il filo dei ricordi-racconti

domenica 8 marzo 2015

Parma e le sue meraviglie

PARMA E LE SUE MERAVIGLIE

Mi ero fatta un'idea sbagliata, non mi sono nemmeno informata sulla zona, che sarei andata a vedere. Invece ero diretta in un territorio dai molteplici interessi, alla scoperta di grandi scrigni d'arte, tesori della nostra storia, che si alternano ci accompagnano anche alla scoperta della rinomata gastronomia locale.
Parma, il primo pensiero, che sopraggiunge, è quello delle specialità gastronomiche. Prosciutto crudo e cotto, tortellini, Parmigiano Reggiano, Culatello di Zibello, Salame di Felino, e chi più ne ha, più ne metta....




Parma, divenne un centro culturale politico, non solo italiano ma anche europeo, grazie alla potente famiglia Farnese.
Fu proprio il Papa Paolo III (Alessandro Farnese) che nel 1545 affidò il feudo di Parma e Piacenza al proprio figlio Pier Luigi, che venne assassinato pochi anni dopo.
Sappiamo molto bene che per raggiungere il potere non si esitava ad imbrogliare, a combinare congiure.
La famiglia Farnese, non era amata dalla popolazione di Parma, eppure è proprio grazie a questa famiglia, se oggi possiamo visitare e, senza esagerare restare stupiti dalla bellezza della città.
I Farnese, hanno subito diversi attacchi da parte di nobili, che rappresentavano altri regnanti d'Europa, un esempio su tutti Carlo V di Spagna, hanno avuto scontri con famiglie feudatarie presenti sul territorio, e hanno superato parecchie insidie, che si sviluppavano a livello famigliare.
Se il Ducato di Parma e Piacenza, ha preso lustro e prestigio deve ringraziare la dinastia dei Farnese, e in particolare Ottavio, che divenne poi, un modello per le famiglie Medici e Savoia.
Giunti a destinazione la guida ci attende, muniti di cuffie iniziamo il giro della città:
passiamo davanti al Palazzo della Pilotta,



 dedicato indicativamente al gioco della pelota basca, qui in questo grande insieme di edifici di mattoni, rimasto incompleto, aveva annesso anche il Palazzo Ducale che durante la seconda guerra mondiale fu bombardato dalle forze anglo americane e nel dopo guerra completamente abbattuto.
 il monumento a Verdi nell'annessa piazza





Giungiamo nel centro storico, raggiungiamo il convento di San Paolo.






Veniamo introdotti nella sala refettorio di questo convento, fondato nell'anno mille, ha avuto il suo massimo splendore dal XV al XVI secolo, dove le badesse, lo resero uno dei centri culturali più importanti della città. Poteva essere frequentato, solo da ragazze appartenenti ad una estrazione sociale alta, le famiglie delle religiose, attraverso lasciti e donazioni hanno reso il convento molto ricco, amministrava diversi beni materiali, aveva ampie possibilità economiche.

Le badesse, appartenevano a famiglie nobili, proprio attraverso le conoscenze delle loro famiglie, delle autorità religiose, mantenendo contatti con i personaggi illustri, riuscivano a tessere importanti rapporti con tutti i circoli più elevati della città.
Tanto che, anche anche Margherita Farnese, dopo l'annullamento del suo matrimonio con Vincenzo Gonzaga II, lo frequentò diventando anch'essa religiosa.
La badessa, si spostava molto spesso, per intrattenere affari che riguardavano il convento, per questo motivo aveva diritto a degli appartamenti privati.
L'appartamento della badessa, ora è un museo, la badessa Giovanna da Piacenza, nei primi dieci anni in cui svolse il suo ruolo di superiora, apportò diverse migliorie strutturali e pittoriche del monastero. Nel 1514, aveva incaricato il pittore Alessandro Araldi, che affrescò la volta di una prima camera, con una innovazione portata dal sud Italia verso il nord, viene definita la volta delle grottesche.


Appena pochi anni dopo, venne chiamato per affrescare un'altra camera un giovane pittore chiamato Correggio.

Entrando in questa stanza, si rimane stupiti, i critici che si sono espressi, hanno dato pareri discordanti tra loro.
Per le persone come me, che non hanno una preparazione, ma che ammirano, alzando gli occhi e guardando intorno, hanno la sensazione di vedere dei puttini che girando, si alternano nei giochi e nei ruoli di caccia, mentre molto spesso il cielo azzurro, da uno spiraglio di luce, le lunette sottostanti, sembrano delle nicchie contenenti delle statue, che sfruttano la luce e le ombre. In realtà la guida ci ha parlato di una decorazione illusionistica, cioè, non ci sono nicchie, ne statue, ma il frutto di una illusione pittorica , io l'ho trovata spettacolare.



Anche la cappa del camino è stata decorata, dedicata alla dea Diana, ma con molti richiami allo stemma della famiglia e alle virtù della Badessa.



Raggiungiamo il Duomo di Parma,
l'esterno è molto austero, ma l'interno riserva molte sorprese
definito uno scrigno di arte, un capolavoro del medioevo, nel 2006 ha celebrato il suo nono centenario di vita, posto al centro della piazza, dove si affacciano anche il Battistero e il Palazzo Episcopale.



Dedicata a Santa Maria Vergine, la cupola sopra l'altare maggiore è affrescata, la madonna si eleva al cielo, con una leggerezza, una illuminazione che sembra travolgere e rendere tutto lieve.




la madonna che si eleva  tra gli angeli





Un'altro capolavoro del Correggio, le spiegazioni della guida, ci aiutano a comprendere la pittura, me le sensazioni che vengono trasmesse dall'affresco non si riescono a spiegare.






l'esterno del battistero è rivestito di marmo Rosa di Verona, ma una visita all'interno è d'obbligo, è a pagamento, ma, merita di essere visto.


interno del battistero


E' ora di pranzo tortellini con le erbette, o un piatto di prosciutto di Parma accompagnato da scaglie di Parmigiano davvero non sappiamo cosa scegliere....





La visita continua il museo di Maria Luisa D'Austria, i suoi attrezzi da cucito, gli abiti ricamati con foglie d'argento, la sua farmacia da viaggio. I suoi acquarelli, la violetta di Parma, il profumo preparato apposta per lei.


il teatro dell'opera  voluto  da  Maria Teresa D'Austria


Giungiamo ad un'altro gioiello di questa città l'abbazia di San Giovanni, un complesso molto vasto che comprende la chiesa, il monastero e l'antica spezieria.


Nella chiesa ancora una volta troviamo la cupola dedicata a San Giovanni, affrescata dal Correggio,



 in questo complesso vi è una delle più belle sacrestie  d'Italia,
dipinta seguendo lo stile di leonardo da Vinci nel 1508.

Raggiungiamo l'antica spezieria, che fungeva da farmacia, sono quattro le sale da visitare, la sala del fuoco, così chiamata per la presenza del camino qui si procedeva con l'accoglienza dei clienti e la vendita dei medicamenti, i contenitori delle erbe e delle spezie , sono in legno, maiolica, e porcellana,




 con bilance che risalgono al 1800 e i  piccolissimi pesi, da questa sala era possibile entrare nella sala dei veleni, ma l'entrata ora è stata chiusa, sulla sinistra si trova il laboratorio con un pozzo di acqua che ancora proviene dal torrente Parma che divide in due la città, una piccola porta, da accesso alla cantina, era il luogo più importante perchè consentiva di conservare le spezie e gli unguenti.
L'aquila di San Giovanni, controlla chi entra ed esce dalla 
Sala dei Mortai,
era il luogo dove i monaci pestavano le spezie, mortai di legno, di marmo, di alabastro, piccolissimi, medi, grandi, di notevoli dimensioni, chiude la visita la Sala delle Sirene, le figure scolpite sul legno degli scaffali,
nelle teche ci sono i manuali di farmacia, mentre le lunette superiori,sono rappresentati i maestri, che si sono succeduti
Tutto concentrato a pochissima distanza dal duomo, dando l'impressione di una rivalità di potere, tra le due parti, pur pregando lo stesso Dio.
Ci aspetta la visita al palazzo della Pilotta, una scala imponente ci invita alla visita,

 al primo piano di questo imponente edificio rimango letteralmente a bocca aperta davanti alla bellezza del Teatro Farnese, 




la storia forse non da il pieno merito a questa opera, usata ben poche volte, solamente nove volte, perchè Parma era considerato un ducato di minore importanza, per cui le occasioni per sfruttarlo, furono molto poche, è molto, molto bello.







 Durante la seconda guerra mondiale, è stato gravemente danneggiato e ricostruito negli anni 60 del dopoguerra, e inserito come ingresso della Galleria Nazionale di Parma.
Dopo un'inattività durata circa tre secoli, il teatro e ritornato ad ospitare eventi teatrali nel 2011, con la rappresentazione del maestro Claudio Abbado e dalla sua Orchestra Mozart.
La visita alla Galleria di Parma, dove le opere di Leonardo, del Parmigianino,





 e del Correggio







 ci sono state spiegate esaustivamente, una giornata piena di tante belle cose, un piccolo ricordo gastronomico per chi ci attende a casa ..... con un 
Grande grazie a Parma.






giovedì 12 febbraio 2015

L'Aglio

L'aglio

E' uno degli ingredienti fondamentali in cucina , sprigiona un aroma che non tutti apprezzano, ma inconfondibile che da la caratteristica a tante specialità della cucina mediterranea.
Ha origini antichissime, ma è ancora incerta la sua provenienza, sappiamo con certezza che nasce spontaneamente solo in due paesi, in Asia Centrale, nel deserto del Kirghisi, e in India, altre informazioni lo riportano anche in Sicilia,.... è l'aglio.


Nell'antico Egitto, i faraoni, non lo inserivano nella loro dieta, ritenendo che il sapore deciso e persistente, avrebbe disturbato gli dei. Mentre era parte integrante, della dieta degli schiavi, che costruivano le piramidi, avevano come pranzo un pezzo di pane con uno spicchio di aglio e mezza cipolla, (Erodoto 490-429 a.C.).
Gli egizi gli diedero anche un alto valore commerciale, con 7 chili di aglio, si poteva comperare uno schiavo
Nel codice Erbes, un papiro egizio risalente al 1550 a. C. sono citati ben 22 impieghi terapeutici dell'aglio, era il componente essenziale contro il morso dei serpenti, curava la cefalea, i vermi intestinali, problemi cardiaci, tumori e disturbi mestruali.


Se ne parla anche nella Bibbia, gli ebrei giunti nella terra promessa lo utilizzarono nei condimenti.
In Grecia aromatizzavano il pane, veniva usato come condimento, e considerato un medicamento.

Ma è grazie all'impero romano, se l'aglio si è diffuso, i romani ne riconoscevano e apprezzavano tutte le proprietà curative, tanto da dedicare questa pianta a Marte, Dio della guerra, veniva utilizzato in grande misura dai soldati e dai contadini.



Divenne così la medicina dei poveri, degli schiavi e infine dei lebbrosi, quando l'India divenne una colonia inglese, i conquistatori diedero ai lebbrosi il sopranome di " sbuccia aglio", poichè passavano la giornata seduti per terra, sbucciando e mangiando spicchi di aglio.



Da Plinio il vecchio, che lo studiò e ne esaltò le proprietà, dell'aglio parlarono anche altri autori, nel medioevo fu usato come antipiretico contro la febbre e per combattere la peste.
E di secolo in secolo ,siamo giunti fino a Pasteur, che attraverso studi approfonditi, ebbe la certezza scientifica che l'aglio, era molto efficace nel bloccare la riproduzione di batteri nocivi alla salute.
Nell'epidemia di influenza, "La spagnola" del 1918, che aveva colpito tutta Europa, l'aglio venne utilizzato da diversi Paesi per arginare il proliferare del virus.


Nella prima guerra mondiale veniva usato il succo di aglio per disinfettare e prevenire le infezioni delle ferite, mentre nella seconda guerra Mondiale, l'armata rossa,  ne fece talmente tanto uso che l'aglio divenne "la penicellina russa".
 L'Aglio ha dunque, proprietà prodigiose .
Bianco o rosa, sprigiona un aroma che non tutti apprezzano, come tutti i grandi protagonisti della cucina, ci divide:
C'è chi lo ama al punto da considerarlo fondamentale, e chi non lo sopporta.
Ha una personalità decisa e un aroma intenso forte, inconfondibile che penetra all'interno delle pietanze. Soffritti, battuti, salse, funghi, carni, pesce.

Una semplice fetta di pane, sfregata con uno spicchio d'aglio, acquisisce una caratteristica particolare.
Chi non lo ama, lo trova troppo forte, quasi da coprire gli altri sapori, chi lo ama, dice che li esalta.
A chi lo accusa, di causare un alito decisamente pesante, e di essere poco digeribile, viene risposto mettendo subito in evidenza le proprietà curative, riconosciute in tutto l'universo.
Unito ad ingredienti dal carattere mediterraneo, come limoni, pinoli, basilico, pomodori freschi o secchi, oppure se si ha fretta, basta un semplice  piatto di pasta aglio, olio, e peperoncino, da la sensazione di allegria, un piatto semplice, gustoso e profumato.
Chi lo usa intero sbucciato, o in camicia, (con la buccia), avrà un gusto più delicato, chi invece vuole sentire un aroma più intenso lo schiaccerà sbucciato, lo farà a fettine o lo triterà.


Mentre scrivo, penso ai pizzoccheri della Valtellina, dove l'aglio intero e sbucciato serve ad insaporire il burro, che verrà versato caldo sulla pasta e sui formaggi, o al baccalà nel Veneto, oppure alla bruschetta, che allieta e colora le nostre tavole, al pesto alla genovese.


Penso ai sapori e ai profumi, che mettiamo sulle nostre tavole, grazie alla nostra tradizione, alle ricette che vengono tramandate da generazioni, in cui l'aglio è uno dei principali ingredienti
ed ora una ricetta diversa:
Farfalle olio,aglio e limone con pinoli
Ingredienti 
320 g di farfalle
30 g di pinoli, 
1 limone, 
2 spicchi di aglio,
60 g di pecorino a scaglie,
olio evo,
qualche foglia di basilico
sale e pepe nero
Lessare le farfalle al dente in abbondante acqua salata. Mentre la pasta cuoce, lavare il limone e grattugiare la scorza,   spremerne una metà, filtrare con un colino il succo. 
Sbucciare e affettare l'aglio, rosolarlo in una padella con olio e i pinoli, non appena raggiungeranno un bel colore dorato, aggiungere il limone , il sale e togliere dal fuoco.
Scolare la pasta, mettendo da parte un po di acqua di cottura , metterla nella pentola col succo di limone, una macinata di pepe,  mescolare bene servire ben calde con le scaglie di pecorino e basilico tritato   
                                                                       buon appetito




domenica 8 febbraio 2015

Una passione ... le orchidee


Una passione...

E' iniziato tutto con un regalo, fatto per il Santo Natale 2010, da una amica,..... una bella orchidea bianca...



Non ho mai avuto una passione evidente per le piante in genere, ho sempre cercato piante, che avessero poche esigenze, convinta di non avere il pollice verde. Non so dare una spiegazione, al fatto che invece ora, le orchidee, mi piacciono veramente tanto...


Essendo neofita, mi sono dovuta informare, diciamo che ho acquisito le nozioni principali, ma passare dalla teoria alla pratica è diverso.
Ci sono tantissime specie di orchidee, dalla ricerca che sto facendo, sono circa 22.000 le specie, alcune necessitano di caldo e umidità altre invece hanno bisogno di luoghi freddi e pochissime inaffiature durante il periodo freddo...

Diverse sono le versioni di come debbano essere curate, ascoltando e affidandoci,  al credo popolare, dove ognuno propinala propria teoria.
Poi c'è chi, forse anche aiutato da una giusta posizione della luce, riesce veramente, ad avere uno spettacolo davanti agli occhi.


 Per me non è stato così semplice, ho dovuto creare un piccolo angolo adatto, affinchè avessero luce a sufficienza, e da circa un anno, ho raggiunto alcuni buoni risultati, anche grazie alle informazioni di alcuni blog .
Le origini dell'orchidea, sono contrastanti, diverse sono le ipotesi, nell'antica Grecia, Teofrasto, parla di alcune piante, che alla base delle radici, presentano due tubercoli simili ai testicoli di un uomo.
Nella lingua greca Orchis, significa testicolo, ecco perchè ora son chiamate orchidee.
DAL WEB:
Secondo la mitologia,Orchis, era un giovane greco, bellissimo e assai focoso.
Figlio di una ninfa, pensava di potersi permettere tutto, utilizzando la sua bellezza per conquistare le giovanette più affascinanti e graziose.
E fu così che, durante un festino di Bacco, tentò persino di violentare una delle sacerdotesse del dio. Sacrilegio!
Orchis pensava di potersi sottrarre alla vendetta della potentissima Moira che puniva gli abusi causati dal desiderio di onnipotenza, ma non ebbe scampo e dunque fu sbranato da belve feroci.
Gli dei però non vollero permettere che del bellissimo Orchis si perdesse anche il ricordo e fecero si che dai suoi resti nascesse una pianticella che riproduceva nella sua parte sotterranea, nei due bulbi, proprio le appendici anatomiche maschili che erano state causa della disgrazia.


In Cina e in Giappone, vennero documentate all'incirca nel 700 a.C.
Vengono citate anche da Discoride, nel I° secolo dopo Cristo, per avere però notizie certe e documentate si deve tornare in Cina , si deve risalire all'XI secolo, dove questi fiori venivano associati alle feste di primavera, utilizzate per allontanare malignità e per combattere la sterilità.
Anche gli aztechi conoscevano le orchidee ,in particolare la specie "vanilla " veniva mischiata a bevande di caffè, cioccolato e vaniglia, era considerata simbolo di forza, e quindi un aiuto importante per accrescere potere, vigore..
Nelle tradizioni di molti popoli, sono sempre state presenti, apprezzate per la loro delicata eleganza, per il profumo che alcune specie emanano, (Confucio), ma erano sopratutto, considerate simbolo di bellezza e di amore.


Le leggende narrano,che avessero poteri afrodisiaci, tanto che nei secoli, dall'antica Grecia, al medioevo, perdurarono le credenze popolari, si continuò a preparare cibi, bevande, filtri elisir, d'amore e di eterna giovinezza.


Nelle famiglie benestanti britanniche, l'orchidea diventava un segno di lusso, di prestigio e di classe. Il simbolo dei ricchi e dei proprietari terrieri. La coltivazione, e le cure dovevano avvenire nelle serre, le piante erano difficili da reperire, provenendo da climi tropicali umidi, rappresentavano il dominio inglese sull'esotico Oriente.
Il VI° Duca di Devonhire, Willian George Spencer Cavendish, botanico e amante delle orchidee, fece costruire serre riscaldate, dove accumulava piante tropicali e orchidee rare, frutto di spedizioni,che egli inviava nelle diverse colonie inglesi, fu un grande appassionato, tanto che i suoi giardini, ottennero un successo di risonanza mondiale, così iniziò la diffusione dell'orchidea in terra Britannica.
Un'altro collezionista William Cattley, nel 1818, ottenne la fioritura di una delle sue piante "La Cattleya, o orchidea brasiliana chiamata così in suo onore.


Anche l'Olanda contribuì a farle conoscere nel mondo, per paradosso il più grosso nemico di questa pianta, è l'uomo che continua a distruggere le foreste tropicali. Le prime specie di orchidee introdotte nelle serre di tutta Europa furono i Cimbidium, gli Epidendrum, i Phaius, la Vanilla.

QUESTE SONO MIE

Sono partita con un'orchidea bianca, ora al mio attivo, ho ben 9 piante di Phalaenopsis, due Cimbidium e due Cambria che dopo essere state separate stanno rifiorendo proprio ora.

REGALO DI RIKI

LA PHAL X IL MIO COMPLEANNO


LE MIE PHAL

 LE MIE PHAL


Sono tutti regali che ho ricevuto, e non credevo che vederle rifiorire postesse rendermi tanto soddisfatta.

IL MIO CIMBIDIUM

mercoledì 4 febbraio 2015

Il frutto amato dal Signore

IL FRUTTO AMATO DAL SIGNORE

La pianta del Cedro, originaria dell'India e della Birmania, fu introdotta nei paesi mediterranei, con molto anticipo rispetto agli altri tipi di agrumi.



E' considerato il capostipite della specie, dal cedro derivano tutti gli agrumi, che oggi troviamo sul mercato.
Si trovano citazioni in epoca Alessandrina, quando a seguito della conquista macedone, vennero portati in occidente alcuni esemplari.
Il discepolo di Aristotele, Teofrasto, diede la prima descrizione della pianta, e del frutto dandogli il nome di " Pomo della Media" o " Pomo della Persia ", indicando che, come frutto non era commestibile ma, aveva proprietà curative.


Nel I° secolo dopo Cristo, il medico greco Discoride, inserì il cedro tra le piante officinali, mentre un altro medico, Plutarco, nello stesso periodo, affermava che i frutti erano commestibili.
Virgilio, lo considerava la miglior cura contro i veleni,
Plinio il vecchio, lo studiò attentamente, lo usava come repellente contro gli insetti nocivi, lo aveva chiamato "mela assira", ci ha lasciato testimonianze di come fosse ricavato l'olio dalla buccia, che poi veniva utilizzato per conservare i papiri.
Altre notizie sparse, parlano di questo frutto, dell'utilizzo della buccia, o della polpa bianca che si trova all'interno della buccia, tramandando ricette nel corso dei secoli.



Non essendo un frutto dedicato all'alimentazione, l'unica motivazione che giustifichi, l'antica coltivazione, è il suo utilizzo officinale.
I risultati curativi, erano eccellenti, di conseguenza divenne " la pianta divina nelle religioni".
Ancora oggi la tradizione ebraica,



lo considera infatti degno di essere offerto a Dio, è riportato sia nella Torah che nella Bibbia come il "frutto degli alberi più belli" carichi di profondi valori simbolici come pace, saggezza, speranza, e purezza.


Una cosa è certa, questo nobile agrume, è arrivato qui, molto prima di tutti gli altri agrumi, considerato con sacralità.
Grazie ai suoi benefici effetti sulla salute, e le svariate possibilità di uso della buccia sia esterna che interna, ricchissima di oli essenziali profumati.
E stato definito un concentrato di qualità nutrizionali e benefiche per l'organismo, ricco di vitamine in particolare la vitamina C, di sali minerali.
E' consigliato per le diete ipocaloriche, se consumato fresco ha pochissime calorie, ma difficilmente si riesce a trovarlo sui banchi della frutta.
Trova impiego invece per la preparazione di canditi, sciroppi, bibite, gelati e dolciumi.


Le scorze candite, sono immancabili nella cassata siciliana o nel panettone, ma possono arricchire tanti tipi di dolci dai biscotti alle torte, dai budini alle frittelle.
Può essere utilizzato anche per piatti salati, succo, polpa o scorza sono i migliori alleati per completare un piatto di pesce, o in abbinamento a insalate e carpacci.
In calabria e in Sicilia sta riprendendo l'attività di coltivazione del cedro e della sua esportazione all'estero.
Se trovate un cedro fresco, togliete bene la buccia, fatela cuocere in uno sciroppo di acqua e zucchero e poi dopo averla lasciata asciugare, passatela nello zucchero, rimarrete sorpresi e sorprenderete anche i vostri commensali.
Per le sue proprietà antiossidanti, dovute alla quantità e alla qualità di flavonoidi presenti, questo frutto è il simbolo della "Giornata nazionale del malato oncologico".


Un'altra delle sue virtù, è che sia un regolatore naturale dell'ipertensione, se consumato fresco al mattino, anche sotto forma di succo, aiuta a tenere sotto controllo la pressione arteriosa e i relativi sbalzi.
Per sfruttare le virtù terapeutiche di questo frutto è ideale utilizzare il frutto fresco, sotto forma di spremuta, che non sarà facile da fare visto che il succo è poco, o di infuso, oppure utilizzando l'olio essenziale.

Qualche ricetta dal Web:
Piatto facile e veloce da realizzare:
 Insalata di cedro e Tonno
1 grosso cedro
1 arancia
2 vasetti di tranci di tonno sott'olio
1 cipollotto fresco
1 peperoncino piccolo
olio extra vergine di oliva qb
prezzemolo tritato qb

Lavare il cedro, pelarlo con il pelapatate e tagliarlo a pezzi non troppo grossi,
Pelare a vivo un'arancia e tagliare anch'essa a pezzi.
Sgocciolare bene i tranci di tonno.
Lavare il cipollotto, affettarlo, unire tutti gli ingredienti, sale, peperoncino e prezzemolo tritato condire con l'olio e mescolare bene.

E.... Buon appetito!!!




domenica 1 febbraio 2015

IL CARNEVALE DI FANO

Il Carnevale più antico


Che il carnevale abbia origini antiche l'ho sempre sentito dire, si festeggiava nell'antica Grecia, dando luogo a riti di eccitazione sfrenata, venerando Dionisio, attraverso la consumazione di carni e di vino, e di rappresentazioni teatrali con rituali e maschere. Queste feste si propagarono nel mondo romano, (Baccanali) influenzando i Saturnali che veneravano Saturno, Dio dell'abbondanza, in prevalenza del vino e della frutta.
Nei Saturnali, i partecipanti vivevano la festa a prescindere dal ceto sociale, senza contrasti e distinzioni, attraverso le maschere, che garantivano l'anonimato, molto spesso i servi venivano serviti dal padrone.
Nel medioevo, attraverso la "Società dei folli" il carnevale diventa modo di aggregazione per tutta la comunità urbana. Con Lorenzo il Magnifico,nella città di Firenze iniziarono le sfilate dei carri allegorici, dedicati a Bacco e Arianna.
 Ineggiando così il vino e l'amore.
Nell'ottocento, il carnevale ha avuto il periodo migliore, perchè la borghesia italiana e di tutta Europa, si giovava di questa festa e delle sue maschere, con commedie dell'arte, balli nei teatri, cortei grandiosi e festeggiamenti privati fantastici e sontuosi.


Il periodo di baldoria e sfrenata abbondanza che caratterizzava il carnevale di un tempo, introduceva al periodo di digiuno e penitenza della Quaresima.
Il novecento è un secolo sfortunato, con due guerre, in Europa, questa festa, si ferma, ma riprende nuova vita nelle Americhe.
Rio de Janeiro, e New Orleans sono le nuove capitali del Carnevale.

L'Italia ha al suo attivo diverse città che sono conosciute per il proprio Carnevale:
Venezia,Viareggio, Acireale, Cento, Ivrea, Fano.....ect ect
Fano è sempre stato considerato uno dei più antichi Carnevali al mondo, un documento dell'Archivio di Stato risalente al 1347, ne attestava la data. Recentemente presso un locale dell'archivio diocesano è stata ritrovata una pergamena che sposta le lancette dell'orologio ancora più indietro: si torna all'anno 1231.
Saranno gli studiosi a verificare la veridicità della nuova pergamena.
E' comunque certo, che il carnevale di Fano, vanta una ampia documentazione storica.


E' una festa di popolo in cui storia cultura tradizioni e creatività, si completano dando vita a qualcosa di irripetibile.
Johann Wolfang Goethe dopo aver assistito ad un carnevale durante il suo "Viaggio in Italia" scrisse:
"Il Carnevale è una festa che il popolo da a se stesso".
Storia cultura tradizioni e creatività, si completano dando vita a qualcosa di irripetibile.


La sfilata si sviluppa su tre passaggi:
Il giovedì grasso, per le vie cittadine preceduto da un Editto, si presenta il "Pupo", è una figura simbolica di grandi dimensioni, a cui i grandi della città consegneranno le chiavi.
Il ruolo del Pupo, detto anche Vulon, è di sovraintendere a tutti gli eccessi di tipo carnevalesco, e su di lui, che da secoli è il capro espiatorio, verranno scaricate tutte le colpe commesse dalla comunità nei giorni di libera licenza.
Il martedì successivo, dopo un processo buffo, comico, e simbolico, il pupo viene condannato e mandato al rogo nella piazza principale,oltre agli errori commessi dagli abitanti della città, il pupo, deve portare via con se anche l'inverno, per consentire così la nuova rinascita della terra.


Viene preannunciato il rito con una sfilata di maestosi carri allegorici di carta pesta, coinvolgendo il pubblico al rito sulla fecondità. Mentre una banda folkloristica "Musica Arabita" accompagna le sfilate suonando gli strumenti più strampalati
campanacci, barattoli di latta, caffettiere, brocche, ombrelli, bottiglie e quant'altro.



Nata nel 1923 era il divertimento del popolo fanese che, facendo il verso ai salotti aristocratici, si inventò la propria musica con oggetti poveri e di recupero.


Il carnevale come tutte le feste cicliche ogni anno rinasce e poi muore, il canto di addio è infatti un arrivederci:
"Se ne va,se ne va, lascia che se ne vada, tanto ritornerà.


Rende molto meno amaro il distacco, una cornucopia ricolma di dolciumi, realizzata da paolo del Signore.
E il famoso Getto,ovvero il lancio di quintali di dolciumi dai carri allegorici


Chiude il terzo giro la sfilata dei carri illuminati che attraverso le illuminazioni creano giochi di luci.



A questa festa partecipano tantissime persone, ha ospitato anche un Premio nobel, Dario Fo, che ha animato per diversi giorni la città ,con una sceneggiatura originale, tanto che fu invidiata da tutti gli altri carnevali. Il carnevale è un bene culturale e storico, ha radici fondate nel nostro passato e oggi è riconosciuto dall'UNESCO e dal Senato della Repubblica Italiana.