il filo dei ricordi-racconti

mercoledì 10 dicembre 2014

I PREPARATIVI AL SANTO NATALE

E' martedì, sono dalla signora Licia, la mia nonnina, dopo i soliti saluti, mi dice: " fa freddo oggi,"  le rispondo  che ieri sul tunnel del Gottardo nevicava..
Vorrebbe la neve per Natale, perchè altrimenti le festività natalizie non si sentono...


e come sempre inizia a raccontare...
Era bello il Natale, ora Voi giovani, correte fuori e dentro dai negozi, poi vi lamentate che avete speso soldi,  e siete stressati, noi invece preparavamo tutto in casa.
Mia mamma e la mia zia Romilda, pulivano tutta la casa, pavimenti lavati a lisciva, e lucidati con la paraffina, lucidavano tutti i paioli di rame, 


 le tende venivano  inamidate, e la sera intrecciavano i rami dei salici,facevano le corone, che poi le rivestivano con i rami dell'abete.  Ci mettevano noci, nocciole e mele, oppure pigne,  e non mancavano mai le quattro candele, decoravano con qualche passamaneria a quadretti, erano belle  e profumate.




Con quelle meline, che al Signor Conte non si potevano dare,(erano troppo piccole), facevano di tutto, noi le mangiavamo,....  eccome se le mangiavamo.



Il giorno della vigilia, la zia Romilda con lo zio, preparavano la trippa, il profumo della pietanza, si sprigionava per la casa, mentre la mamma finiva gli ultimi preparativi.



La tovaglia ricamata, era nel baule nella camera dei miei gentori, la tenevo stretta a me, mentre scendevo le scale, era considerata un tesoro, bisognava tenerla con cura,


sulla parete un ramo d'albero, addobbato con la carta delle caramelle, o con fiocchetti di carta crespa riciclata, non avevamo l'abete in casa 


ma facevamo il presepe, con le statuine intagliate nel legno, dal mio papà, e il muschio fresco, che mio cugino aveva raccolto nel bosco.
Prima di sera, con mio cugino Felice, con il  nostro gerletto in spalla, ci recavano nel paese vicino, a prendere il pane per tutti, anche per le famiglie degli zii, che abitavano in un'altra corte.
La zia Armida, da Como, mandava per ogni fratello, una bottiglia di vermouth,  per i bambini caramelle. Un anno in particolare ha mandato per me, un bel velo bianco di pizzo, da usare in chiesa durante le funzioni, il bigliettino diceva così: 
" voglio bene a tutte e tre, ma a te di più, ma non si deve dire..." mentre me lo racconta, mette il dito sulle labbra e dice in dialetto: " Sa tas", ..... si sta zitti.


Il giorno di Natale, si mangiava nella ca' bella, in pratica in sala da pranzo, l'unico problema era che, il camino non aveva un buon tiraggio, faceva fumo, per cui venivano messi dei bracieri sotto il tavolo e negli angoli per riscaldare la stanza.


Si mangiava pane bianco e " il pan de mej", era festa.
Quello dolce? chiedo io.
No!! era pane di miglio, quello dolce,  si mangia per San Giorgio, il mese di aprile...
E' un'enciclopedia umana,... penso io... mentre continua a raccontare.
Felice era furbo, spiava la sua mamma e la mia, scopriva dove nascondevano i pochi regali, che ci facevano trovare la mattina di Natale sotto l'albero, qualche biglia per i maschietti, le bambole di pezza per noi bambine, qualche mandarino e spagnoletta (arachidi).
Non era Gesù Bambino, ma " ul bambin dal Gesù" , (il bambino che aiutava Gesù), che consegnava i doni, era il suo aiutante, come faceva se era appena nato a far tutto quel lavoro?
 E così,  ogni casa, narra la sua leggenda.
Il giorno di Natale, in cucina oltre alla trippa, con le zampe delle galline ed il collo, si faceva il brodo. Il resto del pollo, si faceva arrosto, le patate nel forno della stufa economica,  mentre la nonna che affettava il lardo, la pancetta, e il salame.


Che profumi,  se riuscivamo.... rubavamo qualche fettina.....
Non mangiavamo il patè, non sapevamo che ci fosse, ma facevano una crema coi fegatini, che messa sul pane,  era proprio buona, e poi come dolce mangiavamo la miascia. Quando  papà riusciva a lavorare in Svizzera, anche per poco tempo, mangiavamo il panettone, non ci mancava niente, ("serum paesan"), eravamo contadini.

miascia  tipico dolce                                            lombardo


Altro che supermercato, Ipermercato....era tutta roba di casa, tanta fatica.... ma cumè l'era bel........Come era bello......



domenica 7 dicembre 2014

Mia figlia Amsterdam e noi

Mia figlia Amsterdam e noi


Avevano già prenotato da tempo, e dovevano partire per Amsterdam, mia figlia e suo marito, il tempo da noi inclemente, non ha mai smesso di piovere.
Proprio nella loro nuova e bella casa, l'acqua è diventata un problema, con tre pompe che andavano giorno e notte siamo riusciti ad evitare danni, ma eravamo veramente preoccupati, tanto che non volevano più partire.
Li abbiamo convinti ad andare, contando sull'impegno di Riccardo che ha monitorato, controllato costantemente la situazione.




Poi il giorno della loro partenza e arrivo ad Amsterdam, verso le ore 22 arriva un messaggio sul mio cellulare, prima ancora di guardare cosa mi avesse scritto, ho pensato che si volesse informare sulla situazione maltempo, invece il testo diceva così:
"Mammaaaaaa, siamo usciti ora dal museo di Van Gogh, bellissimo, domani visitiamo la Casa di Anna Frank, avresti dovuto venire con noi, la prossima volta ti portiamo, buona notte TVB.



Leggere quel messaggio, per me ha voluto dire tante cose:
una di queste è che se pur non ho studiato, rispettano le mie passioni, e le hanno fatte diventare un pochettino anche loro....
la seconda è che pur avendo modi e pensieri diversi, non siamo così distanti, e si fidano del nostro operato tanto che non mi ha nemmeno chiesto della situazione pioggia.
La terza cosa è che se pur non lo dicono mai, mi vogliono bene.
Anche mio genero, quando è tornato, mi ha detto:
"Bello il museo di Van Gogh, non è il mio genere, ma bello veramente".


A volte ci sono delle incomprensioni, dei modi diversi di vedere le cose, che poi certamente passano, sono momenti di tensione, causati da stanchezza, da voglia di autonomia, forse un po' di ribellione, ma non siamo distanti col pensiero, e col sentimento e questo credo che sia quel che più conta.





Mi ha portato cartoline ed opuscoli, mi ha parlato della casa di Anna Frank, di quanto l'abbia colpita. Io e Chicco l'ascoltavamo e attraverso il libro e gli opuscoli, ascoltavamo le sue spiegazioni, tre generazioni, davanti alle atrocità dell'olocausto...in mezzo alla tristezza di quegli eventi, noi eravamo vicine.

sabato 6 dicembre 2014

I BAMBINI E BABBO NATALE


E un sabato mattina, 6 dicembre 2014, sto pulendo i vetri di un salone, di fronte a me, in un piazzale, ci sono tanti bambini, accompagnati dai loro genitori. Guardo queste famiglie e il pensiero, torna indietro negli anni.
E ' bello vedere queste famiglie, insieme per i loro figli, mamma e papà, una volta si vedevano più mamme ora finalmente la presenza maschile è aumentata.




Poi lo sguardo volge verso il cancello aperto, una bimba con tanti palloncini colorati legati alla mano un'altra che ha nelle mani tante buste, colorate, e poi uno scampanio....



E' stata una sorpresa anche per me, a dorso di mulo, è arrivato,


 vestito di tutto punto BABBO Natale, i bambini lo guardavano sorridendo, e poi la domanda :
" CHE BARBA LUNGA CHE HAI! E' FINTA?


" Prova a tirare"- è la risposta,
Il bambino allunga la mano, ma la mamma interviene prontamente, ma è proprio babbo natale a dire...." lo lasci provare "....
La barba è vera, e dopo questo,  le attenzioni passano tutte al mulo che, essendosi spaventato ha lasciato il suo ricordo proprio sulla strada.
Questo ferma per un attimo i bambini,  il povero animale viene spostato  e ricominciano le carezze...



I bambini sorridono, il mulo, lo ha le orecchie basse e la coda in alto segno di tensione,
Poi un'insegnante, li fa mettere tutti in cerchio a seconda dell'età, ognuno, infila nella corda del palloncino la propria letterina ,



 e poi tutti insieme con babbo natale si liberano tutti in cielo.




E' uno spettacolo vedere bimbi e genitori col naso all'insù mentre guardano i palloncini che si disperdono nel cielo grigio di questa uggiosa mattinata.




Urla, grida, e risate accompagnano questo momento....
I genitori dei bimbi ritornano bambini, anche loro con la testa all'insù a seguire un palloncino intriso di richieste di giochi per i bimbi, di salute e affetto per gli anziani e gli ammalati, di lavoro e di tranquillità, per chi deve avere un futuro e un po di normale, normalissima normalità per tutti.










sabato 29 novembre 2014

LA SOLIDARIETA' DELLE RISATE


Sono in banca e una signora mi chiede: "Sei per caso Enrica"? la mia risposta è naturalmente:
"Si "
Inizia uno scambio di battute, questa persona che io non avrei mai riconosciuto, è una mia ex compagna di scuola media...
Dice di avermi notata al Teatro Nuovo di Rebbio, in effetti ci sono andata spesso il sabato sera, l'inverno scorso, ma di non aver osato contattarmi....
Si parla un po di tutto e mi invita, sempre al solito teatro a vedere la parodia musicale del " Conte di Montecristo", tutto l'incasso dello spettacolo andrà in beneficenza, accetto e prenoto il posto tramite email."


Gli amici di Zinvie", ero convinta che fosse il nome della compagnia teatrale, in realtà, all'apertura del sipario, un signore molto distinto, con una bellissima voce, ci ringrazia e inizia a descriverci la serata, mi rendo conto, che non è solo uno spettacolo di beneficenza, attraverso delle diapositive che vengono proiettate si vedono i lavori e gli aiuti che nel corso degli anni hanno costruito, in paesi dove il bisogno era ed è reale.
Gli amici di Zinvie sono un gruppo di amici, non voglio chiamarla associazione, che attraverso il teatro aiuta gli altri operando in Africa, in India, e in Sud america


La loro storia:
E' grazie all'incontro con delle suore Camilliane di Zinvie, che ha inizio questo percorso, con la prima raccolta fondi di 8 milioni di lire, hanno contribuito all'acquisto di una prima Jeep che consentiva alle suore di spostarsi e al materiale per la semina, e la coltivazione, da quel momento in poi i loro interessi e aiuti hanno toccato con mano e personalmente la miseria, le malattie, e la fame, ma hanno portato anche il sorriso e sicuramente un miglioramento, magari piccolo, ma decisivo per consentire di continuare.


Si definiscono così:
Siamo un gruppo missionario teatrale, che si occupa di raccogliere fondi attraverso spettacoli teatrali, siamo una macchina quasi perfetta, perchè ognuno di noi porta qualcosa in base alle proprie attitudini e capacità,


dal 1998, gli attori si sono sforzati di diventare anche ballerini.
Il gruppo è disposto da attori cantanti che sono per lo più intonati ma sono anche molto bravi ad improvvisare, e a ridere sui problemi che si possono verificare quando si è in diretta,




gli scenografi diventano attori ma sono i falegnami e fabbri o pittori,




le sarte diventano stiliste


le scenografie sono d'effetto




 e il maestro di musica  diventa all'occorrenza confessore o secondino,


 del resto 25 anni di impegno li ha resi "non perfezionisti ma appassionati" del teatro.
Hanno rappresentato con parodie tantissime  rappresentazioni famose,  tutte in chiave ironica..dal 1986 fino ad oggi.
Ogni anno,  qualcuno del gruppo fa visite di rappresentanza, nei luoghi, dove si sta operando con gli aiuti, in realtà sono le suore "Figlie di San Camillo" che portano avanti l'impegno dei progetti da realizzare e il controllo di quelli già realizzati.


Nella valigia di queste persone ad ogni viaggio ci sono gadget per i bambini, abiti, medicine, e tanti tanti sorrisi....
Mentre la proiezione continua, vedo tanta miseria, malati, bimbi magri denutriti, in Africa,  come in India,  a Calcutta, un portatore di risciò, senza scarpe nell'asfalto rovente, porta la mia memoria alla lettura del libro " La Città della Gioia", era il 1985, quando il libro è uscito nelle librerie, e non è cambiato nulla, mi sorgono i soliti dubbi. Con tutta l'onestà possibile penso che,  se esser credenti, se il credo unisce gli intenti e aiuta in modo costruttivo .... Se lo sforzo fatto di unione e di mettersi in gioco, porta a questi risultati, perchè di risultati effettivi si tratta, sono stati costruiti pozzi per l'acqua, consultori per curare bambini e anziani, centri per bambini sieropositivi figli di malati di AIDS.
Cosa posso dire o fare io, se non ringraziare...
Poi inizia lo spettacolo, le risate, la voglia di cantare, e di battere le mani,  guardando chi hai a fianco dicendo:
" E' bello vero? "
"Di più, bellissimo"

Grazie agli amici di Zinvie...... 

giovedì 27 novembre 2014

ischia 2014

ISCHIA 2014


Ischia, nella mia zona, è conosciuta sopratutto per le cure termali. Quando dici che sei stata ad Ischia, tutti ti chiedono se hai fatto le cure, ed è così, si fanno i fanghi, i bagni termali, le inalazioni a seconda delle patologie, ma c'è un'isola che comunque è molto bella da vedere....


Sole, mare, pinete, tantissime piante grasse, tramonti spettacolari, colori e profumi di peperoncini, pomodorini, trecce di aglio, ma anche tanto tanto disordine e trascuratezza.






Le strade del centro sono in buone condizioni, ma come ci si sposta un po verso l'interno, foglie, carte, escrementi di cani, la fanno da padrone sui marciapiedi, case abbandonate, giardini dove in mezzo alle erbacce ci sono piante cariche di limoni, e fiori di bounganvillea bellissimi, con tantissime agavi,


 un edificio che dovrebbe essere una scuola è la rappresentazione della trascuratezza, peccato perchè quest'isola, dovrebbe essere un gioiellino italiano, che noi italiani, come sempre non sappiamo gestire al meglio.

 Lo scorso anno, eravamo ospiti di un albergo in una bellissima posizione, quando il sole calava, indorava tutto il golfo, avevo raccontato tutto questo a Riccardo.


Quest'anno la zona è diversa,  non è così bello il panorama, per cui la delusione, che leggo negli occhi di chi mi ha accompagnato, è palese, sono anche io disorientata ma proprio perchè non voglio che prenda il sopravvento decido di visitare il castello aragonese.....


Il traffico sull'isola è caotico, i mezzi pubblici a volte strapieni, non si fermano, così ci avviamo a piedi,  per un bel pezzo camminiamo, finchè un ape/taxi ci passa davanti, la fermiamo, ci conduce in prossimità del castello...


Dal quartiere di Ischia Ponte,  



percorriamo i 220 mt  di ponte, che ci conducono alla biglietteria del castello, in pratica è un traforo nella montagna da dove si snoda la strada, una mulattiera in pietra , che conduce alla cima del monte e del castello, dalla quale partono le tante diramazioni che portano ai diversi edifici.
Siamo saliti con l'ascensore qualcuno di noi aveva qualche problema dopo aver tanto camminato.
 La visita del castello, va fatta senza fretta, assaporando tutte le nozioni, che ci sono nella guida, che ci hanno dato alla biglietteria Per prima cosa,
troviamo una chiesa che oggi è un polo espositivo di mostre temporanee di pitture e sculture. E' la chiesa dell'Immacolata, voluta dalla badessa delle suore Clarisse, che avevano il proprio convento all'interno del castello.
Non è stata ultimata, pur avendo venduto tutta l'argenteria del convento, le suore Clarisse non sono riuscite a completare tutti i lavori, le pareti all'interno sono bianche e non rifinite,  ma la cupola con otto finestroni, illumina l'interno di una luce calda e particolare, è rilassante,  anche se le sculture che erano esposte non mi dicevano molto,




 proprio di fronte c'è il bar, una sosta era d'obbligo e poi, seguendo i sentieri ben delineati, continuando a salire, abbiamo visitato il convento delle suore Clarisse di clausura ed il loro cimitero.




Non nego,  che da una strana sensazione, sapere che le suore morte, venivano poste su dei sedili di pietra, dove il corpo si decomponeva lentamente, i liquidi venivano raccolti in vasi, e  le consorelle vi si recavano quotidianamente, a pregare e meditare sulla vita e sulla morte.
Le parti comuni e le celle del convento ora sono un albergo 
ristorante.
Dalle terrazze, si possono ammirare panorami particolari e suggestivi, nelle giornate limpide, dal giardino degli ulivi è possibile vedere il Vesuvio, Procida, e  Capri.




procida



All'interno del castello, che era l'antico nucleo urbano di Ischia, la popolazione in caso di assedio, poteva vivere in modo autonomo per parecchio tempo. Avevano infatti orti, uliveti,  e viti, e attraverso una scala,era possibile raggiungere il mare, qualche rudere della scala si può ancora vedere. Era una fortezza inespugnabile.


Il Castello era la città dell'isola, tutto era concentrato sulla rocca e sulla sua sicurezza,  arrivò a contenere una popolazione di 1892 famiglie, nobili e borghesi, autorità, uffici pubblici, officine,
militari, i rappresentanti del clero, le tante chiese, monasteri, cattedrali. Una piccola chiesa a strapiombo sul mare, il carcere.




 Mi è piaciuto tanto, tantissima è stata l'emozione mentre il sole calava sulla baia, il nostro sguardo che si posava su tutto il panorama, ma.... dovevamo avviarci a rientrare...
con questa immagine salutavamo il castello 


Il rientro in albergo, non è stato dei migliori, nessun mezzo pubblico si è fermato, ci siamo rivolti ad un altro taxi e contrattando il prezzo, eravamo nientemeno in sei sul sedile posteriore, e Riccardo davanti con l'autista ....
Abbiamo avuto storia, tradizione, terrazzamenti e il fascino del bellissimo panorama.
Dobbiamo ringraziare i Signori Mattera, se il castello in tutta la sua maestosità, attende i turisti di tutto il mondo, permettendoci di fare bella figura.
Dal web:
"Nel 1912 lo Stato esponeva il Castello in vendita al pubblico incanto. L'avv. Nicola Mattera d'Ischia acquistò il complesso per il prezzo a base d'asta di 25.000 lire."
I dati sul prezzo d'asta sono discordanti, alcune guide dicono che il prezzo fosse di 44.000 lire. Insomma, lo abbiamo svenduto, ma per una volta, a mani capaci che lo hanno riportato a nuova vita.
Malgrado il malservizio pubblico dei trasporti,  e il degrado che in alcune situazioni persiste, si deve  andare ad Ischia e  visitare questo gioiello, non fosse altro perchè, dagli tanti balconi , che i nostri avi hanno saputo costruire con acume e buon gusto, per consentire ancora oggi, ai nostri sguardi di gioire di un panorama stupendo.