il filo dei ricordi-racconti

mercoledì 4 settembre 2013

LA CARTOLINA

Siamo nell'era della tecnologia, il telefonino, lo smart phone, il personal computer, il tablet.
Tutta la tecnologia, con un clik


Poi abbiamo le carte di credito, ogni banca ha la sua , Circuito visa, American express, i clienti facoltosi hanno le carte oro, o Gold, poi ci sono i bancomat, e le carte sconto con raccolta punti di ogni supermercato...



la carta della regione dove ci sono tutti i tuoi dati compreso il codice fiscale, con la quale accedi ai servizi della sanità, alla cartella clinica, si può utilizzare anche se si va all'estero.

I nostri portafogli hanno più scomparti, per queste targhette elettroniche, che posto per i soldi, sarà che di soldi, in questo periodo, ce ne sono veramente pochi.
Ma quando la cassetta della posta è piena, mi viene l'ansia, solitamente in mezzo a tantissimi volantini della pubblicità, ci sono le fatture da pagare e gli estratti conto della banca.


Povera cassetta, è diventata foriera di brutte notizie..
Enel, Telecom, Agenzia delle entrate, e delle buste grigie che il comune manda, sono solitamente, i tributi che si devono pagare in un solo saldo, oppure ratealmente.
Non so da quanto tempo non ricevo una cartolina, è così bello, aprire la cassetta e vedere, che qualcuno si è ricordato di te.


Eppure io le spedisco sempre, c'è stato un periodo che le mandavo a tanti amici, poi ho lasciato perdere, e mando solamente a chi è presente.
Qualcuno mi ha detto, mandi le cartoline, per farci sapere che sei in giro.
Niente di più sbagliato, spedisco le cartoline per far vedere quanti bei posti abbiamo.
Non necessariamente uno deve andare lontano, basta mandare una cartolina dal paese dove si vive, un modo per ricordare,un modo diverso per dire: " ti sto 
pensando"

Mi ricordo gli anni settanta, mia nonna abitava a Lugano, noi non avevamo un'auto, per cui non sempre potevamo andarla a trovare, quante cartoline del mio paese le ho mandato, ogni 15 giorni la domenica mattina, le scrivevo una cartolina, scrivevo piccolo e fitto, per farci stare più parole....
La nonna mi rispondeva sempre con una lettera, che aveva sui lati un disegno che delineava l'angolo del foglio, a volte sembrava un bouchet di fiori, in altre una composizione di frutta, il colore del foglio era un violetto sfumato, oppure di un giallo tenue, le parole scritte in bella grafia.




Chissà se alla nonna, dava piacere ricevere le mie cartoline, conservo ancora qualche suo biglietto, uno in particolare, non è un bel foglio, ma una striscia di un bloc notes, si lamentava della sua memoria, perchè si era scordata di prendere buste e fogli....

Mia mamma in una lettera, che aveva mandato a papà scriveva:" ti mando la foto fatta davanti alla cattedrale, guarda dietro la foto"...
In quella foto, la mamma è con un mazzo di fiori in mano. Sul retro della foto c'è scritto: " Con tutto il mio amore".....
Una foto che ha 66 anni spedita in una busta chiusa....

Con la tecnologia, tutto è più veloce, ma si sono persi il piacere dello scambio, e dell'attesa reciproca.




martedì 3 settembre 2013


IL CIMITERO

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Odio andare al cimitero, non c'è giorno che non penso ai miei cari, ma andare al cimitero, è una cosa che se posso evito volentieri. Un po' di tempo fa vengo, però, chiamata da mia sorella, che mi fa notare la latitanza, me lo dice educatamente, ma mi chiede di esserci domenica, perchè la tomba della nonna a suo dire è proprio ridotta male.


La nonna materna riposa nel cimitero di Noranco, un paesino vicino a Lugano, è un cimitero posto in una posizione proprio triste, freddo e gelido d'inverno, pieno di scale che si arrampicano per questi ronchi, mia sorella nel baule dell'auto ha messo terra di cultura, piantine da bordura, una pianta da mettere al centro della tomba, corteccia per mantenere fresche le piantine e ghiaietto da mettere non ho capito dove.
L'ho guardata e ho detto " se ti fermavano? cosa dicevi alle guardie di confine?


Un' alzata di spalle e una risata, siamo diverse come il sole e la luna, se avessi un po' della sua intraprendenza, invece ho sempre molte paure....
Sembravamo due operai di un garden, abbiamo portato tutto il materiale davanti alla tomba della nonna , scavato, estirpato, zappato la terra,messo un granulare, non ho chiesto cosa fosse, per evitare lezioni di botanica, poi le piantine, la corteccia e il ghiaietto.
Ero in ginocchio nella terra, mentre con un rastrellino sistemavo il ghiaietto parlavo con la nonna...
Mia sorella mi dice: "smettila non vedi che ti guardano...."
Mi volto e vedo una vecchietta con uno bastone, una gonna nera e una camicetta a fiorellini bianca e nera che mi guarda, ha capelli grigi fermati da uno schignon sulla nuca, si ferma a guardarmi, e poi si incammina.
" Ma la conosci?"
" Io? Nooooo"
mia sorella va a prendere l'acqua con un annaffiatoio, e io continuo a appianare il ghiaietto e poi sento una voce fine che mi chiede:
" Mi scusi ma lei è la figlia dell' Agnesina?"
Rispondo: "Si."

" Ecco avevo ragione, l'ho detto alla mia amica, quella la," e la indica col dito ..."Noi tre andavamo a scuola di cucito insieme, quando la mamma è tornata qui dopo l'istituto, come sta? È in buona salute"
" la mamma è mancata un po' di anni fa",
" Mi spiace, ma lo sa che lei è la copia esatta della sua mamma, sembra proprio la sua mamma, ha lo stesso sguardo e la stessa bocca...i capelli neri tanti...come l'Agnesina...
E il suo papà, era un bell'uomo, ma quando lo abbiamo visto noi, erano già sposati, una bella coppia, andavano a ballare, me li ricordo come erano bravi.
Mi sta venendo un groppo in gola, allora dico:" ho preso anche le dimensioni dell'Agnesina divento una cicciona come lei, e presento mia sorella.
Non ci crede nessuno che siamo sorelle, è chiara di carnagione, occhi azzurri, sorridente.
Mentre loro parlano, finisco di sistemare il ghiaietto,  poi senza pensarci, dico una frase alla nonna in dialetto, mi guardano e scoppiano a ridere:
"che bello è vedere che parlate con la nonna come se fosse qui, nel nostro dialetto."
"Sono proprio contenta di avervi incontrate" ....
Salutiamo le compagne di scuola della mamma, non andiamo a Lugano siamo sporche di terra torniamo a casa.


Ci facciamo un gelato,  un buon caffè, mi parte l'imitazione di questa donnina, mio cognato ride, e dice che tante persone, che sono rimaste vedove, hanno fatto incontri proprio al cimitero, trovando un nuovo compagno o compagna..
Rido,..... io ho trovato una vecchina,.... certo che non me lo sarei mai aspettato......
Invece di iscrivervi ad una agenzia per cuori solitari, frequentate un cimitero, potreste fare degli incontri, .....se la fortuna  vi assiste......
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lunedì 2 settembre 2013

MODIGLIANI E LA MOSTRA A MILANO



Milano 1 settembre 2013
Sono in piazza Duomo, una fila di persone è davanti all'entrata della cattedrale, le guardie controllano il contenuto di borse e tasche, mi sposto lateralmente e sono davanti al Palazzo Ducale, faccio qualche foto, il sole brilla sulle guglie del Duomo che ha ancora delle impalcature per il restauro o pulizia dallo smog.


Sono sola, avrei dovuto venire la settimana prossima, ma per degli inconvenienti, all'ultimo momento, ho deciso di venire oggi alla mostra di Modigliani, e i pittori maledetti.


Dopo aver effettuato il pagamento del biglietto, pensavo mi ritirassero la borsa come solitamente avviene, ma questa volta non mi è stato chiesto....un'altra carenza che ho notato, avevano audio guide solamente in Italiano e in Inglese, i turisti francesi o tedeschi cosa possono aver pensato?
Inforco le cuffie, inizio il mio percorso, la mostra si apre con una descrizione. A noi è concesso di vedere questa mostra, grazie al mecenate Jonas Netter, un uomo schivo e timido, grandissimo amante dell'arte, benestante ma non ricco, da potersi permettere gli amati impressionisti. 



Per caso si è imbattuto nei quadri di Modigliani o forse di Utrillo, due pittori sconosciuti a quel tempo, che avevano il vizio del bere, essendo molto spesso ubriachi eccedevano, e venivano rinchiusi in prigione dalla gendarmeriè , non avendo soldi, pagavano la libertà con i loro dipinti. 


In un ufficio della questura di Parigi, Jonas Netter, che si era recato per il rinnovo dei suoi documenti, nota tutte queste tele, chiese al questore, il quale lo indirizzò presso l'agente di tutti questi grandi geni della pittura e della sregolatezza.

 L'agente squattrinato, come i pittori che rappresentava, si chiamava Lopol Zborowsky era polacco. Netter fu molto coraggioso decidendo di mettersi in società subito, con diritto di prima scelta, in un'avventura silenziosa, che lo ha portato nel tempo ad avere una collezione molto ben strutturata, arrivò ad aver 40 opere di Modigliani e decine e decine di Utrillo, di sua madre Susanne Valadon, di Derain, Vlamick, Kinsling. 
 Tutti artisti che senza l'aiuto di Netter non sarebbero riusciti a mantenersi e lavorare, per ultimo si aggiunse Chaim Soutine, tanto misero da farsi annunciare da un amico misero quanto lui : "Modigliani ", per diventare poi un grande dell'espressionismo.
L'altra caratteristica è che tutti questi pittori erano ebrei, così come Jonas Netter.

Definiti gli anni folli di Parigi è il periodo che agli inizi del 1900 tra la fine della prima guerra mondiale e la crisi del 1929 fa di Monparnasse il centro del mondo, quello che pochi anni prima era Montmartre, un quartiere di " pazzoidi" così lo definiva Apollinaire. Modigliani era sbarcato a Parigi nel 1906 nel quartiere di Monparnasse voleva realizzare il suo sogno, nel quartiere degli artisti, non solo di pittori, ma anche scrittori, si poteva incontrare Picasso, Chagal, Cocteau, Hemingwai, persino Lenin.


La fortuna di Modigliani iniziò il giorno dopo la sua morte.
In vita, non ebbe mai quel consenso e riconoscimento del suo stile che aveva sempre cercato

Gli scatti di collera, le liti, le ubriacature e le altrettante gentilezze, la sua aurea di ebreo italiano colto, dai bei modi e dal grande charme, da un lato gli permettevano di distinguersi, dall'altro lato erano il segnale di uno sforzo e di una ricerca che lo stremava.
Se avesse seguito la moda avrebbe vissuto in modo decente, ma non volle scedere mai a compromessi.


Zborowky entra in contatto con Modigliani, grazie ad una mostra dove esponevano oltre a lui Matisse, Picasso, Ortis de Zarade e Kisling, si dice che la fosse stata la moglie di quest'ultimo a permettere l'incontro. Zborowsky, per permettere a Modigliani di continuare la sua opera, gli mise a disposizione la sua casa per dipingere, visto che non aveva nemmeno una sua casa, spesso mangiava li, sembra che il mercante d'arte, non riservò mai a nessun'altro un simile trattamento di riguardo.
Grazie all'unione di Zborowsky con Netter, che ottiene l'esclusiva delle opere di Modigliani, dopo dieci anni di vita a Parigi, ha finalmente una casa e anche se gravemente malato, con l'aiuto di Netter soggiorna per un periodo in Costa Azzurra.
E' un pittore che non viene capito, i suoi nudi sconvolgono,


 mentre i suoi colleghi iniziano ad avere dei riconoscimenti, a vendere le proprie opere, Modigliani ostinatamente continua a dipingere, i suoi volti con l'incarnato che ricorda gli studi fatti in toscana, fino alla morte a soli 36 anni. 
Era diventato papà e la sua compagna Jeanne Hbuteme , si suicidava il giorno seguente alla sua morte, mentre attendeva il loro secondo figlio, nel gennaio del 1920.
La collezione Netter, dopo Modigliani ha continuato ad essere arricchita da pittori come Soutine, Utrillo, Susanne Valadon, Kisling.
l'arte in quegli anni diventa autonoma dal soggetto e dalle tradizioni che ogni pittore può avere, si ribaltano i canoni conosciuti creando una vera e propria rivoluzione.
All'interno della mostra troviamo venti quadri di Chaim Soutine, amico di Modigliani, arrivato dalla Lituania a piedi, sporco, pieno di parassiti con un odore poco piacevole che si porterà per tutta la vita.




Da Modigliani impara l'uso del fazzoletto per pulirsi il naso, comincerà ad usare la vasca da bagno solo dopo essere diventato ricco e in seguito alle insistenze della sua amante



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Netter lo aiuta nei momenti di difficoltà, ma grazie ad un altro ricco collezionista Alfred Barnes la sua vita cambierà, diventa ricchissimo e dimentica anche il buono di Modigliani di lui parlerà così:
"Non mi parlate di quell'Italiano che mi ha fatto diventare quasi alcolizzato"



Di Netter, persona molto riservata conosciamo solo la sua passione per l'arte che oggi ho potuto ammirare, ma molto poco della sua vita.




sabato 31 agosto 2013

                L’EREMO DI SANTA CATERINA DEL SASSO


E' una domenica di bel tempo;Riccardo mi ha già fatto fare un bel giro,  ma mai avrei pensato, che avrei potuto vedere un posto così bello, inizialmente anche lui è stupito dice che l'ultima volta che ci è venuto non erano stati fatte tutte le migliorie che troviamo ora.
Siamo sul lago maggiore, o Verbano, essendo meno profondo del lago di Como il suo colore è di un bell'azzurro,  Siamo precisamente all’Eremo di Santa Caterina del Sasso.  Davanti a noi  un piano c'è un ascensore che scende all'Eremo,  si vede il lago dall'alto, ci sono anche i gradini, e noi decidiamo di scendere a piedi.
 L’Eremo di Santa Caterina del Sasso è uno dei più affascinanti luoghi storici del Lago Maggiore.

 Questo vero e proprio “balcone” proteso sul Golfo Borromeo si raggiunge dal lago salendo una scalinata di 80 gradini oppure dal piazzale sovrastante scendendo una scala di 268 scalini.
 L'Eremo di Santa Caterina ha una storia lunga, si dice che nel 1170, in seguito ad un naufragio Alberto Besozzi di Arolo, si ritirò a vita solitaria in una grotta, poi  in seguito ad una pestilenza che aveva colpito la sponda lombarda del lago Maggiore, gli abitanti di Arolo si rivolsero al Pio eremita che chiese in cambio la costruzione del Saccello di Santa Caterina simile a quello della santa sul monte Sinai.
Una famiglia di nobili di Ispra decise poi di costruire anche la cappella  di Santa Maria Nova, in quanto le preghiere del Pio avevano permesso la liberazione dai Lupi che imperversavano nella zona uccidendo gli animali da pascolo. Chiamato inizialmente monastero di Saxobalaro ricevette tre terreni in dono per la chiesa di San Nicolao. Nel XIV secolo l’Eremo venne abitato da una comunità di monaci Agostiniani, successivamente nel 1379 si stanziarono i Romiti Ambrosiani  infatti fra il 1300 e il 1320 venne dipinto il preziosissimo  affresco di S.Nicolao, e nel 1649 i Carmelitani. Ad oggi è retto dagli Oblati Benedettini. nel corso dei secoli però i cambiamenti adottati furono diversi e passò di mano in mano per diverse istituzioni fino a far parte della istituzione monastica milanese, che però con il dominio austro-ungarico proclamò la chiusura dellEremo, la decadenza dell'eremo continuò lentamente fino a che nel 1914 venne dichiarato Monumento Nazionale.
Si avvicendarono periodi di  decadimento e di ristrutturazione ora è totalmente gestito dalla provincia che ne ha notevolmente rigenerato e migliorato l'accesso al santuario visto che in seguito a delle frane l'accesso precedente non era più agibile.
Decidiamo di acquistare un libretto che ci dia qualche informazione
Il complesso architettonico dell'Eremo avendo subito parecchi cambiamenti è così stutturato: Il convento meridionale, il conventino e la chiesa. Si giunge al convento meridionale venne eretto nel 1400 e successivamente modificato nel 1624 da Padre Giulio Martignoni,  passando sotto ad un porticato di colonne di granito semplice ma armonioso  come una finestra sul lago e  la vista sulle Isole Borromee


 Nel convento meridionale ,ci sono affreschi che risalgono dal 1339 fino al 1600, troviamo lo stemma dei frati Carmelitani su un camino barocchetto di marmo e sopra sulla parete i resti di una crocefissione del 300 tipica della pittura romano-gotica del settentrione italiano. Nello spazio tra le finestre c'è una croceffissione seicentesca con S. Ambrogio e s Caterina, hanno trovato anche definitiva collocazione dopo il restauro una pala di altare risalente al 1510
 Tra il convento meridionale e il conventino si trova posizionato un torchio di notevole dimensioni è datato 1759  pressavano uve e olive  che provenivano dai fondi dell'eremo,  situato di fronte al cortile del torchio, eretto su muri duecenteschi, e impreziosito da un porticato  di quattro archi a sesto acuto poggiati su pilastri in pietra c’è il Conventino che anticamente era la cucina con il forno del pane e il classico camino grande, al piano superiore ci sono le celle dei frati sulle cui finestre si trovano tracce di affrescature cinquecentesche del “Martirio di Santa Caterina d’Alessandria” ; consente il passaggio fra la chiesa e il convento meridionale, sotto questo porticato sono state riposizionate dopo il restauro 10 scene rispetto alle 15 originarie, dove è rappresentata la danza macabra, o danza della morte.
 In queste tavole viene rappresentata l'uguaglianza assoluta di tutti gli uomini davanti alla morte,  che ha senso solo se è illuminata da Cristo, anche se notevolmente danneggiate, si riesce a vedere un mercante coi suoi registri, un un cortigiano che difende la sua amica, un prete ed un cardinale,  un frate ed un senatore: La morte nel XIV eXV secolo entra come decorazione nelle mura di chiese e cimiteri,  se ne trovano a Clusone vicino a Bergamo,  nel Camposanto di Pisa.



Nel cortile della  chiesa troviamo alla destra  la grotta della madonna di Lourdes, e sulla sinistra, un portico cinquecentesco costruito con colonne in Pietra di Angera, in stile rinascimentale.
 Il campanile posto a strapiombo sul lago venne edificato nel 1300 e presenta una cella campanaria aperta a bifora fatta in pietra d’Angera, l'azzurro del lago riflette luminosamente  tra i porticati,  gli affreschi sono stati duramente danneggiati, dall’umidità e dal tempo. 

 
Sembra che la attuale chiesa di Santa Caterina sia del XVI secolo, ma si crede che siano stai inclusi edifici storici preesistenti. Mi colpiscono le vetrate, dalla guida risultano che sono ottocentesche , chiudono il matroneo della chiesa , una volta coro invernale dei frati,  la cappella di San Nicolao è  alla sinistra dell'altare maggiore,  era in realtà una parte della prima chiesa originaria dedicata a San Nicolao, a fianco  c'è la cappella di Santa Caterina la più venerata nel medioevo e la cappella di Santa Maria Nova, ancora tanti affreschi devono essere restaurati altri sono stati rinvenuti durante i restauri.
La cappella del Beato Alberto,  molto rovinata dall'umidità, contiene un' urna della scuola del Beato Angelico , con  i resti di Alberto Besozzi, è detta cappella dei sassi perchè alcuni massi che si erano staccati dalla parete rocciosa rimasero impigliati nella struttura della volta della cappella sfondata e poi rimossi nel 1983 per esigenze di restauro.

Insomma io,  che non conosco l'arte, mi affido  a delle guide per avere qualche nozione, ma di una cosa sono certa, questo Eremo è bellissimo, il lago, i porticati, le cascine del quicchio che sono di recente state ristrutturate, meritano di essere viste   consiglio a tutti,  una visita a questa meraviglia.
Risaliamo sempre a piedi, tutti  gradini, ho il fiatone, mi fermo a prendere fiato e con lo sguardo torno verso il basso,  è così bello, ma la voce di Riccardo mi fa tornare alla realtà, riprendo la salita arrivo fino in cima, ho un fiatone terribile, ma la consapevolezza di aver visto qualcosa di veramente bello. E forse anche la certezza che…… dovrei dimagrire……………






  

   

    Il fiume Adda e Leonardo da Vinci

                              

Più di 500 anni fa, Leonardo da Vinci con una lettera si annunciava  a Ludovico  Sforza detto il Moro, una specie di curriculum/vitae dove elencava le sue qualità di inventore, più che di artista pittore, un modo per far colpo sull'allora Signore di Milano, elencava in nove punti quanto fosse capace a progettare e a creare macchine da guerra.
 Si trasferisce a milano nel 1482, nella città i maggiori esempi delle sue opere sono il "Cenacolo Vinciano" e le chiuse, sui navigli.



Fu  proprio di Ludovico il Moro ad incaricare Leonardo di studiare un sistema che permettesse la navigazione dal lago di Como fino ai navigli nel cuore di Milano
Leonardo progettò il sistema delle chiuse per ovviare ai dislivelli del terreno e permettere la navigazione, le chiuse di Leonardo sono state adottate in tutto il mondo.


Le mie informazioni sono nozioni acquisite in occasione di una visita guidata sui navigli, ma come sempre accade, non si è mai imparato abbastanza, e parlando con Pachino, un amico di Eldy, in occasione di una nostra uscita in compagnia, ho avuto modo di approfondire cose che non sapevo.
Il fiume Adda, che scorre in Lombardia con un percorso lungo 300 km Nasce in Valtellina, si tuffa nel lago di Como e poi riprende la sua corsa fino al Po, attraversando la terra di mezzo fra le province di Milano, Lecco e Bergamo. 


Per secoli ha permesso un collegamento stabile fra il capoluogo e le regioni circostanti lungo l’asse Nord-Sud, segnando il confine naturale fra il Ducato di Milano e la Repubblica di Venezia.
 Il suo corso è caratterizzato oltre a significative testimonianze storiche e culturali, dal paesaggio compreso in aree protette e riserve naturalistiche.
 Non sapevo che l'Adda fosse  stato fonte di ispirazione di  tanti progetti, disegni e quadri del famoso Leonardo.
 Pachino mi spiega  che ad Imbersago si può attraversare il fiume in pochi minuti con un traghetto a mano  che è la riproduzione esatta eseguita in base agli studi e dai disegni di Leonardo, è un barcone in legno di 60 metri quadrati che può trasportare 100 persone e 5 macchine, pur essendo governato da una sola persona con l'aiuto di un bastone, il tutto senza motore collega Imbersago, in provincia di Lecco con Villa d' Adda nel bergamasco.


Mi spiega inoltre che a Trezzo sull'Adda, proprio in prossimità del castello, dove ora rimangono solo i resti di quel che era una roccaforte di difesa,



prima  tra il  Barbarossa e il ducato di Milano e successivamente tra le famiglie dei Visconti e dei Torriani, Leonardo da Vinci,  subì il fascino di questo fiume e iniziò a cercare il  panorama adatto per i suoi quadri.
 Si dice infatti che la veduta  che sta dietro le spalle della celebre Gioconda sia  di queste parti,  riprodusse queste bellezze anche in celebri dipinti ora custoditi nella chiesa di San Francesco maggiore in Milano. 
 Per i due dipinti della Vergine delle rocce,si spostò nella zona rocciosa dell'Adda, vicino a Porto d'Adda infatti lo sfondo dei quadri è molto  simile  al panorama che ancora oggi si può vedere, queste tele sono  ora  sono costudite una al museo del Louvre di Parigi, e l'altra alla National Gallery di Londra.

 Nel periodo che risiedette a Vaprio d'Adda presso la splendida villa di Francesco Melzi, suo erede e più grande collaboratore, disegnò il fiume Adda, lo studiò cercando di sfruttare la forza dell'acqua, iniziò a fare schizzi in china e in seppia sfruttando anche la tecnica di disegno sanguigna, molti dei suoi schizzi e disegni sono ora conservati nella Raccolta Reale dei Windsor, mentre nella Biblioteca Ambrosiana conservano il codice atlantico,e io, non sapendo cosa fosse mi sono documentata:
è un codice di grandi dimensioni che contiene 1750 tra disegni, schizzi progetti e studi di Leonardo che variano da anatomia,astronomia, botanica, matematica, meccanica studi sul volo degli uccelli, studi di ingenieria meccanica e di architettura, sono fogli senza un ordine cronologico o di studio, ma che dimostrano il genio di Leonardo.
La promessa fatta con Pachino e di trovare almeno un giorno per poter visitare tutto questo,non solo per la storia ma per poter vedere con i nostri occhi la bellezza del panorama  e gustare le prelibatezze di queste zone che  variano, si distinguono ma .....la  gastronomia di queste zone che  è fatta di scambi. La storia di questo fiume, la troviamo anche sulle tavole, lungo le rive dell'Adda convivono,
  i casoncelli bergamaschi

,con il risotto di salsiccia



 e zafferano tipico della zona di Monza, o il risotto col pesce persico tipico del lago di Como,i musultitt (agone affumicato) pesce tipico

 del lago di Como e di Lecco, con  i formaggi delle prealpi,  famosi sono i formaggini di Montevecchia, che si possono mangiare freschi o stagionati con olio pepe in polvere 




Una cosa è certa ci incontreremo ancora, e ancora,  mi faranno vedere posti nuovi, e mi faranno gustare nuove pietanze....grazie a Pachino e a Teresa per avermi accolta, e sopratutto di farmi imparare così tante cose e a Riccardo per avermi permesso di conoscerli, è un racconto fatto a quattro mani, dove tutto quello che mi viene spiegato,  viene scritto, forse bene o forse no,  ma che  io sono contenta per tutto quel che ho acquisito e che voglio trasmettere.

Gita a Bassano del grappa e Marostica

                             

                                              

   GITA A BASSANO DEL GRAPPA E          

                      MAROSTICA 


Ore 6 con le mie amiche partivo da Varese per una gita organizzata a Bassano del Grappa, e, data l’ora mattutina, sul pullman parecchie persone si misero a dormire, altre leggevano il giornale . Io che avevo conosciuto già in altre analoghe occasioni Cristina, l’accompagnatrice, commentavo con lei a bassa voce la destinazione e il programma della giornata.


Da persona preparata qual è Cristina mi 

diceva che la nostra meta era Bassano

del Grappa 

con visita allo storico ponte sul Brenta,


 ma che a suo parere Marostica avrebbe

 meritato una

 visita, anche se non contemplata dal 

programma, per cui, chiedendo alle oltre 50

 persone presenti sul pullman, riuscì a 

realizzare il suo intento con piena 

soddisfazione di tutti.




 Non so se siano state le spiegazioni che ci 

dava durante il viaggio, non so se la storia di 

questa piazza mi avesse colpito ma, appena

 arrivati l’ho trovata subito molto bella.

 L’aspetto attuale, è quello di una città murata

 che dal castello superiore posto sulla

 cima del monte Pausolino,


 abbraccia con 

mura di cinta merlate la pianura sottostante 

fino a congiungersi col castello inferiore che 

si affaccia sulla piazza degli scacchi.

 Qui si sviluppa il centro storico della 

cittadina



La storia racconta che nel 1454, quando 

Marostica era una fedele della Serenissima 

Repubblica Veneta, due nobili cavalieri, 

Rinaldo D’Angarano e Vieri di Vallonara, 

entrambi innamorati della stessa dama… 

Lionora, figlia maggiore del castellano Taddeo 

Parisio, si sfidarono a duello.Il castellano però

 in seguito ad un editto del Cangrande della 

Scala, proibì la contesa con le armi, ed evitò lo

 scontro, ma decise che i due contendenti si 

sarebbero sfidati in una partita a scacchi e che

 Lionora sarebbe stata data in moglie al 

vincitore, mentre il perdente avrebbe avuto in

 sposa la seconda figlia Oldrada, Il tutto si 

sarebbe svolto in un giorno di festa dove sia la

 corte del castellano, sia dei due pretendenti,

 avrebbe assistito all’evento insieme a tutta la 

popolazione, dal nobile, all’arciere o allo

 stalliere.

 Ancora oggi ogni due anni nei giorni

 7,8,9 del mese di settembre si rievoca la storia

 con costumi fastosi, arcieri, balestrieri, fanti, 

schiavi e cavalieri. Gonfaloni colorati fanno da 

cornice a circa 6oo persone per una 

rappresentazione elegante e fastosa.



Mentre tornavamo a casa stanca per una giornata piena, mi sentivo, forse stupidamente, arricchita anche solo di una leggenda che permette alla fantasia di spaziare e di conoscere una cittadina che merita comunque di essere visitata, Marostica è conosciuta in tutto il mondo come la città degli scacchi.