il filo dei ricordi-racconti

domenica 8 novembre 2015

UNa Vigna nel centro di Milano

UNA VIGNA NEL CENTRO DI MILANO


Quando si pensa a Milano, è oramai nell'immaginario comune, pensare a gente che corre, industrie, uffici, automobili, inquinamento, ad ambienti frequentati perlopiù da gente con molte possibilità economiche, oppure si pensa al degrado della periferia, che come in ogni grande città, è una realtà.
Non si pensa, che dietro questi grandi edifici, dietro i portoni, all'interno, è possibile trovare, qualcosa di diverso.....
In Corso Magenta 64, proprio di fronte alla Basilica di Santa Maria delle Grazie,


 si trova la Casa Antellani che ha al suo interno un bel giardino e una vigna ......


E' una storia che risale a circa più di cinque secoli fa....
Ludovico il Moro, allora patron della città, sognava di creare un quartiere residenziale dove tutti i suoi uomini fedeli, potessero trovare un adeguato alloggio.


Nel 1490, dopo aver acquistato un terreno con due case vicine, una grande e l'altra piccola, regala al nobile cavaliere, e suo intimo scudiero, Giacometto della Tela, capostipite di una lunga dinastia, le due case e una parte di giardino.
Gli Atellani o Della Tela, giunsero come diplomatici a Milano nel 400 e divennero cortigiani di Ludovico il Moro e degli Sforza.
Le novelle di Matteo Bandello, e alcuni affreschi ritrovati, durante i restauri ci parlano di queste case e del bellissimo giardino di quel tempo, come uno dei luoghi di ritrovo della vita nobile e mondana del periodo di dominio del casato degli Sforza.
Le case, rimangono di proprietà della famiglia Atellani fino al 17 °secolo, poi ne presero la proprietà altre nobili famiglie milanesi, i Conti Taverna, i Pianca, e la famiglia Martini Cicala, che si sono susseguite attraverso il tempo che inesorabile trascorreva.


La famiglia Pianca nel 1823, ordina la ristrutturazione delle facciate prediligendo lo stile neoclassico, poi le case vengono lasciate al più totale abbandono.

il cortile prima del restauro 

Nel 1919 l'ingeniere, senatore, Ettore Conti, le acquista, Gianna Casati, la moglie, cercò di contrastare il progetto, è celebre la frase che pronunciò:
"Non vorrai che noi si venga a vivere in questa topaia..." poi come sempre succede.....per amore accettò.


I lavori di ristrutturazione vennero affidati all'architetto Piero Portaluppi, che era anche il genero di Conti, abbattendo, alcuni muri crea una sola abitazione, è un genio del creare e integrare, il vero con il falso,

cortile dopo l'intervento del Portaluppi

 tanto che riscopre affreschi e reperti che raccontano i cinquecento anni di storia, ma, ne aggiunge anche altri, che sono talmente tanto ben inseriti da non creare alcuna differenza, negli occhi degli osservatori. Con notevole armonia, affreschi antichi,

sala dello zodiaco

 integrati con affreschi recenti inserti diversi ma ben strutturati,
 pavimenti,

studio di Ettore Conti 

 vetrate e finte finestre sono le magie volute dal Portaluppi.


Si dice che l'ingeniere Ettore Conti, era un uomo di grande valore ,che sarebbe emerso in qualunque situazione politica, qualunque regime, o governo non avrebbe potuto scalfire la tenacia e l'impegno lavorativo e industriale, contribuì allo sviluppo dell'industria elettrica, non fece mancare mai l'interesse per la città di Milano.



Nel 1935, dopo aver finanziato i restauri di più cappelle, Ettore Conti decide di incaricare il restauro della chiesa di Santa Maria delle Grazie, che verrà riaperta in occasione del suo anniversario di matrimonio.
La casa Antellani viene inaugurata dopo quasi quattro anni, durante la seconda guerra mondiale, con i bombardamenti del 13 e del 15 agosto del 1943, viene danneggiata, così anche la basilica di Santa Maria Maggiore.


 Dopo la guerra, negli anni 1945- 1948 all'architetto Portaluppi furono assegnati i lavori di ripristino risanando i danni della guerra, continuando l'opera di restauro e ristrutturazione della casa.


 Nel medesimo periodo, attraverso i finanziamenti in parte dello Stato, in parte dal Signor Ettore Conti, viene ricostruita la Basilica di Santa Maria delle Grazie.
La storia però ci manda  ancora altre notizie:
Nel 1498, dopo 16 anni di vita milanese, Leonardo da Vinci, riceve in regalo da Ludovico Sforza, ben 16 pertiche di terreno coltivato a vite.
Con la morte di Leonardo e del suo allievo prediletto Salai, al quale era stata lasciata in eredità, la vigna venne dimenticata.
Parte della vite di Leonardo, si trova proprio qui nel giardino delle Delizie  di casa Atellani,



lo hanno dimostrato gli studi dell'architetto Beltrami, restauratore e ricercatore storico, che oltre ad aver studiato la vita di Leonardo, ha restaurato Santa Maria delle Grazie.
 Luca Beltrami che intorno al 1920 riusciva a fotografare



 quel che ne rimaneva prima di un incendio.
 Recenti studi attuati con il benestare degli attuali proprietari della villa, gli eredi di Ettore Conti e dell'architetto Portaluppi,  hanno ritrovati i camminamenti che regolavano i filari, erano rimasti sepolti sotto le macerie dei bombardamenti.  scavando nell'area fotografata dal Beltrami attraverso  le indagini del DNA sul terreno, sono risaliti al vitigno che veniva coltivato da Leonardo:  la Malvasia di Candia Aromatica. 
 In occasione di Expo Milano 2015, stata ripiantata la vigna in fondo al giardino di Casa Atellani una rinascita dopo 500 anni.


Giocando con la fantasia, vediamo Leonardo da Vinci, mentre si recava nel refettorio di Santa Maria delle Grazie, a dare un colpo di pennello all'affresco del Cenacolo, infatti nonostante il passare dei mesi, " l'Ultima cena " risultava incompleta.
Leonardo venne sollecitato a terminare i lavori da Padre Vincenzo Bondello, al quale rispose piccato:

" Devo far ancora due volti, uno di Cristo, che non cercherò nei volti degli uomini, l'altro di Giuda, dove potrei mettere il vostro volto".

 Lo immaginiamo giungere al proprio terreno, dedicarsi alla  propria vigna, probabilmente in una zona vicinissima, aveva anche una casa dove studiava la chimica dei colori per i suoi affreschi
Ho visitato casa Atellani e la vigna con una guida in un gruppo organizzato da Culturaintour di Cadorago.
Questo luogo meraviglioso è stato aperto al pubblico in occasione
di Expo e saranno visitabili fino al 31 marzo 2015


mercoledì 4 novembre 2015

le cipolle

TANTO BUONE DA FARCI PIANGERE

LE CIPOLLE 

Sono circa 5.000 anni che vengono coltivate e mangiate le cipolle,
originarie dell'Asia centrale sono infatti le prime colture scelte dai primi contadini.
Gli antichi egizi le consideravano un simbolo di vita eterna, è l'ortaggio più rappresentato nelle loro pitture, sono state ritrovate tra le reliquie dei morti, le ritenevano in grado di riportarli in vita, tanto che anche nella tomba del faraone Tutankhamon, sono stati trovati resti di cipolla.



In Europa, i bulbi vengono interrati a seconda della stagione, per le cipolle invernali, si interrano a settembre, mentre per le primaverili, vengono interrate in aprile, per essere raccolte a settembre.
Le varietà sono tante e diverse nei colori , forse un po nei sapori ma non nelle proprietà.
Le cipolle gialle o bionde sono le più popolari per soffritti, salse, carni, e minestre.




Diverse sono le varietà di cipolle rosse, 


Sono ricche di antiossidanti, ricche di proprietà terapeutiche, contiene sali minerali, vitamina C , fermenti che aiutano la digestione e il metabolismo, contengono oligoelementi come zolfo, ferro, potassio, magnesio, fluoro, calcio manganese e fosforo e peraltro sono ricche di vitamine A, complesso B, C, ha un effetto diuretico e contiene un ormone vegetale che ha una forte azione antidiabetica
Viene utilizzata in moltissimi impieghi terapeutici, in dermatologia addirittura a volte sostituisce l'antibiotico, è un antibatterico, semplicemente usando il suo succo per disinfettare, e unito al miele diventa un ottimo espettorante (sciroppo per la tosse), per togliere l'infiammazione della gola, i gargarismi di cipolla sono consigliati, anche per le tonsilliti, ha un potere fluidificante e per questo facilita anche la circolazione del sangue. Per chi ha problemi di cattiva digestione, si consiglia di utilizzarla cotta, le proprietà del prodotto crudo sono molto considerate in omeopatia.







La cipolla di tropea è considerata un prodotto di nicchia, indicata per essere consumata cruda, dal gusto dolce e dalla forma ovoidale tonda, oppure allungata ricoperta da tuniche carnose di colore bianco al proprio interno mentre all'esterno sono di colore violaceo.  

La cipolla bianca è la meno pungente, ideale per l'uso a crudo alla griglia o nei minestroni.






L'unico neo è, l'odore che danno all'alito, nel caso in cui ci si debba rapportare con qualcuno, è meglio mettere in bocca qualche chicco di caffè, o qualche chiodo di garofano, altro problema è la lacrimazione da parte di chi le deve utilizzare.
Nell'utilizzo, che può variare semplicemente affettandole o tritando la cipolla,
si sprigionano particelle di gas che a contatto con il liquido che protegge l'occhio, si trasformano in acido solforico, anche se in quantità ridotta viene riconosciuto dal nostro cervello come un pericolo, lo scudo di protezione viene effettuato con le lacrime.

Con più l'occhio è umido dalle lacrime, con più si scatena la reazione all'acido stimolando sempre più lacrime, si può ovviare al problema sbucciando le cipolle sotto l'acqua, perchè diminuiscono le sostanze che volano fino agli occhi.

 Si cucinano piatti prelibati,  si dimenticano le lacrime e si assaporano i diversi sapori  





Non confondete lo scalogno con le cipolle, ha un aroma meno intenso, si usa per aromatizzare pietanze crudo o cotto, si presta per pietanze delicate.





NOVEMBRE COI BAFFI


Leggendo un giornale che parla di salute, attrae la mia curiosità un articolo che parla di baffi, e salute, un appuntamento a cui tutti gli uomini dovrebbero farsi coinvolgere....


Partecipa a 
crescere i baffi

Inizia rasato il 1 ° novembre.  
Crescere e lo sposo i baffi per 30 giorni.  
Raccogliere fondi e di sensibilizzazione per la salute degli uomini.

In Australia, si rinnova la tradizione che ha per nome Movember, termine inglese composto da november, novembre, e mustache, baffi, che promuove la diagnosi precoce del cancro alla prostata e ai testicoli.


L'idea è di catalizzare l'attenzione, sensibilizzare utilizzando i baffi come simbolo.
Così chi già porta i baffi abitualmente, fa parte del gruppo definito "i fratelli del baffo".



Chi invece vuol sostenere l'attività di promozione, deve nel mese di novembre non rasare i baffi, giungendo così alla fine del suddetto mese, con due bei mustachi.


La partecipazione ha raggiunto parecchi sostenitori anche in Italia. Si tratta di una vera associazione a cui parecchi uomini europei si sono iscritti.
Il baffo nella storia, ha anche esempi, non eclatanti vedi Adolf Hitler, oppure Stalin. anche i dittatori amavano i baffi.




Ma è stato anche moda, simbolo di vezzo di star americane, divenendo anche modelli, per uomini normali, comuni mortali, basta pensare ai baffi di Clarke Gable, 


oppure il nostro Amedeo Nazzari,


 fino a Magnum P.I negli anni 80, 



oppure oggi, a Jonny Depp.


Da studi recenti sui baffi, emerge che riemergono, sistematicamente nei periodi di crisi socio-economica, forse una piccola gratificazione estetica, un vezzo, o forse un simbolo di forza in un momento difficile?



Il baffo è da sempre simbolo di potere, e attrazione, ordine e cura di se stessi, proprio perché un bel baffo richiede tante cure.
Che si scelga contro la crisi o contro il cancro, quando si richiede impegno, spuntano i baffi, come un urlo di protesta, un grido silenzioso contro le malattie.

Che si scelga un taglio a manubrio,



 all'inglese,


 a ferro di cavallo,


a matita,



 a pennello,


 a tricheco,


stile  monarchico



l'importante è che il messaggio venga recepito, per ogni paio di baffi , un modo per prevenire.


venerdì 30 ottobre 2015

Il Battistero di Padova


IL BATTISTERO DI PADOVA

Ormai lo sapete, cerco di vedere tutto quello che posso, questa volta però è stato del tutto casuale, non avevo previsto nel mio percorso di visitare il battistero. Mi ci sono trovata in una mattina uggiosa, con amici che volevano un'infarinatura generale della città di Padova, un po' di corsa per vedere un po di tutto, a differenza di come faccio di solito.
Io amo le visite organizzate dove una guida preparata, solitamente spiega tanti particolari che io personalmente non ho la fortuna o la cultura di conoscere.
Mentre i miei amici entravano in Duomo, malgrado ci fosse in atto la funzione,  mentre attendevo la loro uscita, sul sagrato.
Erano precisamente le 9 e 45, un signore carico di scatole apriva la porta del Battistero, abbiamo solo alzato lo sguardo e gentilmente ci ha detto:
"Di solito apro alle 10, è un po' presto, ma entrate pure".
Una volta entrata da quella porticina, sono rimasta, non solo a bocca aperta ma letteralmente sorpresa.
Non avevo contemplato questa visita, mentre invece è un gioiello, uno scrigno di pitture bellissime e particolari.

altare del battistero 

Il battistero, è stato rimaneggiato e restaurato, nel XIV secolo, per ordine della moglie di Francesco il vecchio, da Carrara, il principe di Padova. L'ambizione di Fina Buzzacarini, così si chiamava, era di avere un degno luogo di sepoltura, che rappresentasse il rango della nobile famiglia, il mauseoleo della famiglia Carrara, doveva ricordare a tutti l'importanza e il potere del casato, I dipinti furono commissionati al pittore Giusto da Menabuoi, dal 1375 al 1378.


In quel periodo la sede papale si trovava ad Avignone, Francesco Petrarca, che nel 1370 si trasferì a Padova, divenne amico e consigliere della famiglia Carrara, informò il principe dei comportamenti viziosi di cui si macchiavano i rappresentanti della chiesa. Sia Francesco Petrarca sommo poeta, e Santa Caterina da Siena, scrissero lettere accorate esortando il papa Urbano V a ritornare a Roma.
Gli affreschi di Giusto da Menabuoi sono un capolavoro, illustrano il Nuovo e l' Antico Testamento,e l'Apocalisse


Il Giudizio Universale sulla cupola, fa rimanere a bocca aperta, la sensazione è quella di essere osservati, Il Cristo Pantocrate,


 nell'atto di benedire, è circondato da angeli e Santi, alzando lo sguardo, ho pensato di vedere ricami dorati, sotto il Cristo c'è l'immagine della Madonna.
Sulle pareti circostanti sono raffigurati passi della Genesi. Sui pennacchi immagini dei Profeti e degli Evangelisti. Nel battistero, Giusto da Menabuoi si è ispirato in alcuni aspetti all'arte bizantina, per altri ha usato la tecnica della prospettiva, ha saputo con maestria usare diverse espressioni pittoriche, un linguaggio diverso a seconda di quello che avrebbe dovuto spiegare nelle pitture.




Nell'abside viene rappresentato un esempio molto raro dell'Apocalisse, gli episodi sono pitture complete e precise, dimostrano che è sono stati eseguiti in modo rigoroso seguendo gli scritti, che la documentavano, solo un affresco è particolare, è una bestia che emerge dal mare con sette teste , una sembra morta mentre le altre sei portano il copricapo papale.
Non so dare una spiegazione alcune ricerche che ho fatto danno versioni diverse. Posso solo dire che:
Con il naso all'insù pensavo quanta meraviglia c'era in questa stanza, l'audio guida mi ha dato spiegazioni esaustive, in quel momento ho desiderato una visita guidata, che mi illustrasse con calma quel che stavo guardando, ho provato, lo stupore, l'ammirazione e le vertigini, che mi hanno costretto ad abbassare il capo........Sono state le vertigini più belle che abbia mai avuto. 

mercoledì 28 ottobre 2015

il filo dei ricordi-racconti: IL MONASTERO DITORBA Non moltodistante da dove ...

il filo dei ricordi-racconti: IL MONASTERO DITORBA Non moltodistante da dove ...: IL MONASTERO DI TORBA Non molto distante da dove abito io, in provincia di Varese, e precisamente nel paese di Gornate Olona, fra...

L'ORTO BOTANICO DI PADOVA

L'orto botanico di Padova

Padova città d'arte, Giotto e la Cappella degli Scrovegni, il Duomo, il Battistero, storia e cultura non solo nelle arti figurative, e religiose, ma anche cultura attraverso la natura.
Nel cuore della città, non lontano dalla Basilica del Santo c'è l'Orto Botanico, fondato nel 1545, dall'Università della facoltà medica di Padova, per contribuire la coltivazione e sviluppare lo studio di piante medicinali.


Veniva definito come "Orto dei Semplici", (piante medicinali), a quel tempo la maggioranza dei medicamenti proveniva direttamente dalla natura, proprio per questo venivano definiti
" semplici".

L 'università Padovana, aveva fama, stima e riconoscimenti, già a quei tempi, per come avesse consolidato gli studi sulle piante e sopratutto per come venivano applicati, contribuendo ad arricchire la scienza medica e farmacologica.


L'Orto botanico di Padova, ha dato origine alla creazione di tutti gli orti botanici del mondo, divenne, e lo è tutt'ora, la culla della scienza, che attraverso gli scambi scientifici, lo studio delle relazioni tra la natura e la cultura, hanno fatto si che molte discipline oggi definite moderne, fondano le loro radici proprio qui... 

Non ha mai cambiato sede, ne è stato  mai modificato l'impianto originario, come dire,  pur avendo 470 anni,  li  porta proprio bene e non li dimostra.


La Botanica, la Medicina, la Chimica, e l'Ecologia, la Farmacia, sembrano fini a se stesse, in realtà che hanno come origini e come filo conduttore la natura e lo studio su di essa.
Per questo motivo è stato inserito nel Patrimonio Mondiale dell'Umanità, ha largamente contribuito al progresso di numerose discipline, oltre ad ospitare una importante raccolta di piante rare, l'antica biblioteca, e le collezioni di botanica dell'Università.
Nel 2014 sono state inaugurate le serre del Giardino della Biodiversità, una vetrina dove vivono 1300 specie di piante,






 il percorso spinge il visitatore a visitare ambienti che dall'equatore digradano verso i poli, consentendo di vedere la crescita dalle condizioni più favorevoli per la vita, dove l'abbondante umidità e le temperature elevate permettono alla foresta pluviale di essere così rigogliosa, fino alle condizioni più estreme, dove la mancanza di umidità, rende la vita difficile quasi impossibile.








Gli ambienti simulano le condizioni climatiche, delle varie zone del nostro pianeta, aree tropicali e zone sub umide, zone temperate a zone aride. E' un viaggio attraverso la vegetazione della terra, in America, in Africa e Madagascar, Asia, in Oceania, e parte dell'Europa temperata.



E' come se le piante ci raccontassero da dove vengono, come e dove vivono. Il percorso è molto ben spiegato, filmati, pannelli esplicativi , reperti, video interattivi, spiegano e avvicinano il visitatore ad un mondo fatto di piante vegetali, illustrando anche un percorso fatto insieme alla popolazione umana, una evoluzione che continua da Neandertal fino ai nostri giorni.


La palma di Goethe, ua Palma di San Pietro, così chiamata perchè riuscì a stupire il poeta ben 415 anni fa, tanto che la nominò in un saggio, "la metamorfosi delle piante", è la pianta più antica del giardino, 



 sono molte le piante ultracentenarie che vengono custodite ancora intatte.
Un platano orientale dal tronco cavo,

 un Ginkgo Bilowa, e una imponente magnolia. Tutti impiantati nel 1700, senza contare le tante qualità di piante che l'orto botanico ha introdotto in Europa: l'acacia, la patata, il girasole, e il gelsomino, lillà, rabarbaro, sono solo pochi esempi sulle 70 specie.