il filo dei ricordi-racconti

giovedì 27 novembre 2014

ischia 2014

ISCHIA 2014


Ischia, nella mia zona, è conosciuta sopratutto per le cure termali. Quando dici che sei stata ad Ischia, tutti ti chiedono se hai fatto le cure, ed è così, si fanno i fanghi, i bagni termali, le inalazioni a seconda delle patologie, ma c'è un'isola che comunque è molto bella da vedere....


Sole, mare, pinete, tantissime piante grasse, tramonti spettacolari, colori e profumi di peperoncini, pomodorini, trecce di aglio, ma anche tanto tanto disordine e trascuratezza.






Le strade del centro sono in buone condizioni, ma come ci si sposta un po verso l'interno, foglie, carte, escrementi di cani, la fanno da padrone sui marciapiedi, case abbandonate, giardini dove in mezzo alle erbacce ci sono piante cariche di limoni, e fiori di bounganvillea bellissimi, con tantissime agavi,


 un edificio che dovrebbe essere una scuola è la rappresentazione della trascuratezza, peccato perchè quest'isola, dovrebbe essere un gioiellino italiano, che noi italiani, come sempre non sappiamo gestire al meglio.

 Lo scorso anno, eravamo ospiti di un albergo in una bellissima posizione, quando il sole calava, indorava tutto il golfo, avevo raccontato tutto questo a Riccardo.


Quest'anno la zona è diversa,  non è così bello il panorama, per cui la delusione, che leggo negli occhi di chi mi ha accompagnato, è palese, sono anche io disorientata ma proprio perchè non voglio che prenda il sopravvento decido di visitare il castello aragonese.....


Il traffico sull'isola è caotico, i mezzi pubblici a volte strapieni, non si fermano, così ci avviamo a piedi,  per un bel pezzo camminiamo, finchè un ape/taxi ci passa davanti, la fermiamo, ci conduce in prossimità del castello...


Dal quartiere di Ischia Ponte,  



percorriamo i 220 mt  di ponte, che ci conducono alla biglietteria del castello, in pratica è un traforo nella montagna da dove si snoda la strada, una mulattiera in pietra , che conduce alla cima del monte e del castello, dalla quale partono le tante diramazioni che portano ai diversi edifici.
Siamo saliti con l'ascensore qualcuno di noi aveva qualche problema dopo aver tanto camminato.
 La visita del castello, va fatta senza fretta, assaporando tutte le nozioni, che ci sono nella guida, che ci hanno dato alla biglietteria Per prima cosa,
troviamo una chiesa che oggi è un polo espositivo di mostre temporanee di pitture e sculture. E' la chiesa dell'Immacolata, voluta dalla badessa delle suore Clarisse, che avevano il proprio convento all'interno del castello.
Non è stata ultimata, pur avendo venduto tutta l'argenteria del convento, le suore Clarisse non sono riuscite a completare tutti i lavori, le pareti all'interno sono bianche e non rifinite,  ma la cupola con otto finestroni, illumina l'interno di una luce calda e particolare, è rilassante,  anche se le sculture che erano esposte non mi dicevano molto,




 proprio di fronte c'è il bar, una sosta era d'obbligo e poi, seguendo i sentieri ben delineati, continuando a salire, abbiamo visitato il convento delle suore Clarisse di clausura ed il loro cimitero.




Non nego,  che da una strana sensazione, sapere che le suore morte, venivano poste su dei sedili di pietra, dove il corpo si decomponeva lentamente, i liquidi venivano raccolti in vasi, e  le consorelle vi si recavano quotidianamente, a pregare e meditare sulla vita e sulla morte.
Le parti comuni e le celle del convento ora sono un albergo 
ristorante.
Dalle terrazze, si possono ammirare panorami particolari e suggestivi, nelle giornate limpide, dal giardino degli ulivi è possibile vedere il Vesuvio, Procida, e  Capri.




procida



All'interno del castello, che era l'antico nucleo urbano di Ischia, la popolazione in caso di assedio, poteva vivere in modo autonomo per parecchio tempo. Avevano infatti orti, uliveti,  e viti, e attraverso una scala,era possibile raggiungere il mare, qualche rudere della scala si può ancora vedere. Era una fortezza inespugnabile.


Il Castello era la città dell'isola, tutto era concentrato sulla rocca e sulla sua sicurezza,  arrivò a contenere una popolazione di 1892 famiglie, nobili e borghesi, autorità, uffici pubblici, officine,
militari, i rappresentanti del clero, le tante chiese, monasteri, cattedrali. Una piccola chiesa a strapiombo sul mare, il carcere.




 Mi è piaciuto tanto, tantissima è stata l'emozione mentre il sole calava sulla baia, il nostro sguardo che si posava su tutto il panorama, ma.... dovevamo avviarci a rientrare...
con questa immagine salutavamo il castello 


Il rientro in albergo, non è stato dei migliori, nessun mezzo pubblico si è fermato, ci siamo rivolti ad un altro taxi e contrattando il prezzo, eravamo nientemeno in sei sul sedile posteriore, e Riccardo davanti con l'autista ....
Abbiamo avuto storia, tradizione, terrazzamenti e il fascino del bellissimo panorama.
Dobbiamo ringraziare i Signori Mattera, se il castello in tutta la sua maestosità, attende i turisti di tutto il mondo, permettendoci di fare bella figura.
Dal web:
"Nel 1912 lo Stato esponeva il Castello in vendita al pubblico incanto. L'avv. Nicola Mattera d'Ischia acquistò il complesso per il prezzo a base d'asta di 25.000 lire."
I dati sul prezzo d'asta sono discordanti, alcune guide dicono che il prezzo fosse di 44.000 lire. Insomma, lo abbiamo svenduto, ma per una volta, a mani capaci che lo hanno riportato a nuova vita.
Malgrado il malservizio pubblico dei trasporti,  e il degrado che in alcune situazioni persiste, si deve  andare ad Ischia e  visitare questo gioiello, non fosse altro perchè, dagli tanti balconi , che i nostri avi hanno saputo costruire con acume e buon gusto, per consentire ancora oggi, ai nostri sguardi di gioire di un panorama stupendo.







lunedì 17 novembre 2014

l'anniversario di matrimonio e il Monte Calvario di Domodossola

L'ANNIVERSARIO DI MATRIMONIO E IL MONTE CALVARIO DI DOMODOSSOLA


Due cari amici, componenti del gruppo Minigolf Lozza, hanno voluto festeggiare con noi il loro anniversario di nozze...
Quando si dice lo sport, l'amicizia e la voglia di stare insieme.....


Di prima mattina ci ritroviamo al minigolf, il caffè per darci carica e si parte verso il lago Maggiore, le piogge consistenti e frequenti di questo periodo sembra ci abbiano dato una tregua, mentre percorriamo le strade, che costeggiano il lago dalla sponda piemontese, e il fiume Toce, notiamo che molte case sono completamente allagate,


 giungiamo fino ad un punto di ritrovo e qui tutti insieme aspettiamo che ci raggiungano i festeggiati i quali hanno deciso di farci conoscere qualcosa delle loro zone.

Abbiamo raggiunto Mergozzo, la piazza del paese è per lo più allagata, non c'è posto per posteggiare per cui siamo ritornati sui nostri passi,

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                     abbiamo raggiunto la Val d' Ossola, e fortunatamente 
il mal tempo ci ha dato una tregua  e salendo sul Monte Mattarella, si intravedeva un poco di azzurro,   
   







 Siamo saliti fino al Sacromonte di Domodossola, o Monte Calvario, che domina la città, il santuario, e i diversi edifici dedicati alla memoria storica, e alla preghiera di Cristo crocefisso e risorto.

Nel 1990 la regione Piemonte ha istituito un parco considerato " Riserva Naturale Speciale
L 'UNESCO nel 2003, ha riconosciuto questo gioiello, patrimonio Mondiale dell'umanità, e lo ha inserito nel gruppo dei Sacri Monti prealpini, tra Lombardia e Piemonte.
Mentre saliamo in auto le battute e le risate completano il viaggio



Nella storia, il monte Mattarella, era una postazione difensiva, i reperti ritrovati nel corso degli anni, hanno dimostrato la presenza di vita già dal 530 circa. Dal VI° secolo, fu costruito un castello, continuamente ampliato per consentire di proteggere i passi alpini dagli attacchi che giungevano dal Nord Europa.
La proprietà era del Ducato di Milano, ma nel 1014 venne donato al Vescovo di Novara che ne fece il centro amministrativo della Valle dell'Ossola fino al 1415 quando venne distrutto dagli attacchi dell'esercito Svizzero.
Troviamo ancora i resti mura del castello e sulla torre la croce che illumina le notti  degli abitanti di Domodossola che alzando gli occhi la  vedono anche da lontano







Rimasto abbandonato fino al 1656 quando due padri cappuccini, Andrea da Rho e Gioacchino da Cassano, proposero la creazione del Sacro Monte, dedicandolo alla passione di Cristo, con l'aiuto di contributi notevoli della popolazione, l'anno successivo si diede inizio alla costruzione del Santuario del Santo Crocefisso.



Percorrendo i viali di pietra che conducono alla visita di questo complesso, veramente molto bello, i colori delle piante seppur dopo una settimana di pioggia battente, ci danno una sensazione di tranquilla serenità mentre le foglie colorate d'autunno ci ricordano il variare delle stagioni.







Fonte Web:
La realizzazione del nucleo principale del Sacro Monte Calvario fu assai rapida, anche in virtù del già menzionato sostegno finanziario offerto dalla comunità dei fedeli. Il giorno 8 luglio 1657fu celebrata la posa della prima pietra del santuario e già nel marzo del 1661si celebrava messa sull'altare nel quale era appena stato collocato lo splendido grande Crocifisso realizzato da Dionigi Bussola.
Il complesso di edifici che compongono il Sacro Monte Calvario è costituito dal citato Santuario del SS. Crocefisso- in stile barocco, a pianta ottagonale e ad aula unica – e da 12 cappelle, ognuna di forma diversa, che fungono da stazioni della Via Crucis (due le stazioni XII, XIII, XIV sono dentro il santuario, una posta sull'altare e due in altrettante cappelle interne).







  
                                                                                                                      

Proprio all'interno del santuario, rimaniamo colpiti per prima cosa dal pavimento, fatto probabilmente con scarti di parquet, di qualche villa signorile, 



quello che più mi ha affascinato, senza nulla togliere alle altre cappelle, sono due cappelle una posta sopra l'altare dove viene rappresentato Gesù che muore sulla croce,



 il viso di Cristo crocefisso



 e quello di Maria Maddalena



 esprimono la sofferenza fisica e il dolore della perdita, mentre nell'altra cappella posta sulla sinistra dell'altare, rappresentante la deposizione dalla croce, la scena sembra muoversi quasi fosse reale

 

Il nostro giro continua le fotografie di rito per poi raggiungere le nostre auto.....






gli uomini 



le donne 


ci aspetta il ristorante...

..... anche in questo caso,

                                             

il nome non è per nulla scelto al caso, sembra infatti che durante il periodo in cui governò il duce, lo stabile fosse una casa per appuntamenti, ossia un bordello, con tanto di tariffario, non per nulla nominato il "Divin Porcello".
Ora è un ristorante dove il cibo è molto buono, come è valido il servizio.


Una tavolata in compagnia, abbiamo mangiato, riso e ci siamo tutti un po' commossi, davanti all'emozione di Pinuccia.




I ringraziamenti sono d'obbligo per noi,
Luciano e Pinuccia, avete voluto farci partecipi della vostra voglia di festeggiare, ci avete fatto vedere un luogo che forse, non avremmo mai visto, siamo stati bene tutti insieme.
E ancora una volta tutti insieme vi rinnoviamo un grande grazie pieno di auguri.
                                               Gli amici del minigolf Lozza




giovedì 6 novembre 2014

IL TARTUFO

E' autunno le foglie cambiano colore, sui tralci tanti grappoli d'uva poi le foglie cadono e insieme a loro cadono anche i ricci pieni di castagne, nei boschi c'è vita, rumori di rami spezzati, fruscii di foglie spostate, voci di bimbi e di adulti, cesti pieni di frutti che la natura ci regala, castagne, noci, funghi e tartufi.


Non ho mai visto un tartufo da vicino ne ne ho mai assaggiato.
Mi rendo conto della mia mancanza e per il momento mi informo poi chissà mai che in futuro magari potrò assaggiarlo.

       

                                                                                                       

Ha tradizioni antichissime il tartufo, lo usavano i Sumeri che lo mischiavano con orzo, lenticchie e ceci, i greci, i popoli arabi, e naturalmente dai popoli latini. Plinio il vecchio, naturalista convinto, aveva coniato questa definizione:
Il tartufo sta fra quelle cose che nascono e non si possono seminare.
Fino a che la scienza non ha saputo dare risposte precise sulla crescita di questo tubero, diverse erano le versioni di credenza popolare, che suscitava lunghissime discussioni, in alcuni periodi si temeva fosse pericoloso e velenoso, per questo definito cibo del diavolo o delle streghe.



Nonostante le dicerie però l'uso nelle cucine non venne mai limitato e divenne anche un regalo pregiato da donare ad ospiti illustri.
Nel 1700, in Piemonte, si faceva grande uso del tartufo bianco, imitando la corte di Francia, considerato da tutte le corti d'Europa l'aglio del ricco, per il sapore agliaceo che emana.
A quei tempi se ne trovavano in grandi quantità, tanto che a Torino, i sovrani italiani invitavano, ospiti nobili di rango prestigioso, ambasciatori esteri, i quali potevano assistere o partecipare alle battute che organizzavano per piacere.


Si iniziò ad utilizzare i cani che grazie al loro olfatto si dimostrarono validi collaboratori nella ricerca del tartufo.
Venne utilizzato come dono di riguardo, sin da tempi molto antichi dal web:
Sant'Ambrogio ringraziava il vescovo di Como, San Felice, per la bontà dei tartufi ricevuti.
Ma ha lusingato tantissimi esponenti della nostra storia
Il Conte Camillo Benso di Cavour nelle sue attività politiche utilizzò il tartufo come mezzo diplomatico, Gioacchino Rossini lo definì "Il Mozart dei funghi", lord Byron lo teneva sulla scrivania perché il suo profumo gli destasse la creatività, Alexandre Dumas lo definì il Sancta Santorum della tavola. (fonte web)


Ma anche nel nostro secolo, il tartufo ha giocato un ruolo importante. Fu un albergatore, Giacomo Morra, che cominciò denominando il tartufo bianco " Tartufo d'Alba ", fu il primo ad intuire quanto potesse essere importante il tartufo in una zona come le Langhe, promuovendo il tartufo, promuoveva tutti i prodotti della zona, vino, carni, formaggi, nocciole e torrone.
Nei primi anni si appoggiò alle feste annuali vendemmiali ma nel 1930 diventava la Fiera dei tartufi d'Alba.
Sviluppando tutto il suo sapere, fondò una scuola pratica di cucina, attraverso lunghi tirocini si apprendeva l'arte del cucinare, e si acquisiva la patente o il diploma di chef, inventando o riproponendo piatti antichi della tradizione delle Langhe e di Alba in particolare. Un personaggio che ha fatto del tartufo la propria bandiera, nel suo albergo e ristorante son passati politici, scrittori, personaggi importanti, turisti buongustai di tutto il mondo.
la stampa inglese già nel 1933 mandava inviati per conoscere i Tartufi e descrivere ampiamente la Fiera ed un giornalista del Times scriveva nel novembre del 1933 sul suo giornale: le Langhe producono i tartufi bianchi d'Alba, i più profumati ed i più rinomati del mondo e quando nel 1936 un giornalista italiano chiese a Giacomo Morra perché il Tartufo d'Alba è il migliore del mondo, rispose con disarmante semplicità: " lo chieda al Creatore!".
fonte web


La storia di questo uomo, figlio di un mezzadro, che con l'impegno e non poche difficoltà, da oste diventò ristoratore, inventando parecchi antipasti, poi albergatore, e commerciante di tartufi bianchi di Alba, e neri che si faceva spedire da Norcia, per servire il mercato francese, studiò fino a quando scoprì il modo di conservarli, riuscì a raggiungere gli Stati Uniti con tartufi freschi e conservati..
Era l'ambasciatore del tartufo italiano nel mondo. Definito come il Re dei tartufi, seguendo l'esempio i regnanti nei secoli precedenti, che lo utilizzavano come dono diplomatico, Giacomo Morra decise di regalare ogni anno un grosso tartufo a uomini potenti, oppure a grandi artisti nel mondo.
Quello che non sapevo è che, proprio nella vicina Svizzera, a pochi km da casa mia, vi è il territorio idoneo per la crescita di questo particolare fungo.



Dal monte San Giorgio, (definito anche Monte dei Sauri, dagli studiosi dei fossili che lo definiscono un scrigno di tesori, visto i reperti di pesci e fossili marini lunghi anche sei metri, che sono stati ritrovati), fino al monte San Salvatore, che domina Lugano,
si trovano tartufi che non sono inferiori ne come qualità ne come profumo al famoso tartufo d'Alba.
La particolarità di un terreno calcareo unita alla vegetazione di latifoglie consente la crescita, e proprio un italiano di origine marchigiana ne ha fatto la sua professione. Fin da piccolo andava con il nonno per boschi alla ricerca del " diamante nero".
E proprio grazie a quest'uomo che il tartufo Svizzero, dal 1986 fino ai nostri giorni è stato venduto e riconosciuto nel mondo, offrendo tartufi freschi, che ricerca personalmente con l'aiuto del proprio cane.



 Il profumo che è la caratteristica del tartufo, è penetrante e persistente, e si sviluppa durante la maturazione lo scopo naturale è quello di attirare gli animali selvatici, cinghiali, maiali, tassi, ghiri e volpi, che spargeranno le spore che servono per continuare la crescita e la specie.


In Ticino crescono le quattro migliori specie europee di tartufi neri, anche se in questa zona la ricerca del tartufo e al momento solo amatoriale.

Ora devo solo assaggiarlo chissà che non mi cucini un piatto di tagliatelle al burro con tartufo e ...... buon appetito.



domenica 2 novembre 2014

IL MINIGOLF E LA S.L.A

Già in altre occasioni, ho avuto modo di vedere che il gruppo del minigolf non abbandona gli amici in difficoltà, lo fanno periodicamente con un ex giocatore ora ammalato, che non può più giocare, recentemente, hanno iniziato a programmare delle cene che loro stessi preparano...
Tigelle e gnocco fritto, un'altra volta poi spaghetti allo scoglio e fritto misto, fagioli alla texana.
Ho partecipato alle ultime due cene, oltre ai soliti giocatori che ormai conosco, ho visto una famiglia nuova, una bella signora bionda con due figli bellissimi e il marito. E' un bell'uomo, anche se è ammalato, ho scambiato solo il saluto con lui, osservo le attenzioni di sua moglie nei suoi confronti, l'accoglienza che tutti i suoi amici, gli riservano, le battute col bambino, alcuni sono molto presenti, penso che abbiano sicuramente alla base un rapporto speciale di amicizia.


Ha due occhioni azzurri, che girano e osservano tutto, qualcuno mi ha detto che la S.L.A. (Sclerosi laterale amiotrofica) lo ha colpito, ho pensato perchè?, mi chiedo perchè ad un padre di famiglia giovane? Perchè? Perchè?
E' seduto su una sedia, la figlia lo abbraccia, ride con i suoi amici, poi lo accompagnano di fuori all'aria aperta.
Parliamo di torte io e la moglie, mio figlio ha farcito il mio pan di spagna e ho fatto bella figura, ma il merito non è solo mio.



La volta successiva mangiamo all'interno, inizia ad essere freddo,
fagioli alla Texana, 



la signora ha fatto le tartine con il lardo e miele e altri antipasti, forse per lei è un piccolo svago,



 per lui è sicuramente integrazione, alla televisione c'è una partita, lo hanno messo a capotavola, gli occhi si spostano velocemente in base ai movimenti della palla sullo schermo, mentre viene aiutato dalla moglie ad alimentarsi e tra una boccata e l'altra ride con i suoi amici.



Scusate la parola, ma la natura è bastarda, e la vita è vigliacca,  non dovrebbero andare così le cose, non è così che dovrebbe funzionare.


Poi una domenica mattina, la telefonata di Riki:
"E' in terapia intensiva, non sappiamo nulla.......
Nessuno ha più gioito al minigolf, qualunque punteggio, qualunque vittoria, non avrebbe avuto senso.
Ci siamo tenuti informati con chi gli era più vicino.
Pochi giorni dopo, è venuto a mancare.
Si era pensato di invitarli a casa mia prossimamente, insieme ad altri, perchè purtroppo sono tanti e tutti in casa non ci stanno, abbiamo sbagliato ma non pensavamo ci avrebbe salutato così in fretta, ho nella mente l'immagine di un uomo abbracciato dalla figlia con accanto l'altro figlio e una donna speciale, sua moglie.

Lettera aperta ad un uomo

LETTERA APERTA AD UN UOMO.

“Per star bene abbiamo bisogno degli altri, e dobbiamo impegnarci a cambiare.

Per questo frequento un  centro multidimensionale, confrontandosi con gli altri si impara a lasciare quel che fa male e mantenere una distanza da chi ci fa stare male. Ognuno di noi ha il suo fardello, ma nella condivisione si comprendono cose che forse non si riescono a spiegare, non si dimenticano i dolori, le cattiverie, e gli errori, bisogna impegnarsi per continuare e passare il sottilissimo confine che ci permette di essere diversi, forse migliori, o semplicemente più umani.

In una recente occasione, una persona che malgrado il continuo interesse nei suoi confronti,  non interagisce con noi, chiudendosi dietro lo scudo della depressione,  si è alzato lasciandoci tutti molto sorpresi.

Sembra un uomo schiacciato da un problema, in difficoltà nel guardare negli occhi gli altri.

Lo esortiamo ad impegnarsi di più, chiediamo che ci racconti la sua settimana. Come passa le sue giornate, quale sia stato il suo stato d'animo Non ci da alcuna spiegazione, se non che si sta ripresentando la depressione.

Qualcuno chiede se è dovuto a qualche motivazione specifica, forse anche il cambio di stagione può aver influito, con una citazione viene esortato a risollevarsi, e la sua risposta seccata è che la depressione è ciclica e chi non la provata non può sapere.

Ho pensato a questo tutta la settimana

Ognuno di noi, è qui perchè ha avuto un percorso, non facile alle spalle, viene qui per esternare, per capire quello che gli è sfuggito, per migliorare ma sopratutto è qui per impegnarsi.

Davvero, sei così convinto che qualcuno di noi non sappia cosa sia la depressione?

Certamente ognuno sente il proprio malessere, mi sembra egoista da parte tua, pensare di essere l'unico che ha una sofferenza, la quale ti mette in difficoltà nell'impegno intrapreso.

Ognuno di noi, ha dei percorsi alle spalle, fatto di occasioni mancate, di dispiaceri, e di umiliazioni...a volte quotidiane.

Davvero credi che affrontare una nuova giornata per gli altri sia tutta una passeggiata o come direbbe qualcuno credente una “Pasqua”?

Chi è finito su una sedia a rotelle, e ha trovato la forza di ricominciare, avrà avuto i suoi momenti di debolezza, di paura di non farcela.

Chi ha figli, viene messo alla prova con critiche, rinfacciamenti ogni giorno.

Qualcuno di noi, ha alle spalle un percorso,veramente difficile, paga lo scotto dei propri errori, vive in un luogo che non è il suo, con gente che non conosce e che cambia continuamente.

Chi ha figli, con problemi seri di malattia, che non ha supporto di nessuno, se non la voglia di non arrendersi e di migliorarsi la vita giorno per giorno con poco...

Non conosciamo i tuoi problemi, perchè tu non ce ne fai parte attiva.

Non so se ho capito bene, ma ho l'impressione che tu abbia persone presenti nella tua vita, che non ti lasciano solo, e in più tu,  hai la fede  che ti supporta..

Dico la mia impressione,che non è una critica, mi spiace veramente vederti così, e sentire che ricadi periodicamente, naturalmente non sei tenuto a credermi.

Aver visto che ti alzavi e te ne andavi, come se le nostre motivazioni, non avessero interesse da parte tua, anche se sei giustificato dal tuo malessere, mi ha lasciata perplessa, la mia riflessione, credo che riguardi tutti i presenti.

Qui ci sono persone che hanno problemi, tutti i santi giorni, che affrontano la giornata, con coraggio, ti chiediamo solo di impegnarti.

Ma non a parole, con i fatti, con un impegno serio, perchè malgrado la tua inflessibile distanza, che continui a mantenere,

noi teniamo a te.

Non alzare un muro fatto di distanza, chi meglio di te, sa come sia importante una mano tesa con amicizia, non chiudere la tua in un pugno.

Tu che ci parli  di valori superiori, sai molto bene, cos'è l'amore incondizionato verso gli altri, fanne buon uso, che diventi, motivo per te e per chi si rivolge a te, di un atto di fiducia.



                                       Auguri Enrica