LA
PASTA
Chiccolino,
dove sei?
Son
qui sotto, non lo sai?
E
la sotto non fai nulla?
Dormo
dentro la mia culla.
Dormi
sempre? Ma perchè?
Voglio
crescere come te.
E
se tanto crescerai, Chiccolino che farai?
Una
spiga io farò, tanti chicchi metterò, e fresco pane, e pasta ti
darò.
La
coltivazione del grano, nel Mediterraneo, coincide con l'inizio
dell'agricoltura, con la lavorazione e la trasformazione di questi
chicchi in farina.
Impastare
farina e acqua, è stata la scoperta autonoma che quasi tutti i
popoli hanno fatto, il processo di evoluzione ha fatto si che
l'impasto sia stato schiacciato e cotto su una pietra calda, il
passaggio alla cottura in acqua calda è stata la naturale
conseguenza.
Dopo
aver scoperto come fare il pane, l'uomo ha elaborato, manipolando
con abilità, l'impasto, dapprima a livello casalingo,
diventando
sempre più bravo, sperimentava produzioni più avanzate, facendo
seccare all'aria il prodotto, ottenendo così la pasta secca.
La
diffusione della pasta secca di formato lungo, ha radici lontane, la
tecnica risale al periodo della dominazione araba della Sicilia tra
VII
e il XII secolo.
In
quei tempi la bella Sicilia, aveva fiumi navigabili e foreste
immense.
Palermo
rivaleggiava con le splendide città orientali, possedeva giardini
lussureggianti.
Sotto
il dominio arabo, la Sicilia non fu depredata, ma vennero introdotte
coltivazioni del gelso, per fare la seta, del riso, degli agrumi, del
cotone, della canna da zucchero, portando prosperità in tutta
l'isola.
L'Emiro
che dominava Catania, invitò a far le vacanze un geografo di
notevole fama, si chiamava Indrisi, che scrisse il libro "Il
nome di Ruggero" nel 1154.
Fra
le tante annotazioni, sono sottolineate, le abitudini alimentari,
molte simili ad alcuni piatti della cultura araba, come il torrone
al miele,chiamato sia in arabo che in siciliano "cubbaita",
o il gelato siciliano chiamato da noi "cassata", prendendo
il nome dalla scodella tonda e grande in cui viene preparato, e che
in arabo si chiama "quas'at".
La cosa che più ha interessato il geografo, è la produzione di pasta di grano in fili, itriya in arabo (vermicelli), che era una fonte di guadagno altissimo, per gli abitanti di Termini Imerese, tanto che ne parla diffusamente nel suo libro.
La cosa che più ha interessato il geografo, è la produzione di pasta di grano in fili, itriya in arabo (vermicelli), che era una fonte di guadagno altissimo, per gli abitanti di Termini Imerese, tanto che ne parla diffusamente nel suo libro.
La
produzione veniva spedita in Calabria e in tutti i territori
musulmani, ma anche in quelli cristiani.
Non
sono sfuggiti ai nostri antenati, i vantaggi di questo tipo di
alimento, La pasta secca, consentiva periodi di conservazione molto
più lunghi, ed evitava uno dei principali problemi che avevano a
quei tempi, il deterioramento.
Nel
dialetto Siciliano ancora oggi i vermicelli vengono chiamati "tria",
anche la trafila che serve per la loro preparazione ha questo nome.
Ci
furono una serie di controversie per stabilire chi fossero gli
inventori degli spaghetti, Marco Polo tornando dal suo viaggio in
Oriente, scrisse "il Milione", spiegando la fabbricazione
degli spaghetti di soia, e l'introduzione della pasta alimentare in
Italia.
Indris,
però li aveva già citati nel proprio libro, cento anni prima.
Per
stare nel giusto, si potrebbe dire che i siciliani hanno inventato i
vermicelli e la pasta fatta col grano, mentre le paste di farine
alternative, vengono dall'Estremo Oriente.
Alla
dominazione araba , susseguirono i Normanni e gli Svevi, che
impoverirono definitivamente l'economia della regione, le foreste
vennero tagliate e i pozzi non più curati, fecero scarseggiare
l'acqua così che le coltivazioni di grano si spostarono verso nord,
nella pianura Padana dove il Po, con le sue acque rendeva i terreni
fertili.
Attorno
al grande fiume sorsero i mulini, nacque la nuova arte della pasta,
che venne elaborata e preparata con sontuosi ripieni, riempita
arricchita passata in forni.
La
produzione di ravioli, agnolotti, tortellini,cappeletti, marubini ,
tortelloni, vengono citati da Frà Salimbene di Parma, nelle sue
"Cronache" sulle sfoglie e ripieni nel XII secolo.
Nel
1700, tutta la pasta veniva definita maccaroni, furono i
napoletani, a mettere ordine, e usarono questo nome per la pasta, non
all'uovo e trafilata al bronzo, ancora oggi a Gragnano in campania ci
sono dei pastifici artigianali dove la semola migliore incontra
l'acqua e le trafile esclusivamente al bronzo, per darci un prodotto
che tutti ci invidiano.
Tra un invasore che arriva,e uno che se ne va, portando con se, se non altro, il ricordo della nostra buona cucina, pasta, spaghetti, maccheroni, bucatini, sfoglia e ravioli, si sparsero dappertutto in Europa, seguendo le nostre ricette, a volte apportando varianti con allucinanti ingredienti, marmellata sopra gli spaghetti, o un caramello dolce o la salsa di mirtilli.
Tra un invasore che arriva,e uno che se ne va, portando con se, se non altro, il ricordo della nostra buona cucina, pasta, spaghetti, maccheroni, bucatini, sfoglia e ravioli, si sparsero dappertutto in Europa, seguendo le nostre ricette, a volte apportando varianti con allucinanti ingredienti, marmellata sopra gli spaghetti, o un caramello dolce o la salsa di mirtilli.
Ai
nostri giorni, i turisti vengono per le bellezze artistiche e il bel
sole, ma anche per amore di un piatto di pasta cucinato come Dio
(Allah) comanda!
Capita,
o almeno,a me è capitato, di ricevere ospiti inaspettati all'ultimo
momento decidere di cenare insieme e allora che si fa...
Aglio
olio e peperoncino, con zucchine e gamberetti, o una semplice pasta
al sugo di pomodoro e basilico.
Un
piatto di pasta mette il buonumore, condivisa con gli amici, oppure
la pasta al forno della domenica, durante la stagione fredda, un
buon brodo con cappelletti, che nutre e scalda.
W la pasta, ha superato crisi, invasioni, è sempre un piacere riempire il nostro piatto e non solo.