LA
RAGAZZA CON L'ORECCHINO DI PERLA
In
seguito alla chiusura del museo "Mauritshuis ", dell'Aia
in Olanda, per importanti lavori di restauro e ampliamento, una
parte di collezione dedicata da Vermer fino a Rembrand è giunta
anche in Europa, dopo aver girato diverse Capitali importanti del
mondo da Tokio e Kobe in Giappone nel 2012, a San Francisco, Atlanta
e a New York nel 2013.
La
città che la ospita è Italiana e si tratta di Bologna, è l'unica
tappa europea.
Dal
8 febbraio al 25 maggio 2014,a Palazzo Fava si potrà visitare
questo stupendo percorso che comprende l' opera ormai famosa, che è
diventata il simbolo dell'Aia, "La ragazza con l'orecchino di
perla", così come la Gioconda è il simbolo di Parigi.
La
biblioteca di un paesino vicino al mio, organizza molto bene questi
eventi, a cui naturalmente, ho partecipato con un'altra mia amica.
Giunti
a Bologna avevamo la visita alla mostra prenotata per il primo
pomeriggio, abbiamo così visitato la città, devo sinceramente dire,
che l'avevo vista un po di tempo fa e non mi aveva entusiasmato
molto, l'avevo trovata sporca, oggi invece la città è pulita e
molto ben organizzata, i negozi malgrado sia un giorno di festa sono
tutti aperti, e a disposizione dei turisti e visitatori in occasione
della mostra
Seguendo
la cartina fornitaci dalla biblioteca, dalla Piazza di Nettuno dove
la fontana con Nettuno è in bella mostra, arriviamo fino alla
piazza delle due torri:
La
torre degli Asinelli e la Garisenda :
nel
medioevo Bologna ospitava più di 100 torri queste sono le due più
famose, sono salita sul tetto della torre degli Asinelli ho percorso
i 498 scalini, alternando la salita con delle soste per permettere
agli altri avventori di scendere, così ho avuto anche modo di
riprendere fiato, è veramente faticoso, giunta in cima (ce l'ho
fatta) la torre è alta 97,20 mt e ha una inclinazione di mt 2,23
usata per scopi militari, durante la seconda guerra mondiale la torre
veniva utilizzata con funzioni di avvistamento, i volontari si
appostavano in cima per indirizzare i soccorsi verso i luoghi della
città bombardati.
Da
qui si vedono la Cattedrale di San Pietro, la Basilica di San
Petronio le antiche strade medievali che attraversano la città in
ogni direzione e più lontano il panorama dei pittoreschi colli
Bolognesi, fino a offrire una vista che, in giornate particolarmente
limpide, può arrivare fino al mare e alle Prealpi del Veneto. Una
leggenda dice che visitare queste torri prima di aver concluso gli
studi all'università, porterebbe grosse difficoltà accademiche,
ma è solo supestizione.
La
discesa non è stata semplice, i gradini stretti non permettevano di
mettere il piede diritto, per cui si doveva fare attenzione,
una
volta usciti però eravamo soddisfatte, mentre camminavamo ho
mangiato il mio panino e poi un bel gelato, La torre Garisenda, in
seguito ad un terremoto subì un cedimento del terreno, per evitare
un crollo venne abbassata a 48 mt di altezza. La camera di commercio
di Bologna, detta anche Loggia dei mercanti era la sede degna
dell'importanza delle varie Società d'Arte, e conserva le misure a
cui devono corrispondere le tagliatelle emiliane.
Siamo
così arrivate al complesso di Santo Stefano che affacciato su una
delle piazze più belle della città, chiude due file di portici
divergenti da via Santo Stefano, la Basilica è formata da sette chiese, qui si sono susseguiti nel corso dei secoli, la prima chiesa
venne costruita da Ambrogio, vescovo di Milano, mezzo secolo dopo Il
vescovo di Bologna vi fece costruire una riproduzione del Santo
Sepolcro di Gerusalemme.
I longobardi poi, ne fecero il loro
principale centro religioso, verso la fine del X secolo dopo un
periodo di abbandono, dei frati benedettini iniziarono a ricostruire,
creando una basilica simile alle scatole cinesi, fatta di chiese e
cortili, chiostri e passaggi,
un complesso insieme che ha mantenuto
il suo fascino anche dopo i restauri che si sono succeduti nel tempo.
Palazzo
Fava,
contiene affreschi bellissimi, con soffitti a cassettone che
lasciano a bocca aperta, non è possibile fotografare, ma sono
meravigliosi.
La mostra ospita alcuni tra i dipinti più famosi di
Rembrandt, ma non solo troviamo artisti come Gherardo delle notti,
che venne a Roma per perfezionare i suoi studi e divenne un
estimatore di Caravaggio.
I
pittori olandesi seguirono le tendenze naturalistiche ,
specializzandosi in nature morte, paesaggistiche e di pittura in
genere, anche il ritratto era popolare, non si differenziava tra
classi sociali, non avendo la religione come tema, che dominava come
nelle corti europee cattoliche, i pittori olandesi si specializzarono
su scene di vita quotidiana, o su ritratti che venivano richiesti dai
ricchi olandesi, tanto da diventare soggetti pittorici, paesaggi,
marine, c'era chi si specializzava dipingendo solo animali, oppure
rappresentavano il potere commerciale e navale che aveva
caratterizzato il Secolo d'oro della Repubblica.
Molti
grandi ritratti di gruppo venivano richiesti dalle compagnie di
milizie come "La ronda di notte"di Rembrandt.
Mi
è piaciuto molto il passaggio dove si rappresentava la
paesaggistica, la guida parla di completezza di particolari tanto che
si potrebbero contare, i sassi che ci sono, o addirittura sembra di
poter toccare i fili di erba,queste opere venivano accuratamente
composte usando la lente di ingrandimento.
In
alcuni paesaggi il cielo diventa il protagonista e sembra di poterlo
toccare., occupando quasi tutto lo spazio della tela
Molti
artisti autorevoli si sono dedicati anche al ritratto, benchè
venisse considerato un stile meno importante, diversi furono i
pittori che si dedicarono a questo tipo di pittura.
Erano
esponenti della Golden Age dell'arteolandese, in mostra abbiamo visto
36 tele tra
cui quattro Rembrandt, un altro Vermeer (Diana e le sue ninfe)
Jan
Steel con la sua “ragazza che mangia ostriche”,
Ter Borch con la
sua “donna che scrive una lettera”,
Van Honthorst con la sua
“suonatrice di violino”
e Carel Fabritius con il suo “cardellino”
Chiude
il percorso la ragazza con l'orecchino di perla,
il ritratto rientra
nella categoria dei tronie, una forma artistica in voga nell'Olanda
del 600, Vermeer dipinse il quadro nel 1665, alla morte si trovava
ancora nel suo studio, da quel momento se ne perdono le tracce,
ricompare ad un'asta nel 1881, viene acquistato per due fiorini e 30
centesimi, nel 1902 l'ultimo proprietario lasciò al museo
"Mauritshuis " dell'Aia una collezione di dodici dipinti
tra cui anche la ragazza con l'orecchino di perla. Della vita di
Vermeer non si sa molto tranne che aveva ereditato dal padre una
locanda e come il padre, oltre a dipingere svolgeva il ruolo di
piccolo mercante d'arte, era di religione protestante, ma si convertì
al cattolicesimo per sposare Catherina Bolnes di ceto superiore al
suo, con la quale ebbe 14 figli, per poter sopravvivere si trasferì
presso la casa natale della moglie, alla sua morte lasciò pochissimi
averi e molti debiti.
Anche
Rembrandt che pur era molto più stimato come artista, rispetto a
Vermeer, morì in povertà, perchè viveva al di sopra delle proprie
possibilità.
Erano
esponenti della Golden Age dell'arteolandese
Uscendo
con gli occhi pieni di immagini e colori, andiamo a vistare la
Basilica di San Petronio ma la lunga fila ci ha spinto a desistere,
e siamo saliti nella mostra del palazzo comunale, e poi siamo entrati
nella Cattedrale di San Pietro che dall'esterno è quasi anonima,
mentre l'interno mi è piaciuto molto, per la seconda volta oggi,
ho visto il presbiterio posto più in alto, per salire si devono fare
dei gradini, rispetto al piano dove i fedeli pregano ci avviamo al
ritrovo per il ritorno a casa
Bologna,
con i suoi portici, i più lunghi al mondo,
cattura il visitatore
abbracciandolo, Piazza Maggiore è il cuore della città, il centro
storico è fra i più estesi d'Italia, ben conservato e vivo,
l'università, la più antica d'europa, la cucina tradizionale. Mi
mancano tante cose da visitare, chissà se tornerò ancora ...per il
momento mi accontento......