il filo dei ricordi-racconti

venerdì 18 luglio 2014

Le Cascate del Trummelbach

LE CASCATE DEL TRUMMELBACH

Solitamente, nel mese di luglio il caldo si fa sentire, e proprio per questo avevamo programmato una gita in un luogo fresco, alle Cascate del Trummelbach.
Ma le previsioni ci smentiscono, oggi è una giornata di pioggia, uggiosa e fredda
Dobbiamo raggiungere le Cascate del Trummelbach, nell'Oberland Bernese, a poca distanza da Interlaken.


Dopo il tunnel del Gottardo, avremmo preferito raggiungere la meta attraverso la Sustenstrasse, che conduce proprio al Sustenpass, ad un'altezza di 2224 mt, ma le dimensioni del nostro pullman non è lo hanno consentito. In altre occasioni ho avuto modo di percorrere questo tragitto.
Un vero peccato non poter fare la strada che sale verso il passo, è immersa in un bellissimo paesaggio, 


è una serie di curve e contro curve, dove occorre prestare molta attenzione, capita di trovare mezzi agricoli, greggi di pecore, e tantissimi motociclisti.


In cima al passo solitamente non si trova granchè, freddo, e neve sulle rive dei prati e accatastata ai bordi della strada, ma, se la salita è degna di merito, i paesaggi che si ammirano durante la discesa sono splendidi.


Lauterbrunnen si trova in una delle valli alpine più impressionanti, racchiusa tra gigantesche pareti rocciose e cime elevate.

Con le sue 72 cascate fragorose e le sue valli appartate, i suoi alpeggi fioriti e i suoi hotel di montagna isolati, la Valle di Lauterbrunnen rappresenta una delle riserve naturali più importanti della Svizzera



La strada che ci conduce alla nostra meta, sembra dividere a metà i prati verdi, e i paesi costituiti da poche case, costeggiate dal torrente, mentre tutto viene è abbracciato da costoni di roccia altissimi.



Da questi monti si vedono cascate d'acqua scendere tuffandosi nel vuoto.

Il ghiacciaio dello Jungfrau, grande e potente, scarica però le sue acque anche all'interno della montagna, sono le uniche cascate al mondo originate da un ghiacciaio e con accesso sotterraneo. Solo loro convogliano infatti a valle l'acqua di fusione del ghiacciaio della Jungfrau.
Nel cuore della montagna «Schwarzer Mönch», nascosta dietro ad impressionanti pareti rocciose, la cascata del Trümmelbach offre uno spettacolo naturale grandioso.



Circa 20000 litri d’acqua al secondo scendono lungo le dieci cascate d’origine glaciale per un’altezza totale intorno ai 200 metri. Questo spettacolo può essere ammirato nel cuore della montagna e solamente in estate, 



L'interno della montagna è diviso in dieci terrazzamenti, un ' ascensore ci accompagnerà, in un solo minuto fino al sesto, poi attraverso dei gradini si salirà e si ridiscenderà ammirando, e ascoltando il rumore dell'acqua, che sembra arrabbiata, tanto scende potente.



Trumm in tedesco vuole dire rumore, per questo gli antichi popoli che abitavano la zona hanno dato alla zona questo nome.
Aggrappati ai parapetti subiamo il fascino e la paura, con lo stupore disegnato sul nostro viso.


Raggiunta la sommità del percorso, si scende nuovamente a ritroso, sempre mantenendosi all'interno della parete.
Invece di riprendere nuovamente l'ascensore, si può continuare a scendere a piedi, tanta furia, con l'acqua che rigira in gorghi, formando una schiuma bianchissima, poi raggiunge la tranquillità in un torrente di montagna per solcare i prati verdi della valle di Lauterbrunnen.


Lascia a dir poco stupiti, rivedere il torrente dove l' acqua scorre tranquilla dopo aver visitato le cascate. La roccia levigata dalla potenza dell'acqua, le pareti lucide, hanno lasciato tutti noi a bocca aperta.
Sono visibili sulle anse i detriti che l'acqua trasporta.
E' stato calcolato che in un anno l'erosione dell'acqua porta a valle più di 20.000 tonnellate di detriti , mentre i geologi ci informano che poco a poco, le rocce si stanno consumando.




Tanta pace e tranquillità precedute da una così palpabile forza e potenza nascosta all'interno di una parete verticale di questa strana valle, piatta e stretta, avvolta da pareti di roccia alte e simili da sembrare muraglie invalicabili.














giovedì 10 luglio 2014

BRUTTO PERIODO

Che periodo, non si riesce a vedere niente di buono, poco lavoro, poca sicurezza, poca voglia di affrontare la quotidianità.


Vorresti vedere uno spiraglio, vorresti provare a far di conto e avere la certezza che in questo mese le entrate siano certe.

E' domenica sera squilla il telefono:

"Domani non venga, devo andare a fare un controllo" allora pensi è lunedì è solo l'inizio della settimana, martedì vado a lavorare da Tizio, mercoledì da Caio, giovedì da Sempronio, e venerdì forse mi chiamano per qualche ora.


Poi il lunedì arriva un'altra chiamata, dove con un'altra motivazione ti dicono di star pure a casa, tanto hai pulito così bene, la settimana scorsa che possono benissimo farne a meno.


Martedì sera non arrivano chiamate, per cui dai per scontato che mercoledì lavori, cerchi di trovare un po' di ottimismo.
Il telefono squilla alle sei e quarantacinque del mattino, prendi un colpo pensando che stia male qualcuno,




e invece con un'altra motivazione ti dicono che non servi, ma che comunque la settimana prossima hanno bisogno, per cui si raccomandano di mantenere libera la giornata,:
"Mi raccomando non prenda impegni, non mi tradisca."

Vorrei rispondere tante cose, che non posso dire, come non posso scriverle qui.

Giovedì, e  l'ennesima giornata a vuoto, non ho nemmeno le speranza di fare qualche ora domani.
Qualcuno mi dice che vedo sempre il bicchiere mezzo vuoto, la realtà è che il bicchiere si è svuotato.


Mi ritengo fortunata ad avere ancora il bicchiere, devo trovare un posto dove attingere ottimismo, sperando che non siano finite le scorte.




martedì 1 luglio 2014

RICOMINCIARE

Ricominciare non è facile, spesso molto spesso, la vita ti mette di fronte, a situazioni a cui si è costretti a superare delle prove, senza esserne pronti. Ci si arrangia come si può, con i mezzi e le possibilità fisiche e personali che ognuno di noi ha.


Per difendere e proteggere i miei affetti, ho modificato molte volte il mio modo di essere per evitare discussioni o muri di ghiaccio.
Parlo di muri di ghiaccio, quelli che a me, fanno più male. Il freddo di un saluto distante, il freddo di un telefono che non squilla, una mancanza di calore.



Non so manifestare il mio affetto, vorrei e non riesco, non voglio disturbare, ne essere di peso, ne diventare invadente
Spesso i miei figli, mi hanno fatto notare delle mie mancanze, mi hanno criticato anche per cose che davvero, non ritengo che mi appartengano, ci sono cose di cui non si può parlare ai propri figli, a volte non è stato recepito da loro, il mio intento.




Potrei trovare mille giustificazioni, per gli errori che posso aver fatto, se ho sbagliato chiedo scusa, se non ritengo sia così, evito le discussioni.
Spesso mi capita di riguardare vecchie fotografie, non mi sembra vero che fossero stati così piccoli, le ecografie




 di quando ancora non erano nati e l'impronta del loro piedino, il giorno del parto, mi riportano indietro, erano solo miei, nessuno era con me quando li ho partoriti, mi sono recata da sola in ospedale, ecco perchè spesso, dico che ero sola anche in mezzo alla gente. 




Erano e sono stati tutto per me, non saper dimostrare quanto contano per me è davvero una mia mancanza.




Mi ritorna alla mente, mia figlia, lo scricciolo che era, quegli occhioni, i capricci che faceva, le calze colorate rosse, rosa, da signorina,( le calze di ailon, così le chiamava ), l'asilo, la scuola, la palla a volo, sembra sia ieri invece è passato qualche annetto.




E' diventata mamma presto, ha voluto il suo bambino con determinazione,
La vedo con il suo bambino, severa molto spesso, ma attiva come mamma.
Con Federico fa torte, o insieme fanno puzzle tridimensionali, poi ci sono i momenti di rigidità, in cui prende a pieno il ruolo di madre.
Alcune volte, proprio per Federico, siamo entrate in rotta di collisione, ma il figlio è suo, e io devo farmi da parte.





Il giorno precedente al suo matrimonio, ho ricevuto un messaggio,
"Grazie mamma, per tutto quello che fai ".
E' stato per me come vincere alla lotteria.
Ho sempre paura di non essere all'altezza, di far sfigurare i miei figli, e avere un riconoscimento così, per me è qualcosa di speciale.




Mio figlio Giovanni, è sempre stato un monello, una simpatica canaglia, nel vero senso della parola, ma il fatidico giorno, la difficoltà con il nodo della cravatta, è rimasto senza padre troppo presto , io non sapevo da che parte cominciare, fortunatamente è intervenuto Riccardo gli ha fatto vedere quel che nessuno gli aveva mai insegnato, faceva lo spiritoso, ma si vedeva che era emozionato all'idea di accompagnare la sorella.



Gli amici, lo sposo che la aspettava, suo fratello che l'accompagnava all'altare, e io ....guardavo, il pensiero è tornato a chi non c'è più a quante cose si è perso, il papà dei miei figli, si è perso la gioia dei suoi figli.
Sono dovuta uscire, ho avuto bisogno un attimo per riprendermi, forse sarò ridicola, ma a volte io parlo con lui, non credo a niente, non so dov'è, ma nella mia follia, io parlo, non di me, ma dei nostri figli, quel giorno in particolare, gli ho chiesto di aiutarli, affinchè abbiano un po' di serenità.




Sembro una persona sicura, ma non lo sono, avevo il terrore di commettere una gaffes o di fare qualcosa di sbagliato.
Mio figlio lo ha capito, non lo avrei mai pensato, mi è stato molto vicino, ha una dote innata, la simpatia, mi ha dato la carica con le sue battute ridendo e scherzando.
Vedere mia figlia felice, con il sorriso stampato sul viso, abbracciare suo marito, si guardavano, prendendosi per mano, e sorrisi, tanti, tanti, tantissimi sorrisi.




Federico, si avvicinava allo zio ridendo di gusto, io che guardavo gli sposi ballare, attraverso un vetro per non disturbare il loro stare insieme.
In una giornata come questa, io ho rivisto con la mente, tante parti della mia vita, come le scene di un film, che sono dentro di me, che fanno parte di me.
Guardando i miei figli, ho pensato che tutto ha un senso, anche le difficoltà.
Nella vita, non ho fatto nulla di speciale, ma ho due bei figli, un nipotino adorabile, un compagno, brontolone, e un genero che vuole molto bene a mia figlia.




In quel giorno tutti i miei affetti più importanti erano riuniti, forse non servono le parole, basta guardarsi e ripensare a quel che è stato fatto e si è ricevuto, non solo in termini economici o affettuosi.
Sono stata presente con l'esempio, con la fatica, cercando di non far mancare nulla, forse non è sufficiente, ma si dona come si è capaci, spero che i miei figli questo prima o poi me lo riconosceranno
Molte volte ho pensato, adesso basta, sono stanca, lascio andare tutto a ramengo, ma poi?
Poi mi mancano, poi, controllo che siano rientrati, che Giovanni si sia svegliato per andare al lavoro, per non dire quando suona la sirena della Croce Rossa, cosa provo.
Mia mamma, diceva:
"La mamma è come una calda coperta, che ti ripara dal freddo, copre tutte le cose brutte, poi con un solo gesto, la si mette alla finestra ad arieggiare, tutte le cose brutte spariscono nell'aria e rimane solo il calore, scalda sempre e comunque
Un figlio può sbagliare con te, farti soffrire, farti arrabbiare, ma il giorno dopo metti tutto all'aria fresca e continui come sempre .....un figlio è un figlio





E' passato un mese da quel giorno, è domenica pomeriggio, mio figlio da quel monello incorreggibile che è, è entrato in casa ha preso un po' di cibo, mezza torta ed è sparito.
Mia figlia ha telefonato, io mi ero addormentata, e non ho sentito il telefono squillare, quando ha richiamato era preoccupata che non mi fossi sentita bene.





Chissà se siamo noi strani o se anche nelle altre case funziona così.
La mia casa, è la loro casa, entrano ed escono come se fossero ancora qui con me,
Agnese, bussa e chiede posso mettere questo, prendere quell'altro?Giovanni non chiede, prende e sopratutto mangia, monello era e monello rimane, spesso mi manda a quel paese ma il giorno dopo chiama: "mamma, mamma, vieni giù, vieni a vedere, cosa ho fatto!"
Guardo cosa ha fatto o sta facendo, e dico:
" va bene vado su"
"No! Stai qui, te lo dico io quando devi andare,"
In realtà voleva solo stare un po con me, chiederlo è difficile e allora si trovano delle scuse....





giovedì 26 giugno 2014

I cimiteri di Montagna


I CIMITERI DI MONTAGNA

Ho visto le immagini pubblicate nel web di alcuni cimiteri di montagna piccoli, raccolti che hanno una particolarità, rispetto ai cimiteri di ogni altra regione d'Italia.

In seguito all'editto di Saint Cloude, Napoleone Bonaparte stabiliva che per ragioni igieniche, ( e militari) i cimiteri dovevano essere costruiti alla periferia dei paesi oltre le mura cittadine.



In certi paesi di montagna, soprattutto in Tirolo, non so il perchè e non ho trovato spiegazioni, hanno mantenuto quei cimiteri-giardini attorno alle chiese, proprio nel centro del paese.



Sono bellissimi, tranquilli, decorosi, con una semplicità che rende tutto normale, senza ostentare alcun che, senza cappelle di famiglia, marmi, madonne in lacrime, monumenti di bronzo. Solo croci di ferro battuto o di legno, molte belle come opere d’arte, vecchie di decine di anni.


Qualche grande lapide sul muro di cinta ricorda i morti in guerra: diverse le perdite, per paesini di poche anime: morti o dispersi in Russia, Grecia, Spagna, Polonia, Siberia.



In questi luoghi, semplici si racconta la vita di poche anime, mestieri, famiglie, partenze e ritorni, famiglie intere dai vecchi capostipiti ai bimbetti che sono vissuti solo pochi giorni o pochi mesi, famiglie miste, cognomi tedeschi insieme a cognomi italiani. Storia e storie che scivolano da una croce all'altra e che tessono la vita di una comunità. Non sono luoghi che mi fanno pensare alla morte, ma alle vite che si sono susseguite e consumate.


Io ho visto il cimitero di Salisburgo, oramai meta del turismo, anche qui le croci sono tutte in ferro battuto, un'amica mi ha parlato del cimitero della collegiata di San Candido, dice che è un giardino, oppure del cimitero di Sarentino dove quello che più stupisce è l'emozione che trasmettono anche a chi come me, non è credente, forse sarà il silenzio, il senso di calma e la solitudine, come dire qui si riposa davvero in Pace.





Poi c'è chi sdrammatizza e nel web ho trovato la notizia del museo del cimitero dove viene raccontata la morte attraverso le lapidi. Dal web:




Raramente la morte è divertente come qui al Museo del Cimitero nel comune di Kramsach, nell´idilliaca Alpbachtal in Tirolo.
È un cimitero senza morti: infatti non ci sono corpi sepolti. Ci sono tombe e iscrizioni spiritose, scurrili e macabre, raccolte da tutta la regione, anche santuari e croci in memoria delle vittime. „Ein Rutsch, dann war er futsch“ (uno scivolone e poi se n´è andato) ricordo di un alpinista morto. „Unter diesem Rasen liegt die versoffene Kupferschmiednasen“ (sotto questo prato giace il naso ubriaco), un´altra debolezza di un morto alla gogna. „Hier ruht mein lieber Arzt, Herr Grimm, und alle, die er heilte, neben ihm“ (Qui riposa in pace il mio amato dottore, il Signo Grimm, e tutti quelli che ha guarito accanto a lui), l´abilità di un medico lunatico. Ecco il motivo per cui il cimitero è anche conosciuto con il nome „il cimitero divertente“.



domenica 22 giugno 2014

Il Sale

IL SALE

In quasi tutte le gite che io ho fatto, quando le guide ci raccontano oltre alla posizione geografica, le curiosità delle zone, e la storia, spesso, molto spesso, ci fanno notare un filo conduttore che lega queste zone a volte anche all'estero, con la nosta Italia.
Si potrebbe pensare, a guerre, oppure a delle conquiste, alle scienze, all'arte, e invece è un prodotto che noi abitualmente usiamo tutti i giorni, e che è in tutte le nostre case: "IL SALE".



Il comunissimo sale da cucina, ha origini antichissime, prima ancora di essere usato per cucinare, era un conservante naturale.
Secondo le informazioni che ho acquisito, già nel neolitico, circa 10.000 anni fa circa, l'uomo cominciava la sua evoluzione, da cacciatore diventava anche agricoltore e allevatore, aveva la necessità di poter conservare, sopratutto carne e pesce, e ci riusciva attraverso la salatura degli alimenti.


Il sale, o Cloruro di Sodio, diventava così indispensabile per la conservazione dei cibi deteriorabili, nel corso dei secoli, divenne anche un elemento importante per la cucina, i molti cereali coltivati, erano poveri di sale, per cui iniziò il cambiamento del gusto, affinchè divenne un elemento a cui era impossibile rinunciare, per dare sapore alle pietanze sia nella preparazione che nella cottura.
Quanti cibi devono la loro creazione grazie al sale, partendo dal "Garum"degli antichi romani fatto dalla miscelazione di interiora di pesce con il sale, alla bottarga, al caviale, all'aringa salata, al tabasco, alla pasta d'acciughe, al merluzzo.



E' un composto chimico, esistono tanti tipi di sale, quello usato comunemente in cucina, viene estratto dal mare e viene denominato sale marino, o da miniere terrestri, in questo caso viene chiamato salgemma.

Le popolazioni che abitavano lungo le coste europee in tempi antichi producevano limitate quantità di sale, facendo bollire l’acqua di mare sino ad ottenere la cristallizzazione ed il deposito del sale.
Tutte le civiltà della Terra hanno avuto un rapporto con questo elemento importantissimo, per le nostre diete alimentari: non possiamo vivere senza il comune sale da cucina, in quanto regola molte delle nostre funzioni vitali.




Col passare del tempo grazie l'ingegno dell'uomo comparve un metodo di produzione più veloce: quello delle grandi saline ad evaporazione solare.
L’acqua marina, raccolta in grandi vasche artificiali disposte in prossimità dei litorali, evaporava naturalmente permettendo così la concentrazione del cloruro di sodio.
Estese saline di questo tipo sono note presso le popolazioni italiche, ma furono sicuramente i Romani a fare della produzione del sale una vera e propria industria di cui detenevano il monopolio.
Come ricordano le fonti antiche in molte zone delle coste italiane erano occupate da impianti per la produzione del sale; i più importanti furono, probabilmente, quelli situati vicino a Roma in prossimità delle foce del Tevere. Si tratta delle saline di Ostia e di quelle, di origine etrusca, collocate presso la moderna Fiumicino e note nell’ antichità. Scavi archeologici attualmente in corso intorno all’Aeroporto Leonardo da Vinci (Fiumicino) stanno riportando in luce le canalizzazioni, le vasche di evaporazione e le infrastrutture produttive che costituivano il cuore delCampus Salinarum Romanarum.
Più l'uomo perfezionava la tecnica per la produzione, più miglioravano le tecniche per la conservazione.



Il sale, dunque, condizionò profondamente lo sviluppo delle società antiche; la sua centralità nella vita dell’uomo è largamente testimoniata nella letteratura, nella mitologia e nelle religioni.




I primi ad usarlo furono i Celti, per conservare il cibo, dato che occupavano le terre comprese tra la Francia meridionale e Salisburgo, che erano ricche di sale. In Egitto era importante nel processo di mummificazione.
I Maya, lo usavano mischiato a miele od olio per preparare medicine.
Gli Ebrei e i Greci lo usavano durante i sacrifici, come anche le sacerdotesse romane chiamate vestali che con la salamoia salavano la "mola" ( una focaccia sacra) sacrificale. Furono i Romani e le popolazioni del Salento ad usarlo come moneta di scambio.



Nel mondo romano si offriva del sale ai Penati, spiriti protettori della casa e della famiglia, e veniva dato del sale ai soldati come parte della loro paga (da questo deriva la parola "salario").
Utile per disinfettare, viene usato per purificare
Nella civiltà cristiana si metteva del sale nella bocca del battezzato.
Generalmente la frase " il sale della terra" è il riferimento a qualcosa che aiuta a preservare
Rappresenta la saggezza, l' incorruttibilità, l' eternità. La frase avere un sale in zucca, è sinonimo di acume, di responsabilità nell'agire, oppure si è soliti dire usare "con un pizzico di buon senso".
Se scagliato porta sfortuna agli altri, se fatto cadere per terra a noi stessi (in quanto era costoso).
Nell’epoca delle colonizzazioni gli schiavi venivano comprati anche con blocchi di sale.

l monaci nel medioevo portavano i malati nelle caverne di sale e lasciavano che respirassero particelle di sale. 
Si metteva nelle culle per proteggere i neonati, nella tasca sinistra dello sposo (nei Pirenei), sulle scarpe della sposa (in Germania), sul palcoscenico per proteggere gli attori (in Giappone).
Quante parole latine hanno la stessa radice della parola" Sal: salve (augurare un'ottima salute),salus (salute), salubritas (sanità), salario, salsiccia, salame (dal latino salare) e persino insalata (dall'uso degli antichi romani si salare le verdure per attenuarne il gusto amaro).
Anche il nome della città austriaca di Salisburgo deriva da Sal per le sue miniere di sale, come anche l'Alsazia che era chiamata "Terra del Sale".
Il sale ha da sempre creato un contatto tra le varie culture: quelle capaci di produrlo potevano offrirlo a quelle carenti, stabilendo rapporti commerciali.
Ben nota è anche la strada che proprio dal sale prendeva il suo nome, laVia Salaria, attraverso la quale questo prodotto giungeva da Roma sino alle zone più interne della penisola.
Ma non era la sola via del sale, erano considerate vie del sale anche le rotte di navigazione, utilizzate nell'antichità dai mercanti.




Marco Polo racconta, nel Milione, come il sale fosse moneta di scambio al pari dell’oro e di fondamentale importanza nell’economia della Serenissima che lo commercializzava tracciando delle vere e proprie “rotte del sale”; ancor’oggi si possono ammirare i Magazzini del Sale opera di ingenti dimensioni costruita nel punto strategico della città e adibita all’approdo delle imbarcazioni della potente repubblica marinara.

n Italia i popoli emiliani, lombardi, e piemontesi avevano ognuno una propria rete per spostarsi, dai vari centri abitati, punti di partenza delle pianure e delle colline, si sono andati formando dei sentieri, delle vie, delle mulattiere, attraverso le quali gli uomini dell’entroterra viaggiavano per andare a comprare il sale dagli uomini di mare. Erano dunque degli stretti sentieri, impercorribili con i carri, che arrivavano a tratti fin sopra il crinale delle montagne.




Per percorrerli gli uomini erano soliti fare uso dei muli, trasportavano merci riso, vino, lana e armi,che barattavano con l'oro bianco così definito.
Insieme al sale, giungevano a nord anche il pesce e l'olio e le acciughe ecco perchè se ne trovano così tante nella "bagna cauda!"
Le vie del Sale principali partono dal Piemonte, a sua volta collegato con la Provenza, dall’Emilia, dalla Lombardia , scendendo a Domodossola, risalendo la Valle Bognanco, superando il passo del Sempione per raggiungere Briga nel Cantone svizzero Vallese,

Mettendo in comunicazione la Pianura Padana con la Liguria, i sentieri erano snodo di incontri tra le varie regioni.
In epoca medievale questa strada oltrepadana era diventata particolarmente importante; i commerci si accrescevano e le famiglie potenti, come i Malaspina, si arricchivano, considerando che il sale era paragonato come valore all'ambra, alle spezie e alla seta. Ne approfittavano chiedendo ai passanti e ai commercianti il pagamento di dazi e gabelle, tanto era il valore delle merci trasportate, tanto si doveva pagare.






















Fino al 1975, in Italia, si pagò un'imposta sul sale.

La Via del sale nel suo tratto più facilmente percorribile, che dall’ abitato di Varzi porta a Genova, è diventata un luogo di transito per pellegrini e amanti della natura,nonché punto di interesse per storici e appassionati del territorio. Sono necessari tre giorni, tra rifugi dimenticati e piccoli borghi, con il silenzio, la natura incontaminata e le viste spettacolari dalle piccole montagne.



Esistono in commercio più tipi di sale, dalle caratteristiche differenti quali il colore, la capacità di salare, la percentuale di altri elementi (potassio, magnesio), e dalla provenienza.
I più conosciuti sono quello
rosa dell'Himalaya, quello azzurro dell'Iran, quello hawaiano rosso(ALEA ROUGE dal profumo di nocciola) o nero (di origine lavica), quello viola indiano(digestivo) o quello affumicato americano.
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