Il castello
di Fenis
Ogni volta che ho la possibilità di fare una gita, torno
a casa con la voglia di raccontare, quello che ho visto, quello che mi ha
colpito, c’è qualcuno a cui piace leggere il resoconto (se così si può chiamare)
delle mie girate in compagnia, ma c’è sempre qualcuno che deve trovare qualcosa,
per rendere difficile ogni mia iniziativa, facendomi qualche conto in tasca.
Questo è un periodo difficile per tutti, tanto, anche per me, il lavoro è poco, e non si può fare
quel che si vorrebbe, ma voler pensare, di fare letteralmente i conti in tasca
al proprio prossimo, mi sembra un tantino troppo.
Allora preciso che le gite alle
quali partecipo con le mie amicizie sono veramente contenute al limite
delle spese. Spesso molto spesso veniamo ospitati da amici, con i quali
ricambiamo l’ospitalità, dividiamo le spese di viaggio e di altro genere. Per
quanto riguarda le gite di un giorno, molto spesso, sono organizzate da amici
ai quali ci aggreghiamo pagando cifre veramente modiche. Sono altresì convinta
che chi vuol malignare lo farà comunque , per non pensare a tutto questo, vi
racconto dove sono stata ieri, grazie ad una gita organizzata dalla mia amica
Marisa.
Come sempre alle 6,30 del mattino con mia sorella e
Luisa sono al punto di ritrovo, insieme a tante altre persone, saliti sul pullman, la nostra destinazione è la Valle d’Aosta. Dopo una settimana di pioggia, il
tempo sembra volgersi al bello, infatti si vede il sole, spuntare dietro le
nuvole, le montagne ci accompagnano durante il viaggio, come sentinelle che
controllano il nostro passaggio, alcune sono solo spruzzate di neve, mentre il viaggio continua, alla mia destra si
apre una catena di montagne innevate,
onestamente ne io ne la mia compagna di
viaggio seduta al mio fianco, siamo così brave da capire se è il Monte Rosa o se è già il Monte Bianco, non so se non ho il senso dell’orientamento o una
bassa preparazione in geografia, ma so che sono bellissime, e se proprio devo
dirla tutta in quel momento mi basta, è
proprio una barriera che circonda, insomma è la catena delle Alpi, quella che
ci separa dai venti freddi, quella che ha fermato nei secoli le invasioni
barbariche.
Arrivati a destinazione ci rechiamo al castello di
Fenis, che è situato su di un lieve poggio, privo di ogni protezione.
Il castello che inizialmente aveva solamente una
sola serie di mura di protezione venne poi dotato di una seconda recinzione di
mura merlate e di diverse torri, da cui le guardie potevano vedere attraverso
feritoie, che sono delle aperture verticali strette all’esterno ma molto più
larghe all’interno per permettere di poter colpire il nemico rimanendo protetti,
non versavano olio caldo come di potrebbe pensare, ma sassi, e frecce, perché in valle d’Aosta, l’olio era poco e aveva
altri scopi di uso.
E’ conosciuto per la grande architettura, che è il
frutto di diversi rifacimenti e ricostruzioni nel corso dei secoli dalla
famiglia Challant, che ne ha mantenuto il controllo e il prestigio per circa
5oo anni, per poi succedere nel 1716 al Conte Baldassarre Castellar di Saluzzo Paesana.
Purtroppo le vicende delle nobili famiglie condussero il castello prima all’abbandono,
poi al degrado, tanto che venne addirittura usato come casale rurale, con
stalle e fienili, solo nel 1895 un architetto, archeologo e pittore portoghese lo
acquistò dallo stato Italiano, restaurò
le parti decadenti, ma purtroppo degli arredi che facevano l’importanza di
questo luogo non fu più trovato nulla.
Va precisato che malgrado l’apparenza, questo castello serviva come residenza
signorile, come sede di rappresentanza della prestigiosa famiglia, unita per
interessi economici, ma anche matrimoniali alla famiglia Savoia, per cui molto
spesso, queste residenze servivano a
dimostrare le caratteristiche di potenza e ricchezza dei proprietari, e ad
incutere timore e obbedienza dai propri sudditi. Il castello raggiunse il suo
massimo splendore sotto il controllo di Bonifacio I di Challant, che apportò
diversi lavori di costruzione e fece
affrescare diverse pareti, comprese quelle del cortile interno e della
cappella,
ora diversi affreschi risultano sbiaditi, nel cortile interno dove
termina la visita guidata, le pareti erano interamente decorate in stile gotico,
circondato su tre lati da una balconata su cui si snodavano affreschi di saggi,
uno diverso dall’alto, con didascalie scritte in francese antico, e il
pregevole affresco di San Giorgio che uccide il drago che sovrasta tutta la
scalinata.
Ho visitato inoltre una
distilleria e anche il castello di Issogne ma ne parlerò in un altro
racconto.
racconto.
Enrica,sono io una di quelle persone che aspettano e sperano di trovare sempre un tuo racconto e di questo ti ringrazio,io nn potrei vedere e sapere tutto quello che tu con tanta bravura mi descrivi,,l'iterno di questo castello è molto singolare e anche la cappellina è particolare,brava anche oggi ho ammirato e immagazinato tutto,grazie ,,,elisabetta,,,
RispondiEliminaGrazie Enrica, che nel tuo modo semplice ma coinvolgente ci accompagni per mano nelle tue gite, facendoci così scoprire posti che non vedremo mai. Quello che mi dispiace è aver letto l'inizio del tuo racconto, io cara non mi curerei di quelli che mugugnano sui nostri passi, vuol solo dire che non hanno niente, allora se si accontentano di criticare chi con consapevoli scelte riescono dove altri non ce la fanno, lasciali fare chissà che non prendano esempio da te, e con poco imparino a godersi la vita. Che è la cosa più bella che possa esistere.
RispondiEliminaGrazie Elisabetta, Roberta ho voluto solo precisare, che il fatto che io vada a vedere riki che gioca al minigolf in liguria, o faccia una gita di giornata, non significa che io sperperi i miei soldi, c'è chi fuma, chi va a farsi la tinta dal parrucchiere, chi fa le sedute dall'estetista, o chi va in palestra. Io non faccio nulla di tutto questo, ne mi permetto di sindacare come gli altri spendano i loro soldi, è solo una questione di scelte. Mi fa piacere che ti piaccia la mia semplicità grazie ancora
RispondiEliminaEnrica quandovuoi mettilo sul diario della pagina così lo condivido , dal mio diario personale non me lo fa fare. Bravissima come sempre Buonanotte ♥
RispondiEliminaEnrica, anch'io premetto, che mi è dispiaciuto di quello che hai scritto all'inizio, mi domando come la gente possa permettersi minimamente di pensare o di criticare quello che nella vita una persona decide di fare. Il motto "vivi e lascia vivere",in questo contesto è più che giusto e soprattutto non hai bisogno di nessuna giustifica anzi, quello che fai non è che una gratificazione verso te stessa. Una bella gita sicuramente Enrica, anche oggi ho imparato qualcosa di nuovo .Brava e vai avanti così. anna b.
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