LA
MOSTRA DI VICENZA
VERSO
MONET......storia del paesaggio dal seicento al novecento
La
Basilica Palladiana è il simbolo di Vicenza, dalla Piazza dei
Signori, domina imponente e magnifica è diventata monumento
nazionale e ospita l'ultima mostra di Marco Goldin.
La
mostra divisa in cinque sezioni passa attraverso i secoli, spaziando
tra i paesi europei e il continente americano, le opere esposte ci
raccontano il paesaggio attraverso i cambiamenti di stili, e il modo
di vedere la natura.
Nel
seicento la natura, inizia a diventare il soggetto, non è più solo
una scenografia, inserita in un quadro, i primi pittori che
introdussero la natura come elemento furono Annibale Carracci e
Domenichino.
Lorraine
e Pousseine con Salvator Rosa, documentarono e rappresentarono, il
vero e il falso della natura, la pittura viene vista in senso
poetico, armonie che potevano variare anche a seconda delle richieste
dei committenti, basati
tuttavia su un’osservazione diretta della natura, i dipinti
venivano ideati ed elaborati su formule stabilite dalla tradizione.
Comprendere
l’arte richiede tempo, il desiderio di penetrare nel loro mondo
poetico, nel familiarizzare con infiniti particolari, quasi
sottigliezze.
Ma
è in Olanda, sempre nel seicento, con pittori come Van Ruisdael e
Hobbema, Van goyes a Seghers che aprono la strada della modernità,
anticipando di due secoli, il realismo e l'impressionismo.
Nella
seconda sezione il paesaggio sia naturale che cittadino diventa
veduta, il "vedutismo" si sviluppa per lo più a Venezia
dati gli scorci di particolare bellezza e attrattiva della città.
Il
filone del vedutismo si divide in due :
- si può rappresentare il paesaggio, prendendo diverse caratteristiche reali ma in luoghi differenti e formarne un "capriccio" oppure
- preferisce rappresentare la natura nel modo più spontaneo possibile, riproducendo la realtà. Il pittore che più ha seguito con coerenza questa seconda scelta è l'olandese Gaspar Van Wittel, mentre il nostro Canaletto spaziava per tutte due le possibilità, usando anche la camera ottica con cui raggiungeva una perfezione visiva che l'occhio naturale si lasciava sfuggire.
Nel
secolo precedente il paesaggio veniva adattato alla richiesta del
committente del quadro, per cui era una cosa a se stante, ora invece
il paesaggio di natura o di città diventa il protagonista.
Molti
dei quadri esposti giungevano alla mostra come prestiti, che il
pubblico italiano non aveva la possibilità di vedere, io sono
rimasta a bocca aperta guardando il quadro del Bellotto "l'Arno
verso il ponte di Santa trinità a Firenze"
l''ARNO VERSO IL PONTE DI SANTA TRINITA' A FIRENZE
In
questa sezione alcuni dipinti avevano grandi dimensioni, ma nelle
sezioni successive si apre un mondo di sentimenti e di
rappresentazione, la bellezza della natura vista nel periodo del
romanticismo, verso il 1830, alcuni
pittori, diversi per temperamento e stile, animati però dalla stessa
voglia di riscoprire la purezza della natura, immergendosi in essa,
sperimentando il concetto di " Studio dal vero", si
trasferirono vicino a Fontainebleau,
vivendo in uno dei luoghi
incontaminati, lontano dalla città, ma anche spinti da voler
rappresentare la quotidianità, così nacque la scuola di Barbizon in
Francia.
(La Senna a Argenteuil)
ca 1873
olio su tela
46 x 65 cm
Musée d'Orsay, Parigi
I
sentimenti che la natura stessa stimolava venivano rappresentati,
nella quotidianità, i temi principali erano i paesaggi e le persone
al lavoro nei campi.
Questo
periodo coinvolge tutta l'Europa, dall'Inghilterra dove Turner da
un'impronta personale, in Francia con Constable, Corot Millet,
Coubert con il suo quadro Onde, fa percepire la forza e la
pericolosità del mare in burrasca.
Ma
il confronto si fa con gli altri pittori europei, non francesi
Von
Wright, esponente della Golden Age finlandese,
il norvegese Dahl, già
internazionale ai suoi tempi, l’ungherese Karl Lotz con la vita
campestre della puszta e il romeno Grigorescu, formatosi a Barbizon.
Il confronto più ampio con i pittori del periodo romantico
americano che appartenevano alla Hudson River School dove la
differenza sta, nel rapporto degli spazi sconfinati americani,
rispetto alla reltà domestica europea. (1820-1840)
E
proprio dalla realtà domestica che prende il senso di radice, un
cambio di visione, il terreno, la sua descrizione.
Dal
1870 circa fino al 1900, in un periodo di crisi dell'impressionismo,
dove alcuni pittori dipingevano anche negli studi e non solo "en
plein air ",prende forza il senso di rappresentare la natura
anche seguendo l'introspezione personale, del proprio stato d'animo,
Van Gogh , rappresenta molto bene i suoi periodi di euforia
alternati a periodi di depressione.
Van Gogh
Ma è Monet la vera perla di
questa mostra, uomo che a partire dai quadri dipinti a Fontainbleau,
spostandosi poi ad Argentuil,fino al 1878, ha girato moltissimo,
realizzando opere in Normandia, a Vetheuil lungo la senna, ad
Antibes, a Londra e Venezia di cui amava la nebbia, o davanti alla
cattedrale di Rouen.trenta furono i dipinti sulla facciata della cattedrale da punti diversi e in momenti diversi della giornata, alba, tramonto, in pieno sole o avvolta dalla foschia.


Viaggiatore,
amante della pittura, Monet, trasmetteva emozioni personali,
ricercando le sfumature di colore che gli permettevano di
rappresentare l'atmosfera diversa , a seconda dei luoghi, catturava
coi pennelli, cieli, nuvole, campagne.
Si ritirò a Giverny, poichè
rischiava di diventare cieco, si dedicò al giardinaggio, creando un
giardino
spettacolare
dove i colori ne fanno uno splendido capolavoro.
Nel
secondo giardino, scavando delle vasche, introducendo delle piante
che poi divennero le famose ninfee che tanto amava rappresentare
Sono
proprio le ninfee che chiudono il percorso della mostra, quattro tele che, rappresentano la minima parte delle opere da lui dedicate a questi fiori, sono incanta, non vorrei uscire, mentre Riccardo, che con i nostri
amici ha terminato il percorso, viene a chiamarmi..
.
Sono
molto contenta, molte di queste opere giungono da autorevoli musei,
di tutto il mondo, prestati per permettere a tutti, di poter gioire
della genialità di chi ci ha preceduto.
Uscendo
dalla mostra, so già che ci ritornerò l'anno prossimo, per cui ....
arrivederci Vicenza.
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RispondiEliminaEnrica,anche questa volta ,hai saputo donarmi ,gioia x gli occhi e x il cuore,mai visto tante cose belle come in questo periodo,sei molto brava come sempre,grazie,,,continua Enrica,i tuoi scritti danno molta gioia anche a chi come me,di arte nn ne sa ma sai farci innamorare,,,,elisabetta,,,,
RispondiEliminaAnche io ti scrivo da anonimo, ma sono quell'anomino che ti vorrebbe leggere dove scrivevi anche prima, non dar retta a chi vuole la guerra, continua a scrivere, accompagnami con scritti e foto in luoghi a me ameni e fammi sentire e vedere la passione che metti quando descrivi un'opera, sei una persona genuina, non dico candida, sei una donna adulta, ma so che la stima nei tuoi confronti c'è da parte di tanti, anche la mia anche se non posso dichiararti la mia identità, continua così
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