il filo dei ricordi-racconti

venerdì 3 gennaio 2014

Villa Pisani sul Brenta

La Riviera del Brenta rappresenta il fiore all'occhiello e d un unicum per storia, arte e paesaggio, nonostante le diverse alterazioni, a volte anche devastazioni costituite dall'uomo
dopo l'unità d'Italia.
Il Grande naviglio, che scorre nell'alveo dell'antico Medoacus-Brenta, viene considerato la continuazione del Canal grande di Venezia, sulle rive di questo corso si affacciano palazzi e ville. Dal 1400 in poi, i veneziani intervenirono per evitare che la laguna venisse interrata, e di conseguenza bonificarono il terreno e il corso del fiume Brenta.
Il Brenta vecchio divenne un'importante via di transito, regolata da molte chiuse, dalla città lagunare a Padova e alla campagna veneta, il fiume veniva usato anche per trasporti di materiale (burci) e legname legato a forma di zattere, serviva ai signorotti dei tempi per conquistare la campagna veneta impiantandovi delle ville per la villeggiatura e il diletto, diversi furono i lavori nel corso dei secoli per consentire la navigazione.


Le prime ville sorsero tra Fusina all'attuale Stra, poi proseguendo verso Padova, inizialmente i veneziani usavano le ville anche per trarne profitto agricolo, il soggiorno coincideva con due periodi di raccolto per la mietitura, e per la vendemmia.
 Nel 700 i ricchi veneziani avevano acquistato titoli nobiliari, diedero alla zona la concezione di residenza estiva e prevalse il concetto di svago e di ospitalità, di conseguenza un maggiore sfarzo, con dimensioni sempre maggiori, stucchi , decorazioni, parchi e giardini da esibire.
Ho avuto modo di fare la navigazione sul Brenta.
Il Burchiello oggi è una moderna e confortevole imbarcazione, dotata di cabina con comodi divani, di un ponte panoramico che consente ai passeggeri la massima visibilità, di aria condizionata, bar e servizi igienici.



Nei tempi antichi però il burchiello,era la sontuosa imbarcazione veneziana per il trasporto dei passeggeri, dotata di una grande cabina di legno, con balconi, decorata finemente, utilizzata sopratutto dai ceti veneziani più facoltosi, veniva trainata da cavalli che procedevano lungo gli argini, utilizzare il borchiello era sinonimo di aristocrazia, tanto che venne citato nei loro scritti da Goldoni, Casanova e Goethe.
Il Brenta era percorso da imbarcazioni di ogni tipo (era la via più agevole ed economica).
Il Burchiello era la carrozza di posta, via acqua, dei ricchi, dotata di ogni servizio e comodità. "Vaghissimo naviglio, di specchi e intagli e di pitture ornato, che ogni minuto avanza un miglio...Passar con piacer di loco in loco, e per lungo cammin spender poco..."! scrive il Goldoni.


Nel percorso che inizia a Stra, da Villa Pisani fino alla Villa Foscari, detta la Malcontenta, si trovano molti edifici alcuni dei quali ancora esistenti e non tutti visitabili.
La prima Villa che abbiamo visitato è stata Villa Pisani, viene detta anche la Nazionale, è una villa settecentesca, imponente, che fa pensare più ad una reggia che ad una villa, costruita dalla famiglia Pisani,come residenza di villeggiatura, dove si voleva manifestare agli ospiti, spesso illustri, il rango elevato raggiunto.


Costruita in tre blocchi, nei blocchi laterali, all'interno corrispondono due grandi cortili, mentre invece nel corpo centrale un ampio colonnato sostiene il salone da ballo. Uno scalone molto ampio ci porta al piano nobile, le stanze sono tutte comunicanti tra loro, e al tempo stesso svincolato da un corridoio, che gira intorno al perimetro dei due cortili interni, mi sono rimaste impresse nella mente la sala da pranzo, la sala da ballo e il bagno di Napoleone.
Le stanze totali di questa enorme residenza sono 114 tante quante i dogi che Venezia aveva avuto fino all'elezione di Alvise Pisani uno dei committenti. Ora le camere sono 168, al suo interno ci sono molte decorazioni ma nella sala delle feste si trova il capolavoro del Tiepolo, "Gloria della famiglia Pisani" sul soffitto dove in un cielo sereno e meditato si trovano, la Fama, le Virtù, e i Continenti, che dividono lo spazio con i ritratti dei Pisani.



 Purtroppo con la caduta di Venezia, e il sopraggiungere del dominio napoleonico, villa Pisani diventerà la residenza del vicere di Napoleone in Italia, Eugenio Beauharneais, Napoleone soggiornò solo una notte a villa Pisani e in occasione di questa sua visita venne fatto costruire solo per lui una vasca da bagno in marmo rosa.
In questa villa che ha ospitato re e imperatori, dogi e Papi, nel 1934 il primo incontro ufficiale Mussolini e Hitler, che, non solo hanno goduto degli spazi, e dello sfarzo interno, ma anche del piacere di passeggiare nel parco di Villa Pisani, un entusiasta visitatore diceva " passo non si faceva senza trovare nuovo spettacolo"



I portali laterali e il belvedere, il labirnto di siepi, tra i più importanti d'Europa, la preziosa Orangerie e le Serre Tropicali, ieri come oggi,sono un piacere per la vista e per il gusto.
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mercoledì 1 gennaio 2014

Vicenza e alcuni dei suoi tesori

Il 9 gennaio 2013, in occasione di una mostra alla Basilica Palladiana, con una gita organizzata di un giorno, mi sono recata a Vicenza.
Avevo il biglietto per entrare alla mostra, ma, mi aspettava anche un amico, Sergio, proprio in quell'occasione anche se il tempo è stato poco, mi ha fatto da cicerone e ho iniziato a girare un po per Vicenza.



Vicenza, viene definita una città d'autore, per la bellezza dei suoi monumenti e per la compattezza del centro storico, potrebbe sembrare facile spiegarne il percorso, in realtà non è così semplice, è stata riconosciuta dall'Unesco patrimonio Mondiale dell'Umanità.
E' una città che ha subito l'influsso di varie epoche..... romana, gotica, rinascimentale, barocca e neoclassica, sofisticata e spontanea allo stesso tempo, è una città che da sensazioni, ma viene anche definita, città che non si scoprirà mai fino in fondo, perchè dona la sua veste, ma non la propria anima anima, una città prima da capire.....
E' situata ai piedi dei colli Berici e attraversata da tre fiumi il Retrone, l'Astichello noto al poeta Giacomo Zanella, e il Bacchiglione che qualche anno fa è esondato con danni ingenti.In tutto il mondo, viene conosciuta come la città del Palladio, perchè proprio qui si concentrano, sedici delle ventritre opere che Andrea Palladio ha costruito, anch'essi riconosciuti Patrimonio Mondiale dell'Umanità, tantissimi architetti di tutto il mondo si sono ispirati a lui.In quell'occasione ho visitato la Basilica Palladiana, dopo anni di restauro ( dal 2007 all'ottobre del 2012 ), l'afflusso di turisti accorsi sia per la mostra, sia per apprezzare il restauro era notevole, malgrado fosse una giornata fredda, mi ha colpito tutto di questo edificio, il tetto rappresenta una carena di barca rovesciata, ripristinato come in origine, proprio perchè gli interventi avvenuti con calcestruzzo dopo la seconda guerra mondiale gravavano come peso su tutta la struttura, è stato ripulito e messo in sicurezza.





Ho preso alcune informazioniNel 1549 il consiglio dei Cento di Vicenza affida ad Andrea Palladio la ricostruzione del Palazzo della Ragione, ormai cadente, chiamato "basilica" per la sua funzione civica, in riferimento alla basiliche dell'antica Roma. I governanti della città, prima di accettare qualsiasi progetto di ristrutturazione, dibatterono sugli interventi per circa quarant'anni, nel 1546 venne presentato un progetto a nome del maestro Giovanni da Pedemuro e da Andrea Palladio, tre anni dopo il Palladio realizzò anche un modello delle arcate da collocare sotto gli archi dell'edificio preesistente che continuava ad avere segni di instabilità architettonica con diversi cedimenti.I Signori Gianluigi Valmarana e Giacomo Chiericati appoggiarono Giangiorgio Trissino (mentore del Palladio) e i lavori iniziarono senza indugio. Il Palladio realizzò un gioiello architettonico che seppe far rinascere lo "splendore" della città.
Prendendo esempio dalTempio Malatestiano di Leon Battista Alberti a Rimini, chiude il vecchio edificio gotico in un involucro classicheggiante.La costruzione si compone di un doppio loggiato, dorico-tuscanico nell'ordine inferiore, e ionico in quello superiore, coronato da una balaustra ornata di statue. La copertura, in riferimento alle antiche basiliche, a padiglione.Il corpo interno, gotico rimane nascosto nell'ombra e l'edificio appare come svuotato dalla serie di arcate tra colonne in cui si sviluppa il motivo della serliana.
Questo, oltre a dare leggerezza all'edificio, determina un effetto molto dinamico dovuto al ritmo delle arcate e all'armonizzarsi delle linee curve e rette. 
La Basilica Palladiana è un edificio pubblico che affaccia su Piazza dei Signori,
un tempo era al piano superiore la sede delle magistrature pubbliche di Vicenza, al pian terreno vi era un attivo gruppo di botteghe.




Terminata la visita alla mostra ho girato con Sergio per la città, ma non ho potuto approfondire altro, il pullman mi aspettava per ritornare a casa.
Nel mese di luglio sono ritornata a Vicenza,  hoincontrato Sergio, e Roberta, abbiamo visitato ancora la città e pranzato a casa di Roberta per poi ripartire nel tardo pomeriggio verso un week-end al mare.
Siamo stati per prima cosa, al Teatro olimpico, il miei due amici non sanno che regalo mi hanno fatto, è meraviglioso.


Il Palladio iniziò il lavoro alla Basilica Palladiana,quando aveva trentotto anni, ma in età avanzata gli venne commissionata, forse la sfida più importante, costruire in uno spazio modesto, un vero e proprio teatro, non in legno



Il Teatro Olimpico è una delle meraviglie artistiche di Vicenza. Si trova all'interno del cosiddetto Palazzo del Territorio, che prospetta su piazza Matteotti, all'estremità orientale di corso Palladio, principale via del centro storico.




Nel Rinascimento, infatti, un teatro non era un edificio, venivano allestiti prosceni in legno nei cortili dei palazzi o nel caso di Vicenza nel salone del Palazzo della Ragione.


Nel 1580 il Palladio ha 72 anni quando riceve l'incarico dall'Accademia Olimpica, il consesso culturale di cui egli stesso fa parte, di approntare una sede teatrale stabile.
In pochi mesi presenta il progetto, ne esegue i lavori fino al 19 di agosto, giorno in cui muore improvvisamente, senza vedere realizzato, il suo sogno più ambito; sarà il figlio Silla a curarne l'esecuzione, consegnando il teatro alla città nel 1583.
Il progetto si ispira dichiaratamente ai teatri romani tanto studiati ed ammirati durante i suoi viaggi.





E' questo che fa del Teatro Olimpico una meraviglia, le sue parti ben definite, la Cavea a gradinata ellittica, l'orchestra, il proscenio e le scene fisse, nicchie con statue e riquadri con bassorilievi. Proprio con queste nicchie, sfruttando una serie di espedienti ottici, Il Palladio da l'illusione di profondità, questo è dovuto alla grande esperienza dell'architetto. 


Nel 1585 la prima rappresentazione ha un successo memorabile, è una tragedia greca, le scenografie rappresentano le sette vie di Tebe, che si intravedono nelle aperture del proscenio, realizzate da Vincenzo Scamozzi erede spirituale del Palladio, l'effetto è così ben riuscito, che queste sovrastrutture in legno sono diventate parte stabile del teatro.
Il teatro viene apprezzato dapprima a Venezia, poi da tutta Italia venivano ad apprezzare la bellezza di questo ambiente.



Diventa però un semplice luogo di rappresentanza vengono accolti personaggi importanti: Papa Pio VI, o l'Imperatore Francesco I d'Austria, il suo erede Ferdinando I nel 1838.
Solo verso la metà dell'ottocento il teatro riprende il ruolo per il quale era stato costruito, saltuariamente riprendono le rappresentazioni classiche, solo dopo la seconda guerra mondiale, il Teatro Olimpico, riprenderà a pieno il proprio ruolo.



venerdì 27 dicembre 2013

La Manna

Che l'Italia sia il più bel paese al mondo, è indiscusso, che le nostre tradizioni, culinarie, religiose, siano il nostro fiore all'occhiello, anche, malgrado qualche nostro difetto di rappresentanza.
Ogni giorno, basta voler ascoltare e si apprende qualcosa di nuovo.
Oggi mi hanno parlato della Manna, io pensavo che il detto "la manna dal cielo" si riferisse all'evento biblico che riguarda il popolo di Israele nel deserto, ma ci sono altri tipi di manna.
Un tipo di manna prodotto proprio in Italia e precisamente in Sicilia nel parco delle Madonie.





Conosciuta fin nell'antichità prodotta sopratutto in Sicilia, Calabria e in alcune zone della Toscana.
Santa Caterina da Siena, fu una divulgatrice, di questa sostanza zuccherina, leggermente purgativa, che si otteneva nel sud Italia incidendo il tronco del frassino.


Nel web ho trovato queste indicazioni :
Nei primi decenni dell'800, l'estensione dei frassineti era pari a 3174 ettari, di cui 3.053 concentrati nella provincia di Palermo, 120 in provincia di Messina e 1 in provincia di Caltanissetta. Nel circondario di Castelbuono era localizzato il 75% di tutti i frassineti. Nel 1929 l'estensione dei frassineti ammontava a 6699 ettari. Queste dimensioni si mantennero fino alla seconda guerra mondiale. Con la diffusione della mannite sintetica si arrivò alla progressiva riduzione dei frassineti, concentrando l'intera coltivazione di frassini e produzione di manna alle sole Madonie. Attualmente la frassinicoltura sopravvive soltanto in un'area di circa 100 ettari ricadente nei territori dei comuni di Castelbuono e Pollina.


Dalla corteccia del Frassino fuoriesce per la puntura di insetti (Cicada orni) o per incisioni praticate dall'uomo una linfa biancastra che si rapprende costituendo la manna che si può spezzare, succhiare, disciogliere nelle bevande o impiegare per fare sciroppi e dolci.
In alcune, particolari, zone della Sicilia, caratterizzate in estate da elevate temperature e da scarse escursioni termiche e da bassa umidità dell'aria, è possibile coltivare i frassini da manna. Queste condizioni si realizzano nei territori di Pollina e Castelbuono, unici luoghi che ancora oggi è viva l'estrazione della manna.
Queste piccole realtà territoriali, incluse nel parco Regionale delle Madonie, dispongono oggi di un prodotto unico nel suo genere, tanto che a ragione si possono considerare come un gigantesco museo all’aria aperta.

I frassini ricadono principalmente nella fascia altitudinale compresa tra 100 e 700 metri; oltre questa quota si ritarda e si accorcia il periodo di produzione.
Mi hanno colpito  le innumerevoli virtù che questa sostanza ha,  viene utilizzata come un blando lassativo nella primissima infanzia oltre ad altre proprietà :
il tutto comunque deve essere prescritto sotto controllo medico
Le virtù della manna :
Digestivo, blando lassativo, rinfrescante e regolatore intestinale.
Può essere assunta dai diabetici perchè, pur essendo dolcissima, non altera il livello glicemico del sangue.
Nei casi di avvelenamento la Manna Pura produce un aumento della diuresi e favorisce così l’allontanamento delle sostanze tossiche dell’organismo attraverso i reni.
Può essere usata come dolcificante nelle cure dimagranti. Decongestiona il fegato e svuota la cistifellea dalla bile.
Favorisce la stimolazione epatica In soluzioni ipertoniche viene utilizzata per aiutare a rimuovere edemi polmonari e cerebrali.
Espettorante, fluidificante emolliente e sedativa della tosse.
Decongestionante e calmante nelle bronchiti croniche, nelle faringiti, laringiti e tonsilliti.
Rende liscia e morbida la pelle, spiana le rughe.In soluzioni ipertoniche per l'azione disidratante nella cura delle piaghe e delle ulcere.
Favorisce la cicatrizzazione delle ferite ed una riduzione del gonfiore.
Inoltre, molto più importante, può essere assunta da tutti perchè non si conoscono controindicazioni correlate al suo utilizzo.
C'è chi la utilizza in cucina

É un prodotto che rientra nell'elenco dei prodotti agroalimentari tradizionali (PAT).
Questo prodotto che negli anni 50 ha avuto un calo produttivo sta tornando ora in commercio, anche se la produzione è molto ridotta.
 Un solo temporale fuori stagione, può danneggiare e far si che  tutto il raccolto venga distrutto, è molto delicata e subisce molto l'umidità, viene raccolta in diversi modi a cannolo,

 la più pregiata, a filo



 raccolta dentro una foglia di fico d'india, o raschiando con un utensile la corteccia . .






lunedì 23 dicembre 2013

L'ISOLA DEI MASCHI E DELLE FEMMINE

Ho ricevuto una cartolina da Herrenchiemsee, un'isola del lago Chiemsee, situato a sud della Baviera.


Ci sono stata anche io, qualche anno fa, in occasione di una gita a Monaco di Baviera.
Ricordo che in quei giorni era particolarmente freddo, aspettavamo il traghetto, che da Prien ci portasse sull'isola, sotto i nostri piedi c'era il ghiaccio, il freddo era tagliente, appena scesi sull'isola dei maschi (chiamata appunto in tedesco herrenchiemsee), avevamo comunque un buon tratto di strada da percorrere a piedi, attraverso il parco prima di raggiungere il castello, facendo attenzione a non scivolare


Il castello,  in tedesco chiamato Neue Schloss Herrenchiemsee,  è stato l'ultimo progetto di Ludovico II di Baviera.



Ludovico II, governò per circa ventidue anni dal 1864 al 1886. Venne dichiarato pazzo, da medici che lo avevano giudicato senza averlo mai visitato, venne deposto dal ruolo di re, e morì in circostanze alquanto strane il giorno successivo.
Se la Baviera conta molti castelli, come eredità in architettura e storia, oggi meta di turisti, lo deve proprio a questo regnate eccentrico, amante del lusso e della cultura, fu mecenate per Richard Wagner, e malgrado un lungo fidanzamento con la sorella di Elisabetta d'Austria detta Sissi, non si sposò mai.



Amante dei castelli, alcuni dei quali rimasti incompiuti alla sua morte, il più famoso è il castello di Neuschwastein, conosciuto in tutto il mondo.
WalT Disney, lo prese come modello per il suo celebre film animato " La bella addormentata nel bosco"


L'isola dei maschi Herreninsel, così chiamato perchè ospitava un convento di Agostiniani, si contrappone all'altra isola del lago detta isola delle femmine, fraueninsel, che ospita tuttora un convento di suore Benedettine.
Il castello situato in una posizione splendida, viene definito la Versailles Bavarese, la facciata è la copia esatta di quella di Versailles, Ludovico II, aveva una devozione nei confronti del Re Sole, tanto che il castello doveva essere un inno al re Luigi XIV, re di Francia.
Purtroppo la morte prematura di Ludovico II, non ha consentito di terminare i lavori, del progetto originario.
Possiamo visitare nel nucleo centrale, lo scalone d'onore, in parte riprende la scala degli ambasciatori di Versailles ma ha una diversa impronta in quanto il tetto è tutto di vetro, studiato per sfruttare il più possibile i raggi solari


Le diverse anticamere, tutte decorate, con stucchi e oro, e arredi prestigiosi, il centro del castello è la camera da letto di parata, usata solo la mattina e la sera, in qualsiasi guida scritta, o da guide specializzate che accompagnano durante il percorso, viene definita come uno scrigno di ricchezze, dagli stucchi agli arredi, ai tessuti, tanta è la bellezza che difficilmente si riesce a descrivere.


La sala del consiglio è anch'essa sontuosa.


Ma il gioiello del palazzo è la sala degli specchi, lunga 98metri, supera in lunghezza quella Versailles, secondo alcuni esperti la copia supera in bellezza, di gran lunga l'originale .
In quella giornata freddissima il sole entrava e filtrava  da quelle vetrate, rendeva questa sala bellissima, gli architetti che hanno studiato la posizione di questo salone hanno saputo sfruttare sopratutto la posizione della luce esterna, che attraverso le 117 finestre va a riflettersi sulla parete opposta composta di specchi, nei giorni di sole da queste vetrate entra la magneficienza della luce. Il soffitto ha degli affreschi che rappresentano le vittorie del Re luigi XIV. Le pareti rivestite a stucco grigio chiaro e verde i 33 lampadari con 44 candelabri venivano accesi esclusivamente in occasione delle visite reali, (sembra ci sia stato solo una volta), il salone viene ora utilizzato per dei concerti, per cui si trovano diverse poltroncine, questo fatto lo rende meno affascinante.



Chi dall'interno, volge lo sguardo all'esterno trova un panorama aggraziato dai giardini, unico neo per la stagione invernale, le grandi fontane, non erano in funzione, erano completamente coperte, per evitare danni causati dal gelo.
La nostra visita continua, la sala della Guerra, e la sala della Pace
non abbiamo potuto visitarle.
Non ricordo con esattezza quali fossero le altre camere ma ho fissata nella mente la sala da pranzo con il grande tavolo che attraverso una speciale carrucola veniva portato fornito di ogni bene affinchè il re non venisse disturbato mentre cenava.


Dalla sala da pranzo si poteva ammirare il gabinetto delle porcellane di Meissen, uscendo ci si trova nella piccola galleria d'angolo, attraverso lo scalone si ritorna al pian terreno


La sala da bagno, è l'ultima stanza, una piscina in marmo bianco con affreschi a tema, mentre lo spogliatoio è collegato con una scala interna alla camera da letto, una parete di specchi riflette gli intagli dorati della parete opposta dando l'impressione di essere in una foresta dorata.



La visita dello sfarzo è così terminata, continua con la visita al museo che merita di essere visto, poi ritorniamo alla banchina attendendo del traghetto,



che ci ha portato  sull'isola delle femmine, il freddo era talmente intenso che non abbiamo visitato quasi nulla di quest'isola, siamo entrati nel negozio del convento delle suore benedettine, abbiamo acquistato qualche pensierino e poi ci siamo avviati di nuovo a prendere il traghetto che ci riportava a Prien e poi al nostro albergo 
Chiemsee nei miei ricordi  è innevata  come in questa fotografia



venerdì 20 dicembre 2013

LA MIASCIA

La miascia

C'è un dolce molto meno conosciuto del Panettone che ha allietato tante festività Natalizie nelle case delle famiglie povere.
Fatto con ingredienti poveri, senza zucchero, ma con pane raffermo e frutta a volte diventava un'unico pasto..



Tutto dipendeva dalle possibilità economiche della famiglia.
La cucina comasca, molto povera, si è formata sfruttando le risorse della zona, per lo più sul pesce di lago e sulla pastorizia alpina, con i suoi derivati latte, burro e formaggio.
Conosco personalmente, persone di una certa età, che vivevano sopratutto nelle vallate dell'alto lago di Como che fino agli anni settanta non avevano mai potuto permettersi il tanto pubblicizzato Panettone.

Così il loro dolce natalizio diventava la "miascia"
é un dolce tipicamente lombardo per cui, ne esistono diverse ricette, dalla più povera, a quelle più ricche di ingredienti.



Il pane raffermo veniva utilizzato insieme alla frutta secca, noci, nocciole, fichi, uvetta sultanina, e anche a frutta fresca, nei casi più poveri alle mele o pere, per chi aveva qualche possibilità in più poteva mettere uva o albicocche sciroppate, spesso anche due tipi di farina, quasi un lusso, ho trovato nel web qualche ricetta.

La ricetta originale della Miascia di Como

500 gr di pane raffermo
1/2 litro di latte
2 uova
20 gr di pinoli
50 gr di zucchero
2 pere
2 mele
degli amaretti
50 gr di uvetta
la buccia grattugiata di un di limone
1 bicchierino di liquore amaretto
50 grammi di burro
1 cucchiaio di farina bianca per predisporre la tortiera

Come si prepara la torta paesana

Prima di tutto bisogna tagliare il pane raffermo a piccole fette e metterle in una zuppiera (o una ciotola qualsiasi) assieme al latte per  circa 2 ore. Nel frattempo tagliate le mele e le pere a fette e trascorse le due ore aggiungetele nella zuppiera assieme alle uova, le uvette, i pinoli,  lo zucchero, gli amaretti sbriciolati e il liquore.
Ora che tutti gli ingredienti sono stati aggiunti, lavorate l’impasto con un cucchiaio e versate il risultato finale in una tortiera imburrata e infarinata. Spolverate l’impasto con dello zucchero e mettete tutto in forno preriscaldato a 200°C per 15 minuti, quindi a 150°C per altri 15 minuti.
Sfornate la torta e servitela tiepida o a temperatura ambiente (come preferite).


Un'altro prodotto che ha allietato le tavole della nostra zona, non era solamente il pesce di lago,  ma anche la polenta, qui da noi si mischiano due tipi di farina, farina di grano saraceno, e farina di mais che veniva mangiata con
tutto, anche in diverse versioni, polenta uncia, (unta)



 con formaggio e burro, con la carne, o solamente polenta e formaggio" Zincarlin"  in tempi più recenti polenta e gorgonzola.





Due formaggi tipici, la "semuda"


È ottenuto da latte crudo di vacca scremato, caglio  e sale; le sue forme sono cilindriche, del diametro medio di 30 cm con un peso di circa 4 kg. La pasta è caratterizzata da un’occhiatura disomogenea, da una consistenza che va dal gommoso al morbido e da un colore variabile tra il giallo, il paglierino e il verdognolo. Il prodotto viene stagionato dai 40 giorni ai 4 mesi; il formaggio giovane ha un sapore delicato ed assume un gusto più forte se consumato dopo tempi più lunghi.
QUANDO VIENE PRODOTTA
La produzione viene effettuata principalmente nel periodo invernale, durante il ricovero della vacche nelle stalle, infatti nel periodo estivo le vacche della maggior parte degli allevatori vengono portate all’alpeggio ed il loro latte è destinato ad altra produzione, inoltre nel periodo estivo, le temperature più elevate rendono delicato il processo di maturazione e stagionatura conferendone l’eccessiva morbidezza della pasta compromettendone la consistenza e la presentazione visiva.





 e lo zincarlin interessanti per la loro preparazione e per essere davvero formaggi poveri.


IN DIALETTO COMASCO: Zincarlin
Area di produzione: Lario occidentale
Descrizione e caratteristiche: la sua produzione parte dalla ricotta (o ‘’mascarpa’’ in dialetto locale) che si aromatizza con sale e pepe. Si uniscono anche erbette finemente triturate. In base alla stagionatura, il suo colore può variare dal bianco fino al giallo e più passa il tempo più il suo sapore diviene piccante. La sua produzione oggi è in ripresa, grazie al nuovo interesse da parte dei consumatori. Anticamente veniva preparato dalla ricotta d’alpeggio nella stagione estiva; la sua conservazione in inverno avveniva in particolari mobili dette ‘’marne’’ in dialetto comasco. Per evitare le muffe, il formaggio all’esterno viene trattato quotidianamente con vino bianco e sale durante la stagionatura.
Aspetti nutrizionali: essendo una ricotta presenta un ridotto quantitativo di lipidi derivati sostanzialmente dall’eventuale aggiunta di latte di capra.
fonte Web





In tempi non molto lontani, il giorno di festa  veniva rigorosamente rispettato, con piatti umili e semplici, che riempivano il pranzo del giorno di Natale.





mercoledì 18 dicembre 2013

Il contrabbando la storia e la religione



Fin dai tempi più antichi per combattere la povertà e la mancanza di lavoro, nella mia zona e sui monti della Valle d'Intelvi e dell'alto lago, si praticava il contrabbando, questa zona era l'eccellenza del contrabbando, questo perchè dall'altra parte del confine c'era la Svizzera, povera di materie prime, che pur di ottenere quel che gli serviva, era disposta a tollerare anche azioni considerate illegali negli stati confinanti. .


Tutti i poteri che si sono succeduti durante i secoli, da quello spagnolo a quello austriaco, Francese, Italiano hanno dovuto fare i conti con gli spalloni del Lario, che conoscevano come le proprie tasche i sentieri i canaloni le valli che circondano il nostro territorio.
Il Ducato di Milano aveva proibito l'esportazione di granaglie lombarde in territorio elvetico, successivamente fu Napoleone che
mettendo le tasse di monopolio su sali tabacchi e polveri da sparo incrementò il periodo romantico del contrabbando, dando vita ad una collaborazione, che non contemplava solo le merci ma anche il salvataggio dei i rivoluzionari che combattevano contro gli invasori.
 Nel periodo del risorgimento, molti patrioti furono salvati e accompagnati nella vicina Svizzera dai nostri spalloni
La parola contrabbando vuol dire "andare contro il bando" non rispettare le regole.
Spallone vuol dire portatore di sacchi in spalla, portavano 40  kg di sigarette, dadi da cucina, zucchero, oro, argento.portavano esattamente 749 pacchetti di sigarette, perchè se ne avessero portati  750 sarebbe scattato l'arresto,  
Più tasse e limitazioni lo stato Italiano metteva, più la Svizzera, che non metteva sanzioni, traeva profitto. Nemmeno durante il periodo del fascismo e la II guerra mondiale e con tutte le limitazioni che il blocco dei commerci imponeva riuscirono a fermare il contrabbando nel territorio, in quel periodo gli svizzeri richiedevano molto riso, i contadini padani sfidavano le guardie di confine pur di sfuggire alle requisizioni tedesche.
Fino agli anni 50  gli Italiani  portavano uova farina riso , in Svizzera. Dal 1950 al 1960  andavamo a prendere, sigarette,  dadi e zucchero, pellicce, oro e argento e lo portavamo in Italia. Il contrabbando, se pur illegale ha salvato il territorio Lariano dallo spopolamento e dall'emigrazione, ha creato i suoi disonesti-eroi e qualche martire,condannati dallo stato ma, assolti dalla chiesa
Dal canto loro gli spalloni camminavano per i sentieri con le scarpe ricoperte di sacchi di iuta per non fare rumore,


 anche  i cani venivano utilizzati come spalloni. la tecnica era che: venivano picchiati da una persona che indossava la divisa della guardia di finanza, nella vicina Svizzera, per poi essere portati in italia dove venivano  nutriti e coccolati,   inviati in Svizzera, tornavano  portando  un carico di 10 kg di  sigarette attraverso i sentieri, evitando di incontrare gli uomini in divisa. 


  
 Era una guerra tra poveri, i ragazzi che giungevano a fare la guardia di confine, provenivano spesso da situazioni di povertà, dove il servizio militare era l'unica via di uscita, un posto di lavoro sicuro, ma le condizioni non erano certo da favola, i turni potevano durare anche 72 ore filate, lungo la linea di confine su sentieri impervi, con pioggia, o neve, al gelo notturno aspettando che passasse la comitiva degli spalloni.


 Lo stato Italiano non era certo tenero con i suoi servitori, oltretutto proibiva loro di sposarsi per evitare di dover pagare la pensione alla moglie in caso di morte.
Tra gli spalloni e i finanzieri non correva buon sangue, ma per informarsi sugli spostamenti degli uni o degli altri, si diventava spie, i finanzieri si infiltravano nei gruppi di contrabbandieri, carpendo la loro fiducia per poi arrestarli sul fatto.



 Mentre le donne in giovane età, avevano il compito di civettare con i finanzieri per poter acquisire utili informazioni.
Anche alcuni preti furono coinvolti, Don Alessandro Parenti, parroco di Tre Palle in Valtellina, un paese confinante con il Cantone Grigioni in Svizzera, trovatosi in una zona tra le più fredde d'Italia, dove l'unico sostentamento era l'agricoltura, contribuì all'economia della zona, utilizzando l'ingegno.
Per ben 41 anni è stato parroco di questo paese, a lui è stata dedicata la piazza del paese, persona particolare, ho trovato nel web uno stralcio che può raccontare meglio,  di come lo potrei fare io, questo parroco di frontiera:
" Si era da pochi anni spenta l'eco degli ultimi bombardamenti del secondo conflitto mondiale, quando il caporeparto della dogana si precipitò a casa Parenti chiedendo vivamente di racimolare tutti gli uomini disponibili a Trepalle per una emergenza gravissima. Ed eccolo giungere a sirene spiegate con il suo codazzo di finanzieri. Don Alessandro, da perfetto pigmalione, li fa accomodare tutti in sala e mesce vino a profusione, un boccale dopo l'altro, intessendo una sterile, logorroica conversazione, mentre gli spalloni con le loro briccole stracolme prendevano il largo passando oltre confine. Don Parenti è stato sempre ricordato come un grande benefattore pubblico, anche se le stive del suo solaio tracimavano di sigarette di contrabbando. E Dio solo sa cos'altro. -

Negli anni 60 lo spallone è stato soppiantato dalla tecnologia, e da un contrabbando che non ha nulla a che vedere con la combriccola di paesani che conosceva le proprie valli, che integrava le entrate famigliari, non avendo lavoro un lavoro stabile, finisce così l'era romantica del contrabbando.
Il contrabbando odierno, è dato dalla malavita, fornisce i mercati di cose molto dannose, tutta un'altra storia.