il filo dei ricordi-racconti

domenica 3 novembre 2013

gita in Valdidentro

Gita in Valdidentro

Si dice che a volte le cose improvvisate riescano meglio delle cose preparate, questa gita ne è un esempio.
Parlando una ex collega e amica, le dicevo quanto mi piacesse passare, anche solo una giornata, alle terme, di essere stata in Svizzera alle Terme del Leukerbad, ma quelle che più mi son piaciute, sono a Près Saint Didier, in Valle d'Aosta.
Con mia sorpresa lunedì 28 ottobre squilla il mio telefonino:
Ciao, sono Marisa, io devo andare a Isolaccia in compagnia, se vuoi venire con me, partiamo giovedì 31, e torniamo sabato in giornata, purtroppo ho già un impegno fissato altrimenti tornavamo domenica, fammi sapere se vuoi venire, che parlo con i miei amici per prenotarti la camera....
Li per li sono un attimo spiazzata e poi rispondo che devo fare qualche telefonata per organizzarmi e di chiedere quanto sia il prezzo dell'albergo....
Mentre io chiamo Riccardo e qualche amica, lei mi comunica il prezzo.
Una delle mie amiche, e Riccardo mi dicono: Ok andiamo
Do la conferma a Marisa e il giovedì pomeriggio alle 14,30 siamo in partenza per Isolaccia, in Valdidentro



La Valdidentro è situata tra due cime, la cima Reit e il gruppo della Cima Piazzi, ad occidente si apre verso Bormio, e poi si allunga arrivando a toccare il confine con la Svizzera e il comune di Livigno. Dopo Semogo si divide , in due rami da una parte la Valle Viola, dall'altra la Valle del Foscagno che porta all'omonimo passo e a Livigno. E' formato da diverse frazioni: Premadio, Pedenosso, Isolaccia, Semogo, ed ognuna di esse mantiene vive le proprie caratteristiche e particolarità. Nei tempi antichi tutto si sviluppava lungo la vecchia strada che portava al passo dello Stelvio, i commercianti passavano proprio in mezzo alla Valdidentro attraversando i paesi, trasportando vini prodotti proprio in Valtellina, e sale che proveniva dalle miniere di Hall, nei pressi di Innsbruck, era molto fiorente l'allevamento, qui giungevano da tante parti della lombardia, bovini, ovini, che venivano condotti per i mesi estivi.
Sull'antico e regale percorso di Fraele si notano ancora le due torri che insieme ad altre fortificazioni proteggevano Bormio dalle incursioni di pirati nordici.



Proprio sul tracciato della vecchia strada vennero costruite  i Bagni Nuovi di Bormio, ma poco più sotto si trovano i bagni vecchi, (terme romane) conosciute già da Plinio, e ritenute salubri da Aurelio Cassiodoro che consigliava l'uso salubre di queste acque per curare la "podagra" (Gotta).


Nel 1820, per volere dell'Imperatore Francesco I d'Austria iniziarono i lavori per costruire lo stradone che ancora oggi collega la Val Venosta con Milano, (che a quei tempi era sotto il dominio austriaco), e con il Canton Grigioni in Svizzera, Lo Stelvio è meta di tantissimi turisti in particolare motociclisti.
La Valdidentro era conosciuta nei tempi passati anche per la siderurgia infatti avevano miniere di ferro,oltre i 2500metri di altitudine, proprio sulle montagne che fanno da corona alla Val Fraele, dove troviamo anche due enormi dighe che alimentano le centrali idroelettriche a valle.



Mentre percorriamo da prima la strada del lago di Como che ci conduce in Valtellina inizia a pioviginare, ma il panorama è comunque un'attrattiva, il lago coperto da Nuvoloni merita qualche foto,


arrivati in alto lago costeggiamo il fiume Adda.
Ci fermiamo a bere un caffè, riprendiamo il viaggio, passiamo da Tirano, il santuario è li con tutta la sua imponenza, sembra augurare buon viaggio a tutti noi che gli passiamo accanto, iniziamo a salire, e il panorama ancora cambia, i colori delle foglie degli alberi,


 man mano che saliamo, si diversificano, quando arriviamo a destinazione è quasi buio. Depositiamo i bagagli e facciamo una passeggiata seguendo il corso del fiume, purtroppo fa buio presto, rientriamo in albergo e ceniamo, è un albergo a conduzione famigliare, molto carino, caldo e accogliente, la proprietaria, amica di Marisa, è di un paese vicino al mio, si è sposata e trasferita, con gestore di questa attività.
La cena a base di prodotti tipici, con tagliatelle fatte in casa con ragù di cervo, e un'altro sugo tipico della zona, poi sciatt con bresaola, patate e insalata.


Gli sciatt, sono croccanti frittelle di grano saraceno di forma tondeggiante con un cuore di formaggio filante, molto buoni
Dopo cena usciamo ancora e visitiamo il centro storico, bene illuminato, l'attuale grande chiesa parrocchiale e stata costruita sulle rovine di una chiesa cinquecentesca.


Sono tanti i campanili e le collegiali che durante il viaggio si notano su queste montagne, mi incuriosisco, alle mie domande rispondono dicendo: che ogni frazione, ogni monte o località, per quanto siano sparse, hanno in comune un filo conduttore, quello di conservare monumenti e testimonianze, creando un legame tra storia religione e arte.
Il giorno dopo di buon'ora tutti a camminare, si segue il corso del fiume verso la Val Viola,

 la temperatura e di 5 gradi centigradi , il cielo sembra aprirsi, dopo una buona colazione con torte e marmellate fatte in casa, andiamo a Tre Palle, frazione di Livigno, e mentre si sale sul passo del Foscagno i boschi sembra abbiano rifatto il colore,






 in mezzo al verde strisce più alte di arancio/giallo dorato, i monti più alti già carichi di neve.
Acquistiamo la famosa Bresaola Valtellinese, 



la Slinzega, un salume fatto con piccole parti di carne, simile alla bresaola ma molto più saporito e la Bisciola, il dolce tipico arricchito di frutta secca, che una volta veniva offerto in sostituzione del panettone nel periodo Natalizio.

Mentre ritorniamo verso Isolaccia ci fermiamo a fare delle foto alle montagne.

Marisa, mi dice di essere andata proprio di recente sui monti che abbiamo di fronte, che fanno parte del Gruppo dell'Ortles-Cevedale, che è uno dei maggiori gruppi montuosi con cime che superano i 3000 metri di altezza e con numerosi ghiacciai.
Per il momento ci accontentiamo di giocare a palle di neve con quello che è rimasto della recente nevicata




Ripartiamo, Bormio e le terme ci attendono, abbiamo fatto un biglietto giornaliero, girato tra piscine termali, saune e bagni turchi, le terme stancano, e Riccardo si è dovuto rilassare un po nell'area relax, per lui 5 ore sono troppe , a me invece piace tanto, Luisa, la mia amica era soddisfatta, dobbiamo rientrare, salutiamo Marisa e Giuseppe, riprendiamo la strada di casa .....






martedì 29 ottobre 2013

La leggenda della Stella Alpina

La leggenda della Stella Alpina

Edelweiss (3)Una volta, tanto tempo fa, una montagna malata di solitudine piangeva in silenzio.
Tutti la guardavano stupiti: i faggi, gli abeti, le querce, i rododendri e le pervinche.
Nessuna pianta però non poteva farci niente, poiché era legata alla terra dalle radici. Così neppure un fiore sarebbe potuto sbocciare tra le sue rocce.
Su dal cielo, se ne accorsero anche le stelle, quando una notte le nuvole erano volate via per giocare a rimpiattino tra i rami dei pini più alti, una di loro ebbe pietà di quel pianto e, senza speranza scese guizzando dal cielo. Scivolò tra le rocce e i crepacci della montagna, finché si posò stanca sull’orlo di un precipizio. Brrr!!! … Faceva freddo …
Era stata proprio pazza per aver lasciato la serena tranquillità del cielo!
Il gelo l’avrebbe certamente uccisa… Ma, la montagna corse ai ripari,  grata per quella prova d’amicizia data col cuore. Avvolse la stella con le sue mani di roccia in una morbida peluria bianca. Quindi, la strinse legandola a sé con radici tenaci…
E quando l’alba spuntò, era nata la prima 
Stella Alpina

Ho letto nel web questa fiaba, questa sera, inevitabilmente la mia mente vaga, ritorna indietro, mi sembra di sentire ancora parlare chi tanto amava scarpinare in montagna, in tutte le stagioni dell'anno, a volte anche quando pioveva, iniziava ad andare a camminare sui monti a marzo, continuava fino a novembre inoltrato, tutto era motivo per andare in montagna: camminare, cogliere funghi,per sentirsi in pace, per il panorama, naturalmente tempo permettendo.


Prima del matrimonio, avendo lui, più possibilità economiche, andava a sciare nei mesi invernali, dicono fosse molto bravo, io non ho mai potuto permettermelo e di conseguenza non ho potuto vederlo...



Sto parlando di mio marito, che non c'è più, che sul marmo che chiude la sua lapide non ha croci, o immagini religiose, ma ha un piccolo paesaggio di montagna, da lui tanto amata, quando si è trattato di scegliere cosa mettere sulla sua lapide, ho fatto letteralmente impazzire il signore delle pompe funebri, perchè volevo mettere anche un cestino di funghi, ma non l'ho trovato...
mi sono così limitata al paesaggio di montagna,



qualcuno ha pensato che non erano le immagini più adatte da mettere su di una lapide, io invece ho pensato di mettere vicino a lui le sue più care passioni.




Dopodomani ricorre il giorno di Ognissanti e si commemorano tutti i morti, eroi della patria, e persone normali che ci hanno lasciato .
In quest'occasione, solitamente tutte le persone che hanno i propri cari al cimitero, sistemano le tombe..io l'ho fatto ieri.  Non amo andare al cimitero, per cui metto sempre delle composizioni o mazzi di fiori artificiali, che durano qualche tempo in più, non parlo di composizioni di plastica, anche brutte da vedere, parlo di fiori che sembrano veri, proprio ieri, a mio marito, ho messo un mazzetto di stelle alpine, e stasera ho trovato questa fiaba, è sicuramente una casualità, che mi ha spinto a scrivere....





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venerdì 25 ottobre 2013

IL MESE DI OTTOBRE, LA MAMMA E LE SUE MANI


Oggi, è proprio una brutta giornata il cielo plumbleo, grigio, carico di pioggia, che continua a cadere senza fermarsi un attimo..
sembra che non abbia mai piovuto...
Il telegiornale fa il resoconto dei danni che questa pioggia ha provocato....

Non so per quale inspiegabile motivo, mi sembra di essere in novembre, il mese di ottobre quest'anno lo abbiamo saltato.
Solitamente, se il mese di ottobre ha un clima gradevole, è davvero un bel mese, gli alberi prima di spogliarsi, cambiano colore alle loro foglie e come indossatrici su di una passerella mostrano l'ultimo abito della stagione,una leggera foschia dovrebbe coprire tutti i nostri campi, invece abbiamo già la nebbia.

Per me ottobre è il mese dei compleanni, e fra pochi giorni li avrebbe compiuti la mia mamma.
I miei ricordi tornano indietro, a quando ad ottobre il clima era ancora gradevole non dico caldo, ma molto piacevole, alle castagne raccolte e messe a seccare, alla mamma che le tagliava in un angolo, per poi fare le caldarroste dopo cena sul camino,


 al papà che il sabato mattino di buon ora andava sulle nostre colline in cerca di funghi, alla torta di pane per festeggiare il compleanno della mamma.


RICETTA:
Tagliate a tocchetti il pane ben raffermo (1-2), (se non lo avete a disposizione potete usare quello fresco e farlo tostare in forno fino a che sia ben secco), mettetelo in una capiente terrina e poi versateci il latte(3) ben caldo; mescolate con un cucchiaio di legno e coprite con un piatto; lasciate a macerare il pane nel latte per 3-4 ore o anche una notte. 
Di tanto in tanto mescolate ancora in modo che tutto il pane assorba il latte e si ammorbidisca per bene. 
Trascorso questo tempo, tritate finemente gli amaretti mettendoli nel mixer insieme al cacao (4); mettete in ammollo l’uvetta con dell’acqua calda e un goccio di Amaretto di Saronno o rhum a piacere; 
schiacciate il pane ormai morbido con un cucchiaio (5) o una forchetta in modo da romperlo ancor di più; unitevi la “farina” di amaretti e cacao e  le uova (6); 
unite anche lo zucchero e i pinoli (7) e mescolate per bene tutti gli ingredienti e in ultimo unite anche l’uvetta strizzata (8); mescolate di nuovo (9) e poi versate in uno stampo tondo a cerniera da 28cm leggermente imburrato (o coperto con carta forno). Infornate in forno caldo a 190° per un’ora. 
Togliete dal forno e lasciate raffreddare completamente. Il giorno dopo la torta è molto più buona.




Ripenso ai suoi dolori e alla sua instancabile voglia di vivere...
Penso a quando lei e papà, discutevano, pur di avere l'ultima parola, per non farsi capire, brontolava in tedesco, o in francese, riusciva ad innervosire ancora di più papà , che perdendo le staffe le diceva: "sei nata il giorno della marcia su Roma, 28 ottobre 1928, brutto giorno", erano discussioni che come iniziavano finivano, come se niente fosse successo.
Un sorriso aleggia sulle mie labbra, loro erano così.
Il fatto di non aver possibilità economiche, non permetteva loro di poter fare regali .....
Un sabato mattina papà, usciva sempre di buon'ora, dopo aver fatto i suoi giri nei nostri monti, si è fermato nel negozio che c'era in piazza del paese (una coperativa di generi alimentari) e ha acquistato il regalo per la mamma....... ...
Nella nostra zona, in questo periodo dell'anno, vendono dei dolcetti chiamati " le ossa dei morti" morbidi o secchi, in pratica sono come dei biscotti, un po grandi.
Tornato a casa ha dato in mano alla mamma, un pacchettino dicendole: " Tanti Auguri".


Non riesco a descrivere l'espressione della mamma, all'apertura del pacchettino, ma mi ricordo le risate, che noi figli abbiamo fatto davanti alla scena, non sapeva se essere arrabbiata o se ringraziarlo del pensiero.....
Ogni volta che li vedo in vendita il pensiero mi torna a quell'aneddoto.
Oppure, papà, coglieva i fiori selvatici, che ancora trovava nei boschi o sui prati, mentre tornava a casa, li donava come se fossero stati dei fiori pregiati...


Questi sono i regali che lui faceva a lei, non c'erano uscite, ne festeggiamenti.
Della mamma ricordo le mani, tutte storte che tanto hanno lavorato, quante galline, oche, faraone, galli hanno spennato, quella macchina da cucire sempre aperta, e pronta per essere usata, e il suo uncinetto, le navette per fare il chicchierino...

Le patate al forno che faceva tanto bene, e gli gnocchi di patate, che faceva per tutti noi anche se eravamo già sposati, li metteva su dei vassoi per tenerli ben separati e li sfiorava con la farina bianca, affinchè non si attaccassero gli uni agli altri. Ognuno di noi aveva il suo vassoio, i suoi gnocchi tutti uguali,tutti della stessa misura, anche io li faccio, ma mi rimangono uno grosso e uno piccolo, invece i suoi erano perfetti e buonissimi...


Le sue mani, sapevano fare tutto, c'è un detto che dice " che se c'è un dono di natura, è avere le mani d'oro"..... e lei le aveva.
La mia mamma che leggeva i giornali Grand'Hotel, Bolero, Intimità, Sorrisi e Canzoni.
La mia mamma che cantava.
Negli ultimi anni, con la malattia, guardava molto la televisione, non so come facesse a ricordarsi tutti i nomi dei vari attori, delle varie telenovelas, da me tanto odiate.
La mia mamma che malgrado fosse piena di dolori, e guardasse la televisione, non ha mai smesso di fare il suo amato uncinetto, o di contare i nodi del chiacchierino, o i punti del punto croce.
Chissà se oggi avrà ricevuto un mazzo di fiori selvatici, un paio di "dolci " , mi sembra di vederla seduta davanti ad un tavolino con una bella tovaglia ricamata da lei, mentre si gusta un buon caffè





Auguri mamma




martedì 22 ottobre 2013

IL LAVORO E LE EX COLLEGHE

        IL LAVORO E LE EX COLLEGHE



Ho iniziato a lavorare presso una rinomata tessitura serica della mia zona, nel lontano 1976, quel giorno eravamo veramente in tante ragazzine, in fila indiana passavamo davanti ad un signore anziano che ci guardava le mani, e poi ci indirizzava da un'altra persona, nel mio caso una signora, che mi ha accompagnato, nel reparto preparazione, si chiamava Renata, l'unica cosa che mi ha detto: "qui non si parla, si guarda, si ascolta, e sopratutto non si risponde ai superiori, non mi aveva nemmeno chiesto come mi chiamassi.

Dopo quel giorno in cui avevo imparato a fare i nodi principali, mi mandarono alla roccatura e alla binatura dei filati, ma dovevo consegnare anche le spole ai telai, le spole le preparava una signorina di nome Graziella, che correva di qua e di la e io, non ci capivo nulla, poi al cambio di turno nel pomeriggio, alle spole affiancavo la signora Mariuccia, era molto severa, ma più organizzata, si criticavano l'una con l'altra, naturalmente sempre quando una delle due non era presente.




Una settimana dopo, venivo spedita alla roccatura sui rocchelloni di legno che servivano all'orditura.
In questo nuovo posto lavoravo con la signora Cesira,
era una persona anziana, che non vedeva l'ora di arrivare alla pensione, si cambiava il turno con Maria una ragazza poco più grande di me.



Con Maria siamo diventate amiche, ma è stata molto sfortunata, ci ha lasciati già da qualche anno ammalata di sclerosi multipla.
Ho girato per tutti i macchinari del reparto " preparazione" finchè sono arrivata all'orditura, o reparto ordimento come lo chiamavano.
Mi hanno messo con una signora che doveva andare in pensione 15 giorni dopo.
Il direttore, mi ha detto che dovevo fare in fretta ad imparare perchè non poteva lasciare la macchina ferma.
Ho saputo poi che chi ha imparato prima di me stava 6 mesi per imparare e poi provava, per me non è stato così .
Ricordo ancora quel primo giorno, si stava ordendo una pezza di 10966 fili di seta, organzino 40/44 bianco, un filo si è rotto io non lo avevo visto, ho preso una sgridata dalla signora Iole, così si chiamava, perchè dovevo vederlo, " Sveglia, sveglia, io non voglio nessuno qui con me che dorma" mi ha detto da subito.
Era una donna severissima, quando ha finito di lavorare per stare a casa in pensione erano tutti contenti perchè se ne andava definitivamente.
Ho lavorato su di un "orditoio de roulè"inizialmente le catene (pezze ordite) erano di massimo 100 metri, ed era tutto manuale niente di elettronico.
Poi dopo pochi mesi è arrivato un orditoio elettronico e sono iniziati i guai per me...






La signorina, che lavorava su questo macchinario, non faceva vedere nulla del funzionamento della macchina, era gelosa, ma cadendo, si era infortunata un ginocchio, per cui chi doveva subentrare al posto suo, non conoscendo ne la macchina ne la procedura, si trovava i difficoltà.
Senza nemmeno capire bene cosa dovessi fare, sono stata spostata dal mio macinino alla macchina elettronica, era tutto un'altro modo di lavorare, ho sbagliato parecchie volte, le critiche alle mie spalle si sprecavano.
Non volevo più andare in  fabbrica a lavorare, ma la mia famiglia aveva bisogno, e non volevano sentire lamentele:
"Il pane dei padroni ha sette croste, e ancora una crosta piccola, vai non rispondere e vieni a casa quando hai finito"



Sono rimasta ventidue anni in quella ditta, nel passare del tempo mi è capitato ancora di commettere degli errori, ma credo di essere stata una brava operaia.
Sono cresciuta, mi sono sposata, sono diventata mamma, mentre lavoravo in quella ditta, ho pianto, e anche riso, ho ancora delle amicizie, e mi capita spesso di incontrare qualcuno, che proprio non mi piaceva, come io, probabilmente non sono piacevo a loro.
Quando avevo i bambini piccoli facevo il turno di notte per poter essere a casa di giorno, come ero sempre stanca, ho fatto questi sacrifici per un po di anni.
Era un lavoro di precisione, lo è tutt'ora, mi piaceva molto, la crisi ha colpito e ora non lo faccio più, il lavoro che tanto mi ha fatto preoccupare, ma anche gioire quando una buona pezza andava a telaio,



ho ordito tanti tipi di filato, seta cruda, seta tinta in filo, tinta in pasta, crespo a più torsioni, poliestere, acetati, 20 denari, lino e misto lino, nylon stellare, così elettrostatico da far scintille.




Gli anni son passati, mi sembra ieri, con qualche ex collega mi sento ancora, a volte ci ricordiamo degli aneddoti e ci ridiamo sopra.
Recentemente siamo state in pizzeria, quante risate quella sera, quanti racconti, quanta gioventù che è passata, alcune ragazze proprio non le avevo più viste, mi ha fatto piacere rivederle sicuramente ci ritroveremo ancora .....




martedì 15 ottobre 2013

i funghi e i ricordi

I RICORDI E I FUNGHI


Questa mattina mentre tornavo dal lavoro, ho incontrato un conoscente, una volta era molto di più di un conoscente, era un amico di mio marito, mi saluta, fa un cenno con la mano e io accosto con l'auto, dopo i soliti convenevoli, mi parla della loro passione comune, i funghi, dice che è un'annata buonissima, che adesso lo accompagna un'altra persona, che non è la stessa cosa malgrado si trovi bene.
Mi fa vedere il cesto che ha nel baule, in un cesto di vimini tra le foglie, ci sono una decina di porcini belli, senza nemmeno un segno si vede che è roba fresca...


Un groppo mi viene alla gola e ripenso a quanto gli piacesse andare per funghi
Se ne accorge, si scusa non voleva farmi pensare, ma anche per lui malgrado siano passati gli anni, ..... mancano le scarpinate insieme, le sue battute, mi dice:
"Ogni volta che entro nel bosco il pensiero va all'Antonio, ogni tanto parlo con lui".




Devo andare via, non ce la faccio, ho un groppo enorme in gola, tornata a casa, mi rendo conto che basta un niente per aprire quel cassetto che credevo di aver serrato bene, in modo che non fuoriuscisse la mia debolezza.
E' tutto il giorno che penso a questa cosa.


Quando andava a funghi, mio marito, tornava a casa felice, si vedeva, la barba lunga, sporco di terra, stanco, ma soddisfatto.
Scendeva dall'auto apriva il baule chiamava il bambino:
"Giovanni vieni a vedere!!!!





Poi saliva in casa e ci raccontava come aveva fatto a trovarli, la posizione in cui erano, insomma la telecronaca della raccolta dei funghi.


Nessuno poteva toccarli, si sedeva e come se fosse stato un rito adagio adagio, delicatamente, con il coltellino, il pennellino e lo strofinaccio bianco di cotone li puliva uno per uno.
A volte eravamo stanchi di sentire tutte le sue telecronache, ma se ripenso a mio marito con un fungo in mano, lo rivedo col sorriso, amava la montagna, gli piaceva scarpinare, spesso ci andava con mio cognato lo chiamavano nel il nostro dialetto "Ul Fungiatt "(Il cercatore di funghi)



Gli facevano gli appostamenti, e poi lo seguivano cercando di spiare dove andasse a coglierli, era diventata una gara a chi li prendeva per primo, poi a chi li prendeva più belli, e infine a chi ne prendeva di più...
Si recava nella vicina Svizzera rischiando di prendere anche la multa, le levatacce alle quattro di notte anche sotto l'acqua,e alcune volte, quando era sicuro del raccolto mi portava, non perchè lo aiutassi, non conosco i funghi, ma perchè poteva coglierne di più in quanto ad ogni persona spettava una quantità, mi pare fossero 3 kg a persona dopo i quattordici anni
Sono quasi undici anni che non c'è più, fra tanti sacrifici, dolori, e incomprensioni, oggi dimentico le cose brutte e lo ricordo con i suoi amati funghi

In questo periodo, ogni volta che vedo funghi,magari su un balcone a seccare, o al dal fruttivendolo, ora ci sono molti camion fermi ai bordi delle strade che li vendono, non so se sono buoni o meno ma so che li vedo,  e mi si stringe qualcosa dentro....






lunedì 14 ottobre 2013

chiacchiere

CHIACCHIERE


Non so se a qualcuno è capitato di avere momenti in cui tutto diventa troppo, troppo con la famiglia, troppo con le amicizie troppo in tutti i sensi, quella sensazione di rifiuto a tutto, quella voglia di non sentire, per tirare i conti e rendersi conto che chi continua a pensare di essere più svelto, più capace, più intelligente, più in tutto.
 In realtà non si guarda molto spesso allo specchio altrimenti vedrebbe che è come tutti gli altri.



Mi hanno  letteralmente stratificata di un tutto che mi è diventato tutto troppo
Allora sono  esplosa, perchè per quanto limitata io possa essere, se pur dolce, se pur brutta, se pur poco svelta, se pur poco ogni cosa che sono sono io , vivo, mi arrangio, non disturbo e quando hanno bisogno gli altri o ne hanno avuto io c'ero, e ci sono per sopperire alle loro mancanze, eppure pensano di essere il meglio, sono più veloci e più capaci e io non sono  nulla.
Sono tanto ma tanto stanca di sentirli  dire, che loro, sono meglio , e anche se lo fossero? 
A chi importa?.


Rispondo per le rime direttamente a quell'amica che mi sbatte in faccia ogni volta i suoi maledetti soldi, che io non ho, 



rispondo in tono ironico, a chi continua a vantarsi, io faccio, io sono, io vado,
e rispondo anche a chi ha messo in dubbio la mia buona fede, rispondo a volte per telefono, o scrivendo, rispondo , perchè sono stata zitta tanto tempo e ne ho piene le scatole.




Un'amica si vantava dei suoi dolci: "in cinque minuti io faccio tutto, impasto, questo e quello "tric-truc-trac" il gioco è fatto, non dovrei dirlo io ma i miei dolci, sono proprio buoni, "
Inizialmente ci avevo creduto, che facesse tutto lei, rispondevo: "io così come li fai tu non li so fare"
Poi ho visto che li acquistava già pronti al supermercato, quando  l'ho fatto notare mi ha detto che quando non faceva in tempo li acquistava



Un'altra dava del ladro ai politici vari che vedeva in televisione ma ognuno di noi ha il suo scheletro nell'armadio.... e doveva forse starsene zitta.
qualcun'altra diceva di essermi amica, e io stupidamente gli ho pure creduto, sembra che l'amicizia sia una merce di scambio, solo in verso però, io davo e lei prendeva.....
Poi altre incomprensioni hanno fatto si che in un blak -out del mio serbatoio di sopportazione, ho detto quel che avevo da dire.
Abbiamo fatto più di una guerra per sconfiggere gli invasori, ma non siamo capaci di sconfiggere l'ipocrisia.
Qualcuno mi ha telefonato a casa dicendomi:"Hai ragione ma cosa vuoi fare,...... hai ragione, te lo dico ancora, ma io sono per il vivi e lascia vivere....
Qualcun'altro che ci vuole diplomazia,
Allora rispondo a tutte quelle persone che fino a pochi giorni fa pensavano di poter dire tutto e il contrario di tutto
il mondo è grande c'è posto per tutti,..
Per i belli, per i brutti, per i magri e per i grassi, per i furbi, e per i meno furbi, per i sapienti, e per quelli come me.




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