il filo dei ricordi-racconti

lunedì 19 gennaio 2015

FOSSOLI IL CAMPO DI CONCENTRAMENTO ITALIANO

FOSSOLI IL CAMPO DI CONCENTRAMENTO ITALIANO


Il 27 gennaio è la giornata della memoria 2015, a settant'anni dall'apertura dei cancelli di Auschwitz, per non dimenticare l'orrore del genocidio nazista.
In realtà la mappa dei campi di concentramento, era vasta e divisa in settori.
Campi di concentramento, campi di raggruppamento, campo di transito,
campo di prigionia e lavoro, e poi c'erano i campi che avevano campi di concentramento, campi di lavoro e prigionia, lavoro e sterminio.
In Italia avevamo due campi di transito: uno a Bolzano (Trentino Alto Adige)
e uno a Fossoli , in prossimità di Carpi,(Emilia Romagna).
Mentre a Risiera di San Sabba (Trieste) c'era un campo di detenzione.


La mamma di una mia cara amica è stata nel campo di concentramento e transito di Fossoli, per poi essere deportata con la sorella in un campo di sterminio tedesco. Non sa nemmeno lei, come sia sopravissuta a tanto, le sue parole sono sempre queste:
"Eravamo indesiderati, nei cuori e nelle menti, di persone piccole piccole dentro e fuori, non solo tedeschi, per lo più tedeschi, ma anche tanti... Italiani,"
Ricorda le notti passate, presso le case dei contadini, che le nascondevano, rischiando la propria vita e quella delle loro famiglie, per poi essere vendute, per pochi soldi, al podestà fascista della zona , da un contadino di una vicina fattoria, che aveva fatto la spia.
Gli occhi azzurri di questa persona, si riempiono di lacrime,
ha appena compiuto 95 anni, non voglio farla stare male, ha già dato tanto ....in sofferenza



Il campo di Fossoli, venne costruito nel 1942, in circa 15 ettari di terreno, lontano dal centro abitato, che attraverso una linea ferroviaria, superando il Brennero, si collegava con tutto il nord Europa. Era in una zona facilmente controllabile, il primo lotto definito "campo vecchio" venne istituito dalle autorità Italiane ed il ruolo iniziale, consisteva nell' ospitare militari prigionieri di guerra, dal luglio 1942 iniziarono a confluire in prevalenza soldati e sottoufficiali inglesi, africani, australiani e neozelandesi.
Le baracche in muratura, non erano ancora terminate ma si allestì un campo attendato, che ospitava circa 3000 prigionieri militari, i quali malgrado lo stato di prigionia, hanno riconosciuto di essere stati trattati in modo accettabile. La prima costruzione di 97 edifici di cui 47 erano baracche risultò insufficiente e vennero decisi i lavori di ampliamento della struttura, che raggiunse il numero totale di 93 baracche nel campo vecchio e 15 nel campo nuovo.
Durante l'estate del 1943, vennero terminati i lavori di ampliamento del campo tanto da contenere 5000 persone.
L'otto settembre 1943, subito dopo l'armistizio, uno spiegamento ingente di tedeschi, disarmando il presidio italiano se ne impadronì.
Con l'avvento della repubblica Sociale Italiana, la politica inasprita dal razzismo, cambia la destinazione d'uso del campo
Diventa un Campo speciale, di internamento per gli ebrei catturati in Italia, in seguito all'ordinanza del 30 novembre 1943, gli ebrei venivano considerati nemici.



Il ministro degli interni, della Repubblica di Salò, ordinava ai capi delle province, di radunare tutti gli Ebrei, in campi di concentramento ,
I primi 70 divennero quasi subito 97, il numero aumentava in modo vertiginoso, la notte tra il 20 e il 21 gennaio 1944, giunse un gruppo di prigionieri, da Aosta, nel quale c'era anche Primo Levi.
La prima deportazione, venne eseguita il 26 gennaio 1944, effettuta con
i prigionieri inglesi.
Sul secondo diretto che partì da Fossoli c'era anche Primo Levi, diretto ad Auscwitz, partirono in 650 deportati , ne tornarono dopo la guerra solo 23. Nel libro " Se questo è un uomo" tutto questo viene raccontato dalle prime pagine.
Nel marzo del 1944, le competenze e l'amministrazione sono nel complesso definite, vengono spartite tra autorità fasciste e naziste.




Il campo vecchio, alle autorità italiane, che avrebbero dovuto detenere e controllare anche per poco tempo, antifascisti, partigiani, genitori di renitenti alla leva, cittadini di nazionalità nemiche o detenuti comuni.
Fossoli è stato il campo nazionale, della deportazione razziale e politica dall'Italia, un ingranaggio che ben si incastrava nel meccanismo della deportazione,quando nel campo veniva raggiunto il numero di circa 600 persone, veniva organizzato un trasporto verso i lager, attingendo da tutti e due i settori del campo, con la connivenza e la collaborazione delle autorità italiane.


Era il luogo, dove i prigionieri attendevano la loro destinazione ultima, una sorta di stazione, circa 5000 deportati vennero destinati, smistati e inviati, ai più grandi, e ora conosciuti campi di sterminio.
Auschwitz-Birkenau, Mauthausen, Dachau, Buchenwald, Flossenburg e
Ravensbrück.
Alla fine di luglio del '44 i comandi nazisti non ritengono più sicura la struttura di Fossoli, ne decidono la chiusura, trasferendo gli ultimi internati nel lager di Gries, un sobborgo di Bolzano. Ma il Campo resta ancora sotto l'autorità tedesca, che lo utilizza fino a novembre come luogo di transito per lavoratori coatti.
Fossoli diventa uno dei principali centri di transito per la manodopera e si ipotizza che, tra agosto e novembre 1944, vi siano passate dalle 10000 alle 15000 persone destinate al lavoro forzato nel Reich.



Dopo la fine del conflitto, il campo vecchio venne completamente demolito e adibito ad uso agricolo, mentre la zona del campo nuovo è rimasta visibile, seppur non ci siano più torrette di difesa e reticolati rende l'idea dello spazio.
Le differenti e continue variazioni d'uso, hanno fatto si, che molti dati siano stati persi, o distrutti, molto ancora deve essere detto, spiegato e raccontato sulla gestione e sulle relazioni delle autorità coinvolte, così come devono essere ampliate le ricerche di chi è stato internato o vi ha solamente transitato.
Quante vite, quanto dolore, in un campo, dietro al filo spinato.


sabato 10 gennaio 2015



Luciano e Pinuccia


La prima volta che ho visto Luciano e Pinuccia, è stato in occasione degli scambi di auguri al minigolf di Lozza nel S. Natale del 2013, 

Poi il 6 gennaio successivo, in occasione della gara ad Arizzano, ho visto solo Luciano, che quel giorno ha fatto  una bella gara ed un'incetta di premi




Ricordo che faceva freddo, dei bidoni pieni di legna che bruciava,

cercavano di mitigare  la temperatura ma, erano talmente concentrati dal gioco che forse il freddo non lo sentivano.


  

    


                                                                         


   

per finire, Luciano  faceva incetta di Premi








Bravo Luciano!  Hai iniziato proprio bene, e chi ben comincia è già a metà dell'opera.



Ci siamo poi rivisti in occasione della gara di Arizzano 

dove la bella giornata e il panorama spettacolare, ha permesso a me e Pinuccia una bella passeggiata ammirando il mare dall'alto




La squadra tutta coesa continuava gli allenamenti








ma la sera con una piccola passeggiata lungo il mare ci godevamo un panorama così......



Il pranzo a casa di Marzia, e la volta successiva ci siamo recati Casirate d'Adda, una giornata di allenamento per gli sportivi  e proprio in quell' occasione , io e Pinuccia ci siamo recate al Santuario della madonna di Caravaggio



Per poi rivederci ancora a Montegrotto Terme, una piccola visita ad Este, per entrare al Duomo, prendere un rametto di ulivo, dato che era la domenica delle palme, senza contare le gare sociali in quel di Lozza che si concludono sempre davanti a piatti fumanti 


Buon 2015 Luciano e Pinuccia




domenica 28 dicembre 2014

La Villa Reale di Monza

La Villa reale di Monza



Avere i biglietti prenotati per la mostra di De Chirico, che non avevano una scadenza, ma vista la bella giornata e le previsioni che danno neve nei prossimi giorni, ci ha spinto a prendere la decisione, e ci siamo recati in quel di Monza...
Sapevo che stavano restaurando, la Villa Reale di Monza, ma per essere onesta, non pensavo fosse così bella.
Abbiamo visto, la mostra di De Chirico, il polo espositivo è sviluppato nel Serrone della Villa, era la serra degli agrumeti, veniva definito orangerie, citroneria o cedraia, oltre a contenere piante esotiche, l'architetto Piermarini aveva sviluppato con l'aiuto di meccanismi di ingenieria meccanica giochi d'acqua, interni ed esterni, per allietare gli ospiti nobili, che si sono susseguiti nella Villa durante i secoli.



Non mi ha entusiasmato la mostra, non è il genere di pittura che preferisco. anche se, attraverso le spiegazioni, sono riuscita a comprendere un po' di più, il disegno metafisico, le motivazioni, la ricerca continua, che hanno permesso a De Chirico di essere conosciuto, e di vedere riconosciute le sue opere in tutto il mondo.


Ma come tutti sappiamo, la pittura deve trasmettere qualcosa e io ho faticato a comprendere...
Siamo usciti da una porticina, che ci ha condotto nel roseto che pur essendo al 26 di dicembre, ha ancora dei boccioli,




 dimostrando così quanto sia stata anomala la stagione quest'anno, proprio alla nostra sinistra si apre la stupenda Villa Reale...


Tutto cominciò con gli Asburgo, nel 1771, l'arciduca Ferdinando d'Asburgo, penultimo figlio di Mariateresa d'Austria, raggiungeva Milano, che doveva diventare, una sorta di capitale decentrata dall'impero.



La villa Reale di Monza, nacque in un clima di slancio e rinnovamento,
doveva essere una residenza estiva di campagna, dove l'arciduca, governatore generale di Lombardia, si riposava, e riceveva i nobili lombardi, che si recavano in vacanza in Brianza, data la salubrità della zona, e la piacevolezza del paese....
Lo stanziamento di oltre 100.000 zecchini però modificò il progetto iniziale, Ferdinando, incaricò Giuseppe Piermarini, il maggior architetto operante in quel periodo a Milano, che progetta un edificio in stile neoclassico, ispirandosi alla maestosità della reggia di Caserta, con tre corpi principali disposti ad U, il corpo centrale di rappresentanza e due ali laterali per le stanze padronali e degli ospiti, altre due sezioni destinate ai servizi per un totale di 700 stanze. 



In soli tre anni l'opera venne conclusa, il complesso della villa si presenta con esemplare semplicità, i tre corpi disposti ad U, delimitano un'ampia corte d'onore, proprio dalla corte prende il via un viale lungo due chilometri, che collega idealmente Monza con il centro del potere, cioè Vienna. Monza infatti, venne scelta perchè si trovava sull'itinerario ideale, che collegava Milano con la capitale asburgica.
La corte austriaca, decise inoltre di bandire, ogni eccesso e ogni orpello, le facciate risultano prive di timpani, colonnati, e riquadri a rilievo , un desiderio di sobrietà, scelto per non urtare la popolazione e scatenare malcontento nel territorio occupato.
Ferdinando d'Asburgo, in questa villa, intrecciava anche rapporti politici, al fine di avvicinare la nobiltà e la borghesia all'impero austro-ungarico, tanto che ai suoi ricevimenti, organizzati con la moglie Beatrice d'Este, i patrizi lombardi, potevano sentirsi parte del gotha europeo.





La villa, ha però subito, nel corso dei secoli, rimaneggiamenti, si potrebbero definire degli attacchi allo stile razionale e lineare che la distinguevano, prima con l'avvento del dominio napoleonico, poi di nuovo con gli Asburgo e infine con i Savoia.
Con Napoleone Bonaparte, che fu incoronato a Milano come Re d'Italia nel 1805, il figlio della moglie Giuseppina, Eugenio di Beauharnais, fu nominato viceré del nuovo regno, e fissò la sua residenza proprio nella villa, che divenne Villa Reale.

Nel 1806 proprio per volere di Eugenio, oltre al complesso della villa e dei giardini, fu affiancato e recintato il parco che divenne una tenuta agricola e anche riserva di caccia, un parco che ancora oggi è uno dei più grandi d'Europa. Dopo la caduta dell'impero di Napoleone, fecero ritorno alla villa gli austriaci, per poi giungere nelle mani dei Savoia, che nel 1861 divennero i sovrani d'Italia, proprio i Savoia hanno lasciato impronte significative nella villa.
Portarono l'energia elettrica, i lampadari che sono nella sala da ballo sono originali dell'epoca.
Umberto I°, amava risiedere a Monza, passeggiare per i giardini all'inglese, cacciare nel grande parco, e ricevere le sue numerose amanti negli edifici di servizio.

Per più di un ventennio, frequentò Monza e i monzesi, ristrutturò ambienti della villa, secondo il gusto sfarzoso della fine ottocento, si nota il cambio di gusto, proprio negli appartamenti destinati agli ospiti di sangue reale, nelle sale di rappresentanza, e nelle camere del sovrano e della moglie Regina Margherita.


Avendo visitato il salone, gli appartamenti reali, anche se alcuni ambienti non avevano più i mobili originali, devo dire di esserne rimasta affascinata, i bagni tutti in marmo, le tappezzerie alcune originarie e restaurate,altre rifatte seguendo stile e colori. I pavimenti in parquet, e i mobili  eseguiti dal Maggiolini, riconosciuto come il migliore ebanista d'Italia, che ha lavorato sia per gli Asburgo che per i Savoia, sono pregiatissimi.







Dalla sala di rappresentanza, dove gli intarsi del soffitto sembrano specchiarsi nel pavimento, fino agli appartamenti privati dei reali.
Il Salotto della Regina, nella camera da letto, nel bagno fino alle stanze private di Umberto I, tutto è un trionfo di intarsi, caratterizzati da un solo ed unico tipo di parquet, fino a completare la biblioteca privata dei coniugi Savoia, dove l'arredo e il pavimento si fondono, la biblioteca era il luogo dove Margherita amava ritrovarsi, era un'intellettuale che oltre alla letteratura, apprezzava Fogazzaro. Carducci pur essendo un repubblicano convinto, non sfuggì al fascino della regina e le dedicò una ode, amava anche il canto, i balli e il cinema, nella villa di Monza, furono ospiti e fratelli Lumieré, inoltre prendeva lezioni di canto, di latino.
È stata la prima first lady e forse l'unica, che l'Italia abbia avuto aveva ricevuto consensi in tutti i luoghi in cui si avvicinava.
 Recando prestigio alla casa Savoia, presso qualunque ceto sociale,dalla nobiltà al popolo. Nelle bellissime vetrine della biblioteca, ora si trovano, dei piatti che facevano parte di un servizio che superava i 400 coperti, i libri della biblioteca, si trovano presso il Quirinale.
I reali, dormivano in camere separate, il loro matrimonio era di ragion di Stato, da cui nacque come erede al trono Vittorio Emanuele III, la regina Margherita, dopo aver trovato il proprio sposo a letto con l'amante, la duchessa Litta, aveva reso i rapporti fra i due coniugi solo di rappresentanza, conduceva una vita sobria, amante della cultura e del proprio ruolo di sovrana.

Dietro un guardaroba negli appartamenti del Re, c'è una scala, che consentiva al nostro sovrano, di recarsi dalla propria amante, nel paese vicino di Vedano al Lambro. Si dice, che la prima strada ad essere illuminata dalla luce elettrica, fosse proprio quella che conduceva alla villa padronale della donna, che confinava col parco di Villa Reale. E' stata la storia più duratura, che Umberto I° abbia avuto, iniziata prima del matrimonio, che ha continuato, durante e dopo il matrimonio del Re.
Eugenia Attendolo Bolognini, è il nome della donna, già sposata con il Duca Litta Visconti. 
Dotata di bellezza, sensualità,  cultura e finezza, instaurando un rapporto duraturo per tutta la vita, superando le altre relazioni sentimentali, che il sovrano aveva con altre nobildonne e ballerine, fino alla fine..
Un altro aneddoto raccontato, è che, la regina Margherita, persona di grande intelligenza e modernità, abbia consentito all'amante del marito di stargli accanto per una ventina di minuti....dopo la morte del re.
L'unica stanza a doppia altezza, è la sala da ballo, dove da una balconata i musicisti suonavano i loro strumenti, la guida ci invita a immaginare gli invitati, mentre ballano, in questo salone, dove sulle pareti e sulle volte, le decorazioni hanno una caratteristica particolare.
Umberto I di Savoia, fu soprannominato, per la disponibilità verso il popolo in difficoltà, il "Re Buono", per altri motivi venne soprannominato "Re mitraglia".
Venne ucciso da un anarchico di nome Bresci, nel luglio del 1900, stava presenziando ad una attività sportiva proprio a Monza, non ascoltando i consigli delle guardie, della sua sicurezza, non indossò la maglia protettiva in ferro, visto la grande calura, alla chiusura dei festeggiamenti mentre si recava alla propria carrozza, ricevette dei colpi di pistola nelle zone vitali, quando raggiunse la villa era già spirato.
Venne mantenuto nella vasca da bagno, con ghiaccio e formalina fino al rientro di suo figlio Vittorio Emanuele III, che si trovava in crociera sul mediterraneo con la moglie Elena.




Il nuovo re, non volle più aver nulla a che fare con questa splendida villa, fece trasferire buona parte degli arredi, a Roma al Quirinale, lasciando questo gioiello dimenticato e trascurato per più di un secolo.
Sono due anni che si sta restaurando per restituire al complesso della villa, alla corte, e al suo giardino, l'antico splendore.




mercoledì 10 dicembre 2014

I PREPARATIVI AL SANTO NATALE

E' martedì, sono dalla signora Licia, la mia nonnina, dopo i soliti saluti, mi dice: " fa freddo oggi,"  le rispondo  che ieri sul tunnel del Gottardo nevicava..
Vorrebbe la neve per Natale, perchè altrimenti le festività natalizie non si sentono...


e come sempre inizia a raccontare...
Era bello il Natale, ora Voi giovani, correte fuori e dentro dai negozi, poi vi lamentate che avete speso soldi,  e siete stressati, noi invece preparavamo tutto in casa.
Mia mamma e la mia zia Romilda, pulivano tutta la casa, pavimenti lavati a lisciva, e lucidati con la paraffina, lucidavano tutti i paioli di rame, 


 le tende venivano  inamidate, e la sera intrecciavano i rami dei salici,facevano le corone, che poi le rivestivano con i rami dell'abete.  Ci mettevano noci, nocciole e mele, oppure pigne,  e non mancavano mai le quattro candele, decoravano con qualche passamaneria a quadretti, erano belle  e profumate.




Con quelle meline, che al Signor Conte non si potevano dare,(erano troppo piccole), facevano di tutto, noi le mangiavamo,....  eccome se le mangiavamo.



Il giorno della vigilia, la zia Romilda con lo zio, preparavano la trippa, il profumo della pietanza, si sprigionava per la casa, mentre la mamma finiva gli ultimi preparativi.



La tovaglia ricamata, era nel baule nella camera dei miei gentori, la tenevo stretta a me, mentre scendevo le scale, era considerata un tesoro, bisognava tenerla con cura,


sulla parete un ramo d'albero, addobbato con la carta delle caramelle, o con fiocchetti di carta crespa riciclata, non avevamo l'abete in casa 


ma facevamo il presepe, con le statuine intagliate nel legno, dal mio papà, e il muschio fresco, che mio cugino aveva raccolto nel bosco.
Prima di sera, con mio cugino Felice, con il  nostro gerletto in spalla, ci recavano nel paese vicino, a prendere il pane per tutti, anche per le famiglie degli zii, che abitavano in un'altra corte.
La zia Armida, da Como, mandava per ogni fratello, una bottiglia di vermouth,  per i bambini caramelle. Un anno in particolare ha mandato per me, un bel velo bianco di pizzo, da usare in chiesa durante le funzioni, il bigliettino diceva così: 
" voglio bene a tutte e tre, ma a te di più, ma non si deve dire..." mentre me lo racconta, mette il dito sulle labbra e dice in dialetto: " Sa tas", ..... si sta zitti.


Il giorno di Natale, si mangiava nella ca' bella, in pratica in sala da pranzo, l'unico problema era che, il camino non aveva un buon tiraggio, faceva fumo, per cui venivano messi dei bracieri sotto il tavolo e negli angoli per riscaldare la stanza.


Si mangiava pane bianco e " il pan de mej", era festa.
Quello dolce? chiedo io.
No!! era pane di miglio, quello dolce,  si mangia per San Giorgio, il mese di aprile...
E' un'enciclopedia umana,... penso io... mentre continua a raccontare.
Felice era furbo, spiava la sua mamma e la mia, scopriva dove nascondevano i pochi regali, che ci facevano trovare la mattina di Natale sotto l'albero, qualche biglia per i maschietti, le bambole di pezza per noi bambine, qualche mandarino e spagnoletta (arachidi).
Non era Gesù Bambino, ma " ul bambin dal Gesù" , (il bambino che aiutava Gesù), che consegnava i doni, era il suo aiutante, come faceva se era appena nato a far tutto quel lavoro?
 E così,  ogni casa, narra la sua leggenda.
Il giorno di Natale, in cucina oltre alla trippa, con le zampe delle galline ed il collo, si faceva il brodo. Il resto del pollo, si faceva arrosto, le patate nel forno della stufa economica,  mentre la nonna che affettava il lardo, la pancetta, e il salame.


Che profumi,  se riuscivamo.... rubavamo qualche fettina.....
Non mangiavamo il patè, non sapevamo che ci fosse, ma facevano una crema coi fegatini, che messa sul pane,  era proprio buona, e poi come dolce mangiavamo la miascia. Quando  papà riusciva a lavorare in Svizzera, anche per poco tempo, mangiavamo il panettone, non ci mancava niente, ("serum paesan"), eravamo contadini.

miascia  tipico dolce                                            lombardo


Altro che supermercato, Ipermercato....era tutta roba di casa, tanta fatica.... ma cumè l'era bel........Come era bello......



domenica 7 dicembre 2014

Mia figlia Amsterdam e noi

Mia figlia Amsterdam e noi


Avevano già prenotato da tempo, e dovevano partire per Amsterdam, mia figlia e suo marito, il tempo da noi inclemente, non ha mai smesso di piovere.
Proprio nella loro nuova e bella casa, l'acqua è diventata un problema, con tre pompe che andavano giorno e notte siamo riusciti ad evitare danni, ma eravamo veramente preoccupati, tanto che non volevano più partire.
Li abbiamo convinti ad andare, contando sull'impegno di Riccardo che ha monitorato, controllato costantemente la situazione.




Poi il giorno della loro partenza e arrivo ad Amsterdam, verso le ore 22 arriva un messaggio sul mio cellulare, prima ancora di guardare cosa mi avesse scritto, ho pensato che si volesse informare sulla situazione maltempo, invece il testo diceva così:
"Mammaaaaaa, siamo usciti ora dal museo di Van Gogh, bellissimo, domani visitiamo la Casa di Anna Frank, avresti dovuto venire con noi, la prossima volta ti portiamo, buona notte TVB.



Leggere quel messaggio, per me ha voluto dire tante cose:
una di queste è che se pur non ho studiato, rispettano le mie passioni, e le hanno fatte diventare un pochettino anche loro....
la seconda è che pur avendo modi e pensieri diversi, non siamo così distanti, e si fidano del nostro operato tanto che non mi ha nemmeno chiesto della situazione pioggia.
La terza cosa è che se pur non lo dicono mai, mi vogliono bene.
Anche mio genero, quando è tornato, mi ha detto:
"Bello il museo di Van Gogh, non è il mio genere, ma bello veramente".


A volte ci sono delle incomprensioni, dei modi diversi di vedere le cose, che poi certamente passano, sono momenti di tensione, causati da stanchezza, da voglia di autonomia, forse un po' di ribellione, ma non siamo distanti col pensiero, e col sentimento e questo credo che sia quel che più conta.





Mi ha portato cartoline ed opuscoli, mi ha parlato della casa di Anna Frank, di quanto l'abbia colpita. Io e Chicco l'ascoltavamo e attraverso il libro e gli opuscoli, ascoltavamo le sue spiegazioni, tre generazioni, davanti alle atrocità dell'olocausto...in mezzo alla tristezza di quegli eventi, noi eravamo vicine.

sabato 6 dicembre 2014

I BAMBINI E BABBO NATALE


E un sabato mattina, 6 dicembre 2014, sto pulendo i vetri di un salone, di fronte a me, in un piazzale, ci sono tanti bambini, accompagnati dai loro genitori. Guardo queste famiglie e il pensiero, torna indietro negli anni.
E ' bello vedere queste famiglie, insieme per i loro figli, mamma e papà, una volta si vedevano più mamme ora finalmente la presenza maschile è aumentata.




Poi lo sguardo volge verso il cancello aperto, una bimba con tanti palloncini colorati legati alla mano un'altra che ha nelle mani tante buste, colorate, e poi uno scampanio....



E' stata una sorpresa anche per me, a dorso di mulo, è arrivato,


 vestito di tutto punto BABBO Natale, i bambini lo guardavano sorridendo, e poi la domanda :
" CHE BARBA LUNGA CHE HAI! E' FINTA?


" Prova a tirare"- è la risposta,
Il bambino allunga la mano, ma la mamma interviene prontamente, ma è proprio babbo natale a dire...." lo lasci provare "....
La barba è vera, e dopo questo,  le attenzioni passano tutte al mulo che, essendosi spaventato ha lasciato il suo ricordo proprio sulla strada.
Questo ferma per un attimo i bambini,  il povero animale viene spostato  e ricominciano le carezze...



I bambini sorridono, il mulo, lo ha le orecchie basse e la coda in alto segno di tensione,
Poi un'insegnante, li fa mettere tutti in cerchio a seconda dell'età, ognuno, infila nella corda del palloncino la propria letterina ,



 e poi tutti insieme con babbo natale si liberano tutti in cielo.




E' uno spettacolo vedere bimbi e genitori col naso all'insù mentre guardano i palloncini che si disperdono nel cielo grigio di questa uggiosa mattinata.




Urla, grida, e risate accompagnano questo momento....
I genitori dei bimbi ritornano bambini, anche loro con la testa all'insù a seguire un palloncino intriso di richieste di giochi per i bimbi, di salute e affetto per gli anziani e gli ammalati, di lavoro e di tranquillità, per chi deve avere un futuro e un po di normale, normalissima normalità per tutti.