il filo dei ricordi-racconti

domenica 24 novembre 2013

Castell'Arquato

CASTELL' ARQUATO 

Ormai è una cosa quasi scontata, io ho una guida personale, che, per il piacere di stare in compagnia, per l'interesse che io mostro, sceglie sempre itinereari nuovi....per questo prima di ogni cosa voglio ringraziare Gianluigi e sua moglie Teresa, sempre bene disposti nei miei confronti...
Con Riccardo,  l'amicizia tra di loro, fatta di risate, scherzi e di confidenze e consigli è oramai cosa scontata, sono stata accettata nel club anche io, e mi fa molto piacere.


Partenza di buon mattino, il cielo però non promette niente di buono, del resto siamo a novembre, comunque vada saremo in conpagnia.
Non so dove hanno intenzione di portarmi, questi due giovanotti, ma so che insieme a noi ci sarà anche Rosa.
Come sempre ci ritroviamo fuori dall'autostrada, a casa di Gianluigi, beviamo un buon caffè preparato da Teresa, conversiamo anche con la figlia, poi .... si parte....
Non sapendo dove siamo diretti, non essendo molto brava a districarmi , sono un po' confusa, siamo passati da Vaprio d'Adda, da Cassano d'Adda, Gianluigi mi dice che proprio in questa cittadina c'è un palazzo ottocentesco e due ville, Villa Brambilla e Villa d'Adda-Borromeo, insieme ad un altro palazzo, che meritano di essere visti.


Mentre continuiamo il nostro viaggio, alla nostra destra i canali e il fiume Adda sono pieni, carichi di acqua, e il nostro pensiero va, ai danni arrecati dalle alluvioni, proprio pochi giorni fa in Sardegna, attraversiamo un paese che ha un nome strano Dovera, e si fanno commenti sui nomi delle città, in auto si parla di cose serie,  si ride e si cerca di prendere tutto serenamente, almeno per oggi, dimentichiamo tutti i problemi del quotidiano.
Le segnalazioni stradali, indicano che siamo in direzione di Piacenza, non chiedo, tanto non mi direbbero comunque dove siamo diretti, perlomeno, non fino a quando saremo in prossimità della destinazione stabilita...


Superiamo un paese chiamato Carpaneto Piacentino, dopo un po' Riccardo mi dice:
-"Enrica adesso stai attenta...."
proprio davanti ai miei occhi, si apre una salita dove  i muri di mattoncini di arenaria a vista, cingono una strada di ciottoli, alzando lo sguardo, purtroppo piove,  siamo in auto, riesco a intravedere delle mura di cinta.
Proprio all'inizio di questa salita troviamo una torre che sembra dire: "Vi lascio passare, ma attenzione io controllo" , non avendo idea di dove fossi, non avendo ancora acquistato una guida, ho pensato, che fosse parte del sistema di difesa di un borgo medioevale .



Gianluigi continua la salita, mentre sia io che Rosa ci guardiamo intorno, finchè tra queste viuzze piuttosto strette troviamo un posteggio.
Piove, e l'aria è fredda, passiamo vicino ad una rocca e davanti a noi si apre una piazza, cosi bella e particolare, che non abbiamo molte parole da dire, le macchine fotografiche ci aiutano a fermare quello che vediamo con i nostri occhi,


l'unico rammarico è che il tempo non è benevolo.. Siamo a Castell'Arquato.
Posizionato ad una ventina di km da Piacenza, un po di più da Parma, Castell'Arquato è un bellissimo borgo medioevale. 


Riconosciuto tra i borghi più belli d'Italia, è situato sulle colline della Val D'Arda e domina il passaggio, il centro storico si sviluppa sulla riva sinistra del torrente Arda, mantiene un'impronta medioevale, che non ha subito modifiche particolari durante i secoli, per cui offre al turista una immagine genuina di quello che rappresentava il borgo a quei tempi, lo fa permettendo alla storia, alla cultura, alle ricchezze naturali e alla gastronomia, di intrecciarsi offrendo a chi visita una vasta gamma di possibilità.
Acquisto una guida del luogo, 
scopro che siamo nella piazza principale di questo borgo medioevale
Piazza Alta o Piazza del municipio, è il centro politico, militare e religioso di questo borgo.


Qui troviamo gli edifici più importanti.
La Rocca Viscontea, la Collegiata di Santa Maria Assunta, il Palazzo del Podestà, il Palazzo del comune.
La collegiata è la chiesa dedicata a Santa Maria Assunta, rappresenta il cuore religioso, contiene opere di pittori e scultori
spesso anonimi, ma di buonissima fattura alcuni risalenti al 1400.
Dal chiostro della Collegiata si può accedere al Museo della Collegiata.




Il Palazzo del Podestà fungeva da tribunale, si svolgevano pratiche amministrative e di rappresentanza, era già nel medioevo la sede del comune, poi divenne il luogo di rappresentanza del podestà che rimaneva in carica 3 anni, ancora oggi è la sede del comune,


 proprio questa mattina si svolgeva un matrimonio, abbiamo visto la sposa scendere dalla scalinata abbracciata al proprio marito, mentre gli invitati  li attendevano con manciate di riso.


Il palazzo del Podestà è costruito interamente in cotto, ha tre piani, nella parte inferiore " la Loggia dei Notari" nella parte superiore la " Loggia delle Grida, dove venivano esposti gli editti comunali.
Mentre nella " Sala del consiglio" si devono alzare gli occhi per ammirare il bel soffitto a cassettoni, e una grande tela di Antonio Malchiodi, raffigurante "Gli ultimi giorni di Torquato Tasso".
In questa sala ai giorni nostri si riunisce il consiglio comunale mentre la Loggia dei Notari è diventato il polo espositibvo per mostre d'arte.


La rocca Viscontea, un'imponente costruzione dal carattere difensivo, edificata secondo il Registrum Magnum di piacenza nel 1342 e terminata nel 1349 sui resti un antico Castrum Romano,



con le sue torri merlate, riesce a vegliare su una buona parte della Valle dell'Arda, ma anche sulla piazza sottostante,svolgendo un duplice ruolo difendendo la rocca da pericoli esterni, mantendo il controllo anche sull'abitato.
La torre più alta era un ottimo punto di osservazione tra la Pianura Padana con Milano e le pendici degli appennini che portavano al mare, da questa torre nulla sfuggiva a chi osservava la valle dall'alto una leggenda racconta:
Il cavaliere Sergio Montale conobbe la figlia del comandante della rocca Gaspare della Vigna, e si innamorarono.
A quel tempo Castell'Arquato subiva il rigido governo del Cardinale Francesco Sforza che ricorreva alla forza per mantenere il potere.
Durante una retata Sergio, venne arrestato, condannato a morte con l'accusa di aver cospirato contro il Cardinale...
Laura la figlia del comandante riuscì a liberare il suo innamorato, ma, Giacomo Manaro, primo aiutante del comandante,per vendicarsi dell'amore che aveva per Laura non corriposto, dapprima uccise il suo comandante e poi accusò i due innamorati che vennero decapitati il 20 maggio 1620
Tante sono le cose da visitare e da approfondire ma la pioggia e il freddo ci costringono a desistere, torneremo ancora un'altra volta nel mese di maggio...
perchè tra questi vicoli e in queste stradine abbiamo il museo Luigi Illica, librettista di Puccini e Mascagni, il museo goeologico Cortesi, dove si trova uno scheletro di balenottera , Palazzo Stradivari, il Palazzo del Duca con la sua fontana. Un aperitivo al bar della rocca e poi di nuovo in viaggio verso il ristorante dove abbiamo mangiato divinamente...naturalmente già prenotato dal nostro Gianluigi, un nome ...una garanzia.
Il ristorante ci accoglie in bella vista, i salumi piacentini D.O.P. Sono il salame, la coppa, e la pancetta.


Gli antipasti sono decisamente buoni tanti e variati, antipasti freddi e caldi, poi per primo alcuni di noi, hanno scelto i " Pisare e faso "
Si tratta di una antica ricetta Emiliana che è sempre stata tramandata da mamma in figlia, costituita da gnocchetti di farina e pangrattato conditi con fagioli, lardo, cipolla e pomodoro,



il cibi proposti sono veramente tanti ma saltiamo il secondo e passiamo al dolce, anche qui c'è l'imbarazzo della scelta.





Ultra sazi ci avviamo verso casa.
Sulla strada del ritorno, ci siamo fermati a Grazzano Visconti, un'altro borgo medioevale dove anche sotto la pioggia tra i vari porticati sembra che il tempo, se pur passando, abbia lasciato le radici. Ma ne parlerò un'altra volta.




venerdì 22 novembre 2013

LA SCUOLA CHICCO E LA NONNA


LA SCUOLA, CHICCO E LA NONNA

Tutti i giovedì pomeriggio alle ore 16 sono fuori della scuola, prendo il mio nipotino, Chicco e lo porto a basket, lo zaino della scuola, sul sedile di fianco al mio , sul sedile posteriore, lo zaino del basket, vicino a Chicco..
Nonna dice: " l'acqua da bere l'hai messa? Hai messo tutto dentro?"
_ Io? Non gioco a basket... non so cosa c'è dentro....
Non lo hai preparato tu.....
_ Nonna...cavolo, potevi guardare!!!
poi apre lo zaino, e trovando tutto dice: "wau che colpo, nonna!!

"Lo ha preparato la tua mamma ringraziala stasera".
_"Nonna sono le 16 e 15 non puoi andare un po' più veloce arriviamo in ritardo, se vai come una lumaca!"
Il nostro battibeccare continua, finchè non arriviamo alla palestra, corre, lo chiamo, ma è già avanti, quando raggiungo la palestra, è già entrato nello spogliatoio, esce poco dopo con un altro ragazzino


mi guarda e sorride, è diventato un monello, mi mancano i momenti in cui si faceva coccolare, le nostre chiacchierate e i suoi abbracci..



Giocano tra di loro, lo chiamano riscaldamento, poi l'allenatore inizia a fischiare, parla con tutti i ragazzini e le ragazzine, non capisco cosa dice, le parole rimbombano nella palestra.


Si sentono le pallonate, il mio Chicco è il più magro e il più piccolo di tutti, ma si impegna, riesce anche a fare canestro,
mi sembra ieri, che piccolo piccolo era quasi sempre da me, ora invece, lo vedo molto poco...
Lo chiamavo topo, ma ora si infastidisce quando lo chiamo così: -"Nonna, son grande adesso!!"


Avrebbe dovuto andare a prenderlo il papà, ma ha avuto un problema di lavoro, per cui sono andata ancora io, esce con passo lento svogliato, gli chiedo cosa sia successo, mi risponde che è stanco, deve ancora studiare storia.


Tornato a casa, in attesa che i suoi genitori ritornino, lo faccio studiare, ma è molto svogliato, mi arrabbio, alzo la voce, sbuffa ma non risponde, inizia di nuovo a leggere ad alta voce....
Dopo un po' di volte, e qualche mio atto di nervosismo, ha saputo spiegare con parole sue il capitolo e ha risposto correttamente a tutte le domande.
Soddisfatta, ho avuto la brutta idea di dire:-OH! Finalmente!!!!
Sono scesi due lacrimoni da quegli occhioni, mi ha guardato ed è corso in camera sua...


.
Ho aspettato un poco di tempo, poi sono salita a cercarlo, era sul letto, gli'ho accarezzato la testa, e ho detto: - voglio solo vederti fare bella figura, e l'ho lasciato solo.
Poco dopo è sceso, con un biglietto dove aveva scritto " PER COLPA TUA MI FA MALE IL CUORE".
Per un po' nessuno dei due ha parlato, poi ha iniziato a farmi battutine, gli ho chiesto se mi aiutava a fare alcune cose, e dopo ver sistemato quello che dovevamo, senza motivo mi ha chiesto: Nonna.....
Se tu vincessi un trimiliardo di milioni di euro (Che non so cosa voglia dire) cosa faresti ?
-Ho risposto: _ sono tanti soldi......ci devo pensare......
ANDREI A SCUOLA!!!!
-Noooo!!!! Nonna certo che sei strana forte.
-Sono strana?
  • Direi, un pacco?
  • Un pacco di cosa?
  • Mi guarda dall'alto al basso, e poi con quel sorriso sornione mi dice, non lo so ....
Mi sento in colpa per aver perso la calma, quelle due lacrimone mi hanno colpito più di uno schiaffo.
Il mio ruolo è diventato quello di un tassista che va come una lumaca, che rompe le scatole, fa venire il mal di cuore, e che è un pacco di stranezza.
Mi è tornato alla mente un detto: la scuola è per tutti, lo studio è per pochi....

Tornata a casa mia, il pensiero, torna alla mia insistenza affinchè studiasse storia, il dubbio è.... dovevo farlo io? Oppure potevo lasciar perdere.
Oggi c'ero io, ho fatto quel che ritenevo giusto, se non avessi perso la pazienza, non avrebbe mai finito di studiare...certo è che
mi piaceva di più fare la nonna, qualche anno fa, quando mi correva incontro, quando si aggrappava alle mie maglie, e non voleva andare via, quando giocavamo insieme, e non dovevamo studiare .



lunedì 18 novembre 2013

una visita inaspettata


Un po di mesi fa, ho ricevuto una visita inaspettata, che mi ha riempita di stupore, ma anche di tanto piacere, ho saputo aneddoti che non conoscevo.
Con una telefonata, mia sorella mi comunica che, un coppia di amici dei miei genitori, sono tornati dalle nostre parti, dopo tanti anni, sono andati nel suo negozio e lei, che è più grande di me, se li ricorda, ha parlato con loro, vorrebbero incontrare anche me, per cui il giorno dopo, la domenica li ha accompagnati a casa mia.
Mia sorella non mi ha proprio spiegato,  tutto nei dettagli,  per cui ero un po' curiosa e un po'in difficoltà,  in imbarazzo.
La mia cagnolina Luna, prima ancora che qualcuno suoni il campanello, abbaia come una disperata,.....  poi,  fa entrare tutti, ladri compresi, mi annuncia così che i miei ospiti sono arrivati.




Sono con due auto, nella prima ci sono gli amici, con mia sorella,
che ha fatto da navigatore, dietro di loro mio cognato con la propria auto.
Scendono dall'auto un signore alto e ben piazzato,  con la barba brizzolata, e una bellissima signora bionda, un po imbarazzata, mi avvicino e dopo i saluti, mia sorella mi dice: "lo riconosci, lo ricordi?"
Non ho idea di chi possa essere questo marcantonio, e scuotendo la testa mi scuso, sono a disagio.
Il signore mi guarda e mi dice:
-"Sei come la tua mamma, proprio come lei, anzi,tua mamma era più bella, perchè sorrideva di più".
Non so cosa rispondere,  li invito ad entrare in casa, che ho, per fortuna, pulito bene il giorno prima, chiedo loro se hanno già fatto colazione, dicono che bevono volentieri un buon caffè, poi mia sorella si congeda dicendomi:
-"Stai tranquilla, il Signor Giovanni, ti ha visto che eri grande così,  fa segno con le mani, era uno dei finanzieri a cui la mamma lavava e stirava".

" Il braccialetto d'oro quello col cuoricino te lo ha regalato lui, lo hai ancora?"
Rispondo,  che se i ladri non avessero deciso di farmi visita, forse lo avrei ancora il braccialetto, e proprio mentre rispondo la signora dice:
"  assomigli in modo esagerato alla mamma anche nella voce".
Mia sorella saluta, abbracciando il signore e la signora quasi con confidenza.



Rimasti solamente noi tre,  allora io chiedo: " ma la conosceva anche lei?"
mi risponde, che lavorava per una ditta Svizzera, che faceva la pendolare tra Como e Ginevra e che in dogana ha conosciuto Giovanni, che si sono sposati e trasferiti a Padova, dove hanno formato la loro famiglia e raggiunto la pensione, sono rammaricati per aver perso i contatti, sono dispiaciuti per non aver saputo della dipartita dei miei genitori.
Il tempo passa chiedo se vogliono fermarsi a pranzo, ho fatto lasagne e arrosto al forno con patate, loro accettano, se avessi saputo che sarebbero venuti avrei fatto qualcosa in più, ma sono stata avvisata proprio all'ultimo momento.
Sono tornati per festeggiare 40 anni di matrimonio, sono alloggiati in un albergo di Cernobbio.
Mentre apparecchiamo il tavolo e preparo le ultime cose, la signora Emma, si è offerta di aiutarmi, Giovanni mi racconta di quanto volesse bene a mia mamma, la chiama mamma Agnese, perchè per loro era una mamma, erano ragazzi giovani, lontani da casa, non c'erano tutti gli elettrodomestici che ci sono oggi,  in un paesino come il nostro,  a quei tempi non c'era nemmeno una lavanderia.



Era mia mamma, la persona di fiducia a cui loro si affidavano, il punto di riferimento, che li manteneva puliti e in ordine, non fa che rammaricarsi di non essere venuto prima.
Mi chiede di tutti noi, di mio fratello, ricorda particolarmente, quanto fosse vivace, e monello, e io dal canto mio ribadisco che mio figlio, ha preso questa caratteristica dallo zio.... ci facciamo una risata,.... i geni del DNA.
Un giorno mio fratello, di nascosto ha preso la moto di papà, quella che usava per spostarsi, recarsi al lavoro, è tornato a casa portando la moto a mano, aveva fuso il motore....
Mentre Giovanni racconta, mi immagino la faccia di papà, la sua rabbia, e davanti ai miei occhi, vedo la mamma che cerca di calmarlo, per evitare che mio fratello le prendesse di santa ragione.



Ricorda che avevo forse quasi due anni, e ancora la mamma mi allattava,(povera mamma), dice che volevo solo il suo latte, e che il mio migliore compagno di giochi era il mio cane, Flaick, un pastore tedesco a cui facevo di tutto, mi portava in groppa come un cavallo, e mi faceva girare per tutto il giardino, mi è tornato alla mente il più bel cane che avessi mai avuto.



Chiedo come fossero stati i miei genitori, quando io ero piccola, mi dice che la mamma soffriva un po' della severità del papà, che avrebbe voluto un po più di fiducia, era una brava donna, la mamma per tutti.
Ma che mio papà, era gelosissimo di tutti noi, e se caratterialmente era una persona complessa, era anche di una generosità infinita, lo definisce così:
"Un gran buon diavolo".
Concordo, mi racconta di quando era di libera uscita, si presentava a casa e con noi mangiava quel che c'era, pasta al sugo con insalata e uova sode oppure la sera, minestrone di verdura con formaggio o salame fatto da noi, pollo arrosto, o risotto coi fegatini, e le frittate con le verdure che faceva la mamma...
Il sabato sera in quel locale che avevano di sotto, fungeva da cucina/ taverna, mio papà suonava l'armonica a bocca e Giovanni la fisarmonica...

Emma mi parla del velo che la mamma, le aveva fatto in occasione del suo matrimonio, dice che lo conserva ancora tra due fogli di velina dentro una scatola, non lo lava perchè è talmente fine che ha paura di romperlo.. Continuiamo così fino a tardo pomeriggio, poi decido di uscire a cena.
Una telefonata,  prenoto in quel di Lenno sul lago di Como.



Decidono di rinfrescarsi al loro Hotel, ci accordiamo per le 19,30 passo io a prenderli, abbiamo cenato a base di pesce di lago, dicono di essere stati bene.
Una passeggiata su questo bellissimo golfo,  poi si rientra, arrivati al loro albergo, Giovanni chiede se mi può abbracciare,mi ringrazia dell'ospitalità si complimenta,  dicendomi che se fuori assomiglio tutta alla mamma, dentro ho un po' di tutti e due, mi sento sollevata, come se avessi superato un esame, mi invitano a casa loro, prometto che ci andrò, non so quando, ma ci andrò.
Ci siamo sentiti per telefono, ora al nostro incontro prossimo si aggiungerà un'altro collega, che ha conosciuto i miei genitori, il mondo è grande ma a volte basta poco per farlo diventare piccolo..
Sono stata al cimitero dai miei genitori, sulla lapide di mio papà, c'era una bellissima ciotola, sono venuti a salutarlo, un minestrone un po di pane e salame con tanti ricordi, al mio vecchio... faranno sicuramente piacere.



mercoledì 13 novembre 2013

LA LATTERIA DI DRESDA

LA LATTERIA DI DRESDA


C'è una latteria che è un gioiello, tanto è bella e particolare
nel cuore di Dresda,


E' sopravvissuta come per miracolo, ai bombardamenti che hanno raso al suolo la città nel febbraio del 1945 durante la II Guerra Mondiale.


Venne fondata nel 1879 da un agricoltore di nome Paul Gustav Leander Pfunds.
 Inizialmente aprì una latteria in un quartiere diverso da quello attuale, dove attraverso il negozio si potevano osservare sei mucche mentre venivano munte, serviva così latte fresco e igenico agli abitanti di Dresda.


 L'anno successivo anche il fratello Friedrich Pfunds si associò all'idea e da allora la latteria assunse il nome "Latteria di Dresda dei fratelli Pfunds", (Dresdner MolkereiGebrude Pfunds).
La Ditta s'ingrandiva tanto,  che ebbero bisogno di traslocare nella Bautzner strabe al n° civico 41 e poi ancora al n° 79 dove è ancora ai giorni nostri, e gli ampliamenti di questo stabile si susseguirono 


L'attività fioriva, tanto che i proprietari iniziarono a produrre per primi in Germania il latte condensato, lo esportavano, e nella loro produzione ,avevano prodotti come sapone al latte di capra, studiato per le persone, che avevano problemi di pelle sensibili agli allergeni, e prodotti per bambini.


Furono infatti dei pionieri nel cercare di produrre prodotti che si avvicinassero alle qualità del latte materno.
Nel dopo guerra riprese con la vendita di latte, latticini e formaggi, ma dal 1972 venne statalizzata dalla Repubblica Democratica Tedesca e poi chiusa nel 1978.
Negli anni novanta, osservando le tradizioni, venne riaperta.
È diventata una meta del turismo, anche perchè tutto il negozio e rivestito di maioliche dipinte a mano dalla nota impresa Villeroy and Boch, presentando scene ispirate alla latteria, lungo il soffitto una rappresentazione di angeli e cherubini che trainano carretti carichi di bidoni di latte, di bambini che giocano e paesaggi campestri.

Viene definita la più bella latteria del mondo, nel 1997 è stata registrata nel Guinness dei Primati , con 247,90 metri quadrati di piastrelle, offre ai suoi avventori per lo più formaggi a latte crudo.
Sono entrata in questa latteria che, ai miei occhi è , un misto tra un negozio che vende del formaggio e una sala da thè dove, forse si beve tutto tranne che il thè, siamo saliti per una scala abbastanza ripida e ci hanno fatto accomodare in tavolini rotondi da  dove si poteva ordinare.
Non ricordo, cosa ho bevuto, forse una cioccolata, che ci è stata servita con tanti bocconcini di formaggio.
 E' una zona riservata a ristorante dove solitamente i turisti provano le specialità della Sassonia


Oltre ai derivati del latte si possono provare o acquistare marmellate ai fichi e senape, mango e senape, zenzero, mostrarde e gelatine di mele, e vari distillati in genere derivati dalla frutta che i tedeschi chiamano Schnapss..









martedì 12 novembre 2013

MILVA E LA FRAZIONE DI CHEMPO

Nel Luglio del 1969 diventavo zia, mio fratello era diventato papà, malgrado ci dividesse un buon numero di anni, era comunque un papà giovanissimo, e di conseguenza divenni anche io una zia molto giovane. La zia di una bella bambina, nell'anno successivo, è nato un bel maschietto, e nell'anno dopo ancora un maschietto biondo, che il destino si è portato via a 20 anni a causa di un incidente stradale...

Quando erano piccoli, durante le vacanze scolastiche, spesso, molto spesso, stavo delle settimane intere a casa di mio fratello e mia cognata, davo una mano dove potevo, anche se ero anch'io una bambinetta.
Mia cognata, aveva incontrato mio fratello a Como, era la tata dei bimbi di una famiglia di facoltosi setaioli.
Di origine valtellinese, venuta a Como per cercare lavoro, ha conosciuto mio fratello, si sono fidanzati e sposati.
Un 'estate mi ha portato con se, forse per più di un mese, a casa dei suoi genitori, per mia cognata un ritorno a casa, per i bambini e per me un cambio d'aria, un'occasione di nuovi incontri.
In quelle vacanze ho conosciuto una bambina di nome Milva.
Eravamo a Chempo, frazione del comune di Civo.


Ricordo molto bene, la stradina che conduceva alla casa di mia cognata, era stretta, non credo ci passasse un'auto, invece a piedi facevamo il sentiero che scendeva dall'alto, era una collinetta verde, che girava attorno alla grande corte di pietra dei genitori di mia cognata.



Ricordo, che prima di arrivare alla casa, sulla sinistra del sentiero c'era una fontana di sasso dove, l'acqua scorreva sempre, non aveva il rubinetto, alla destra invece c'era un'altra casa, dove abitavano altri due ragazzini che arrivavano da Roma a trovare i parenti tutti gli anni.

I genitori di mia cognata venivano chiamati dai vicini, Carlino e Peppa, per i miei nipoti, nonno Carlo e nonna Peppa.
Nei miei ricordi Carlo, era un uomo alto e imponente, aveva sempre il cappello in testa , quando entrava in casa portava degli zoccoli tipici valtellinesi, con le calze di lana fatte a mano, le ricordo melange grigie 


Peppa una donna dal viso dolce, che lavorava tantissimo, ho un'immagine di lei che, proprio in quella collina dietro casa, taglia l'erba con una falce, ( nel nostro dialetto ranza), con le gonne ampie, ai piedi gli scarponi con il carrarmato per non scivolare sulla pendenza.


Penso che da giovane, doveva essere una donna bellissima, anche mia cognata è molto bella, l'altra immagine che ho e di quando sedeva su uno sgabellino di paglia, e mungeva la mucca,


 aveva i capelli raccolti in trecce arrotolate dietro la nuca, e almeno per quel che io ricordo, doveva essere una donna molto buona.
Mia cognata e i suoi fratelli si rivolgevano ai genitori dando loro del Voi.....

Il sabato pomeriggio, quando tutti i fratelli rientravano a casa, dalla loro settimana lavorativa, ( anche loro erano costretti ad espatriare nella vicina Svizzera, perchè in quella zona non c'era lavoro) con il papà in testa e la mamma dietro, andavano a raccogliere o a girare il fieno, li vedevi con gerlo in spalla scendere carichi di fieno che poi portavano in cascina.


Ho visto un fratello di mia cognata, portare le mucche all'alpe, per la trasumanza estiva, l'altro fratello gestiva la vigna con il quale facevano il vino, ricordo anche il formaggio, naturalmente fatto da loro.


Uno dei fratelli di mia cognata era molto, molto carino si preparava il sabato sera e usciva con la moto, molte ragazzine facevano sogni su di lui, naturalmente anche io lo guardavo..


Sento il profumo dei pomodori con le uova, che faceva nonna Peppa, buonissimi, vedo  le scale strette che conducevano alle camere, la cucina al pian terreno, aveva un grande camino, mi sembra che avesse delle panchine interne, per sedersi proprio vicino al fuoco, ma non ne sono sicura, un tavolone grande, con delle panche per far posto a tutti i sei figli, ricordo la preghiera prima di mangiare. Quanto tempo è passato!
Minimo 40 anni....
Guardando casualmente delle foto, su un social network le ho commentate e, quando si dice il destino, la signora che ha risposto ai miei commenti mi ha detto che si ricordava di me, ho così iniziato una conversazione con Milva, ricordo bene il nome, ma il resto è un po' confuso.
Dice che abbiamo riso tantissimo, e giocato, mi ricorda con capelli corti e gambe magre, i pantaloncini corti rossi, devo essere proprio io, visto che il rosso è il mio colore preferito.



Milva, dice che dovevamo scambiarci le cartoline, ma che per chissà quale motivo non lo abbiamo fatto, è strano ho sempre amato scrivere cartoline, forse avevo perso l'indirizzo, chissà!!!
Ricordo la cugina di mia cognata, una signora alta e magra, nel mio immaginario la vedevo come Olivia di Popeye, con la sigaretta in bocca e con una casa superpulita, la figlia Antonella e un bambino di cui non ricordo il nome.


La domenica mattina, si andava alla messa a piedi, con il Signor Carlo vestito della festa, tutti i suoi figli dietro di lui, e in quell'occasione c'ero anche io, mi ricordo una salita per arrivare alla chiesa, forse la chiesa di Roncalia, un'altra frazione di Civo. In qualche occasione con il fratello di mia cognata, Gianni, andavamo a fare poca spesa a Caspano, almeno penso si chiamasse così, anche in quell'occasione ricordo una strada che saliva.


Per qualche sera , tutte insieme, noi ragazzine, siamo andate dove iniziava la strada, mi sembra ci fosse un muretto, ci trovavano per scherzare, passare la serata prima che facesse buio, ricordo le lucciole,  le rincorrevamo.


Una domenica siamo scesi a Dazio, mio fratello con la sua famiglia con la loro automobile, mentre io e una bambina che penso proprio si trattasse di Milva, eravamo sull'auto del fratello di mia cognata, con noi la sua fidanzata, siamo andati alle giostre, sull'autoscontro io e Milva ci scontravamo, poi con mio fratello che è rimasto per molto tempo un ragazzino malgrado avesse una bella famiglia, siamo andati sui seggiolini volanti ( volgarmente detti Calcio in culo)


 ero talmente magra e leggera che con ogni spinta prendevo il codino, abbiamo fatto parecchi giri gratis, poi come premio per tutti, zucchero filato....una Slinzega da portare a casa insieme alla Bisciola....in questa fiera, la musica era alta suonava una canzone di Umberto tozzi: dal titolo "Dimentica Dimentica" che mi è rimasta impressa nella mente.


I miei ricordi, sono decisamente confusi per quel che riguarda chiese e paesi, non ricordo i nomi delle ragazzine o la fisionomia, ma ricordo di essere stata ben accolta.
Un mese è lungo, dopo un po' ho sentito la mancanza dei miei genitori, delle mie cose, in fondo ero ancora una bambina.



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