il filo dei ricordi-racconti

lunedì 18 novembre 2013

una visita inaspettata


Un po di mesi fa, ho ricevuto una visita inaspettata, che mi ha riempita di stupore, ma anche di tanto piacere, ho saputo aneddoti che non conoscevo.
Con una telefonata, mia sorella mi comunica che, un coppia di amici dei miei genitori, sono tornati dalle nostre parti, dopo tanti anni, sono andati nel suo negozio e lei, che è più grande di me, se li ricorda, ha parlato con loro, vorrebbero incontrare anche me, per cui il giorno dopo, la domenica li ha accompagnati a casa mia.
Mia sorella non mi ha proprio spiegato,  tutto nei dettagli,  per cui ero un po' curiosa e un po'in difficoltà,  in imbarazzo.
La mia cagnolina Luna, prima ancora che qualcuno suoni il campanello, abbaia come una disperata,.....  poi,  fa entrare tutti, ladri compresi, mi annuncia così che i miei ospiti sono arrivati.




Sono con due auto, nella prima ci sono gli amici, con mia sorella,
che ha fatto da navigatore, dietro di loro mio cognato con la propria auto.
Scendono dall'auto un signore alto e ben piazzato,  con la barba brizzolata, e una bellissima signora bionda, un po imbarazzata, mi avvicino e dopo i saluti, mia sorella mi dice: "lo riconosci, lo ricordi?"
Non ho idea di chi possa essere questo marcantonio, e scuotendo la testa mi scuso, sono a disagio.
Il signore mi guarda e mi dice:
-"Sei come la tua mamma, proprio come lei, anzi,tua mamma era più bella, perchè sorrideva di più".
Non so cosa rispondere,  li invito ad entrare in casa, che ho, per fortuna, pulito bene il giorno prima, chiedo loro se hanno già fatto colazione, dicono che bevono volentieri un buon caffè, poi mia sorella si congeda dicendomi:
-"Stai tranquilla, il Signor Giovanni, ti ha visto che eri grande così,  fa segno con le mani, era uno dei finanzieri a cui la mamma lavava e stirava".

" Il braccialetto d'oro quello col cuoricino te lo ha regalato lui, lo hai ancora?"
Rispondo,  che se i ladri non avessero deciso di farmi visita, forse lo avrei ancora il braccialetto, e proprio mentre rispondo la signora dice:
"  assomigli in modo esagerato alla mamma anche nella voce".
Mia sorella saluta, abbracciando il signore e la signora quasi con confidenza.



Rimasti solamente noi tre,  allora io chiedo: " ma la conosceva anche lei?"
mi risponde, che lavorava per una ditta Svizzera, che faceva la pendolare tra Como e Ginevra e che in dogana ha conosciuto Giovanni, che si sono sposati e trasferiti a Padova, dove hanno formato la loro famiglia e raggiunto la pensione, sono rammaricati per aver perso i contatti, sono dispiaciuti per non aver saputo della dipartita dei miei genitori.
Il tempo passa chiedo se vogliono fermarsi a pranzo, ho fatto lasagne e arrosto al forno con patate, loro accettano, se avessi saputo che sarebbero venuti avrei fatto qualcosa in più, ma sono stata avvisata proprio all'ultimo momento.
Sono tornati per festeggiare 40 anni di matrimonio, sono alloggiati in un albergo di Cernobbio.
Mentre apparecchiamo il tavolo e preparo le ultime cose, la signora Emma, si è offerta di aiutarmi, Giovanni mi racconta di quanto volesse bene a mia mamma, la chiama mamma Agnese, perchè per loro era una mamma, erano ragazzi giovani, lontani da casa, non c'erano tutti gli elettrodomestici che ci sono oggi,  in un paesino come il nostro,  a quei tempi non c'era nemmeno una lavanderia.



Era mia mamma, la persona di fiducia a cui loro si affidavano, il punto di riferimento, che li manteneva puliti e in ordine, non fa che rammaricarsi di non essere venuto prima.
Mi chiede di tutti noi, di mio fratello, ricorda particolarmente, quanto fosse vivace, e monello, e io dal canto mio ribadisco che mio figlio, ha preso questa caratteristica dallo zio.... ci facciamo una risata,.... i geni del DNA.
Un giorno mio fratello, di nascosto ha preso la moto di papà, quella che usava per spostarsi, recarsi al lavoro, è tornato a casa portando la moto a mano, aveva fuso il motore....
Mentre Giovanni racconta, mi immagino la faccia di papà, la sua rabbia, e davanti ai miei occhi, vedo la mamma che cerca di calmarlo, per evitare che mio fratello le prendesse di santa ragione.



Ricorda che avevo forse quasi due anni, e ancora la mamma mi allattava,(povera mamma), dice che volevo solo il suo latte, e che il mio migliore compagno di giochi era il mio cane, Flaick, un pastore tedesco a cui facevo di tutto, mi portava in groppa come un cavallo, e mi faceva girare per tutto il giardino, mi è tornato alla mente il più bel cane che avessi mai avuto.



Chiedo come fossero stati i miei genitori, quando io ero piccola, mi dice che la mamma soffriva un po' della severità del papà, che avrebbe voluto un po più di fiducia, era una brava donna, la mamma per tutti.
Ma che mio papà, era gelosissimo di tutti noi, e se caratterialmente era una persona complessa, era anche di una generosità infinita, lo definisce così:
"Un gran buon diavolo".
Concordo, mi racconta di quando era di libera uscita, si presentava a casa e con noi mangiava quel che c'era, pasta al sugo con insalata e uova sode oppure la sera, minestrone di verdura con formaggio o salame fatto da noi, pollo arrosto, o risotto coi fegatini, e le frittate con le verdure che faceva la mamma...
Il sabato sera in quel locale che avevano di sotto, fungeva da cucina/ taverna, mio papà suonava l'armonica a bocca e Giovanni la fisarmonica...

Emma mi parla del velo che la mamma, le aveva fatto in occasione del suo matrimonio, dice che lo conserva ancora tra due fogli di velina dentro una scatola, non lo lava perchè è talmente fine che ha paura di romperlo.. Continuiamo così fino a tardo pomeriggio, poi decido di uscire a cena.
Una telefonata,  prenoto in quel di Lenno sul lago di Como.



Decidono di rinfrescarsi al loro Hotel, ci accordiamo per le 19,30 passo io a prenderli, abbiamo cenato a base di pesce di lago, dicono di essere stati bene.
Una passeggiata su questo bellissimo golfo,  poi si rientra, arrivati al loro albergo, Giovanni chiede se mi può abbracciare,mi ringrazia dell'ospitalità si complimenta,  dicendomi che se fuori assomiglio tutta alla mamma, dentro ho un po' di tutti e due, mi sento sollevata, come se avessi superato un esame, mi invitano a casa loro, prometto che ci andrò, non so quando, ma ci andrò.
Ci siamo sentiti per telefono, ora al nostro incontro prossimo si aggiungerà un'altro collega, che ha conosciuto i miei genitori, il mondo è grande ma a volte basta poco per farlo diventare piccolo..
Sono stata al cimitero dai miei genitori, sulla lapide di mio papà, c'era una bellissima ciotola, sono venuti a salutarlo, un minestrone un po di pane e salame con tanti ricordi, al mio vecchio... faranno sicuramente piacere.



5 commenti:

  1. Che bello leggere questi tuoi ricordi di gioventù, sei una narratrice nata, e io sono orgoglioso di te.
    Riccardo

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  2. Come al solito Enrica,i tuoi scritti,sono talmente chiari ,talmente veri,che sembra ,leggendoli di essere li a viverli direttamente,sei bravissima, Pachino.

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  3. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  4. Incontrare persone che ci hanno visto man, mano crescere (e da giovani si son sentite accolte dai nostri cari) è come ritrovare un pezzetto di noi, anche se non riusciamo, chiaramente, a ricordarle, Enrica.

    E' sentir rinascere quelle emozioni ed affetti, sebbene sbiaditi nel tempo.

    Ascoltarle, mentre ci raccontano di tempi lontani, con i nostri familiari, mentre ci fanno rivivere ciò che, oramai, ci sembra tanto, tanto lontano... vuol dire che tutto quello che si fa ritorna: Ci si augura che quello che torna abbia un nome: BENE!

    Ed allora, se nella vita si è fatto del Bene, quelle emozioni sono emozioni così belle che ci colmano di serenità, ecco cosa ci lascia il tempo!

    E tutto quello che abbiamo vissuto, comunque e sempre ... rimane!

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