La Villa reale di Monza
Avere
i biglietti prenotati per la mostra di De Chirico, che non avevano
una scadenza, ma vista la bella giornata e le previsioni che danno
neve nei prossimi giorni, ci ha spinto a prendere la decisione, e
ci siamo recati in quel di Monza...
Sapevo
che stavano restaurando, la Villa Reale di Monza, ma per essere
onesta, non pensavo fosse così bella.
Abbiamo
visto, la mostra di De Chirico, il polo espositivo è sviluppato nel
Serrone della Villa, era la serra degli agrumeti, veniva definito
orangerie, citroneria o cedraia, oltre a contenere piante esotiche,
l'architetto Piermarini aveva sviluppato con l'aiuto di meccanismi di
ingenieria meccanica giochi d'acqua, interni ed esterni, per
allietare gli ospiti nobili, che si sono susseguiti nella Villa
durante i secoli.
Non
mi ha entusiasmato la mostra, non è il genere di pittura che
preferisco. anche se, attraverso le spiegazioni, sono riuscita a
comprendere un po' di più, il disegno metafisico, le motivazioni, la
ricerca continua, che hanno permesso a De Chirico di essere
conosciuto, e di vedere riconosciute le sue opere in tutto il mondo.
Ma
come tutti sappiamo, la pittura deve trasmettere qualcosa e io ho
faticato a comprendere...
Siamo usciti da una porticina, che ci ha condotto nel roseto che pur essendo al 26 di dicembre, ha ancora dei boccioli,
Siamo usciti da una porticina, che ci ha condotto nel roseto che pur essendo al 26 di dicembre, ha ancora dei boccioli,
dimostrando così
quanto sia stata anomala la stagione quest'anno, proprio alla nostra
sinistra si apre la stupenda Villa Reale...
Tutto
cominciò con gli Asburgo, nel 1771, l'arciduca Ferdinando
d'Asburgo, penultimo figlio di Mariateresa d'Austria, raggiungeva
Milano, che doveva diventare, una sorta di capitale decentrata
dall'impero.
La
villa Reale di Monza, nacque in un clima di slancio e rinnovamento,
doveva
essere una residenza estiva di campagna, dove l'arciduca, governatore
generale di Lombardia, si riposava, e riceveva i nobili lombardi,
che si recavano in vacanza in Brianza, data la salubrità della
zona, e la piacevolezza del paese....
Lo
stanziamento di oltre 100.000 zecchini però modificò il progetto
iniziale, Ferdinando, incaricò Giuseppe Piermarini, il maggior
architetto operante in quel periodo a Milano, che progetta un
edificio in stile neoclassico, ispirandosi alla maestosità della
reggia di Caserta, con tre corpi principali disposti ad U, il corpo
centrale di rappresentanza e due ali laterali per le stanze padronali
e degli ospiti, altre due sezioni destinate ai servizi per un totale
di 700 stanze.
In soli tre anni l'opera venne conclusa, il complesso della villa si presenta con esemplare semplicità, i tre corpi disposti ad U, delimitano un'ampia corte d'onore, proprio dalla corte prende il via un viale lungo due chilometri, che collega idealmente Monza con il centro del potere, cioè Vienna. Monza infatti, venne scelta perchè si trovava sull'itinerario ideale, che collegava Milano con la capitale asburgica.
In soli tre anni l'opera venne conclusa, il complesso della villa si presenta con esemplare semplicità, i tre corpi disposti ad U, delimitano un'ampia corte d'onore, proprio dalla corte prende il via un viale lungo due chilometri, che collega idealmente Monza con il centro del potere, cioè Vienna. Monza infatti, venne scelta perchè si trovava sull'itinerario ideale, che collegava Milano con la capitale asburgica.
La
corte austriaca, decise inoltre di bandire, ogni eccesso e ogni
orpello, le facciate risultano prive di timpani, colonnati, e
riquadri a rilievo , un desiderio di sobrietà, scelto per non
urtare la popolazione e scatenare malcontento nel territorio
occupato.
Ferdinando
d'Asburgo, in questa villa, intrecciava anche rapporti politici, al
fine di avvicinare la nobiltà e la borghesia all'impero
austro-ungarico, tanto che ai suoi ricevimenti, organizzati con la
moglie Beatrice d'Este, i patrizi lombardi, potevano sentirsi parte
del gotha europeo.
La
villa, ha però subito, nel corso dei secoli, rimaneggiamenti, si
potrebbero definire degli attacchi allo stile razionale e lineare che
la distinguevano, prima con l'avvento del dominio napoleonico, poi di
nuovo con gli Asburgo e infine con i Savoia.
Con
Napoleone Bonaparte, che fu incoronato a Milano come Re d'Italia nel
1805, il figlio della moglie Giuseppina, Eugenio di Beauharnais, fu
nominato viceré del nuovo regno, e fissò la sua residenza proprio
nella villa, che divenne Villa Reale.
Nel 1806 proprio per volere di
Eugenio, oltre al complesso della villa e dei giardini, fu affiancato
e recintato il parco che divenne una tenuta agricola e anche riserva
di caccia, un parco che ancora oggi è uno dei più grandi d'Europa.
Dopo la caduta dell'impero di Napoleone, fecero ritorno alla villa
gli austriaci, per poi giungere nelle mani dei Savoia, che nel 1861
divennero i sovrani d'Italia, proprio i Savoia hanno lasciato
impronte significative nella villa.
Portarono
l'energia elettrica, i lampadari che sono nella sala da ballo sono
originali dell'epoca.
Umberto
I°, amava risiedere a Monza, passeggiare per i giardini all'inglese,
cacciare nel grande parco, e ricevere le sue numerose amanti negli
edifici di servizio.
Per
più di un ventennio, frequentò Monza e i monzesi, ristrutturò
ambienti della villa, secondo il gusto sfarzoso della fine ottocento,
si nota il cambio di gusto, proprio negli appartamenti destinati agli
ospiti di sangue reale, nelle sale di rappresentanza, e nelle camere
del sovrano e della moglie Regina Margherita.
Avendo
visitato il salone, gli appartamenti reali, anche se alcuni ambienti
non avevano più i mobili originali, devo dire di esserne rimasta
affascinata, i bagni tutti in marmo, le tappezzerie alcune
originarie e restaurate,altre rifatte seguendo stile e colori. I
pavimenti in parquet, e i mobili eseguiti dal Maggiolini, riconosciuto
come il migliore ebanista d'Italia, che ha lavorato sia per gli
Asburgo che per i Savoia, sono pregiatissimi.
Dalla sala di
rappresentanza, dove gli intarsi del soffitto sembrano specchiarsi
nel pavimento, fino agli appartamenti privati dei reali.
Il Salotto della Regina, nella camera da letto, nel bagno fino alle stanze private di Umberto I, tutto è un trionfo di intarsi, caratterizzati da un solo ed unico tipo di parquet, fino a completare la biblioteca privata dei coniugi Savoia, dove l'arredo e il pavimento si fondono, la biblioteca era il luogo dove Margherita amava ritrovarsi, era un'intellettuale che oltre alla letteratura, apprezzava Fogazzaro. Carducci pur essendo un repubblicano convinto, non sfuggì al fascino della regina e le dedicò una ode, amava anche il canto, i balli e il cinema, nella villa di Monza, furono ospiti e fratelli Lumieré, inoltre prendeva lezioni di canto, di latino.
Il Salotto della Regina, nella camera da letto, nel bagno fino alle stanze private di Umberto I, tutto è un trionfo di intarsi, caratterizzati da un solo ed unico tipo di parquet, fino a completare la biblioteca privata dei coniugi Savoia, dove l'arredo e il pavimento si fondono, la biblioteca era il luogo dove Margherita amava ritrovarsi, era un'intellettuale che oltre alla letteratura, apprezzava Fogazzaro. Carducci pur essendo un repubblicano convinto, non sfuggì al fascino della regina e le dedicò una ode, amava anche il canto, i balli e il cinema, nella villa di Monza, furono ospiti e fratelli Lumieré, inoltre prendeva lezioni di canto, di latino.
È
stata la prima first lady e forse l'unica, che l'Italia abbia avuto
aveva ricevuto consensi in tutti i luoghi in cui si avvicinava.
Recando prestigio alla casa Savoia, presso qualunque ceto sociale,dalla nobiltà al popolo. Nelle bellissime vetrine della biblioteca, ora si trovano, dei piatti che facevano parte di un servizio che superava i 400 coperti, i libri della biblioteca, si trovano presso il Quirinale.
Recando prestigio alla casa Savoia, presso qualunque ceto sociale,dalla nobiltà al popolo. Nelle bellissime vetrine della biblioteca, ora si trovano, dei piatti che facevano parte di un servizio che superava i 400 coperti, i libri della biblioteca, si trovano presso il Quirinale.
I
reali, dormivano in camere separate, il loro matrimonio era di
ragion di Stato, da cui nacque come erede al trono Vittorio Emanuele
III, la regina Margherita, dopo aver trovato il proprio sposo a letto
con l'amante, la duchessa Litta, aveva reso i rapporti fra i due
coniugi solo di rappresentanza, conduceva una vita sobria, amante
della cultura e del proprio ruolo di sovrana.
Dietro
un guardaroba negli appartamenti del Re, c'è una scala, che
consentiva al nostro sovrano, di recarsi dalla propria amante, nel
paese vicino di Vedano al Lambro. Si dice, che la prima strada ad
essere illuminata dalla luce elettrica, fosse proprio quella che
conduceva alla villa padronale della donna, che confinava col parco
di Villa Reale. E' stata la storia più duratura, che Umberto I°
abbia avuto, iniziata prima del matrimonio, che ha continuato,
durante e dopo il matrimonio del Re.
Eugenia
Attendolo Bolognini, è il nome della donna, già sposata con il
Duca Litta Visconti.
Dotata di bellezza, sensualità, cultura e
finezza, instaurando un rapporto duraturo per tutta la vita,
superando le altre relazioni sentimentali, che il sovrano aveva con
altre nobildonne e ballerine, fino alla fine..
Un
altro aneddoto raccontato, è che, la regina Margherita, persona di
grande intelligenza e modernità, abbia consentito all'amante del
marito di stargli accanto per una ventina di minuti....dopo la morte
del re.
L'unica
stanza a doppia altezza, è la sala da ballo, dove da una balconata
i musicisti suonavano i loro strumenti, la guida ci invita a
immaginare gli invitati, mentre ballano, in questo salone, dove
sulle pareti e sulle volte, le decorazioni hanno una caratteristica
particolare.
Umberto
I di Savoia, fu soprannominato, per la disponibilità verso il
popolo in difficoltà, il "Re Buono", per altri motivi
venne soprannominato "Re mitraglia".
Venne
ucciso da un anarchico di nome Bresci, nel luglio del 1900, stava
presenziando ad una attività sportiva proprio a Monza, non
ascoltando i consigli delle guardie, della sua sicurezza, non
indossò la maglia protettiva in ferro, visto la grande calura, alla
chiusura dei festeggiamenti mentre si recava alla propria carrozza, ricevette dei colpi di pistola nelle zone vitali, quando raggiunse la
villa era già spirato.
Venne
mantenuto nella vasca da bagno, con ghiaccio e formalina fino al
rientro di suo figlio Vittorio Emanuele III, che si trovava in
crociera sul mediterraneo con la moglie Elena.
Il
nuovo re, non volle più aver nulla a che fare con questa splendida
villa, fece trasferire buona parte degli arredi, a Roma al
Quirinale, lasciando questo gioiello dimenticato e trascurato per più
di un secolo.
Sono
due anni che si sta restaurando per restituire al complesso della
villa, alla corte, e al suo giardino, l'antico splendore.