il filo dei ricordi-racconti

martedì 15 ottobre 2013

i funghi e i ricordi

I RICORDI E I FUNGHI


Questa mattina mentre tornavo dal lavoro, ho incontrato un conoscente, una volta era molto di più di un conoscente, era un amico di mio marito, mi saluta, fa un cenno con la mano e io accosto con l'auto, dopo i soliti convenevoli, mi parla della loro passione comune, i funghi, dice che è un'annata buonissima, che adesso lo accompagna un'altra persona, che non è la stessa cosa malgrado si trovi bene.
Mi fa vedere il cesto che ha nel baule, in un cesto di vimini tra le foglie, ci sono una decina di porcini belli, senza nemmeno un segno si vede che è roba fresca...


Un groppo mi viene alla gola e ripenso a quanto gli piacesse andare per funghi
Se ne accorge, si scusa non voleva farmi pensare, ma anche per lui malgrado siano passati gli anni, ..... mancano le scarpinate insieme, le sue battute, mi dice:
"Ogni volta che entro nel bosco il pensiero va all'Antonio, ogni tanto parlo con lui".




Devo andare via, non ce la faccio, ho un groppo enorme in gola, tornata a casa, mi rendo conto che basta un niente per aprire quel cassetto che credevo di aver serrato bene, in modo che non fuoriuscisse la mia debolezza.
E' tutto il giorno che penso a questa cosa.


Quando andava a funghi, mio marito, tornava a casa felice, si vedeva, la barba lunga, sporco di terra, stanco, ma soddisfatto.
Scendeva dall'auto apriva il baule chiamava il bambino:
"Giovanni vieni a vedere!!!!





Poi saliva in casa e ci raccontava come aveva fatto a trovarli, la posizione in cui erano, insomma la telecronaca della raccolta dei funghi.


Nessuno poteva toccarli, si sedeva e come se fosse stato un rito adagio adagio, delicatamente, con il coltellino, il pennellino e lo strofinaccio bianco di cotone li puliva uno per uno.
A volte eravamo stanchi di sentire tutte le sue telecronache, ma se ripenso a mio marito con un fungo in mano, lo rivedo col sorriso, amava la montagna, gli piaceva scarpinare, spesso ci andava con mio cognato lo chiamavano nel il nostro dialetto "Ul Fungiatt "(Il cercatore di funghi)



Gli facevano gli appostamenti, e poi lo seguivano cercando di spiare dove andasse a coglierli, era diventata una gara a chi li prendeva per primo, poi a chi li prendeva più belli, e infine a chi ne prendeva di più...
Si recava nella vicina Svizzera rischiando di prendere anche la multa, le levatacce alle quattro di notte anche sotto l'acqua,e alcune volte, quando era sicuro del raccolto mi portava, non perchè lo aiutassi, non conosco i funghi, ma perchè poteva coglierne di più in quanto ad ogni persona spettava una quantità, mi pare fossero 3 kg a persona dopo i quattordici anni
Sono quasi undici anni che non c'è più, fra tanti sacrifici, dolori, e incomprensioni, oggi dimentico le cose brutte e lo ricordo con i suoi amati funghi

In questo periodo, ogni volta che vedo funghi,magari su un balcone a seccare, o al dal fruttivendolo, ora ci sono molti camion fermi ai bordi delle strade che li vendono, non so se sono buoni o meno ma so che li vedo,  e mi si stringe qualcosa dentro....






lunedì 14 ottobre 2013

chiacchiere

CHIACCHIERE


Non so se a qualcuno è capitato di avere momenti in cui tutto diventa troppo, troppo con la famiglia, troppo con le amicizie troppo in tutti i sensi, quella sensazione di rifiuto a tutto, quella voglia di non sentire, per tirare i conti e rendersi conto che chi continua a pensare di essere più svelto, più capace, più intelligente, più in tutto.
 In realtà non si guarda molto spesso allo specchio altrimenti vedrebbe che è come tutti gli altri.



Mi hanno  letteralmente stratificata di un tutto che mi è diventato tutto troppo
Allora sono  esplosa, perchè per quanto limitata io possa essere, se pur dolce, se pur brutta, se pur poco svelta, se pur poco ogni cosa che sono sono io , vivo, mi arrangio, non disturbo e quando hanno bisogno gli altri o ne hanno avuto io c'ero, e ci sono per sopperire alle loro mancanze, eppure pensano di essere il meglio, sono più veloci e più capaci e io non sono  nulla.
Sono tanto ma tanto stanca di sentirli  dire, che loro, sono meglio , e anche se lo fossero? 
A chi importa?.


Rispondo per le rime direttamente a quell'amica che mi sbatte in faccia ogni volta i suoi maledetti soldi, che io non ho, 



rispondo in tono ironico, a chi continua a vantarsi, io faccio, io sono, io vado,
e rispondo anche a chi ha messo in dubbio la mia buona fede, rispondo a volte per telefono, o scrivendo, rispondo , perchè sono stata zitta tanto tempo e ne ho piene le scatole.




Un'amica si vantava dei suoi dolci: "in cinque minuti io faccio tutto, impasto, questo e quello "tric-truc-trac" il gioco è fatto, non dovrei dirlo io ma i miei dolci, sono proprio buoni, "
Inizialmente ci avevo creduto, che facesse tutto lei, rispondevo: "io così come li fai tu non li so fare"
Poi ho visto che li acquistava già pronti al supermercato, quando  l'ho fatto notare mi ha detto che quando non faceva in tempo li acquistava



Un'altra dava del ladro ai politici vari che vedeva in televisione ma ognuno di noi ha il suo scheletro nell'armadio.... e doveva forse starsene zitta.
qualcun'altra diceva di essermi amica, e io stupidamente gli ho pure creduto, sembra che l'amicizia sia una merce di scambio, solo in verso però, io davo e lei prendeva.....
Poi altre incomprensioni hanno fatto si che in un blak -out del mio serbatoio di sopportazione, ho detto quel che avevo da dire.
Abbiamo fatto più di una guerra per sconfiggere gli invasori, ma non siamo capaci di sconfiggere l'ipocrisia.
Qualcuno mi ha telefonato a casa dicendomi:"Hai ragione ma cosa vuoi fare,...... hai ragione, te lo dico ancora, ma io sono per il vivi e lascia vivere....
Qualcun'altro che ci vuole diplomazia,
Allora rispondo a tutte quelle persone che fino a pochi giorni fa pensavano di poter dire tutto e il contrario di tutto
il mondo è grande c'è posto per tutti,..
Per i belli, per i brutti, per i magri e per i grassi, per i furbi, e per i meno furbi, per i sapienti, e per quelli come me.




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domenica 13 ottobre 2013

Bergamo Alta e le sue specialità culinarie

Bergamo Alta e le sue specialità culinarie

Mese di agosto 2013
E' sabato mattina, siamo pronti per andare a Bergamo, Pachino la mia guida personale, ci aspetta.....
Questa volta però, non siamo solo io e Riccardo con noi c'è anche Alba, che da Genova è venuta a farci visita. Un caffè all'autogrill, la telefonata a Pachino, come da accordi appena fuori dall'autostrada ci sta aspettando, ci porta a casa sua, Teresa la sua signora, ci fa il caffè....saliamo sulla loro bella auto, e ci rechiamo a Bergamo.
Posteggiamo l'auto e prendiamo la funicolare che ci porta fino a Bergamo Alta.


Bergamo Bassa è la parte vivente della città, caotica e produttiva come tutte le città industrializzate, moderna, ma quello che oggi andiamo a visitare è un vero e proprio gioiello artistico e culturale:
BERGAMO ALTA.
Mentre la funivia ci porta in alto, le battute scherzose iniziano piano piano a prendere forma, Pachino mi racconta un aneddoto, volevo cedergli il posto nel vagone già affollato di turisti, ha prontamente rifiutato, dicendo che il posto si cede agli anziani, non era mia intenzione urtare la suscettibilità di questo giovanotto, una risata e si arriva in cima.
La chiamano città segreta, che si svela solo a coloro che la vogliono scoprire ,e non solo nei monumenti, anche nella geografia che circonda la città.
Definirla bella e riduttivo, si va alla scoperta nella storia, e, nella geografia: oltre la città , troviamo il panorama del colle della Maresana, una groppa verde ancora conservata intatta, quasi selvatica, Il Canto Alto una montagna delle Alpi Bergamasche dove si dividono i corsi del Brembo e del Serio e che può essere praticata per lo più a piedi


Circondata da tanto verde, alcune piante crescono nei punti più inacessibili tra le mura e i chiostri, come se spuntassero dalle pietre.
Per diversi secoli, è stata area di confine tra il Ducato Milanese e la Repubblica di Venezia, divenne così punto di incontro di diverse culture tanto che questo territorio è ricco di testimonianze storico e culturali... Bergamo, insieme a Lucca, Ferrara, Grosseto, e Padova è la quinta città italiana che conserva intatte le mura di cinta cittadine.


Abbiamo girato tra le mura, fotografato dall'alto riso e scherzato


Nel 1300, durante la dominazione veneta, viene definita la forma attuale della Piazza Vecchia, con l'attigua Piazza del Duomo, e sul lato meridionale il Palazzo della Ragione, che alla propria destra ha la torre Civica, comunemente detta "il Campanone", ancora oggi alle 22 scocca 100 colpi come quando nel medioevo venivano chiusi i portoni della città



Proprio sul lato opposto al Palazzo della Ragione troviamo un edificio in marmo bianco chiamato Palazzo Nuovo, ora sede della Biblioteca Angelo Mai.


Nel lato sud della piazza troviamo il Duomo, è dedicato a S. Alessandro. Bergamo, nel corso dei secoli è stata meta ambita di parecchi conquistatori, non essendoci testi precisi, non si poteva stabilire con precisione il susseguirsi della storia della basilica.
Ma da alcuni scavi rinvenuti nel 2004, che hanno consentito di capire che già in epoca paleocristiana dove ora c'è il duomo, c'era un luogo di culto dedicato a San Vincenzo e di dimensioni molto simili a quello attuale. Attraverso i secoli, venne costruita un'altra cattedrale, dedicata a S. Alessandro , così nel medioevo Bergamo aveva due basiliche , ma con l'avvento della dominazione veneziana una venne distrutta e la cattedrale fu dedicata a S. Alessandro , mentre a S. Vincenzo dedicarono una cappella.



Una scalinata ci accompagna all'interno, trovo il tutto, molto sobrio ha tre cappelle sia alla destra che alla sinistra, del corridoio centrale, di una bellezza tranquilla che non abbaglia, La cappella del Crocefisso prende il nome da un crocefisso del 500 posto sull'altare presenta preziose decorazioni, sul muro dell'abside sono appese sette tele di cui una del Tiepolo Pachino mi spiega che in sacrestia hanno opere molto benconservate del del pittore Giovanni Moroni .

Visitiamo la parte dedicata al papa buono, Giovanni Roncalli, nato a Sotto il Monte in provincia di Bergamo
Ma quello che veramente mi ha colpito è la chiesa più antica di Bergamo Santa Maria Maggiore, considerata il più importatnte monumento di Bergamo.


 Fu edificata per voto alla madonna dopo la pestilenza del 1135, non ha in realtà una vera e propria facciata perchè faceva parte di un unico palazzo vescovile ed essendo stata rimaneggiata tantissime volte, mantiene tutti gli stili che si sono susseguiti nei secoli, facendo un giro perimetrale, si possono vedere tre porte fatte dagli scultori e Maestri Campionesi, che interpretavano il gotico italiano, i tre portali sono stati realizzati da Giovanni da Campione, tra cui la Porta dei leoni Rossi, di stile romanico,


sul lato settentrionale trovate il portale di fattura povera, in stile gotico, 
e la Porta dei Leoni bianchi.


Molti affeschi risalgono al 300 sono di artisti ignoti della scuola del Giotto, tanti gli intarsi, eseguiti da maestri intagliatori che seguivano i disegni del Maestro lorenzo Lotto.
Il sontuoso interno, ricco di pitture e smalti, ( credo siano smalti ) dove il verde smeraldo sembra il colore dominante, non 'è un angolo dove non ci sia pittura o decorazione, il verde sembrava fluttuare sopra le nostre teste e noi tutti con il naso all'insù.


Dicianove arazzi fiorentini e fiamminghi completano questo gioiello, poi ci sono gli intarsi e altra cosa che mi ha veramente colpito, il confessionale barocco di Andrea Fantoni.



In questa chiesa troviamo il monumento a Gaetano Doninzetti compositore Bergamasco, usciamo dalla porta dei leoni rossi e ci troviamo di fianco alla Cappella Colleoni ,una perla del rinascimento lombardo, è il mausoleo del condottiero Bartolomeo Colleoni e di sua figlia , realizzata nel 1472, ricche sono le decorazioni all'esterno ed all'interno , è il capolavoro di Giovanni Antonio Amadeo, diversi furono gli scultori e i pittori tra i quali si nota ancora una volta Giambattista Tiepolo con l'aiuto di Francesco Cappella.


Giovanni da Campione, costruì anche il piccolo battistero, era la vasca battesimale di Santa Maria Maggiore, fu spostato diverse volte ora ha la sua posizione davanti al Duomo, fu demolito e rifatto, ricorda i battisteri fiorentini ma viene differenziato dalle decorazioni di stile gotico lombardo
Ci spostiamo, è ora di pranzare, e come sempre Pachino si distingue, ha prenotato presso un'enoteca dove si cucinano  i piatti tipici bergamaschi, antipasti vari, formaggi tipici della montagne bergamasche, un primo piatto composto di casoncelli,



 e "scarpinocc" simili a dei ravioli,



 per secondo  due tipi di  polenta che  poteva essere accompagnata da tanti umidi,


ma abbiamo preferito continuare con i formaggi e gli affettati, Alba ha dato particolare attenzione alla polenta "unta" ricca di burro e formaggio, 


il tutto irrorato da un buon vino rosso chiamato "Valcalepio" doc.


Siamo ritornati a casa, come non ringraziare questo caro amico che mi porta sempre a vedere qualcosa di nuovo e a gustare nuove specialità


Alba che in occasione di una visita precedente ad un amico di eldy, credeva di aver visto Bergamo tornando a casa, ci stupiva con le sue battute, in realtà quel la volta non aveva visto nulla, forse in questa giornata si è stancata,  ma credo sia stata contenta.















RICCARDO E IL MINIGOLF

Sabato mattina, Riccardo è uscito per fare un po di spesa ma quando rientro a casa lo trovo tutto intento a guardare due mazze da minigolf, mi da la spiegazione di come sono fatte, mi fa vedere la ventosa per raccogliere le palline e un'altro, non so come definirlo raccogli palline che sta sopra una di quelle mazze, ha acquistato dei pennarelli, non so che colore siano, non ho tempo, ho da fare ma lui mi dice, mi serve un pennarello bianco indelebile, lo guardo incredula....io dico:- Bianco?



"Si- mi risponde -" bianco, devo fare una cosa, ma non te lo dico altrimenti mi prendi in giro",
insisto nel voler sapere
Poi cede e mi dice " devo segnare le palline nere col pennarello bianco"



Naturalmente io mi metto a ridere, " lo sapevo adesso alludi" ma sotto sotto ride anche lui....
Nel pomeriggio è andato ad allenarsi, quando torna, si mette sul divano e naturalmente......... Dorme!!!!
Dice di aver provato la nuova mazzetta ..... che va bene .....
In serata la quotidiana telefonata con Gianluigi ci permette di prenderlo in giro ancora un po'...


Noi scherziamo e lui lo sa Gianluigi è il suo amico, quello che lo ha supportato e ascoltato nel tempo, le risate a volte con un filo di malizia, sono per smorzare e cacciare, solo per poco, per un attimo,  qualsiasi tipo di pensiero negativo che la vita e la salute ci riserva, con nuove sorprese.



Questa mattina si è alzato presto. ha controllato le previsioni del tempo si è preparato....


 lo vedo così così interessato, così partecipe..... 
Benvenuto Minigolf, benvenuti i suoi compagni di club, Marzia, Gabriele, Ivano, , Luciano, pochi mesi fa non avrei mai pensato, che si sarebbe ripreso così, sono felice di questo, un po' meno delle sue ronfate sul mio divano.
Non si può avere tutto, naturalmente sto scherzando, forse è proprio vero che dopo il brutto tempo esce il sole


il sole della voglia di stare bene, di ricominciare, di essere benvoluti, il sole per poter continuare.....  ciao poeta, giocatore con  mazza e con  palline......





sabato 12 ottobre 2013

IL BICENTENARIO DI GIUSEPPE VERDI

GIUSEPPE VERDI E IL SUO  BICENTENARIO 


Sono gli ultimi giorni di agosto,
la televisione è accesa su un programma della Svizzera Italiana, la signora è uscita, si è scordata di spegnere l'apparecchio, stanno trasmettendo la storia di Giuseppe Verdi.
Mentre stiro, la televisione mi fa compagnia, e seguo questo telefilm pomeridiano.
Il Signor Carlo Verdi, figlio di contadini nella frazione di Roncole, nella bassa parmense, aprì un'osteria e un piccolo spaccio alimentare, proprio dirimpetto la chiesa, si sposò con Luigia Uttini, bachicultrice e filatrice di seta,
alternavano il lavoro dei campi, con la conduzione dell'osteria e dopo sei anni di matrimonio nacque il figlio Giuseppe, Francesco, Fortunino, questi furono i nomi dati al piccolo, che nacque precisamente il 10 ottobre 1813, e registrato a Busseto, tre giorni dopo, gli atti di nascita furono scritti in francese perchè l'Impero di Napoleone comprendeva anche quel territorio.

Crescendo dentro l'osteria, conobbe parecchi reduci di guerra, tra cui un suonatore di flauto, si dice che iniziò così ad amare la musica.
Il padre, vedendo la passione e l'impegno del figlio, gli comperò con il compenso del raccolto dei bachi da seta, una spinetta usata, fu così che cominciò a suonare.


Pietro Baistrocchi, organista della chiesa di Roncole, lo prese a benvolere, lo indirizzò allo studio della musica e dell'organo, continuò gli studi con l'aiuto di un commerciante di nome Antonio Barezzi, amante della musica e direttore della locale fisarmonica, che divenne suo mentore prima , e suocero poi.
La primissima preparazione, avvenne seguendo gli studi quasi da privatista, attraverso la biblioteca dei Gesuiti a Busseto, ancora oggi esistente.
Poi privatamente prendeva lezioni dal maestro dei filarmonici locali, che gli insegnò i principi della composizione musicale e della pratica strumentale.
In realtà gli studi sono stati poco regolari, continuò solamente grazie ad Antonio Barezzi, che lo accolse in casa sua e gli pagò gli studi.
Giuseppe Verdi all'età di 18 anni, si reca a Milano ma non supera l'esame di ammissione al conservatorio, la motivazione fu la scorretta posizione di una mano, e il limite di età era 14anni, che lui aveva già superato.
Viene accettato come allievo, privatamente da V. Lavinia, maestro concertatore della scala, integrando gli studi musicali con l'impegno personale della lettura dei classici, la cultura di Giuseppe si amplia.
Già a quindici anni una sua sinfonia d'apertura venne inserita al posto di quella di Rossini nel Barbiere di Siviglia al teatro di Busseto , era il 1828, negli anni successivi scrisse tantissimi testi sacri, per chiese di minore importanza.
Continuò a studiare fino al 1835 e nel 1836 sposò Margherita Barezzi figlia ventiduenne del Signor Barezzi, suo mentore, ritorna nel suo paese ma non si sente realizzato, con la moglie decidono, dopo due anni di lasciare Busseto, si trasferiscono a Milano, in una casa semplice nei pressi di Porta Ticinese.
Nasce la figlia Virginia Maria,nel marzo del 1837, e muore nell'agosto del 1838, il secondogenito nato a luglio del 1838 muore ad ottobre del 1839, la moglie Margherita nell'anno successivo, il 1840, segue i propri figli nella morte e Giuseppe Verdi rimane solo.




Avendo già avuto un discreto successo, con " l'Oberto, conte di san Bonifacio", gli viene commissionata da Bartolomeo Merelli l'opera:" Un Giorno di Regno" un' opera comica, che divenne un'insuccesso, dovuto senza dubbio allo stato d'animo di Giuseppe che aveva perduto in quel periodo tutta la sua famiglia.
Voleva abbandonare l'opera, proprio Merelli invece, gli diede il libretto del Nabucco, casualmente una sera il libretto cadde, proprio davanti alle parole del "Va Pensiero", lesse il testo una volta, cercò di dormire, ma non ci riuscì, e lo rilesse più volte, lo musicò e poi rilesse tutto il libretto, e decise di musicarlo tutto.
Il "Nabucco",scritto da Temistocle Solera, malgrado ci siano passaggi,nel testo a volte ingenui, è teatralmente un'opera perfetta, che con la musica incisiva e rapida di Verdi, divenne un inno contro governo austriaco, fu rappresentato solo nel primo anno per ben 64 volte, ha un successo strepitoso, tanto che viene suonato anche per strada.



Grazie alla conoscenza con la contessa Maffei, che gli apre i salotti buoni di Milano, incontra la pianista Giuseppina Stepponi che diventerà la sua seconda moglie. Dal 1842 al 1848 le richieste della sua musica sono tantissime, il tempo pochissimo, lavora senza mai fermarsi, tanto che chiamerà quel periodo gli " anni di galera" .
Le sue opere, dapprima il " Nabucco" e poi i " Lombardi della prima crociata" seppur duramente censurati dal governo austriaco sono dei grandi successi, e poi "Ernani", "I due Foscari", "Il Matcbeth"," I Masnadieri", "Luisa Miller" fino ad arrivare alla "Giovanna d'Arco.
Nel 1850 scrive "Stifferio" che venne ampiamente censurato dal governo austriaco e ancor oggi viene poco rappresentato. Dal 1850 al 1862 scrisse ben sette altre opere tra le quali "La Trilogia Popolare" formata dal "Rigoletto", che fu da subito un successo".



Il Trovatore" fu un successo trionfale in quel di Roma, e poi la Traviata che nella prima rappresentazione fu un fiasco, per diventare poi nell'anno successivo a Venezia un successo.



Decide di trasferirsi a Parigi, lascia il "Teatro alla Scala di Milano, dove adeguandosi alla teatralità francese, riesce a trasformare i Lombardi in "Jerusalem".
Il successo fu travolgente diventava così il maggior operettista dell'ottocento, tra i più rappresentati, malgrado qualche opera giudicata incerta o negativa riesce comunque ad arrivare anche a San Pietroburgo nel 1862, con "La Forza del Destino" dove ha un vero e proprio trionfo
Nello stesso periodo Giuseppe Verdi, proprio per il suo impegno politico attraverso la musica venne convocato da Cavour ed accettò la candidatura a deputato del Parlamento, compose in quel periodo "l'Inno delle Nazioni".
Avendo raggiunto la fama e la popolarità cercò anche la pace personale tornando alla sua terra, acquistò " villa di S'Agata" e per circa tre anni controllò personalmente che i lavori venissero apportati con regolare precisione.
Sposò la compagna di dieci anni di vita Giuseppina Stepponi,pianista ,  e si trasferì a Villanova sull'Arda una frazione di Piacenza dove divenne anche consigliere comunale



Trascorreva tutto il tempo libero che aveva a disposizione, nella sua villa e nella sua terra, ebbe riconoscimenti anche a San Marino dove fu insignito del titolo di Patrizio Sanmarinese.
L'evoluzione musicale di G.Verdi si evolve già con il "Ballo in in Maschera nel 1859, raggiunge poi una migliore esposizione con il "Don Carlos" riconosciuta come la migliore opera del compositore, fino a giungere ad una maggiore completezza con l'Aida che permise a Verdi di ritornare a rappresentare al Cairo.

Molte delle sue opere, essendo G. Verdi persona impegnata a livello politico ,non ottennero il successo alla prima rappresentazione, anche dopo diversi anni come nel caso del "Signor Boccanegra, che ottenne i dovuti riconoscimenti cinque anni dopo.
Dopo l'Aida Verdi si ritirò a vita privata dedicandosi alla sua terra, fece un'eccezione alla morte di Alessandro Manzoni per il quale scrisse la "Messa di Requiem".
La moglie Giuseppina lo lasciò solo nella vecchiaia, Giuseppe Verdi che comunque collaborò con Boito e con la Scala di Milano.



Volle che in Milano fosse fondata " La Casa di Riposo per i Musicisti, morì nel 1901 al Grand Hotel et de Milan, lasciò nel testamento molti lasciti alla casa di riposo  e chiese di esservi seppellito, nominò sua erede universale la figlia di una cugina, che aveva accolto in casa quando aveva sette anni, ribattezzata Maria, e cresciuta come una figlia.
Maria, che non ha mai abbandonato il maestro, insieme alla ultima compagna, la cantante Teresa Stolz.
Giuseppe Verdi lasciò disposizioni per un funerale semplice, senza musica, ma furono tantissime le persone che vi parteciparono in silenzio.
 Venne fatta una cartolina per ricordare l'evento, G. Pascoli, e  G. D'Annunzio scrissero in onore alla sua memoria, mentre a Milano le strade venivano coperte di paglia per non disturbare il riposo del maestro.



All'Arena di Verona ho visto il Nabucco, mi ha tanto emozionato, mi sono messa a piangere, senza una vera motivazione, davanti allo stupore di chi mi accompagnava, Verdi è.... Verdi, un Italiano che ci ha rappresentati in tutto il mondo ....