il filo dei ricordi-racconti

lunedì 3 febbraio 2014

ISTAMBUL NEI MIEI RICORDI


Ore 21.42, ho bisogno di qualcosa di caldo, la tosse mi disturba. Mi torna alla mente una miscela che avevo portato dalla Turchia alle mele.
Una tisana alle mele mi riporta indietro, era la primavera del 2012, Istambul mi aspettava. Dopo essere sbarcati dall'aereo, espletato le pratiche, la nostra guida locale ci attendeva con un autobus , fatte le presentazioni di rito, mentre il pullman si muoveva in un traffico, molto sostenuto ma educato, nessuno suonava clacson, o urlava, si apriva la città davanti ai nostri occhi, anche se iniziava scendere la sera, cominciavamo già a comprendere che bella città fosse.


La città si estende sulle due sponde del Bosforo, il canale che unisce il Mar NERO al Mar di Marmara, la città vecchia si era sviluppata sulle alture intorno ad un'insenatura naturale, detta anche mare interno, chiamato in turco Haliç, mentre per gli europei era il Corno d'Oro.
 Ai tempi dei sultani, era la meta preferita per fare passeggiate a filo d'acqua o piccole crociere, oggi, non è più così, la città moderna a "rubato" lo spazio a vigne e campi, non rispettando i grandi tesori custoditi su queste colline come in tutta la città.
Dopo esserci ristorate, una visita alla città notturna, ci riempiva gli occhi di luci, ma onestamente mi aveva anche confuso le idee.
Non è una città qualunque , è un continente dove convivono da sempre, cristiani, musulmani, ebrei, e armeni.
La città della storia, anzi le storie delle culture, delle invasioni asiatiche e balcaniche, la storia dei popoli mediterranei, hanno reso Instambul una città colta, e caotica, con moschee grandiose, e chiese che risalgono alle prime origini del Cristianesimo, con case di legno della Belle Epoche, ora trasformate in alberghi e caffè, le strade degli artigiani, due corsi di acqua il Bosforo e il Corno d'Oro, e tanti giardini meravigliosi.

 Instambul vista dal Corno d'Oro








Per fare un riassunto spicciolo, in questa città dalle mille sfaccettature, possiamo dire che tutte le culture che si sono susseguite:
dagli Ittiti, nel secondo millennio avanti cristo, ai Persiani, fino al dominio dell' Impero Romano, durato più di un secolo, che ha reso ricco, questo territorio di ponti, strade, acquedotti,città, terme e teatri, per finire con gli Ottomani, che lo hanno completato e impreziosito con monumenti e arti islamiche, hanno reso Istambul un insieme di cose belle.


L'Unesco, ha dichiarato le mura della città, (mura di Teodosio) patrimonio mondiale dell'umanità, mentre le percorriamo,  ci rendiamo conto dell'imponenza, alcune sono i buono stato, altre sono proprio distrutte, mentre si alternano le torri, alcune erette dai romani, altre dagli ottomani. 
 Il nostro giro, continua nel cuore della città vecchia, vediamo l'Ippodromo, usato per le corse dei carri in epoca bizantina.


Ci dirigiamo al Palazzo del TopKapi, un labirinto di costruzioni e centro del potere dell'Impero Ottomano, diviso in 4 cortili, con mura di cinta, 28 torri di guardia.


Prima di arrivare, al Palazzo dobbiamo varcare la Porta Imperiale, la fontana che si trova all'ingresso dicono sia la più bella della città, quattro vasche con una nicchia in ogni angolo, attraverso le grate veniva offerta l'acqua fresca ai passanti.


La porta imperiale è monumentale in marmo bianco e nero con torri possenti che terminano con guglie appuntite, dove venivano esposte le teste dei notabili uccisi, per ordine del sultano o per i capricci dei giannizzeri, il corpo di guardia militare con immenso potere non solo militare, erano ragazzi cristiani, portati da bambini a corte e convertiti all'islam, e addestrati ad essere soldati a tempo pieno.


Continuando si entra nel primo cortile, la posizione strategica controlla tutta la città, il corso del Corno d'Oro e l'ingresso delle acque nel Bosforo.
 Il Topkapi è aperto dalle 9,30 alle 17 ma per vedere l'Harem si deve pagare un supplememto alla biglietteria
Proprio vicino alla biglietteria si può visitare la chiesa di 
Sant' Irene, una delle più antiche chiese di Bisanzio, costruita dall'imperatore romano Giustiniano, passata poi di mano al Patriarca di Costantinopoli, e infine divenne l'arsenale dei Giannizzeri, ora viene utilizzata come sala concerti.


Nel secondo cortile, detta porta centrale o del saluto, nessuna persona poteva oltrepassarla a cavallo, solo il Sultano...gli altri tutti a piedi, in questa corte si trovava la sala del Consiglio Imperiale, qui si riuniva il Gran visir, con altri Visir di rango inferiore, i Giudici dell'Alta corte, il capo dei giannizzeri, degli eunuchi, l'Ammiraglio della marina e altri dignitari.

Il Gran Visir riferiva al Sultano, che era già stato informato dalle donne fidatissime del suo harem, le quali ascoltavano attraverso una grata posta sopra la sala delle udienze, in seguito ad un incendio la sala originaria non c'è più è stato ricostruito un edificio a due cupole.
Molti sono gli angoli da vedere, la scuderia imperiale, sul lato destro le immense cucine del palazzo, dove ogni giorno si preparavano pasti per 5000 persone,


le cucine e i giardini esterni


ora le cucine ospitano collezioni di preziosi vasellami cinesi,porcellane e cristalli europei e ottomani e nella pasticceria del palazzo si ammirano pentole e utensili in rame immaginando le prelibatezze preparate da questi cuochi di corte.
Ma proprio a fianco al edificio con la sala delle udienze si trova l'ingresso dell'Harem


Noi entriamo attraverso quello che una volta era l'ingresso per i fornitori degli eunuchi, si passa attraverso un corridoio molto stretto, in prossimità di un camino bellissimo rivestito di maioliche turchesi si aprono le stanze delle guardie del corpo, distribuite su quattro piani a seconda del grado gerarchico degli eunuchi (Corpo di guardia , formato da uomini evirati negli anni delle pubertà, considerati migliori proprio perchè non potevano procreare e non avevano vincoli famigliari, servivano al meglio il sultano e la loro carriera ricoprendo ruoli importanti all'interno dello Stato.



Per il Sultano, erano scelti eunuchi di pelle chiara, per vigilare sull'harem venivano scelti eunuchi di pelle scura .
Dopo il primo cortile, in fondo ad uno stretto atrio una porta conduce agli appartamenti femminili



LA VALIDE era la madre del sultano, la camera da letto, che gli spettava era decorata con soffitti affrescati e pareti ricoperte di piastrelle della fabbrica di Iznik, il letto in legno scolpito e dorato con baldacchino.
Una cupola affrescata con foglie e tralci di vite, domina la sfarzosa sala da pranzo della madre del sultano, le piastrelle vengono interrotte da nicchie di marmo, la parte superiore delle finestre è affrescata con paesaggi, anche le colonne a fianco delle finestre sono di gusto europeo.


Sono le sale da bagno, quelle che davvero colpiscono: le vasche e le fontanelle, sono tutte di marmo, quasi monumentali, sono in realtà una sala doppia,  con l'ala destinata al Sultano e la sala destinata alla valide, solo loro due, e le kadin, concubine che avevano dato un figlio maschio al sultano, diventando favorite, avevano diritto ad ambienti privati, le altre donne,  avevano un bagno comune composto da spogliatoio e bagno turco.



La sala imperiale dell'harem,  è immensa ha seguito tantissimi rimaneggiamenti così convivono sofà ottomani con divani di stile francese le boiserie occidentali insieme ai versetti di corano scritti su fondo blu, proprio dietro a dei balconcini dorati dove gli eunuchi musici allietavano gli incontri del Sultano con la madre e i suoi famigliari
Nel 1700 il sultano Ahmet III si ammalò di anoressia e proprio per stimolare in lui la voglia di mangiare, la camera venne completamente rivestita dal pavimento al soffitto di pannelli di legno dipinto, I vari soggetti oltre a vasie ghirlande di fiori sono cesti di frutta, melegrane, pere grappoli d'uva.
la visita termina nel cortile delle favorite dove si aprivano le stanze dei principi

La valide era la più alta carica dell'harem, la Kadin che aveva partorito l'erede al trono, tutte le donne che vivevano nell'harem, il serraglio dipendevano da lei, la conservazione dei corredi, la preparazione dei bagni,la custodia dei bagni, di magazzini dei gioielli, la lettrice del corano, l'informatrice del Sultano.
Era la Valide che decideva con quale donna avesse dovuto giacere il Sultano, in realtà queste donne erano schiave, noi abbiamo visitato solamente le camere delle preferite, ma nelle altre stanze dove vivevano le servitrici la situazione era molto diversa. La prigionia dorata delle preferite era fatta di sfarzo, potevano uscire, solo per concessione del sultano, nei giardini  4 volte l'anno ma coperte da drappi e veli affinchè nessun'altro le potesse vedere qualche crociera sul Borneo, ma anche in questo caso veniva studiato ogni espediente, pur di nascondere le donne del sultano ad altri occhi virili, in questo carcere dorato nessun uomo poteva entrare, il medico doveva essere un uomo anziano visitare le pazienti senza guardarle, la visita era solamente manuale.
Il Sultano quando entrava nell'harem, indossava scarpe con suole d'argento, questo per far rumore e avvertire della sua presenza.
Si viveva tra lusso, inedia, imbrogli, invidie e cattiverie, venivano uccisi molto spesso i figli maschi delle rivali per permettere al proprio figlio di diventare erede al trono, per fortuna nel 1927 con una legge venne abolita la pratica dell'harem durata quasi 4 secoli








mercoledì 29 gennaio 2014

LA CASA DI RIPOSO


La casa di riposo

Ci sono situazioni in cui è davvero difficile scegliere cosa fare, sopratutto se ci sono coinvolti i sentimenti e tanti altri aspetti economici e personali.
Una famiglia, un padre, una madre e quattro figli, un maschio e tre femmine.
Sono tutti figli degli stessi genitori, ma sono anche, diversi gli uni dagli altri, ognuno ha un proprio modo di pensare e ognuno di loro ha delle proprie responsabilità, assunte nel momento in cui hanno formato una loro famiglia.
Ogni famiglia, ha delle necessità e priorità e quando i genitori, invecchiando si ammalano, tutti si complica.


C'è chi non si sente adatto ad accudire, e non se la sente di fare, chi vorrebbe, ma non può farlo perchè deve lavorare, e mette a disposizione il poco tempo che ha, chi fa, per poi dire io l'ho fatto...
Come in ogni situazione si dovrebbe avere ed usare il buon senso
ma spesso, molto spesso,non funziona così.
Non ci vogliono anni, bastano pochi mesi, concentrati di tante situazioni, che l'equilibrio, mantenuto per tanto tempo, viene a mancare in un vortice concentrato.


Quando ho cercato aiuto all'assistente sociale del paese dei miei genitori, non era perchè volevo disfarmi di chi mi ha cresciuta, ma non sapevo a chi altri rivolgermi, sono stata criticata per questo, ma ancora oggi, sono pienamente convinta che non avevo altre alternative.

Poco dopo si è liberato un posto nella casa di riposo consortile e al mio papà era spettato il posto per la gravità della situazione,
Era il mese di agosto, sono stata chiamata con mia sorella Emanuela per firmare il contratto, non so se qualcuno mi crederà, ma le mie mani tremavano, non c'è cosa più brutta.


Il mio papà, non ci voleva stare, in quella casa di riposo, noi sapevamo molto bene che non ci sarebbe stato per molto tempo, ma è difficile convincere un uomo, che ha sempre amato la libertà, a stare chiuso fra quattro mura, per quanto ben tenute fossero.
Andavo tutti i giorni, uscivo dal lavoro, e andavo da lui secondo i turni che facevo, mi aspettava, e tutti i giorni, gli facevo la barba. Aveva dei baffoni e un'infermiera li voleva tagliare, diceva per una questione di praticità, mi sono opposta fermamente, i suoi "mostaci" come li chiamava lui, non sono stati toccati.


La mia mamma anche lei ammalata, forse un po gelosa, mi diceva: "non continuare a correre in casa di riposo, non gli manca nulla è curato".
E' vero, era pulito curato al meglio, ma ora mi tornano alla mente i suoi occhi, erano tristi, non avevo realizzato che erano gli sguardi a dirmi di andare là spesso.
Mi chiedeva "quando torno a casa?"
Quando la mamma torna dall'ospedale? Guai a chi me la tocca"
ogni tanto seccato, mi diceva: "E' come essere al campo di concentramento".

C'è stato poco, solo pochi mesi, poi la malattia ha fatto il suo corso.
Non chiedo scusa per aver fatto le scelte che ho dovuto fare, se avessi potuto ne avrei fatte altre, non c'erano alternative
Ricordo tutto, il bello e il brutto e lo ricordo spesso,tanti aneddoti del mio papà, anche oggi l'ho fatto, con un'amica, e dopo aver chiuso la comunicazione di getto ho scritto queste parole.



IO E LA RELIGIONE


Chi mi conosce sa che sono atea nel pensiero, che sono anche convinta che le regole del rispetto valgano per tutti, per cui io, che ho per esempio un famigliare molto credente, rispetto chi sa vedere, quello che io, nel mio essere diretta non vedo.
Ci sono tanti modi per avvicinarsi alla religione, gli stessi modi, però ci possono anche allontanare.



Vi porto un esempio concreto, quando mi arrabbio, io dico spesso parole che non dovrei dire, e il mio compagno mi richiama molto, lo faceva anhe mio marito, questa è una mia mancanza, grave.
Ci sono famiglie, che affrontano le disgrazie con la fede, altre avvicinandosi alla fede, altre ancora allontanandosi dalla fede.
Ho perso ormai 22 anni fa, un nipote per incidente stradale, di soli venti anni, mia cognata, madre del ragazzo, e moglie di mio fratello, è stata sostenuta dalla fede, molto credente e devota di Padre Pio, spesso, quando sente la mia scetticità mi dice:
"Entra in chiesa, Dio non ha mai chiuso le porte a nessuno"




Io non vado mai in chiesa, o almeno, vado a visitarle, perchè sono i luoghi che custodiscono quello che di meglio è passato attraverso i secoli, ma non prego, non credo di essere capace di farlo, non ho mai preteso di inculcare, questo mio pensiero agli altri, nemmeno ho spinto i miei figli ad essere religiosi, mentre invece mio marito, forse per abitudine, ha voluto dar loro i sacramenti cattolici ( Battesimo, Comunione e Cresima).



La fede o si ha, o non si ha, se si crede si deve credere a tutto, non si può (a mio modo di vedere), credere in parte, come molti dicono
-" Credo in Dio, ma non nel fatto che la madonna ha partorito pur rimanendo pura".
Se si crede, si deve credere anche, che la Madonna ha subito questa metamorfosi.


Insomma o dentro, o fuori, la fede non deve essere una scappatoia.

I Comandamenti:

Io sono il Signore Dio tuo:
1) Non avrai altro Dio fuori di me.
2) Non nominare il nome di Dio invano.
3) Ricordati di santificare le feste.
4) Onora il padre e la madre.
5) Non uccidere.
6) Non commettere atti impuri.
7) Non rubare.
8) Non dire falsa testimonianza.
9) Non desiderare la donna d'altri.
10) Non desiderare la roba d'altri.



Quello che viene considerato un comandamento, è contemplato nella legislazione Italiana, anche nella normale correttezza e perseguibili dalla Legge, non rubare, non ammazzare, non dire falsa testimonianza.
 Ci sono comandamenti, che  ai tempi odierni risultano  forse è un po' superati:
 non desiderare la donna d'altri, o la roba d'altri.



Poi un'amica , ti parla di un giovane prete di 31 anni, Fabrizio de Michino, sacerdote da cinque anni, che è morto dopo 3 anni di cure con uno dei tumori più rari, proprio all'interno del cuore, che ha voluto fino all'ultimo, trovare sempre qualcosa di bello, in una parrocchia a Ponticelli, in periferia di Napoli, in un contesto di disagio e criminalità.
Ha scritto una lettera al Papa, malgrado la stanchezza, professava il Suo Credo, e ha voluto manifestare tutto il rispetto e la forza che questa fede gli trasmetteva scrivendo al suo supremo responsabile, colui che per tanti, rappresenta la fede tra gli uomini,
il PAPA FRANCESCO.




Parla della propria parrocchia che proprio quest'anno celebrerà il primo centenario dell'incoronazione della statua lignea del 1500 della Madonna delle nevi, ricordando a tutti la storia del miracolo, infondendo in tutti i suoi parrocchiani credenti, non solo il credo ma la fiducia in Dio e la Madonna.


Dal Web:
Il culto di Maria ad Nives (Neve) risale al lontano IV secolo d.C., quando due coniugi della nobiltà romana ebbero in sogno la Vergine che indicava il luogo dove edificare una nuova basilica a Roma. La mattina dopo, i coniugi si recarono da papa Liberio a raccontare il sogno fatto da entrambi; anche il papa aveva fatto lo stesso sogno e quindi si recò sul luogo indicato, il colle Esquilino e lo trovò coperto di neve, in piena estate romana.
Il pontefice, allora fece costruire il tempio a spese dei nobili coniugi.
Non ci sono attestazione documentarie per quanto riguarda l’origine del culto, ma solo la tradizione che da secoli viene tramandata. La certezza è che la chiesa, detta dapprima Liberiana o Ad Nives (cosi chiamata dal popolo), fu abbattuta durante il pontificato di Sisto III (432-440), il quale volle costruirne una più grande, più imponente, maestosa. Qualche decennio più tardi, ecco che venne chiamata con lo stesso nome con cui la chiamiamo oggi: Santa Maria Maggiore.





Chi sono io, per mettere in dubbio l'entusiasmo di chi crede?
Posso solo unirmi al rispetto, di chi ha perso la scommessa con la malattia, ma da quel che ho potuto capire ha lasciato molto di più, non parole, ma sostegno.
Ora da quell'ignorante che sono, non so trovare la frase esatta, forse buon viaggio, forse ci vorrebbe una preghiera, chissà se basterebbe un solo.. ciao
                       Don Fabrizio....


PER CHI VOLESSE LEGGERE LA LETTERA PER INTERO INDIRIZZO:

Cosa Don Fabrizio scrisse al Papa prima di morire

www.lanuovabq.it/.

lunedì 27 gennaio 2014

LA SIGNORA RACHELE E IL CAMPO DI CONCENTRAMENTO

La signora Rachele e il campo di concentramento

Abitavano a Milano, erano ebrei non praticanti, per cui quando da bambina, venne allontanata dalla scuola non capiva perchè, non sapeva di essere ebrea.



Nel 1938 quando in Austria e in Germania, nella notte del 10 novembre furono bruciate e danneggiate tutte le vetrine dei negozIe gli appartamenti degli ebrei, la notte dei Cristalli.
Nella nostra Italia le leggi varate tra il 1935 e il 1939 vietavano a tutti gli ebrei qualsiasi attività economica e commerciale,o ancora quella 1939 che vietava agli ebrei di circolare nelle ore notturne.



Di famiglia benestante, in un tempo brevissimo, questa bambina si era trovata in in mondo che non conosceva.
Due dei suoi due fratelli sono stati messi in prigione e poi deportati nel campo di concentramento di Dacau, dal quale non sono più tornati, mentre lei era stata sfollata in un casale agricolo di Appiano Gentile, in provincia di Como, due delle sue sorelle sono state ospitate per qualche tempo in provincia di Modena, mentre altri due suoi cugini sono stati deportati nel campo di concentramento di Fossoli, non in Germania, ma vicino a Reggio Emilia.



In quei periodi; Modena ospitava una comunità ebraica abbastanza numerosa, ricordo di aver visitato la città, di aver visto che ancora oggi c'è la catena che la sera chiudeva e la mattina riapriva il ghetto, i portoni per fortuna non ci sono più.




La Signora Rachele, è stata denunciata da un italiano, un vicino di fattoria, prelevata dal casale in provincia di Como, è stata fatta prigioniera e trasportata nel campo di Theresienstadt, doveva essere un campo di transito, e li con lei c'erano tanti e tanti bambini.



Dopo la guerra, quando è tornata in Appiano Gentile, anche perchè non sapeva dove altro andare, quando ha sentito quanto dolore, oltre al suo personale, questa persona ha arrecato a quei contadini che l'avevano ospitata, una rabbia violenta l'aveva pervasa.


Dei suoi fratelli nessuno è tornato, le sue sorelle sono state date 
per disperse, non sa per quale destino, lei sia riuscita a superare,
 questo inferno, è partita dall ' Italia e non sapeva nemmeno dove
fosse arrivata.
" Devo solo ringraziare i miei bei occhi azzurri e la mia voce perchè mi fecero cantare quando una delegazione della croce rossa fece visita al campo.."




Era in una località vicino a Praga dove erano internati solo ebrei, per lo più bambini,




Un'insegnante d'arte creò una classe di disegno per i bambini nel ghetto, prima di essere deportata ad Auschwitz, Friedl Diker_Brandeis, così si chiamava, nascose in due valigie oltre 4000 disegni con anche delle poesie, i famosi disegni di Terezin, che oggi sono visibili a tutti nel museo ebraico di Praga.









Rachele alza la manica e mi fa vedere il numero che ha tatuato nel braccio, i suoi occhi azzurri ancora oggi sono pieni di lacrime.



Questa storia, è vera me l'ha raccontata la mamma della mia amica Silvana, con un guizzo di grinta mi ha detto: gli ho sputato in faccia a quello che mi ha tradita, non potevo non farlo.....



domenica 26 gennaio 2014

LA SETTIMANA ENIGMISTICA

Oggi, nel blog di un'amica virtuale ho letto che il 23 gennaio 1932 in Italia veniva pubblicato il primo numero della famosa
"Settimana Enigmistica".


In realtà, il primo cruciverba venne pubblicato in America, il 21 dicembre 1913, in un supplemento del giornale New York World. Era un supplemento domenicale chiamato Fun (divertimento) con giochi vignette e racconti e in occasione delle feste natalizie a cui venne inserito il Word Cross Puzzle, creato da Artuhur Wynne. Il primo cruciverba aveva forma di diamante, non aveva caselle nere, nel tempo si è poi evoluto.


In Italia invece fu l'inventiva di un nobile di origine sarda, Giorgio Sisini di Sorso, conte di SantAndrea, che ci ha permesso di gioire di questo piccolo giornale.
I nobili Sorso, sono una dinastia di nobili, che pur essendo legati nei secoli, alla terra di Sardegna, non hanno mai disdegnato l'imprenditoria.
Il conte Francesco Sisini Sorso, papà di Giorgio, dopo essersi laureato in ingenieria a Milano fu un esperto di agricoltura, tanto da divenire un innovativo imprenditore, importatore e promotore di mezzi agricoli moderni, per permettere alla propria terra la lavorazione seguendo un percorso di modernizzazione, nella sola Cagliari aveva aperto tre negozi di macchinari agricoli.
Francesco Sisini era un uomo attaccato alle proprie radici, colto, raffinato, con i piedi ben saldati a terra vedeva nella terra la propria "cartella di credito". Le parole che trasmetteva al figlio erano queste:
«La moralità di domani non è quella mia e della Sardegna, tu porti a Milano l'onestà della nostra casa».


Poi come spesso accade, i figli fanno scelte diverse dalle aspettative dei genitori.
Il conte Giorgio, uno spirito libero con l'interesse per tante attività, e sopratutto con tanta voglia di conoscere il mondo, incontra a Vienna una ragazza di cui si innamora Idell Breitenfeld, per tutti Ida.
Il padre Francesco non accetta questo amore e nel 1930 caccia il figlio di casa
In una stanza di albergo dell'Hotel Sardegna di Cagliari, nasce l'idea della settimana enigmistica, Ida era già a conoscenza di enigmistica e di rebus, con il suo Giorgio e con l'aiuto economico di un parente, coetaneo e amico di infanzia iniziarono a muovere i primi passi, anche se non mancarono le delusioni e le sconfitte.


Si trasferirono a Milano, dove il giornale si sviluppò", fino a fondare una rivista specifica.
Il 23 gennaio 1932, uscì nelle edicole, con grande succeso, e tutti si innamorarono di quelle sedici pagine in bianco e nero, ricche di parole crociate, rebus passatempi e vignette,al costo di 50 centesimi di lire; sulla copertina era disegnata l'immagine dell'attrice messicana Lupe Velez ottenuta sagomando le caselle nere del cruciverba. Ha avuto una sola interruzione alla sua uscita a cadenza settimanale: il numero 694 del 14 luglio1945 uscì dopo due mesi e mezzo a causa degli eventi bellici (fonte web)


Il conte Giorgio Sisini sposò la sua Ida e l'amò per tutta la vita continuò a ideare cruciverba per circa quarant'anni, fino alla sua morte.


Dopo di lui si alternarono i più valenti enigmisti italiani, come Piero Bartezzaghi e Giancarlo Brighenti, considerati gli artefici storici della Settimana Enigmistica.
Nei malati di alzheimer, i medici specialisti della malattia consigliano al paziente l'uso della settimana enigmistica, uno studio ha dimostrato che i soggetti che con la lettura, i rebus e le parole crociate mantengono attive le attività cognitive allontanando l'insorgenza dell'alzheimer....
Detto ciò è bene ricordare che la malattia di Alzheimer è una patologia complessa, multifattoriale: tenere in allenamento la mente è solo uno dei fattori coinvolti.
Fare i cruciverba tutta la vita insomma non dà la garanzia di non ammalarsi; di certo però è un primo passo per arrivare con il cervello più in forma alla terza età.


Tanti sono gli anni passati dal primo numero, ma il sabato mattina recandoci all'edicola siamo sicuri di trovare il nostro giornalino semplice, (senza pubblicità e foto di donne avvenenti che pubblicizzano un'auto o un silicone), e istruttivo.


Il giornale esce in realtà al giovedì ma il sbato si ha la certezza che è stato coperto tutto il territorio Italiano, anche all'estero.
La forza della Settimana enigmistica, è quella di aver mantenuto inalterate le posizioni di diversi giochi, permettendo così ai propri lettori, di trovare nella stessa pagina gli appuntamenti a cui sono affezionati, pur avendo in alcune occasioni rinnovato e ampliato i propri orizzonti, vedi per esempio il Sudoku, o i concorsi che settimanalmente propone.


Insomma la settimana enigmistica ci insegna, con rubriche e quiz stimola il nostro intelletto e sopratutto ci fa compagnia in modo intelligente.



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