rammendava tutto senza guardare molto per il sottile, noi avevamo la velocità della gioventù dalla nostra, ci fermavamo a guardarla, quante risate, rossi in viso col fiatone,con qualche braccio o gamba graffiato dai rami dei ciliegi.
 Sapevamo che Maria avrebbe avvisato i nostri genitori, che puntualmente ci mettevano in castigo e qualche sculacciata era di normale amministrazione.
Non era per le ciliegie, una pianta l'avevamo anche noi a casa, era per il gusto di trasgredire, per scappare via.
Quando Maria ha saputo che mi sposavo, è venuta con un piccolo pacchettino, con un regalo, malgrado i dispetti che le facevo da piccola, mi voleva bene, dentro c'erano un cucchiaio, un forchettone, un coltello per la polenta tutti di legno, diceva che portavano bene.....

Era questa semplicità che ci distingueva, malgrado le monellerie, ci perdonavano, non c'era astio, era logico e giusto che ci sgridassero, ma senza cattiveria di fondo, eravamo bambini, queste stesse persone che subivano le nostre scorrerie, comprendevano che eravano ragazzate, perche in gioventù le avevano fatte anche loro. Non era mai colpa di uno solo, eravamo colpevoli tutti in egual misura, ora invece sembra sempre che nessuno abbia più colpe, ognuno di noi giustifica i propri figli
La domenica mattina, la mamma ci svegliava, dovevamo andare a Messa , non ci volevo andare, mi vestiva uguale a mia sorella , e non eravamo gemelle, ma era vietato recriminare, mia sorella Emanuela era già grande si truccava e si vestiva da signorina, io e Cinzia con la stessa gonnellina, (ho sempre odiato le gonne), le calze coi disegnini e le scarpe uguali, forse la maglia qualche volta era diversa, andavamo in paese a piedi, noi tre davanti e papà dietro , poi noi in chiesa e lui andava in coperativa a giocare alle bocce. Ricordo un particolare,... una mia compagna di scuola, anche lei in chiesa con sua sorella, anche loro due vestite uguali, ma con un accessorio in più avevano le scarpe di vernice rossa e la borsettina uguale, ricordo di aver provato invidia per quell'accessorio che loro avevano e io no , ma è durato poco fortunatamente. Uscivamo dalla chiesa e di corsa ci recavamo dalla Matilde una signorina che vendeva giornali quaderni e caramelle sfuse, con 50 lire comperavi stringhe di liquirizia caramelle gommose e frutti di gelatina e delle caramelle dalle forme di animali di liquirizia dura chiamati "esabesi ". Poi sono cresciuta e mi mandavano a messa da sola, ma dopo ver saputo che bigiavo, dovevo andare in chiesa, tornare a casa e spiegare tutto quello che avevano detto, anche durante la predica, mi hanno messo anche nel coro,   finchè non mi sono sposata non ho potuto mancare mai.
Tutto è cambiato, è rimasta solo la chiesa di famigliare, non c'è più la coperativa, non ci sono più le piante di ciliegi, e forse nemmeno i bucaneve...con qualche amico sono ancora in contatto e si tratta veramente di buoni amici Qualcuno non c'è più, crescendo ha perso i ciliegi e le liquirizie, e ha conosciuto sostanze che non lasciano speranza, ma io li ricordo bambini dove di noi rimangono solo risate.....








domenica 10 novembre 2013

Le colline intorno ai miei paesi

Io abito in provincia di Como a nove chilometri dalla città, sul confine con la Svizzera, circondata da una fascia collinare, tanto che è stato creato un parco Regionale chiamato Spina Verde che comprende diversi paesi.



Attraverso alcune zone della città, seguendo determinati percorsi si arriva alle nostre colline, con itinerari naturalistici , culturali, sportivi, di strategia bellica e religiosi,
Proprio nelle colline intorno a casa mia, nel mio paese di origine si trovano le trincee della linea Cadorna, sono i resti di fortificazioni costruite,durante la prima guerra mondiale, per fronteggiare gli attacchi dell'esercito austro-tedesco, un'opera imponente che venne eseguita sotto il controllo del generale Luigi Cadorna, Capo di Stato Maggiore dell'Esercito Italiano. Oltre all'opera, di scavo e muraria troviamo anche i percorsi e i camminamenti, che i soldati facevano, sentieri molto più angusti che permettevano l'approvvigionamento di armi e viveri.



Studi fatti intorno al 1971, ci dicono che sono stati trovati anche reperti archeoligici che risalgono all'abitato Pre-Romano, forse attribuibili alla cultura di Gola secca, con diverse camere che si snodano seguendo alcuni percorsi ben definiti, ognuna con un proprio ruolo, per esempio, in una camera si lavoravano i metalli
Sulle rocce di Pianvalle, si possono vedere, segni rituali come l'incisione dell'ascia, il simbolo solare, o dell'omino orante, il serpente, e il simbolo vulvare.




Ci sono poi i sentieri panoramici che ci permettono di vedere la città di Como dall'alto, sentieri naturalistici, e anche in questo caso il mio paese la fa da padrone.



Seguendo il sentiero ben delimitato oltre ad ammirare la natura con alberi di robinie, e castagni, qualche albero di pino silvestre mentre gli arbusti sono ginestre e agrifogli, troviamo punti dove la pietra non permette la crescita di piante, oppure ciottoli che indicano il passaggio fluviale del Paleo Adda, un grande fiume che scorreva lungo una valle corrispondente all'attuale ramo del lago di Como che si gettava nel mare padano.
Continuando a seguire il sentiero troviamo alberi di betulle, castagni,robinie,roveri, carpini neri, mentre nel sottobosco troviamo piante di mirtillo e tante piante di felce aquilina. Mentre si scende, entriamo nel territorio del paese, dove io risiedo da quando mi sono sposata, qui una quercia rossa imponente fa da vedetta in una zona dove i massi di granito ghiandone e gneiss



 ci raccontano che sono stati trasportati e dimenticati dal ghiacciaio durante l'ultima glaciazione, in una piccola zona umida spostata più a lato troviamo ontani neri



 più avanti dove il terreno è più asciutto ci sono querce e biancospini, riprendiamo a salire e ci troviamo in una zona che viene chiamata Colombirolino perchè venivano allevati colombi, o piccioni.
Nel 1630 in questa area venivano seppelliti i corpi dei morti di peste, menzionata anche dal Manzoni.
Mentre nel 1857 i superstiti del colera del 1855, costruirono e dedicarono una chiesetta a San Rocco, protettore dei malati epidemici, questa chiesetta per gli abitanti è luogo di devozione, si può notare un elemosiniere davanti alla chiesetta dove si chiedeva ai viandanti un'offerta per i malati di colera.
Dopo il restauro avvenuto nel 1979, da alcuni artisti del "Circolo Cultura e Arte" viene definita "La Chiesetta dei Pittori",viene però mantenuta la tradizione e i festeggiamenti in occasione del Santo nel mese di agosto, intorno alla chiesa si possono trovare diverse piante di cappero, sicuramente piantate dall'uomo, che non si possono osservare in altri luoghi della provincia di Como, in questa chiesetta prima del restauro mi sono sposata, è graziosa immersa nel verde.

Il percorso è ormai terminato scendendo si costeggia la recinzione di " Villa Archinto" conosciuta per il parco ricco di essenze esotiche.



sabato 9 novembre 2013

ANCORA PIETRO E IL MINIGOLF

Ancora Pietro e il minigolf


Venerdì sera ore 18.45 ritorno dal lavoro, una doccia veloce, proprio veloce, dobbiamo andare in un paese che onestamente non ricordo bene, mi pare si chiami Carnago, ma se così non fosse sono sicura che qualcuno mi correggerà.
Riccardo mi fa fretta, " dai Chicca, abbiamo un bel pezzetto di strada, e a quest'ora c'è traffico", lui ha riposato sul mio divano, ha preparato tutte le sue cosine, io non sono così ordinata, e mi affanno per fare in fretta.
Un'altra serata all'insegna del minigolf e della loro amicizia,
Riccardo avrebbe voluto andare a prendere Pietro, ma col fatto che io finisco tardi, non ha potuto, l'opzione era che io me ne stessi a casa, e  l'ho proposta ma non vuole andare da solo.
Malgrado tutto siamo arrivati in orario, c'erano tutti gli amici intorno a Pietro.
Questa volta l'entrata del ristorante, è molto più agibile, ma gli amici seguono Pietro, nel caso in cui abbia bisogno di aiuto.
Prima di entrare, Riccardo, che ha preparato un pensiero per ricordare la serata, chiama Ivano, il coach del loro gruppo, da il tempo a tutti gli altri amici del minigolf, di prendere posto al tavolo, e poi fa il giro armato di penna e ognuno di loro ha messo la propria firma.



Si tratta di una semplice fotografia messa in cornice, firmata da tutti i presenti, che tutti insieme, vogliono dimostrare a Pietro la loro presenza.
Questa sera siamo più numerosi dell'altra volta, onestamente, ora mi ricordo, di qualcuno, Ivano il coach,


 Luciano che commenta su un social network, Luisa che ama raccontare le barzellette, suo marito ma non ricordo come si chiama,




Pietro che è sempre l'ospite d'onore, e stasera ho capito chi è Rochepin, perchè è colui che ha mangiato con vero piacere tutto quello che aveva ordinato, la battuta che è stata fatta scherzosamente in compagnia è questa:
" Mangia sempre tantissimo a qualunque ora, non ingrassa di un grammo,"



Ho conosciuto anche la sua Signora ma non ricordo il nome..
Il cibo è buono, la compagnia pure, si parla di tutto un po', di cose belle e anche di qualche brutta malattia, si parla della Calabria, delle granite siciliane, vedo Pietro ridere e parlare con i suoi amici, si parla di donne, di uomini, di computer.
La voce di Pietro sottile e di basso tono, a volte viene coperta da qualche vocione dei suo amici.....
Poi sul tavolo iniziano a saltellare delle Palline, uno di questi amici, non vorrei sbagliare nel dire un nome, le ha portate e ne ha fatto omaggio agli altri, il tempo passa, siamo arrivati ai dolci, tutti molto buoni, qualcuno ha fatto il bis, e la serata si avvia alla chiusura, un brindisi a Pietro, che rispetto alla volta precedente sembra aver preso un po di vigore, forse non, nel  fisico, ma il suo sorriso sembra molto più deciso, con il suo bastone in mano, circondato fisicamente, oltre che da braccia forti, dall'affetto dei suoi amici..












































































                         
                                             
                



                       

giovedì 7 novembre 2013

RENZO PIANO

RENZO PIANO


Silvana, è una maestra in pensione, aveva tanto desiderato di raggiungere la pensione per poter girare, ma una malattia subdola agli occhi l'ha costretta dentro i confini della sua cittadina. Ascolta molto la televisone e la radio, facendo zapping con il telecomando si è fermata su un programma televisivo dove Renzo Piano era ospite, purtroppo era quasi finito lo spazio a disposizione per l'intervista e mi chiesto se potevo approfondire per lei.


Ricordo per esempio che quando sono stata a Parigi, la guida che ci faceva fare il tour della città, ci ha portato davanti al Centro George Pompidou, facendoci notare la particolarità dell'immobile

Renzo Piano nato in una famiglia di costruttori si laurea nel 1964.
Dopo anni di perfezionamento negli Stati Uniti ed in Inghilterra, nel 1968 inizia ad esser conosciuto a livello internazionale grazie al padiglione della XIV TRIENNALE di Milano e l'anno successivo curerà il padiglione italiano dell'esposizione di Osaka.


Ma proprio a Parigi nel 1971 vince il concorso per realizzare il Centro George Pompidou, voluto dal Presidente Pompidou per risollevare le sorti della capitale della Francia a livello culturale, si è voluto creare un centro che comprendesse tutte le arti, una biblioteca, un museo, un centro di creazione dove la musica incontrasse la pittura, la scultura, i libri e la creatività, non poteva che essere il museo dell'arte moderna, per le altre arti avevano il Louvre e altri musei ancora come la gare d'Orsay.
Il Centro George Pompidou ha avuto nel progetto la collaborazione di più architetti, tra cui Renzo Piano, per lo più sconosciuti, un edificio audace e colorato divenuto proprio per queste particolarità uno dei simboli dell'architettura del XX secolo, dove anche i colori hanno uno scopo, una differenziazione.


 In ogni città d'Europa e del mondo Renzo Piano, nel corso degli anni ha portato e ha fatto dell'eccellenza Made in Italy, la sua bandiera.
Parla del proprio lavoro così:
" Quello dell'architetto è un mestiere d'avventura: un mestiere di frontiera , in bilico tra arte e scienza. Al confine,tra invenzione e memoria, sospeso tra il coraggio delle modernità, e la prudenza della tradizione. L'architetto fa il mestiere più bello del mondo perchè su un piccolo pianeta dove tutto è stato scoperto, progettare è ancora una delle grandi avventure possibili"

Lione

Sono stata anche a Berlino e anche qui ho sentito parlare delle sue opere,


sono talmente tante che citerò le fonti Web:

Ecco le opere più famose di Renzo Piano:
  • Nemo di Amsterdam
  • Zentrum Paul Klee di Berna
  • Fondazione Beyeler di Riehen
  • Centre Georges Pompidou di Parigi
  • IRCAM, Instituto per la ricerca musicale di Parigi
  • Riqualificazione del centro di Otranto con un progetto dell’UNESCO
  • Spazio musicale per l’opera Prometeo di Luigi Nono a Venezia
  • The Menil Collection a Houston
  • Stazioni metropolitane Principe, Darsena, Brin e Dinegro di Genova
  • Restauro della Basilica Palladiana a Vicenza
  • Kandhar Center di Sestriere
New York Times Tower, sede del New York Times a New York
  • Kansai International Airport di Osaka
  • Cité Internationale di Lione
  • Aula liturgica per Padre Pio a San Giovanni Rotondo
  • Centro design Daimler Benz, Sindelfingen, Stoccarda
  • Auditorium Parco della musica a Roma
  • Galleria del vento della Ferrari, Maranello, Modena
  • Auditorium Niccolò Paganini, Parma
  • Maison Hermes, Tokyo
  • Monastero francescano, San Giovanni Rotondo
  • The Art Institute of Chicago – The Modern Wing, Chicago
  • Pinacoteca Giovani e Marella Agnelli, Torino
  • Ristruturazione e ampliamento della Morgan Library, New York
  • Riqualificazione e ampliamento del Harvard Art Museum, Cambridge

Nel 1981 Renzo Piano fonda il Renzo Piano Building Workshop aprendo uffici a Genova, Parigi e New York. Da allora la sua carriera è decollata: grandissime e memorabili le opere compiute in patria, altrettanto indimenticabili quelle proposte in altri paesi del mondo, soprattutto negliStati Uniti d’America, dove la sua visione è stata acclamata in più di un edificio. (fonte Web)


Nel 2004 istituisce la Fondazione Renzo Piano, con sede a Genova, organizzazione no-profit dedicata al supporto dei giovani architetti, che accoglie a «bottega». (fonte web).



Dall'agosto 2013 Renzo Piano è senatore a Vita, nominato dal Presidente Napolitano, per essersi distinto ed aver dato lustro al lavoro, all'impegno e alla genialità italiana nel mondo.




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domenica 3 novembre 2013

la chiesetta in mezzo ai monti

LA CHIESA IN MEZZO AI MONTI

C'è una famiglia, molto religiosa, tanto che, uno dei parenti, è il parroco di un paese molto vicino a casa mia, che proprio quest'anno ha festeggiato sessant'anni di sacerdozio.
Quando mi sente cantare, il parroco dice che io ho Dio nel cuore e nella voce, solo che non lo voglio ascoltare...
Sa che sono molto critica e non praticante, ciò nonostante mi ha parlato di una chiesetta che è un gioiello incastonato tra i monti.


Tutte le chiese, raccolgono il valore spirituale, anche le più spoglie, alcuni edifici religiosi, però, rappresentano uno straordinario e inestimabile valore, diventando delle vere e proprie opere d'arte.
Si tratta della chiesa dedicata a San Carlo, (già S. Ambrogio) di Negrentino, nel comune di Prugiasco, incastonata sul pendio ovest della Valle di Blenio, in Svizzera.



In realtà fino al 1888 le tre Valli: Blenio, Leventina e Riviera appartenevano alla diocesi Milanese per questo in origine era dedicata a S. Ambrogio.
La chiesa gode di una posizione privilegiata, ad una altezza di 850 metri, circondata dal verde, si affaccia su di un pendio dove si apre un panorama, che abbraccia tutta la vallata.


Viene definita dagli esperti uno dei più significativi esempi di "romanico lombardo" in Svizzera, conserva ancora intatto tutto il suo fascino, un insieme di affreschi tardogotici di straordinaria fattura con influenze bizantine, carolinge e ottomane, una raccolta con pochi uguali nel Canton Ticino.


Anche la struttura architettonica, mostra delle particolarità, ha infatti due absidi e due altari, che in tempi remoti, permetteva di svolgere più funzioni contemporaneamente, oppure consentiva di onorare più di un santo patrono, ma anche la divisione, tra uomini e donne, pellegrini o viaggiatori durante le funzioni.
 Secondo gli studiosi , la particolare disposizione riprende senza equivoci, la forma delle tavole della legge, che Dio consegnò a Mosè, le tavole sono infatti, l'elemento fondamentale per la religione cristiana ed ebraica.
La prima abside, è la più grande, poi la più piccola fu edificata in un secondo tempo.


Nella zona prealpina lombarda gli edifici a doppia abside o abside gemellare, o pseudo gemellare,  sono piuttosto diffusi..
Questa chiesetta racchiude un'enorme ricchezza pittorica, nell'abside minore, nell'Incoronazione della Vergine, Cristo appare seduto alla medesima altezza di Dio Padre,  in un'insolita composizione.

Tutta la chiesa è decorata e gli studiosi hanno distinto le pitture in tre epoche differenti.
All'esterno sul lato che domina la valle, sono ancora visibili gli stemmi che dimostrano il passar di mano del territorio da un Cantone all'altro.


Il campanile è staccato dalla chiesa e risale probabilmente al XII secolo.
Non ho mai visto questa chiesetta, se non in fotografia,   non ho la preparazione adeguata, mi è stata solamente raccontata, mi sono documentata, solo per poterla descrivere, chissà che con la bella stagione non diventi un luogo da visitare.












gita in Valdidentro

Gita in Valdidentro

Si dice che a volte le cose improvvisate riescano meglio delle cose preparate, questa gita ne è un esempio.
Parlando una ex collega e amica, le dicevo quanto mi piacesse passare, anche solo una giornata, alle terme, di essere stata in Svizzera alle Terme del Leukerbad, ma quelle che più mi son piaciute, sono a Près Saint Didier, in Valle d'Aosta.
Con mia sorpresa lunedì 28 ottobre squilla il mio telefonino:
Ciao, sono Marisa, io devo andare a Isolaccia in compagnia, se vuoi venire con me, partiamo giovedì 31, e torniamo sabato in giornata, purtroppo ho già un impegno fissato altrimenti tornavamo domenica, fammi sapere se vuoi venire, che parlo con i miei amici per prenotarti la camera....
Li per li sono un attimo spiazzata e poi rispondo che devo fare qualche telefonata per organizzarmi e di chiedere quanto sia il prezzo dell'albergo....
Mentre io chiamo Riccardo e qualche amica, lei mi comunica il prezzo.
Una delle mie amiche, e Riccardo mi dicono: Ok andiamo
Do la conferma a Marisa e il giovedì pomeriggio alle 14,30 siamo in partenza per Isolaccia, in Valdidentro



La Valdidentro è situata tra due cime, la cima Reit e il gruppo della Cima Piazzi, ad occidente si apre verso Bormio, e poi si allunga arrivando a toccare il confine con la Svizzera e il comune di Livigno. Dopo Semogo si divide , in due rami da una parte la Valle Viola, dall'altra la Valle del Foscagno che porta all'omonimo passo e a Livigno. E' formato da diverse frazioni: Premadio, Pedenosso, Isolaccia, Semogo, ed ognuna di esse mantiene vive le proprie caratteristiche e particolarità. Nei tempi antichi tutto si sviluppava lungo la vecchia strada che portava al passo dello Stelvio, i commercianti passavano proprio in mezzo alla Valdidentro attraversando i paesi, trasportando vini prodotti proprio in Valtellina, e sale che proveniva dalle miniere di Hall, nei pressi di Innsbruck, era molto fiorente l'allevamento, qui giungevano da tante parti della lombardia, bovini, ovini, che venivano condotti per i mesi estivi.
Sull'antico e regale percorso di Fraele si notano ancora le due torri che insieme ad altre fortificazioni proteggevano Bormio dalle incursioni di pirati nordici.



Proprio sul tracciato della vecchia strada vennero costruite  i Bagni Nuovi di Bormio, ma poco più sotto si trovano i bagni vecchi, (terme romane) conosciute già da Plinio, e ritenute salubri da Aurelio Cassiodoro che consigliava l'uso salubre di queste acque per curare la "podagra" (Gotta).


Nel 1820, per volere dell'Imperatore Francesco I d'Austria iniziarono i lavori per costruire lo stradone che ancora oggi collega la Val Venosta con Milano, (che a quei tempi era sotto il dominio austriaco), e con il Canton Grigioni in Svizzera, Lo Stelvio è meta di tantissimi turisti in particolare motociclisti.
La Valdidentro era conosciuta nei tempi passati anche per la siderurgia infatti avevano miniere di ferro,oltre i 2500metri di altitudine, proprio sulle montagne che fanno da corona alla Val Fraele, dove troviamo anche due enormi dighe che alimentano le centrali idroelettriche a valle.



Mentre percorriamo da prima la strada del lago di Como che ci conduce in Valtellina inizia a pioviginare, ma il panorama è comunque un'attrattiva, il lago coperto da Nuvoloni merita qualche foto,


arrivati in alto lago costeggiamo il fiume Adda.
Ci fermiamo a bere un caffè, riprendiamo il viaggio, passiamo da Tirano, il santuario è li con tutta la sua imponenza, sembra augurare buon viaggio a tutti noi che gli passiamo accanto, iniziamo a salire, e il panorama ancora cambia, i colori delle foglie degli alberi,


 man mano che saliamo, si diversificano, quando arriviamo a destinazione è quasi buio. Depositiamo i bagagli e facciamo una passeggiata seguendo il corso del fiume, purtroppo fa buio presto, rientriamo in albergo e ceniamo, è un albergo a conduzione famigliare, molto carino, caldo e accogliente, la proprietaria, amica di Marisa, è di un paese vicino al mio, si è sposata e trasferita, con gestore di questa attività.
La cena a base di prodotti tipici, con tagliatelle fatte in casa con ragù di cervo, e un'altro sugo tipico della zona, poi sciatt con bresaola, patate e insalata.


Gli sciatt, sono croccanti frittelle di grano saraceno di forma tondeggiante con un cuore di formaggio filante, molto buoni
Dopo cena usciamo ancora e visitiamo il centro storico, bene illuminato, l'attuale grande chiesa parrocchiale e stata costruita sulle rovine di una chiesa cinquecentesca.


Sono tanti i campanili e le collegiali che durante il viaggio si notano su queste montagne, mi incuriosisco, alle mie domande rispondono dicendo: che ogni frazione, ogni monte o località, per quanto siano sparse, hanno in comune un filo conduttore, quello di conservare monumenti e testimonianze, creando un legame tra storia religione e arte.
Il giorno dopo di buon'ora tutti a camminare, si segue il corso del fiume verso la Val Viola,

 la temperatura e di 5 gradi centigradi , il cielo sembra aprirsi, dopo una buona colazione con torte e marmellate fatte in casa, andiamo a Tre Palle, frazione di Livigno, e mentre si sale sul passo del Foscagno i boschi sembra abbiano rifatto il colore,






 in mezzo al verde strisce più alte di arancio/giallo dorato, i monti più alti già carichi di neve.
Acquistiamo la famosa Bresaola Valtellinese, 



la Slinzega, un salume fatto con piccole parti di carne, simile alla bresaola ma molto più saporito e la Bisciola, il dolce tipico arricchito di frutta secca, che una volta veniva offerto in sostituzione del panettone nel periodo Natalizio.

Mentre ritorniamo verso Isolaccia ci fermiamo a fare delle foto alle montagne.

Marisa, mi dice di essere andata proprio di recente sui monti che abbiamo di fronte, che fanno parte del Gruppo dell'Ortles-Cevedale, che è uno dei maggiori gruppi montuosi con cime che superano i 3000 metri di altezza e con numerosi ghiacciai.
Per il momento ci accontentiamo di giocare a palle di neve con quello che è rimasto della recente nevicata




Ripartiamo, Bormio e le terme ci attendono, abbiamo fatto un biglietto giornaliero, girato tra piscine termali, saune e bagni turchi, le terme stancano, e Riccardo si è dovuto rilassare un po nell'area relax, per lui 5 ore sono troppe , a me invece piace tanto, Luisa, la mia amica era soddisfatta, dobbiamo rientrare, salutiamo Marisa e Giuseppe, riprendiamo la strada di casa .....