il filo dei ricordi-racconti

martedì 12 novembre 2013

MILVA E LA FRAZIONE DI CHEMPO

Nel Luglio del 1969 diventavo zia, mio fratello era diventato papà, malgrado ci dividesse un buon numero di anni, era comunque un papà giovanissimo, e di conseguenza divenni anche io una zia molto giovane. La zia di una bella bambina, nell'anno successivo, è nato un bel maschietto, e nell'anno dopo ancora un maschietto biondo, che il destino si è portato via a 20 anni a causa di un incidente stradale...

Quando erano piccoli, durante le vacanze scolastiche, spesso, molto spesso, stavo delle settimane intere a casa di mio fratello e mia cognata, davo una mano dove potevo, anche se ero anch'io una bambinetta.
Mia cognata, aveva incontrato mio fratello a Como, era la tata dei bimbi di una famiglia di facoltosi setaioli.
Di origine valtellinese, venuta a Como per cercare lavoro, ha conosciuto mio fratello, si sono fidanzati e sposati.
Un 'estate mi ha portato con se, forse per più di un mese, a casa dei suoi genitori, per mia cognata un ritorno a casa, per i bambini e per me un cambio d'aria, un'occasione di nuovi incontri.
In quelle vacanze ho conosciuto una bambina di nome Milva.
Eravamo a Chempo, frazione del comune di Civo.


Ricordo molto bene, la stradina che conduceva alla casa di mia cognata, era stretta, non credo ci passasse un'auto, invece a piedi facevamo il sentiero che scendeva dall'alto, era una collinetta verde, che girava attorno alla grande corte di pietra dei genitori di mia cognata.



Ricordo, che prima di arrivare alla casa, sulla sinistra del sentiero c'era una fontana di sasso dove, l'acqua scorreva sempre, non aveva il rubinetto, alla destra invece c'era un'altra casa, dove abitavano altri due ragazzini che arrivavano da Roma a trovare i parenti tutti gli anni.

I genitori di mia cognata venivano chiamati dai vicini, Carlino e Peppa, per i miei nipoti, nonno Carlo e nonna Peppa.
Nei miei ricordi Carlo, era un uomo alto e imponente, aveva sempre il cappello in testa , quando entrava in casa portava degli zoccoli tipici valtellinesi, con le calze di lana fatte a mano, le ricordo melange grigie 


Peppa una donna dal viso dolce, che lavorava tantissimo, ho un'immagine di lei che, proprio in quella collina dietro casa, taglia l'erba con una falce, ( nel nostro dialetto ranza), con le gonne ampie, ai piedi gli scarponi con il carrarmato per non scivolare sulla pendenza.


Penso che da giovane, doveva essere una donna bellissima, anche mia cognata è molto bella, l'altra immagine che ho e di quando sedeva su uno sgabellino di paglia, e mungeva la mucca,


 aveva i capelli raccolti in trecce arrotolate dietro la nuca, e almeno per quel che io ricordo, doveva essere una donna molto buona.
Mia cognata e i suoi fratelli si rivolgevano ai genitori dando loro del Voi.....

Il sabato pomeriggio, quando tutti i fratelli rientravano a casa, dalla loro settimana lavorativa, ( anche loro erano costretti ad espatriare nella vicina Svizzera, perchè in quella zona non c'era lavoro) con il papà in testa e la mamma dietro, andavano a raccogliere o a girare il fieno, li vedevi con gerlo in spalla scendere carichi di fieno che poi portavano in cascina.


Ho visto un fratello di mia cognata, portare le mucche all'alpe, per la trasumanza estiva, l'altro fratello gestiva la vigna con il quale facevano il vino, ricordo anche il formaggio, naturalmente fatto da loro.


Uno dei fratelli di mia cognata era molto, molto carino si preparava il sabato sera e usciva con la moto, molte ragazzine facevano sogni su di lui, naturalmente anche io lo guardavo..


Sento il profumo dei pomodori con le uova, che faceva nonna Peppa, buonissimi, vedo  le scale strette che conducevano alle camere, la cucina al pian terreno, aveva un grande camino, mi sembra che avesse delle panchine interne, per sedersi proprio vicino al fuoco, ma non ne sono sicura, un tavolone grande, con delle panche per far posto a tutti i sei figli, ricordo la preghiera prima di mangiare. Quanto tempo è passato!
Minimo 40 anni....
Guardando casualmente delle foto, su un social network le ho commentate e, quando si dice il destino, la signora che ha risposto ai miei commenti mi ha detto che si ricordava di me, ho così iniziato una conversazione con Milva, ricordo bene il nome, ma il resto è un po' confuso.
Dice che abbiamo riso tantissimo, e giocato, mi ricorda con capelli corti e gambe magre, i pantaloncini corti rossi, devo essere proprio io, visto che il rosso è il mio colore preferito.



Milva, dice che dovevamo scambiarci le cartoline, ma che per chissà quale motivo non lo abbiamo fatto, è strano ho sempre amato scrivere cartoline, forse avevo perso l'indirizzo, chissà!!!
Ricordo la cugina di mia cognata, una signora alta e magra, nel mio immaginario la vedevo come Olivia di Popeye, con la sigaretta in bocca e con una casa superpulita, la figlia Antonella e un bambino di cui non ricordo il nome.


La domenica mattina, si andava alla messa a piedi, con il Signor Carlo vestito della festa, tutti i suoi figli dietro di lui, e in quell'occasione c'ero anche io, mi ricordo una salita per arrivare alla chiesa, forse la chiesa di Roncalia, un'altra frazione di Civo. In qualche occasione con il fratello di mia cognata, Gianni, andavamo a fare poca spesa a Caspano, almeno penso si chiamasse così, anche in quell'occasione ricordo una strada che saliva.


Per qualche sera , tutte insieme, noi ragazzine, siamo andate dove iniziava la strada, mi sembra ci fosse un muretto, ci trovavano per scherzare, passare la serata prima che facesse buio, ricordo le lucciole,  le rincorrevamo.


Una domenica siamo scesi a Dazio, mio fratello con la sua famiglia con la loro automobile, mentre io e una bambina che penso proprio si trattasse di Milva, eravamo sull'auto del fratello di mia cognata, con noi la sua fidanzata, siamo andati alle giostre, sull'autoscontro io e Milva ci scontravamo, poi con mio fratello che è rimasto per molto tempo un ragazzino malgrado avesse una bella famiglia, siamo andati sui seggiolini volanti ( volgarmente detti Calcio in culo)


 ero talmente magra e leggera che con ogni spinta prendevo il codino, abbiamo fatto parecchi giri gratis, poi come premio per tutti, zucchero filato....una Slinzega da portare a casa insieme alla Bisciola....in questa fiera, la musica era alta suonava una canzone di Umberto tozzi: dal titolo "Dimentica Dimentica" che mi è rimasta impressa nella mente.


I miei ricordi, sono decisamente confusi per quel che riguarda chiese e paesi, non ricordo i nomi delle ragazzine o la fisionomia, ma ricordo di essere stata ben accolta.
Un mese è lungo, dopo un po' ho sentito la mancanza dei miei genitori, delle mie cose, in fondo ero ancora una bambina.



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3 commenti:

  1. Veramente molto dolce il tuo racconto, Enrica, complimenti. L'ho letto con molto piacere, anche perché parla della Valtellina alla quale, come sai, sono molto legata.
    A presto rileggerti, in un altro racconto. Un abbraccio.
    Giovanna

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  3. è molto bello mi sono tornate in mente persone che ho conosciuto e che mi erano care anche tuo nipote giancarlo che portava sempre i fiori a mia mamma....il pane fatto in casa da pepa.... insomma mi piace è tenero è mi è tornato in mente che forse ero proprio io che sono venuta con voi alla sagra ....

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