il filo dei ricordi-racconti

lunedì 29 luglio 2013

IL CAMPO DI CONCENTRAMENTO

LA NOTTE.

Mai dimenticherò quella notte, la prima notte nel campo, che ha fatto della mia vita una lunga notte e per sette volte sprangata.
Mai dimenticherò quel fumo.
Mai dimenticherò i piccoli volti dei bambini di cui avevo visto i corpi trasformarsi in volute di fumo sotto un cielo muto.
Mai dimenticherò quelle fiamme che bruciarono per sempre la mia Fede.
Mai dimenticherò quel silenzio notturno che mi ha tolto per l’eternità il desiderio di vivere.
Mai dimenticherò quegli istanti che assassinarono il mio Dio e la mia anima, e i miei sogni, che presero il volto del deserto.
Mai dimenticherò tutto ciò, anche se fossi condannato a vivere quanto Dio stesso. Mai.

(Elie Wiesel – Premio Nobel per la pace 1986




Questa poesia mi ha fatto ricordare il mio papà , che in qualche suo momento di debolezza, tornava con la testa al campo di concentramento, ero una bambina e poi una ragazzina , e spesso, molto spesso questo campo tornava alla sua mente  e di rimando alle sue parole.....
Bastava semplicemente non voler mangiare quel piatto di minestrone di verdura, che  tutte le sere  la mamma preparava, che si sentisse in dovere di rammentarci o meglio di rammentarmi, perchè ero io, che non volevo mangiarlo, quanta fame avesse patito in quei quasi 5 anni di prigionia.
Il  mio papà nato nell'ottobre del 1924non  avrebbe dovuto partire per la guerra, ma uno zio era scappato nella vicina Svizzera, che era neutrale,  è stato preso  al posto suo ...il popolo doveva contribuire con la gioventù al conflitto bellico.
Diceva di non avere nemmeno 17 anni,  di essere stato portato dapprima a Como, allo stadio, siccome non aveva aderito alla Repubblica di Salò fu caricato subito su un treno.  Raccontava che i vagoni erano talmente stipati che chi periva, non cadeva rimaneva comunque in piedi, tanto erano pigiati.
 Diceva di aver viaggiato tre giorni e tre notti,  di essere arrivato in una stazione, per poi essere caricato su dei camion senza capire ancora, la destinazione ultima .
Arrivati nel luogo designato, si era trovato in uno spazio aperto pieno di baracche, il gruppo di Como radunato in una di queste, non capendo  cosa dicessero i tedeschi , e al grido " com com" tutte le persone di Como si sono fatte avanti, e lì,  ha sentito la prima sventagliata di proiettili .
Quando raccontava queste cose, lui un uomo rigido e severo, aveva gli occhi lucidi, e io,  stupida ragazzina, stanca di sentirle ripetere,  sbuffavo.....
Nel 2009 con mia sorella e Luisa, sono andata a Dresda e a Berlino, ho chiesto e voluto, andare a visitare un campo di concentramento, non senza polemiche,  da parte di  alcuni compagni di viaggio. 
Si è così deciso di prendere un piccolo pulmino da pagare a parte,  e un piccolo gruppo di persone ha partecipato.
Ho visitato il campo di Bukenwald , la nostra accompagnatrice mi aveva avvisato, sei sicura?,  mi diceva,  sei certa di quel che vuoi fare? È una cosa che lascia il segno,......



Mio papà era stato internato a Birkenau,diciamo una frazione ,un quartiere di Auschwitz e chi lo ha visitato racconta di una cosa immensa e tristissima .....


Buchenwald,  è un campo minore rispetto ad Auschwitz, ma sempre molto vasto, addirittura per i figli dei nazisti c'era lo zoo, abbiamo visitato per prima cosa, le sale dove facevano gli interventi, o chiamiamoli esperimenti, le autopsie , un freddo mi  attraversava  la spina dorsale, guardando,gli strumenti usati, che rispetto a quelli che oggi vediamo in televisione sembravano  antichissimi.



 Siamo entrati  nelle sale di disinfestazione che fungevano pure da camere a gas  dipendeva da quale era la scelta ....................disinfettare .....   o fare morire,  nelle sale dei forni crematoi,   lì si sente, anche se non dovrebbe, si percepisce, l'odore della morte, di quanto sia malvagio l'uomo, di quanto non abbia limiti nel decidere di sopprimere un suo simile.




Siamo saliti nei saloni dove le SS e i nazisti mangiavano (refettorio) enorme, grandissimo, ora pieno di tavoli/teche contenenti  bottoni,occhiali, dentiere ,apparecchi dentali  dei bimbi, ricordo particolarmente, un paio di ballerine di vernice viola, di una bimba piccola, le fotografie, tante,  per rappresentare quante brutture fossero state perpetrate in questo luogo.




Ho  pensato, a quanto bestie siamo, noi uomini, a cosa può portare il fanatismo, a quanto dolore arrecato senza un motivo, ho guardato mia sorella e senza dire parole, abbiamo compreso.
Quante cattiverie  deve aver visto e subito quel ragazzino, che poi nel tempo era diventato il mio papà, io parlo del mio papà, ma quanti altri come lui, ....
I  suoi momenti di debolezza stavano in questo recinto enorme, fatto dall'uomo a scapito di altri uomini , ho chiesto scusa pensando, stupidamente, che avrebbe potuto sentirmi, scusa perchè ero una ragazzina sciocca,  che credeva tutto fosse bello,  sbuffavo ai suoi racconti, la maturità serve a qualcosa, ma non ho trovato il modo di parlarne con lui.
 Mi chiedo come si possa, ancora dire che questi posti, non sono esistiti.
Il giro e continuato  nelle sale di lavoro ......venivano sfruttati e dovevano lavorare in condizioni fisiche disumane.
Siamo poi usciti, se fosse stato bel tempo, si sarebbe potuto visitare il perimetro con un pulmino ma purtroppo nevicava -
Ricordo quando mio papà,  raccontava che di notte andava a rubare le bucce di patate, dietro la cucina degli ufficiali tedeschi, rischiava la vita per delle bucce di patate, di quando sulla gavetta, galleggiavano insetti di ogni tipo, che soffiava via, e mangiava comunque tanta era la fame.
 Chi trasgrediva agli ordini, o cercava di scappare dal campo, veniva legato al palo come esempio,  moriva di caldo e sete durante la stagione estiva, di freddo e di gelo durante l'inverno, doveva essere di monito agli altri, erano crudeli torturavano senza alcuna remora.



Diversi  padiglioni  erano chiusi per la neve, per lo più dedicati alle famiglie delle SS con teatro interno e saloni per le feste.
Comunque per visitare solo il primo percorso ci sono volute 3 ore....

Nei negozi che ci sono all'entrata del campo, c'erano libri in tutte le lingue, ma non in italiano, altra discriminazione nei nostri confronti,  la nostra accompagnatrice, che era venuta con noi, vedendomi piangere così senza vergogna si era preoccupata che io non mi fossi sentita bene, in realtà io sono convinta che di aver fatto la cosa giusta, visitando questo campo, non so, se mai avrò la possibilità di visitarne altri, mi sono sentita vicino al mio papà come forse mai è successo,  parlandone con un amico ieri ho ripensato a lui, persona povera ma dignitosa, persona  particolare, ma che  aveva sicuramente una scusante, dopo tante brutture viste, 
Il mio papà non ha mai,  e poi mai, dimenticato quel che aveva visto, in seguito ad una ischemia, aveva avuto un calo cognitivo, spesso  dimenticava tutto, era anche confuso a volte,  e non aveva cognizione del tempo,  ma il campo non lo ha mai scordato, ultimamente ed ogni volta , che vedeva il fumo uscire da qualunque camino,  diceva  stanno bruciando prima le donne,  poi i bambini, il mio numero di matricola è 29333,  forse oggi tocca a me... 
Aveva ricevuto  la croce di guerra al merito, proprio perchè aveva patito una prigionia che non gli spettava
Questa volta il mio viaggio è fatto di ricordi, di  qualche rimpianto, penso ai battibecchi avuti,  li ricordo come una sorta di teatrino, che tutti e due recitavamo, gli volevo bene , anche se  non gle l'ho mai detto ma lui lo sapeva di questo ne sono certa ....









6 commenti:

  1. Quanti di noi hanno avuto un padre o un parente reduce o peggio ancora scomparso nella seconda guerra mondiale, ricordo che anche mio padre ripeteva sempre il suo numero di internato nel campo di Mauthausen.
    Non dimentichiamo questo orrore.
    Grazie Enrica.

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  2. ciao enrica solo oggi riesco ad entrare in questo blog, questo e' il primo racconto che ho letto, mi e' venuta le pelle d'oca, io non ho parenti che hanno passato quello che ha passato tuo padre, ho visto film in tv,ma non ti sembrano veri. grazie per aver raccontato questa storia, piu che noi persone ormai che hanno superato la mezza eta' dovrebbero leggerli i ragazzi giovani, ciao a presto. maria11

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  3. IO O AVUTO MIO NONNO POVERINO SI FA VENIRE LA PELLE D OCA MEGLIO NON PENSARCI CIAO ENRICA BELLO METTI SEMPRE MI PIACE COSE INTERESSANTI CIAO

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    1. dico semplicemente fa rabbrividire un grazie da parte di gligliola

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  4. Anni fa anch'io sono stato a visitare un campo di concentramento anzi di sterminio che purtroppo è il nome più corretto. Sono stato ad Auschwitz e quando ho varcato quello ingresso con la famosa e triste frase "il lavoro nobiltà(chiaramente in tedesco)mi sono sentito il sangue gelare e mentre altri del gruppo si facevano le foto come ricordo o souvenir io mi sono isolato preso da una forte commozione. E si che ero preparato, ho partecipato tante volte alle commemorazione durante la giornata della memoria, ma essere fisicamente li è stata tutta una altra esperienza. Questo post è da condividere dalla prima all'ultima parola e rende onore a chi lo scritto.

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