il filo dei ricordi-racconti

mercoledì 7 agosto 2013

ADRIANO CECIONI



ADRIANO CECIONI



Curiosando nel web ho visto un quadro, che mi ha molto colpito, non c'era nemmeno scritto di chi fosse, di conseguenza ho chiesto, proprio al sito stesso, non essendo esperta col computer, non riuscivo più a trovare il quadro che avevo visto. Mi hanno indicato un'altro sito e da qui poi, mi indicavano due i pittori che potevano aver rappresentato quel che io cercavo , ma che non riuscivo a spiegare. Il quadro che io avevo visto, un bellissimo panorama probabilmente di Napoli, avrebbe potuto essere di Cecioni Adriano, ho fatto una ricerca ma non era questo il pittore.Dal momento che mi stavo documentando, ho continuato ...
Nei pressi di Firenze precisamente a Fontebuona nasce il 26 luglio il pittore Adriano Cecioni, più che un pittore è uno scultore.
Affina la tecnica,  studiando all'Accademia delle belle arti di Firenze, seguendo l'impostazione di caricare l'immagine di valori teorici e filosofici.



Durante la guerra di Indipendenza, che lo ha visto volontario, incontra Telemaco Signorini,  ritornato dal fronte , si trova con lui al caffè Michelangelo a Firenze , dove discutono di pittura in particolare dei macchiaioli, di come applicare questi nuovi principi anche alla scultura.
Grazie ad una borsa di studio, si trasferisce a Napoli, dove diventa l'animatore della scuola di Resina, insieme ad altri pittori Giuseppe De Nittis, Federico Rossano, scuola dove venivano adottati, i principi del verismo già sostenuti dalla scuola di Posillipo.  A Napoli modella alcune sculture tra le quali il famoso suicida. Ha scritto diverse note critiche, insieme ad altri pittori, si promuove come esperto della tecnica macchiaiola, la sua scultura " il suicida", non viene apprezzata dalla critica.
Vedendo che il De Nittis in Francia, ha un notevole successo, ritorna a Firenze e poi, successivamente, parte per la Francia, con la famiglia, facendosi ospitare dall'amico De Nittis, la sua opera il bambino col gallo è un successo.


 Malgrado i riconoscimenti, sia del pubblico che della critica, dove gli viene apprezzato il merito, e lo sforzo di portare nelle opere, il movimento, la vita, utilizzando il modo di sorprendere,  il Cecioni  però non riesce ad adeguarsi alla vita francese, alla commercializzazione dell'arte, forse è anche geloso del successo dell'amico, De Nittis, fino a che si logorano i rapporti tra i due .


Si trasferisce a Londra, dove lavora come illustratore,  collabora con il giornale " Vanity Faire" realizzando 26 caricature di politici ed esponenti della vita londinese, riesce ad affiancare il lavoro di giornalista e di scrittore e realizza ancora belle sculture "la madre" terminata nel 1880. 



Cerca sempre nei suoi soggetti, di rappresentare la quotidianità nella vita domestica. Ritorna a Firenze e nel 1884,  riprende il suoi temi teorici e filosofici con degli acquerelli e gessi, rappresentando la sorpresa della natura, la dignità dell'umile e del modesto, oltre alla santità della vita domestica.

Ottiene la cattedra di disegno nel magistero di Firenze, e, proprio nel periodo in cui la sua produzione artistica, raggiunge i riconoscimenti, cercati e sperati, Adriano Cecioni muore il 23 maggio 1886








martedì 6 agosto 2013

LA NAVIGAZIONE SUL LARIO

La storia del lago di Como e i suoi piroscafi ha radici antiche antiche.
Già nel 1825 il duca Carlo Visconti di Modrone, con il conte Vitaliano Borromeo, con Valentino Mordaret e la ditta Gavazzi e Quinterio fondano la "Società Privilegiata" e ottengono il privilegio esclusivo della navigazione a vapore su laghi e fiumi del Lombardo-Veneto iniziando così a dotare di piroscafi i grandi laghi del nord. Nel lago maggiore scende in acqua il Verbano, nel lago di Como viene costruito " il Lario" e varato l'anno successivo. E' l primo piroscafo del lago di Como fa tre viaggi di prova il 13,14 e 15 agosto con a bordo numerosi invitati sulla rotta Como -Domaso. Inizia il servizio passeggeri in 5 ore compreso anche il trasbordo dal piroscafo alle barche per il trasporto a terra.
Il piroscafo " Plinio "che entra in servizio il primo novembre 1826 coprirà la tratta Lecco-Domaso, i due piroscafi si incroceranno oltre la punta di Bellagio e faranno trasbordo di passeggeri attraverso l'uso di piccole barche a remi.Vengono poi studiate anche coincidenze per la Villa Pliniana, ,oppure che da Domaso, con delle barche a remi portino i passeggeri a Riva di Chiavenna, da dove è poi possibile continuare per raggiungere lo Spluga.. Da un'altra società viene costruito un nuovo piroscafo in ferro "Il Lariano" che nel 1843 entra in servizio, essendo più veloce e confortevole dei suoi predecessori, ottiene il consenso favorevole dei viaggiatori, e ben presto la società "Lariana" costruisce anche i pontili a Domaso, Lecco, e Como, in particolare proprio a Como il pontile viene costruito fuori dal porto, ne viene concesso l'utilizzo anche alla società concorrente, a patto che non causi lesioni o intralci l'uso al battello "Lariano".



Ventisette anni dopo subentra un'altra società la "Società Italiana" che dapprima, ampliando i lavori di terra, crea pontili a Colico a e Bellagio, aggiungendone altri due a Como. Ordina ad una ditta emergente Escher&Wyss la costruzione di 4 piroscafi-salone e in poco tempo sul lago entrano in funzione il "Lombardia e l'Elvezia" sono piroscafi di nuova concezione, a due ruote di potenza maggiore, 450 CV con una capienza di 800 persone. Successivamente vengono varati il "Como e il Lecco" anch'essi con una potenza di 450 CV ma con una capienza di 500 passeggeri. La concorrenza tra le due società si fa sentire Nel 1874 raggiungendo un accordo, fondano le "Società Riunite per la Navigazione a Vapore sul lago di Como,ma con amministrazioni ancora separate
"La società Lariana, sul finire del secolo, raggiunge un periodo di grande sviluppo, avendo programmato contratti sia con diligenze per le valli lariane, sia con le ferrovie, che conducono un sempre maggior numero di turisti , da Milano verso Como, e da Lecco Bergamo e Brescia, ampliando anche i servizi a bordo, infatti si possono trovare ristoranti e servizi postali, iniziando a dotare i piroscafi di dinamo per la produzione di corrente elettrica. Il 28 maggio 1927 il Re Vittorio Emanuele III giunge a Como per inaugurare l'esposizione del Centenario Voltiano e si imbarca sul Piroscafo Savoia per una crociera in centro lago scortato dai piroscafi "Plinio" e "28 ottobre". Dopo la caduta del governo fascista verranno cambiati loro i nomi, il Savoia diventerà Patria, e 28 ottobre diventerà Concordia, erano due piroscafi gemelli.




Importante anche il servizio postale che nasceva con questi battelli, servizio che riduceva i tempi di trasporto tra l'alto lago e le due principali città Como e Lecco. Ancora oggi sui banchi dei mercatini della zona si possono trovare vecchie lettere e cartoline con il timbro della posta per vie di lago.

Con il secondo conflitto mondiale però, subentrano tante difficoltà e il deficit raggiunge livelli elevati, fino a ridurre al minimo i servizi. Nel 1948 il governo sperimenta sugli altri laghi del nord Italia un servizio che però non è applicabile al lago di Como, la società se pur in difficoltà ha ancora la voglia di ricominciare, inizia a presentare dei piani di rimodernamento chiedendo al governo delle sovvenzioni per i danni bellici subiti, ma la situazione si trascina fino al 1952, quando attraverso l'Ispettorato della motorizzazione, la società riceve ingiunzione per cessare immediatamente il servizio lacuale, l'intera flotta è requisita dal governo inutili sono state tutte le rimostranze presentate.
In questi giorni a Como però, proprio davanti alla spiaggia di Villa Olmo, dove tutti i piroscafi sono stati varati nel corso degli anni, si è riproposto un evento particolare, bloccato in un cantiere navale da 23 anni il Patria uno dei piroscafi storici, ritorna, completamente ristrutturato a solcare le acque del lago. Venne varato il 26 luglio 1926 a Dervio, e da qui è ripartito dopo il restauro, settanta anni dopo è l'unico esempio di mezzosalone esistente in Italia, misura 53,66 metri in lunghezza e 12,30 in larghezza una volta portava 900 passeggeri ora con ler
 vigenti leggi sulla sicurezza il numero è di 230. Ha un motore a vapore da 600 cavalli a triplice espansione.
Dopo l’inaugurazione, rimarrà ancorato a Villa Olmo fino all’inizio di settembre. Ogni fine settimana, dalle 9.30 alle 12 e dalle 14.30 alle 18 sarà possibile per chiunque visitare gratuitamente lo storico battello. Da Como, il “Patria” approderà poi a Colico (Lecco ) e Griante





Proprio nel giorno in cui, un gruppo di amici di Eldy, erano in visita a Como.
 assistevano casualmente all'attracco davanti villa Olmo, Daniela.mi, Boba.co, Francesca.mi, Riccardo2.co, hanno sentito il racconto del bombardamento proprio dalla figlia della madrina del Patria, che era anche lei presente .


 La signora Teresa che ora ha 96 anni e 5 figli, la quale  ricorda ancora perfettamente ogni singolo dettaglio: racconta di aver incontrato all'imbarco suor Evelina, che decisero di fare il viaggio insieme fino a Menaggio, confidò alla suora che da poche settimane era nato e subito mancato il suo primo figlio. Durante il viaggio aveva avuto freddo e suor Evelina cambiò il suo posto, più riparato, con quello di Teresa , i cacciabombardieri attaccarono di giorno, il Patria dondolò, il macchinista: urlava tutti giù " Quando si rialzò e cercò la suora la vide in un lago di sangue, era stata colpita a morte, Teresa, ferita solo di striscio su una guancia e una scheggia le aveva perforato la tasca del cappotto. Ora abita a Tosnacco, una frazione di Moltrasio da dove ha una vista impareggiabile sul lago ritornerà domani sul Patria come ospite d'onore





giovedì 1 agosto 2013

UNA VOLTA

                         UNA VOLTA

E' una domenica mattina, si deve andare alla S. Messa, e, finita la funzione, si deve rifare l'abbonamento settimanale dell' autobus che ti porta a scuola, che il bigliettaio oblitera, quattro volte al giorno, andata e ritorno. Una ragazzina magra, magrissima, brava a scuola, forse non timida, ma tanto vergognosa, si avvia per la strada che porta al bar, dove viene rifatto l'abbonamento, ha appena finito di piovere. Sente qualcuno che la chiama, rallenta il passo ma non si ferma, deve tornare a casa, papà si arrabbia, se non è in orario, sono Silvana e Tiziana, due sue compagne di classe, ma non sono amiche, la prendono sempre in giro, chiamandola sempliciotta, contadina, perchè la sua famiglia, non ha molte possibilità economiche e i suoi genitori vivono con quello che allevano e coltivano.
Cosa fai oggi? Dice Silvana...
" Vado a pattinare sul ghiaccio"
Ma quand'è che ti svegli? Vieni con noi, c'è un ragazzo che ti vuole conoscere, incredibile ma vero.... Uno che vuol conoscere te...
"No grazie preferisco di no"
"Rimarrai sempre una sempliciotta" dice Silvana in tono dispregiativo
"Non mi chiedi nemmeno chi é? Hai paura di tuo papà?"
La ragazza magra risponde:" Sopratutto, ho paura di mio papà, e poi devo vedermi con Stella ed Assunta...
Silvana replica: "le tre derelitte che vanno allo stadio del ghiaccio a piedi, invece a me, vengono a prendermi in auto e indovina chi? Ivano, che ragazzo !!!!"
Tornata a casa, dopo aver pranzato, guanti cappello e sciarpa, pattini con salva lama , legati con le stringe sulle spalle, 


si avvia a piedi fino al paese successivo per incontrare le amiche, insieme andranno allo stadio del ghiaccio,  la mamma, le da solo i soldi per pagare il biglietto di entrata. 
Nemmeno una cioccolata alla macchinetta veniva concessa.











 Era una domenica di novembre del 1975, un pomeriggio con due care amiche, tutti i pomeriggi delle domeniche d'inverno erano riempite dalla spensieratezza di un pomeriggio pattinando, ridendo e volteggiando, bellissimo,..


Alle 17 e trenta si smetteva di pattinare e si faceva il percorso inverso, per tornare a casa , di corsa, con la paura, se arrivava in ritardo, aveva la punizione assicurata, lasciate le amiche continua la strada ormai buia, da sola . Un'auto bianca, un 127 fiat, le si affianca, sull'auto davanti due ragazzi, e dietro la compagna di scuola, Silvana,
"Sali le dice, ti portiamo a casa noi"
-"No grazie"
"Non fare la stupida, sali"
-" Ho detto di no" e si incammina a piedi
L'auto non continua, la affianca a passo d'uomo. Qualche volta accellera un pochino e poi si ferma ad aspettare.
Nei pressi della sua casa, uno dei ragazzi dice "certo che sei ostinata
ci vedremo ancora..."
la domenica successiva, si ripete la stessa storia, ma il ragazzo è uno solo, continua a seguirla a passo d'uomo, per diverse domeniche.


Lo chiamavano 100 litri, per la benzina che sprecava.
Stanco di aspettare, decide di noleggiare i pattini e entra in pista anche lui, alle sue cadute le risate si sprecavano. Si diventa amici,finisce la stagione del ghiaccio e inizia la primavera, e....lo trova con l'auto fuori dalla scuola, per un po'di volte non accetta il  passaggio ,  poi si lascia convincere.
Papà però controlla l'abbonamento dell'autobus, e vuole spiegazioni perchè non è stato obliterato, la scusa era che, aveva avuto un passaggio dalla mamma di una compagna di scuola. Era un segugio al quale niente sfuggiva, e non si riusciva mai ad imbrogliarlo. Le bugie hanno le gambe corte, tutto viene a galla, subentra una punizione molto pesante, papà, era un uomo severo, tutto di un pezzo, non sopportava le bugie.
La scuola finisce, vorrebbe continuare a studiare, ma ancora una volta è il babbo che decide, la risposta è " Nooooo... sei brava per studiare? Lo sarai anche per lavorare"
Trova lavoro in un ufficio, ma lo stipendio è di soli 50.000 lire al mese, troppo poco, ci sono le spese dell'autobus e serve qualche bel vestitino, ma in famiglia hanno bisogno del suo aiuto, le trovano allora un lavoro in una fabbrica vicino casa, non ci sono spese, fa i turni, può aiutare la mamma nell'altra mezza giornata,
Al lavoro ci va sempre a piedi, lo stipendio lo da al papà che, intasca e continua come prima a gestire il tutto, per lui contano solo le esigenze famigliari, e quei soldi vengono usati per tutta la famiglia, anche gli straordinari vengono dati in casa, ma ad ogni sua richiesta la risposta è sempre :"Adesso non si può, più avanti"
Desiderava una giacca a vento, per poter pattinare, ma anche questo non viene preso in considerazione, e allora inventa una scusa, e tiene i soldi dello straordinario da parte, mentre il babbo vuole sapere quando la pagheranno. 

Raggiunta una bella cifra si reca a Como acquista una giacca a vento rossa, bella, di marca, e avendo avanzato ancora dei soldi acquista anche uno stereo,completo di casse, su cui si possono mettere addirittura quattro LP, che in automatico alla fine di un disco, fa scendere quello successivo, c'è anche il mobiletto si fa portare tutto il pomeriggio del giorno successivo, quando è a casa dal lavoro, in quel momento realizza che il padre vedrà il suo acquisto, per un po riesce a nasconderlo, sotto qualche paio di pantaloni e qualche maglia che lascia appoggiata sopra, ogni volta che lo sente brontolare per quegli abiti in disordine, le si ferma il cuore. Ma un sabato pomeriggio, mentre pulisce la casa, si scorda, accende il suo stereo, la musica riempie l'aria, e il padre si rende conto dell'acquisto, alza la voce, volano le parole,  la ragazza deve, senza nessuna alternativa scendere ad un compromesso, lo stereo verrà messo in sala da pranzo, c'è proprio il posto sopra il mobile bar, e tutti potranno usarlo, non era certo quello che avrebbe voluto, ma, mal comune mezzo gaudio, il mobiletto lo usa la mamma come contenitore in ripostiglio.



Così lo stereo, diventa di tutti, del fratello maggiore, che pur essendo già sposato, viene per ascoltare le canzoni che gli piacciono, si chiude in sala e guai a chi lo disturba, della mamma che ascolta Luciano Taioli, del babbo che ama i Casadei. Il meglio della musica, lo si sente suonare mentre fa le pulizie, Renato Zero, Francesco de Gregori, i Matia Bazar, Lucio Battisti, musica giovane, quello stereo super sfruttato è durato tantissimo, poi un'amica ne vendeva uno usato, e sempre con i risparmi lo ha acquistato, ora ne ha uno tutto suo, solo per se.

Continua a vedere il ragazzo che la aspetta all'uscita del lavoro, ha una paura folle di venire scoperta, sa che non vogliono le bugie, ma se dicesse la verità la risposta sarebbe sempre e comunque no.
E proprio un amico di famiglia, avvisa il papà.
Ci sono stati momenti difficili, punizioni, alzate di voce e qualche parola di troppo, non erano contenti i genitori della ragazza, non per il ragazzo in se, ma per la famiglia di origine. Ma la ragazza era determinata, innamorata, intestardita, tanto che, dopo poco tempo decisero di sposarsi, non era ancora maggiorenne, hanno dovuto firmare i genitori.
I sogni muoiono all'alba diceva un libro, così è stato, i sogni si sono infranti presto.
Insieme a quello che viene chiamata dote, però la ragazza aveva portato anche il suo stereo, e tutti i suoi dischi, (cosa alquanto sgradita dalla suocera).
Dicono che la vita sia una cartina tornasole, o una sia una ruota che gira, le previsioni del papà, erano veritiere, col senno del poi, si deve dire che avrebbe fatto meglio ad ascoltare i consigli, ma, era amore.
Gli anni sono passati e sistemando un angolo del solaio, ha trovato il suo stereo dentro ad una scatola di cartone, quanti sogni, quante cantate, quanti pianti con la musica accesa, per non far capire che aveva la tristezza nel cuore, ora, è obsoleto, ma quanta compagnia le ha fatto. 
La ragazzina innamorata sono io, con qualche anno in più,con tanti chili in più, gli anni son passati, belli e brutti, ma canto ancora, la musica è la mia prima amica, quella che non mi ha mai lasciato.
Ho trovato tutti i miei Lp, mia figlia li voleva buttare, non ci sono riuscita, ho rimesso la scatola con annessi e connessi in un angolo, ancora per un po', è come se gettassi via la mia gioventù.



martedì 30 luglio 2013

L'AMICIZIA

Viene definita amicizia disinteressata,il rapporto che si instaura tra due persone, un sentimento di affetto, di simpatia, solidarietà, di stima, che diventa un incontro quotidiano con famigliarità.
Sappiamo tutti , che spesso l'amicizia non è così disinteressata o così spontanea, e quando te ne rendi conto, ti fa male,
Sopratutto nel virtuale, credevo di aver imparato a capire o meglio, di essere stata fortunata, ma la mia delusione è stata reale, come se l'amico lo conoscessi personalmente, e ci sono stata male.
Si parla di stima e di affetto, si parla di incomprensioni da chiarire, sembra che ci si chiarisca, ma la delusione provata, è ferma.
Pensi e ripensi a quello che è successo, cerchi di analizzare, mettendoti in discussione, forse anche tu lo hai deluso, forse anche l'amico ci è rimasto male.
Potevo evitare questa cosa?
Si, avrei potuto evitarla, potevo fare più cose, non prenderla in considerazione, potevo evitare di dire cosa mi era stato richiesto, potevo imbrogliare o mentire, non ho fatto niente di tutto questo, Ho chiesto se potevo fare, e sarebbe bastata solo una risposta "preferirei tu non lo facessi"
Per amicizia, avrei fatto quel che mi avrebbe chiesto, perchè ci tenevo, invece il discorso ha preso una svolta diversa.
Mi sono sentita, in difficoltà, combattuta tra il rispetto , che era risaputo, alla paura di aver sbagliato, alla sensazione di essere stata scorretta, quando in realtà, mi sono trovata in mezzo ad una rivalità tra due persone che si dimostravano un rispetto solo di facciata.
Ho capito allora che sono stata usata, e che il mio starci male, era solo mio, perchè in realtà ero solo un'amica, forse e dico forse, di comodo.


Il mio errore, è stato quello di credere che potevo essere educata con tutti e due, credere che non avrei tolto niente a nessuno,se ho sbagliato, è stato in buona fede. Mai ho creato problemi, mai ho agito con voltafaccia
Ognuno di noi ha i suoi retaggi, che non si chiudono, io ho i miei, sempre pronti a riaprirsi, certe frasi magari sfuggite, lasciano un segno per chi ha già un bel bagaglio di dolori.
MI è stato fatto notare, da altre persone, che era per più una questione di etica e di stile, non so se l'etica e lo stile
comprendono le bugie, perchè qualcuno ha esagerato mentendo.


Avevo messo questa amicizia su di un piedistallo, la mia stima nei suoi confronti era illimitata, non sono una persona forte, d'altra parte negli affetti, perchè io provavo affetto, c'è sempre sofferenza, passerà, come passa sempre tutto, anche se lascia un po' di amaro in bocca.

lunedì 29 luglio 2013

DIVENTARE NONNA

L'anno 2003,  per me era un anno da dimenticare, ho perso mio marito, una cosa alla quale non ero pronta, ammesso che ci si possa trovare pronti, davanti alla morte, una morte  ......improvvisa;  pochi mesi dopo, ho perso il mio papà e, dopo pochi mesi ancora, anche la mia mamma  mi ha lasciato.
 I miei genitori erano ammalati,  la malattia è una brutta cosa, ma ha un vantaggio: quello di prepararti,  in parte, al distacco....
Io ho  provato il dolore, l'impotenza, la sensazione di non farcela.
Mia figlia in quel periodo, mi comunicava di essere in attesa di un bimbo e, onestamente,  la mia reazione non è stata delle migliori, tutte le aspettative che avevo riposto in lei,  si infrangevano,  ma il buon senso poi prevale su tutte le difficoltà.
Malgrado la giovane età,  ha voluto il suo bambino, con decisione. È nato l'otto dicembre 2003.
Quel mattino, chiamavo lei e il suo compagno a cellulare, ma nessuno rispondeva, alle ore otto e quindici  ho ricevuto la notizia
"E’ nato! E’ maschio!!! 
Mi sono recata in ospedale subito, ho visto mia figlia, un po' provata, ma felice, tutto era andato bene.
Quando hanno alzato la veneziana, che copriva il vetro della nursery, e ho visto il mio batuffolo, non ho capito più nulla,  le mie preoccupazioni se pur concrete, svanivano guardandolo.
 I miei fratelli sono arrivati in ospedale,  con me hanno gioito di quel che, pochi mesi prima ritenevo un "fattaccio".
 Dall'ospedale sono stati dimessi quasi subito ,  il sabato successivo, Chicco era già in casa mia. Aveva una tutina rossa, un po’ abbondante, non la scorderò mai, è stato,  ed è la mia gioia.
Mia figlia ha iniziato presto il lavoro , alternando i turni con l'altra nonna, lo accudivamo.
E' cresciuto fino ai 4 anni con me, poi mia figlia si è dovuta trasferire, abbiamo fatto tutto insieme, ho goduto del piacere di essere nonna, l'ho cullato, lavato, imboccato, stretto a me,   ma il suo era un bisogno fisiologico di assistenza; il vero aiuto l'ho avuto io , è stato la mia ancora di salvezza. 

 Ero orgogliosa quando lo portavo in giro, lo sono anche ora, anche se adesso è grande.



Ho sentito la sua pelle morbida col tocco delle mie mani, il suo profumo, i suoi pianti,  le sue prime parole, ho visto i primi passi, abbiamo cantato le filastrocche,  si stringeva a me; quando lo venivano a prendere,  non voleva andarsene.



 Ho sentito spesso la sua  mancanza, ma ero consapevole che fosse giusto così.
Sono passati 10 anni,  ho 52 anni e sono sempre la nonna Chicca innamorata del suo Chicco.





A volte mi sento in colpa perché non lo volevo, ma credo che da me, abbia avuto tutto l'amore possibile,   tanta voglia di stare insieme, il gusto di stare insieme.
Una massima cita: " non tutto il male viene per nuocere,  e dopo il brutto tempo esce il sole": il mio sole si chiama Chicco.   







Il  piatto di pasta

Spesso,  ci si deve abituare a cose che,  non vorresti mai diventassero parte del tuo modo di vivere,
tornare a casa e trovare la porta chiusa,  la luce spenta, senza nessuno che ti aspetti:; è brutto,  ma la cosa più brutta è dover mangiare da sola, almeno,  per me.
Anche fare colazione diventa una cosa senza piacere , sembra di non sentire più nemmeno il sapore del caffè, lo bevi in piedi, ti manca proprio  il piacere di gustare un buon caffè. 
E' talmente brutto che mangi inizialmente sul lavandino,  così non porchi nemmeno il tavolo, poi  , non usi più nemmeno la tovaglia, e usi lo scottex,  ti viene a mancare principalmente la voglia di cucinare e se c'è un vantaggio c'è,  è quello  di dimagrire.
Diventi troppo magra,  a volte fumi troppo, e manca tutto, la fantasia di pensare a cosa mangiare, la voglia di fare la spesa, e di iniziare a preparare , manca il profumo del cibo cucinato,  il piatto dove mangi è spento,  anonimo, senza colori, forse la tua cucina è pulita e ordinata, ma sembra di vivere in una foto della pubblicità senza profumi, sapori e colori. Poi per caso un'amica passa da casa tua , con lei il tempo corre ed  è ora di cenare, faccio un piatto di pasta,  e per una sera mangi come una persona, parli con qualcuno e capisci, che è l'unico modo per contrastare la solitudine.

Nel tempo ho cucinato per tanti amici, anche più di uno e sono stata invitata contraccambiando da qualcun'altro, la mia casa forse è un po meno precisa, ma si respira un'altra aria ,si sente il calore della compagnia, le risate, il piacere di non essere sola,  sento il profumo del ragù, dei risotto coi funghi, il fischio della pentola a pressione che cuoce il bollito, e il calore del forno con le lasagne,  i colori delle verdure nei piatti, sento anche l'ansia che mi prende ogni volta, pensando che potrebbe non piacere quel che ho preparato, ma  che, solitamente,  il giorno dopo si supera.
Non voglio dire che tutti i giorni si invitano persone, ma ogni tanto fa solo bene.
Ultimamente,  mi capita di trovare la cena pronta, tornare a casa stanca,  entrare in casa e vedere il tavolo apparecchiato è come aver vinto al super enalotto per me, tutto è buono,  sopratutto se è già pronto, non darò mai più per scontato quello che sembra normalità, la normalità è la vita, .....sentire qualcuno che ti saluta, ciao è la più bella parola che c’è, “vieni a vedere cosa ti ho preparato”, e poi sentirti dire vai a lavarti io finisco di preparare, non mi sembra vero….



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IL CAMPO DI CONCENTRAMENTO

LA NOTTE.

Mai dimenticherò quella notte, la prima notte nel campo, che ha fatto della mia vita una lunga notte e per sette volte sprangata.
Mai dimenticherò quel fumo.
Mai dimenticherò i piccoli volti dei bambini di cui avevo visto i corpi trasformarsi in volute di fumo sotto un cielo muto.
Mai dimenticherò quelle fiamme che bruciarono per sempre la mia Fede.
Mai dimenticherò quel silenzio notturno che mi ha tolto per l’eternità il desiderio di vivere.
Mai dimenticherò quegli istanti che assassinarono il mio Dio e la mia anima, e i miei sogni, che presero il volto del deserto.
Mai dimenticherò tutto ciò, anche se fossi condannato a vivere quanto Dio stesso. Mai.

(Elie Wiesel – Premio Nobel per la pace 1986




Questa poesia mi ha fatto ricordare il mio papà , che in qualche suo momento di debolezza, tornava con la testa al campo di concentramento, ero una bambina e poi una ragazzina , e spesso, molto spesso questo campo tornava alla sua mente  e di rimando alle sue parole.....
Bastava semplicemente non voler mangiare quel piatto di minestrone di verdura, che  tutte le sere  la mamma preparava, che si sentisse in dovere di rammentarci o meglio di rammentarmi, perchè ero io, che non volevo mangiarlo, quanta fame avesse patito in quei quasi 5 anni di prigionia.
Il  mio papà nato nell'ottobre del 1924non  avrebbe dovuto partire per la guerra, ma uno zio era scappato nella vicina Svizzera, che era neutrale,  è stato preso  al posto suo ...il popolo doveva contribuire con la gioventù al conflitto bellico.
Diceva di non avere nemmeno 17 anni,  di essere stato portato dapprima a Como, allo stadio, siccome non aveva aderito alla Repubblica di Salò fu caricato subito su un treno.  Raccontava che i vagoni erano talmente stipati che chi periva, non cadeva rimaneva comunque in piedi, tanto erano pigiati.
 Diceva di aver viaggiato tre giorni e tre notti,  di essere arrivato in una stazione, per poi essere caricato su dei camion senza capire ancora, la destinazione ultima .
Arrivati nel luogo designato, si era trovato in uno spazio aperto pieno di baracche, il gruppo di Como radunato in una di queste, non capendo  cosa dicessero i tedeschi , e al grido " com com" tutte le persone di Como si sono fatte avanti, e lì,  ha sentito la prima sventagliata di proiettili .
Quando raccontava queste cose, lui un uomo rigido e severo, aveva gli occhi lucidi, e io,  stupida ragazzina, stanca di sentirle ripetere,  sbuffavo.....
Nel 2009 con mia sorella e Luisa, sono andata a Dresda e a Berlino, ho chiesto e voluto, andare a visitare un campo di concentramento, non senza polemiche,  da parte di  alcuni compagni di viaggio. 
Si è così deciso di prendere un piccolo pulmino da pagare a parte,  e un piccolo gruppo di persone ha partecipato.
Ho visitato il campo di Bukenwald , la nostra accompagnatrice mi aveva avvisato, sei sicura?,  mi diceva,  sei certa di quel che vuoi fare? È una cosa che lascia il segno,......



Mio papà era stato internato a Birkenau,diciamo una frazione ,un quartiere di Auschwitz e chi lo ha visitato racconta di una cosa immensa e tristissima .....


Buchenwald,  è un campo minore rispetto ad Auschwitz, ma sempre molto vasto, addirittura per i figli dei nazisti c'era lo zoo, abbiamo visitato per prima cosa, le sale dove facevano gli interventi, o chiamiamoli esperimenti, le autopsie , un freddo mi  attraversava  la spina dorsale, guardando,gli strumenti usati, che rispetto a quelli che oggi vediamo in televisione sembravano  antichissimi.



 Siamo entrati  nelle sale di disinfestazione che fungevano pure da camere a gas  dipendeva da quale era la scelta ....................disinfettare .....   o fare morire,  nelle sale dei forni crematoi,   lì si sente, anche se non dovrebbe, si percepisce, l'odore della morte, di quanto sia malvagio l'uomo, di quanto non abbia limiti nel decidere di sopprimere un suo simile.




Siamo saliti nei saloni dove le SS e i nazisti mangiavano (refettorio) enorme, grandissimo, ora pieno di tavoli/teche contenenti  bottoni,occhiali, dentiere ,apparecchi dentali  dei bimbi, ricordo particolarmente, un paio di ballerine di vernice viola, di una bimba piccola, le fotografie, tante,  per rappresentare quante brutture fossero state perpetrate in questo luogo.




Ho  pensato, a quanto bestie siamo, noi uomini, a cosa può portare il fanatismo, a quanto dolore arrecato senza un motivo, ho guardato mia sorella e senza dire parole, abbiamo compreso.
Quante cattiverie  deve aver visto e subito quel ragazzino, che poi nel tempo era diventato il mio papà, io parlo del mio papà, ma quanti altri come lui, ....
I  suoi momenti di debolezza stavano in questo recinto enorme, fatto dall'uomo a scapito di altri uomini , ho chiesto scusa pensando, stupidamente, che avrebbe potuto sentirmi, scusa perchè ero una ragazzina sciocca,  che credeva tutto fosse bello,  sbuffavo ai suoi racconti, la maturità serve a qualcosa, ma non ho trovato il modo di parlarne con lui.
 Mi chiedo come si possa, ancora dire che questi posti, non sono esistiti.
Il giro e continuato  nelle sale di lavoro ......venivano sfruttati e dovevano lavorare in condizioni fisiche disumane.
Siamo poi usciti, se fosse stato bel tempo, si sarebbe potuto visitare il perimetro con un pulmino ma purtroppo nevicava -
Ricordo quando mio papà,  raccontava che di notte andava a rubare le bucce di patate, dietro la cucina degli ufficiali tedeschi, rischiava la vita per delle bucce di patate, di quando sulla gavetta, galleggiavano insetti di ogni tipo, che soffiava via, e mangiava comunque tanta era la fame.
 Chi trasgrediva agli ordini, o cercava di scappare dal campo, veniva legato al palo come esempio,  moriva di caldo e sete durante la stagione estiva, di freddo e di gelo durante l'inverno, doveva essere di monito agli altri, erano crudeli torturavano senza alcuna remora.



Diversi  padiglioni  erano chiusi per la neve, per lo più dedicati alle famiglie delle SS con teatro interno e saloni per le feste.
Comunque per visitare solo il primo percorso ci sono volute 3 ore....

Nei negozi che ci sono all'entrata del campo, c'erano libri in tutte le lingue, ma non in italiano, altra discriminazione nei nostri confronti,  la nostra accompagnatrice, che era venuta con noi, vedendomi piangere così senza vergogna si era preoccupata che io non mi fossi sentita bene, in realtà io sono convinta che di aver fatto la cosa giusta, visitando questo campo, non so, se mai avrò la possibilità di visitarne altri, mi sono sentita vicino al mio papà come forse mai è successo,  parlandone con un amico ieri ho ripensato a lui, persona povera ma dignitosa, persona  particolare, ma che  aveva sicuramente una scusante, dopo tante brutture viste, 
Il mio papà non ha mai,  e poi mai, dimenticato quel che aveva visto, in seguito ad una ischemia, aveva avuto un calo cognitivo, spesso  dimenticava tutto, era anche confuso a volte,  e non aveva cognizione del tempo,  ma il campo non lo ha mai scordato, ultimamente ed ogni volta , che vedeva il fumo uscire da qualunque camino,  diceva  stanno bruciando prima le donne,  poi i bambini, il mio numero di matricola è 29333,  forse oggi tocca a me... 
Aveva ricevuto  la croce di guerra al merito, proprio perchè aveva patito una prigionia che non gli spettava
Questa volta il mio viaggio è fatto di ricordi, di  qualche rimpianto, penso ai battibecchi avuti,  li ricordo come una sorta di teatrino, che tutti e due recitavamo, gli volevo bene , anche se  non gle l'ho mai detto ma lui lo sapeva di questo ne sono certa ....