il filo dei ricordi-racconti

giovedì 12 dicembre 2013

UN RACCONTO PER RITROVARSI


Che io fino a poco, tempo fa scrivessi per un blog, si è sempre saputo.
Con qualche amicizia fatta, ci sentiamo per telefono.
Poi, una di queste persone, con la quale, sono rimasta in contatto, mi dice che un'altra persona, che ho conosciuto, anche personalmente, per motivi di salute era stata forzatamente assente dal blog, che una volta rientrata, si era molto dispiaciuta di non avermi più trovata.

martedì 10 dicembre 2013

Nonna Licia e il Sacrista

Si avvicina il Natale e la mia nonnina Licia mi racconta sempre qualche aneddoto, ha iniziato dicendomi che aveva ormai quasi 20 anni, quando il suo papà dopo una vendita azzeccata di vino Asprino chiamato in dialetto Ciaret, aveva potuto comperare per lei, le sue sorelle, e i suoi cugini, un frutto esotico che non avevano mai visto: " Le Banane", ricorda che la mangiava a piccoli morsi e che la teneva in bocca il più possibile per assaporarne il gusto.
Poi mi parla del Natale da sposina, e di quando ha avuto il primo figlio, che essendo nato a novembre, era per loro un Gesù bambino.

Nei giorni successivi mi ha parlato di un Natale triste, in quell'anno aveva perso la sua unica figlia femmina, nata con una malformazione al fegato, a volte ancora oggi, mentre dorme, si sveglia, perchè sogna le grida di dolore della sua bambina, in quel Natale, la sofferenza era tanta, che lei e il marito non riuscivano nemmeno a guardarsi negli occhi.

I suoi occhi azzurri si velano un po, ma trovando, una forza personale, mi dice: " la vita è questa, gioie e dolori, ma sono contenta, dopo quella disgrazia, ci siamo messi d'impegno e abbiamo acquistato questo appartamento , è anche troppo per chi come me viene dal nulla..."
Il sorriso le torna sulle labbra, raccontandomi di quando aveva tutti i nipotini in casa, dice che a volte il marito sembrava geloso delle attenzioni che lei riversava sui tre nipoti.
Segue sempre un filo conduttore, ma ha tante cose da raccontarmi e divaga qualche volta, oggi mi parla del Giosuè, non ricorda con precisione quale fosse il loro grado di parentela, dice:
" sono sicura, che eravamo parenti".



Durante la prima guerra mondiale, il fucile di Giosuè è scoppiato per cui aveva un occhio di vetro e da un orecchio non sentiva più, cio nonostante era un uomo grande e grosso...
Con la seconda guerra mondiale, tutti gli uomini in buone condizioni fisiche, furono richiamati o arruolati, per cui in paese erano rimasti gli uomini malati e anziani, il Giosuè non essendo idoneo e Don Filippo.
Don Filippo confortava le anime, ma non aveva tempo per suonare le campane.
Giosùè non si lamentava mai, anche se in primavera pioveva troppo e il raccolto subiva dei danni, o se il sole troppo caldo di giugno o luglio bruciava le spighe, o se il raccolto dei bachi da seta non aveva dato l'entrata economica desiderata.
Aveva sempre un po di verdura nell'orto e qualche animale nel pollaio.
Gli fu proposto di fare anche il sacrestano, e il campanaro,



Accettò il compito di suonare le campane, continando ha lavorare la sua terra, aiutava nei lavori pesanti le mogli dei suoi compaesani che erano al fronte.
Il compito di campanaro lo aveva assunto con tale dignità e impegno, che al termine della guerra, qualcuno, forse un po' geloso, fece notare che il campanaro era per metà sordo, ma i suoi paesani, riconoscenti, non vollero sostituirlo,così come nessuno riuscì a farlo cedere, ne riuscirono a spegnere la sua buona volontà.
Le campane venivano usate, anche per occasioni personali, a disposizione di chi lo richiedeva, la disponibilità era di prestare il suono delle campane anche per fare una serenata alla fidanzata, o ad ogni nascita che avveniva nel paese.
Suonò la serenata alla sua bella fidanzata, che poi divenne sua moglie, ad ogni nascita dei suoi figli lo scampanellare risuonava nel paese.

I suoi otto figli presto iniziarono a lavorare, gli uomini nella fabbrica di strumenti musicali "Orsi " di Cavallasca, solamente durante il periodo bellico, ebbero un fermo, poi seguendo l'esempio famigliare tutti lavoravano e molto.
Le figlie femmine lavoravano nel cotonificio di Mendrisio, costruirono, ognuno la propria casa, e anche una piccolina per il Giosuè e la moglie Anna.
Era distante dalla chiesa, ma Giosuè, si recava sempre a suonare le campane, con ogni condizione atmosferica, pioggia, neve, ghiaccio o caldo afoso, non mancava mai.
Solo tre volte si fece sostituire, il suono di quelle campane era mesto.
Una brutta epidemia influenzale, in pochi giorni aveva portato via alla famiglia di Giosuè, due figle femmine e il vecchio padre...
Il suono delle campane era ad intermittenza, lanciava tanta felicità e a volte era foriero di dolori, di perdite, ma ciononostante amava
quel lavoro , il Sacrista Giosuè, ringraziava il Padre Eterno, invitando tutto il paese alle novene, alle sagre, per annunciare la partenza o l'arrivo degli emigrati.
Le notti di agosto, quando le stelle di San Lorenzo correvano nel cielo, la festa di fine estate.



In autunno si festeggiava la vendemmia, lo scampanare era motivo di festa.
Ma la vera festa era il Natale, il bilancio di un anno la benedizione, il fieno in cascina, il granoturco in granaio, qualche sacco di frumento per il pane, il lino raccolto che aspettava in queste lunghe serate invernali di essere filato,



 mentre le uova vendute permettevano il viver quotidiano, i capponi pronti già prenotati , ma il più grosso era per la famiglia, per il giorno di Natale, in quell'occasione tornavano, i figli emigrati in giro per il mondo e le figlie, da Mendrisio, ognuno col proprio gruzzoletto.

Tanta grazia, veniva onorata dal sacrista con colpi secchi e sicuri sui legni che tiravano il battacchio delle campane,
per la canzone del Santo Natale.



Proprio alla vigilia di Natale di quarant'anni dopo, col groppo in gola, e lacrime che gli rigavano il viso, il Giosuè suonava per l'ultima volta, non l'avevano abbattuto le difficoltà, i dolori o la vecchiaia, ma il progresso, l'avevano messo fuori servizio, le campane elettriche.

martedì 3 dicembre 2013

LA POZZA, UNA CHIESETTA E STARE INSIEME


LA POZZA, UNA CHIESETTA E STARE INSIEME

Dopo parecchi anni, senza vederci con Marisa, ex colleghe di lavoro ,abbiamo di nuovo ritrovato il feeling che da ragazze ci aveva fatto diventare amiche. Pur essendo diverse nel modo di pensare e nel modo di agire.
In settimana il mio cellulare squilla,
è Marisa, sbrigativa come sempre dice:
- "Vado ancora a Isolaccia per motivi personali se vuoi venire andiamo il mattino e torniamo la sera ".
Mi prende alla sprovvista, anche perchè,ho problemi ai piedi e alla schiena, ho paura di non sentirmi bene, la sua risposta è:
-"ci aggiorniamo sabato".
Ore 12,30 di sabato, squilla il telefono:



" Ciao domani mattina si parte, se proprio stai male, stai a casa, altrimenti fai uno sforzo, perchè a causa di alcuni contrattempi, qualcuno non può venire".
Non voglio lasciarla andare da sola, così decido di andarci comunque, le previsioni del tempo sono buone.
Il giorno dopo, alle sette si parte, con noi viene anche Emanuela che non conosco, abbiamo parlato di tutto un po', ci siamo fermate a far colazione, abbiamo raggiunto il passo del Foscagno alle ore 10,30 , essendo zona franca il pieno dell'auto è d'obbligo, la benzina domenica costava euro = 1,03 al litro, poi abbiamo fatto qualche acquisto e siamo scesi verso Livigno.




Un po' di foto, e ci avviavamo verso Isolaccia dove Lucia ci aspettava per il pranzo.



Altre foto, battute e poi siamo arrivati, ci attendevano tagliatelle al ragù con finferli, e sciat con bresaola e insalatina



un caffè e ripartiamo, la chiesetta di un paesino della zona circostante che , sembra dipinta tra le montagne, ci sta aspettando.



E' la chiesa di Pedenosso, un piccolo centro, che d'estate è meta di turisti/ escursionisti, d'inverno una buona località sciistica con parecchie piste da sci, fa parte del Parco Nazionale dello Stelvio


 La chiesa di Pedenosso, è in una particolare posizione panoramica, proprio sopra uno sperone di roccia , dove domina dall'alto tutta la Valdidentro, e le montagne intorno fanno parte della catena del "Cima Piazzi", è la struttura che è davvero particolare, salendo una scalinata si è convinti di entrare nella chiesa, ma invece ci si trova un corridoio in ciotolato, 




che girando in circolare abbraccia tutta la struttura della chiesa, con finestre che permettono di ammirare il panorama sottostante dal lato destro mentre dal lato sinistro le montagne che svettano alte. Attraverso un portale decorato molto bello si accede alla chiesa.
Purtroppo è un po buia e non riesco a fotografare come vorrei, ma è davvero, davvero molto bella e particolare, un soffitto a cassettoni 


intarsiati rende l'ambiente austero, e intimo, non freddo e distante, e opulento , dove lo sfarzo quasi stona con il luogo di preghiera.
La chiesa è dedicata ai Santi Martino e Urbano
Si riparte e giungiamo alla pozza di Leonardo, così chiamata, un sentiero che si innoltra nel bosco, non molto lungo, una parte di questo passaggio è stata cementata si allunga accanto ad una parete rocciosa a strapiombo sul torrente, non è molto alto, le mie amiche erano davanti a me, andavano spedite, poi un piccolo ponticciolo, che non aveva nulla a cui afferrarsi, devo dire che per piccolo che fosse...ho provato un senso di paura, ma piano piano l'ho superato, molto piano per la verità.
 Siamo arrivate alla pozza, c'erano parecchie persone, bambini immersi in questa piscina naturale di acqua termale calda, mentre dai canaloni dalle montagne scendevano le stalattiti di ghiaccio, dalla pozza il vapore caldo si alzava, a fianco il fiume Adda scorreva bello gonfio.
Siamo entrate e ci siamo state un po, ma poi dovevamo rientrare alle nostre case e lasciare spazio anche alle altre persone.
Dicono sia emozionante di notte, fare il bagno nella pozza illuminata tutto intorno dalla luce delle candele.. Ci siamo rivestite non senza un po' di imbarazzo, da parte mia, mi hanno aiutato le mie amiche visto i miei problemi con i piedi e la schiena, e siamo ritornate all'auto.
Un'esperienza nuova, un po trasgressiva, o forse no, ma è stata una giornata speciale. A Sondalo abbiamo fatto una sosta per salutare una persona, che purtroppo è ricoverata, anche l'ospedale ha però un lato positivo, le montagne tutte intorno.
Dalle finestre delle camere si gode un panorama che è qualcosa di veramente bello.
Questa particolare aria aiuta molto chi per una malattia è debilitato....
Il ritorno a casa, mentre dall'auto in lontananza si vedevano  le chiese, ruderi, torri di guardia, e qualche piccolo castello illuminato,  con le nostre chiacchiere e le nostre risate, non è sembrato lungo, davvero una giornata in serenità.
Con Emanuela ci siamo chieste l'amicizia in un network virtuale e ci siamo sentite, cosa dire.... se non.... Grazie Marisa





sabato 30 novembre 2013

LE CAMPANE DI PREDAZZO E LA LORO STORIA

La storia delle campane di Predazzo

Mentre cercavo delle immagini su delle campane nel web, davanti agli occhi, sullo schermo è apparsa e  ho letto la storia delle campane di Predazzo, Riccardo ha fatto le gare di Minigolf, ci siamo recati in quella zona proprio per questo motivo.


 E' uno dei paesi più estesi e popolati della Valle dell'Avisio e anche uno dei centri principali della Val di Fiemme, l'altro è Cavalese....situato dove il torrente Travignolo confluisce nel fiume Avisio, è un centro di notevole importanza.



Il suo nome in tedesco significa grande prato, perchè in tempi antichi il fondovalle dove ora c'è il paese era un grande prato da pascolo lungo i due torrenti che scendevano dai monti circostanti.
Furono i contadini che disboscarono il terreno e bonificarono le zone rendendole più sicure dalla potenza dei fiumi, che iniziarono i primi insediamenti.
Grazie ai "principi vescovi", che stabilirono diverse assegnazioni di feudi rustici, valide anche ai giorni nostri, permettendo di tramandare le tradizioni, proteggendo il territorio dall'urbanizzazione, principi validi, incontrastabili, fatti rispettare dalla "Regola Feudale di Predazzo".




La cosa che però mi ha colpito è la storia delle campane di Predazzo...
Quello che attualmente è il palazzo comunale, era una chiesa con tanto di campanile gotico, fornito di 5 campane, ma un fulmine danneggiò la struttura muraria e fuse le campane.


Il campanile fu riparato, senza campane, intanto però i cittadini, proprio grazie ai fondi della Regola Feudale, stavano costruendo un'altra chiesa, che fu consacrata, benedetta, e nel 1875 avvenne la consacrazione solenne.
Per la costruzione delle nuove campane venne usato il bronzo delle vecchie campane fuse dal fulmine.In seguito, però queste campane hanno avuto ancora una vita difficile, nel 1916 il governo austriaco le sequestrò e le fuse per contribuire allo sforzo bellico, nel 1922 vennero riportate da un carrettiere da Ora a Predazzo, l'onorario non fu in denaro, ma, l'unico impegno richiesto dal buon uomo, era che si fosse suonato il campanone, la campana più grande, alla sua morte.

Durante la II guerra mondiale nel 1944, dopo la processione del Corpus Domini, per ordine tedesco, tutte le campane divennero mute, si poteva suonare solo l'agonia.
All'arrivo degli americani nel 1945,il primo maggio le campane ripresero a suonare allegramente, nel 1950 grazie anche al contributo di Alcide Degasperi vennero dotate di impianto elettrico.
Predazzo può vantare, la sede della Scuola Alpina della Guardia di Finanza.
Fondata nel 1920, è la più antica scuola militare del mondo, ancora oggi vengono addestrati i militari delle Fiamme Gialle specializzato nei soccorso Alpino, e dove ha la sede del gruppo sciatori Fiamme Gialle tra cui Gustav Thoni fu campione del mondo e maestro di Alberto Tomba, è possibile visitare anche il Museo della scuola Alpina 





venerdì 29 novembre 2013

salisburgo

SALISBURGO E MOZART


Che la crisi, ha lasciato un grosso segno, lo sappiamo tutti.
Per quest'anno le gite approfondite di tre o quattro giorni, non le posso proprio fare, devo accantonare il pensiero.
Mi è tornata così alla mente, una gita fatta un po di anni fa, una delle mie prime gite.
Partenza da Como, per visitare Salisburgo, che è veramente una bomboniera tanto è bella, sembra delicata, ha un rapporto particolare con la musica, infatti proprio a Salisburgo è nato Wolfang Amedeus Mozart,



 mentre sto scrivendo mi torna alla mente un particolare, in quel periodo si stavano concludendo le rappresentazioni per l'anno mozartiano, per cui era il 2006
Per le strade di Salisburgo, nelle sale da the, nei caffè concerto e nelle maggiori piazze, suonavano in contemporaneamente le opere di questo grande genio e maestro, era una delizia passeggiare per quelle vie, solo il tempo non ci ha aiutato, pioveva e anche nevicava. Ricordo che faceva freddo,tanto che la guida che ci attendeva di prima mattina, ha preferito fare un percorso con
l' autobus, prima di entrare proprio nella città.
Salisburgo è una città dell' Austria, la regione di Salisburgo confina con la Germania, questa cittàdina si è sviluppata in una conca piuttosto vasta tra due collinette, in mezzo scorre il fiume Saalach, i primi insediamenti risalgono al neolitico, ma è con l'avvento del sacro romano impero che Salisburgo gode di maggior splendore, gli insediamenti romani, si svilupparono sulla collina alla sinistra del fiume, il Monchsberg, dove poi continuò lo sviluppo anche nel medioevo
A pochi chilometri (16 ) dal centro della città si può trovare il massiccio alpino dell'Untersberg, dove i Salisburghesi si recano nei periodi estivi per gite di giornata, a piedi seguendo i tanti sentireri ma anche con una funivia.








Rientriamo in città, a piedi ci avviamo verso il centro, la chiamano la Città vecchia, le torri e le cupole barocche delle
chiese,dominano, mentre i palazzi, alcuni ci raccontano lo sfarzo che alcuni arcivescovi-principi richiedevano agli architetti ai quali commissionavano le opere, alcuni di questi architetti erano italiani




A Salisburgo l'intreccio " potere e religione" veniva rappresentatao nella massima espressione dall'arcivescovo-principe, " Primate di Germania" , che non aveva una giurisdizione politica, ma ricopriva un ruolo fondamentale tra lo Stato e la Chiesa in quanto era il primo referente del Papa, oltre ad essere il governatore permanenete del Papa in Germania, questo gli permetteva di indossare i panni di un Cardinale, pur non essendo mai stato nominato.
Salisburgo, deve il suo splendore proprio all'arcivescovo-principe di origini italiane, Wolf Dietrich von Raitenau, che cresciuto nello sfarzo papale, all'età di 28 anni si insediò nella città, le sue idee grandiose gli fecero radere al suolo una parte della città per far posto ai suoi progetti, non si fece amare dal popolo per i suoi fasti aumentò notevolmente le tasse, ed aveva un' amante, Salomè Alt con la quale ebbe 16 figli.
Donò a lei il castello di Altenau, oggi chiamato Mirabello che è la attuale residenza del sindaco.
Von Raitenau venne rinchiuso, fino alla sua morte, nella torre della fortezza che sorge sul monte che domina la città, chiamata "Hohensalzburg", questa fortezza in pietra bianca, con grandi bastioni che la cingono, tanto che veniva definita inespugnabile, è ora meta di turisti che possono raggiungerla a piedi, o con una funicolare, il panorama dovrebbe essere stupendo ma c'è nebbia e non vediamo nulla.
Importante è il duomo, la cattedrale nei tempi è stata distrutta da diversi incendi, poi ricostruita da un architetto italiano Santino Solari che ne fece il primo edificio barocco al nord delle Alpi .



Mentre nevicava, abbiamo visitato il cimitero di San Pietro, ad un passo dal centro storico, veramente particolare, qui non ci sono monumenti ogni lapide è uguale, in ferro battuto, mentre scavate dentro la montagna, ci sono le cappelle delle autorità cittadine tra cui anche il nostro architetto Solari o i genitori di Mozart, uscendo dal cimitero mantenendo la destra si può salire verso la fortezza..




Pioveva talmente tanto che gli ombrelli si incastravano per queste stradine abbiamo così deciso di visitare il palazzo dell' arcivescovo- principe.
Una parte del palazzo era sottoposto a restauro, ma abbiamo comunque visitato un numero non indifferente di sale.



Viene chiamata la " Residenz di Salisburgo" il simbolo del potere, un edificio di enormi dimensioni, residenza urbana e sede di rappresentanza degli arcivescovi principi fin dal XIV secolo, è affacciata sulla piazza principale, residenzplaz,
Mi ha colpito molto la Sala dei Carabinieri, così erano chiamate le guardie del corpo degli arcivescovi-principi, un salone grande con un soffitto veramente bellissimo.



La sala dei Cavalieri e quella delle conferenze, dove Mozart giovanissimo, fece molti concerti, e la sala delle udienze.

 Un particolare che ricordo, è che, le stufe e i camini venivano caricate dalla parte posteriore, dietro ad ogni stufa o camino c'era un corridoio stretto dove dei ragazzini magri si infilavano per caricare la legna, tutto questo per non disturbare gli arcivescovi-principi.
Nella parte alta del palazzo ricordo una galleria ricca di dipinti.
Uscendo dal palazzo ci siamo recati in una pasticceria per bere qualcosa di caldo, mentre la musica di sottofondo suonava, dopo aver acquistato i dolci tipici, le palle di Mozart, palline di marzapane al pistacchio ricoperte da crema al gianduia e ricoperte di un ulteriore strato di cioccolato fondente, ci siamo recate al punto di ritrovo.
 Il giorno seguente con la guida abbiamo visitato,
il Castello Hellbrunn, una residenza estiva considerata ancora oggi un gioiello rinascimentale a nord delle Alpi.
L'arcivescovo principe si divertiva con giochi d'acqua, e allietava anche i suoi ospiti, fontane, grotte e giochi meccanici incastonati in giardini ritenuti meravigliosi, purtroppo era il mese di dicembre e non ci è stato possibile vederli.




 abbiamo poi visitato
il Museo Viva Mozart, la Casa natale e l’abitazione.



Sono tornata a casa e negli occhi avevo ancora questa meraviglia
Vorrei tornare a vederla in primavera , allora avrei un quadro completo di questa città, riconosciuta come patrimonio mondiale dell'umanità




domenica 24 novembre 2013

il disastro idrogeologico in sardegna

IL DISASTRO IDROGEOLOGICO IN SARDEGNA

Martedì 19 novembre accendendo la televisione venivo a conoscenza dell'ennesimo disastro idrogeologico che colpisce solitamente in questo periodo dell'anno alcune regioni d'Italia, quest'anno la sorte malevola ha colpito la Sardegna..




Oggi è venerdì, mentre sto facendo le pulizie , la televisione è accesa, ci sono tante persone autorevoli, che parlano, dicono quello che si sarebbe dovuto fare e non si è fatto, la magistratura apre fascicoli, sulle disgrazie per stabilire i responsabili, si parla di consorzi che gestiscono dighe, di appalti per ristrutturare e ampliare le dighe, di lavori compiuti a metà e mai terminati di case costruite sul greto dei fiumi, di case costruite sotto il livello del mare, i sindaci attaccano i soccorsi e lamentano la mancanza di fondi, chiedono e dicono che lo stato non fa abbastanza. Giungono telefonate in trasmissione, ognuno dice la propria , ancora tante e tante parole..



Mi chiedo dove fossero i tecnici comunali, parlo di geometri, ingenieri, geologi o di semplici vigili, non vedevano che si costruiva abusivamente, non si tratta di nord o sud, a Milano hanno costruito delle case dentro i parchi cittadini e niente è stato fatto per fermarli. Si potrebbe fare un elenco infinito.




Non ho sentito da nessuno, ma proprio nessuno, di tutte queste persone importanti e autorevoli, l'umiltà di ammettere le proprie responsabilità, forse anche delle colpe, il titolo lo hanno, probabilmente, solo per avere privilegi.



Siamo in Italia, il più bel paese che ci sia, dove tutto è il contrario di tutto, sappiamo benissimo che i comuni di qualsiasi provincia, di qualsiasi regione,  pur di fare cassa concedono concessioni edilizie in maniera esagerata, invece per chi ha costruito, abusivamente, c'è sempre un condono edilizio pronto, per poi lamentare dopo ogni nuova disgrazia, di tutto e di più.


Io non sono preparata, non sono in grado di stabilire cosa si dovrebbe fare, ma ogni volta che ci sono alluvioni, terremoti o frane, sono sempre le persone a rimetterci, in primis la vita, per perdere poi tutto il resto, costruito con fior di sacrifici.
Le persone normali hanno perso tutto, smettetela di predicare, aiutate, non se ne può più.



Chiedono di inviare sms per solidarietà, cosa che ho fatto puntualmente e più di una volta,
Sono una persona semplice che ha sempre lavorato, che vorrebbe lavorare ancora, e che nessuno vuole più, come tanti cittadini onesti, ho sempre pagato le tasse, non riesco a comprendere come mai non si finanziano la ricerca, i geologi
i ricercatori, i poliziotti, e tutte le forze dell'ordine che rischiano la vita, per vedere poi,  strapagare chi corre dietro ad una palla, come i calciatori, che ora sono il simbolo del lusso.
Basterebbe, che quattro o cinque di questi calciatori, super pagati, donassero una minima quota del loro stipendio annuo, il loro stipendio da mille e una notte è pubblico, vorrei vedere, chi prende 4 o 5 milioni all'anno, donare un milione a favore di chi ha veramente bisogno...




IL volontariato sta sostituendo quello che dovrebbe essere un diritto in caso di calamità, sono indignata, delusa, arrabbiata,, e triste quando penso a chi ha perso la vita così, quel padre morto abbracciato al suo bimbo, quella madre che non ce l'ha fatta con la sua bambina. 



Stiamo diventando il paese delle commemorazioni, ma un anno ha solo 365 giorni, credo che le calamità naturali, o le stragi volute stiano superando i giorni che abbiamo a disposizione.
Il bel paese se ne sta andando, tra alluvioni, smottamenti e frane, portandosi via anche tante e tante vite.









Castell'Arquato

CASTELL' ARQUATO 

Ormai è una cosa quasi scontata, io ho una guida personale, che, per il piacere di stare in compagnia, per l'interesse che io mostro, sceglie sempre itinereari nuovi....per questo prima di ogni cosa voglio ringraziare Gianluigi e sua moglie Teresa, sempre bene disposti nei miei confronti...
Con Riccardo,  l'amicizia tra di loro, fatta di risate, scherzi e di confidenze e consigli è oramai cosa scontata, sono stata accettata nel club anche io, e mi fa molto piacere.


Partenza di buon mattino, il cielo però non promette niente di buono, del resto siamo a novembre, comunque vada saremo in conpagnia.
Non so dove hanno intenzione di portarmi, questi due giovanotti, ma so che insieme a noi ci sarà anche Rosa.
Come sempre ci ritroviamo fuori dall'autostrada, a casa di Gianluigi, beviamo un buon caffè preparato da Teresa, conversiamo anche con la figlia, poi .... si parte....
Non sapendo dove siamo diretti, non essendo molto brava a districarmi , sono un po' confusa, siamo passati da Vaprio d'Adda, da Cassano d'Adda, Gianluigi mi dice che proprio in questa cittadina c'è un palazzo ottocentesco e due ville, Villa Brambilla e Villa d'Adda-Borromeo, insieme ad un altro palazzo, che meritano di essere visti.


Mentre continuiamo il nostro viaggio, alla nostra destra i canali e il fiume Adda sono pieni, carichi di acqua, e il nostro pensiero va, ai danni arrecati dalle alluvioni, proprio pochi giorni fa in Sardegna, attraversiamo un paese che ha un nome strano Dovera, e si fanno commenti sui nomi delle città, in auto si parla di cose serie,  si ride e si cerca di prendere tutto serenamente, almeno per oggi, dimentichiamo tutti i problemi del quotidiano.
Le segnalazioni stradali, indicano che siamo in direzione di Piacenza, non chiedo, tanto non mi direbbero comunque dove siamo diretti, perlomeno, non fino a quando saremo in prossimità della destinazione stabilita...


Superiamo un paese chiamato Carpaneto Piacentino, dopo un po' Riccardo mi dice:
-"Enrica adesso stai attenta...."
proprio davanti ai miei occhi, si apre una salita dove  i muri di mattoncini di arenaria a vista, cingono una strada di ciottoli, alzando lo sguardo, purtroppo piove,  siamo in auto, riesco a intravedere delle mura di cinta.
Proprio all'inizio di questa salita troviamo una torre che sembra dire: "Vi lascio passare, ma attenzione io controllo" , non avendo idea di dove fossi, non avendo ancora acquistato una guida, ho pensato, che fosse parte del sistema di difesa di un borgo medioevale .



Gianluigi continua la salita, mentre sia io che Rosa ci guardiamo intorno, finchè tra queste viuzze piuttosto strette troviamo un posteggio.
Piove, e l'aria è fredda, passiamo vicino ad una rocca e davanti a noi si apre una piazza, cosi bella e particolare, che non abbiamo molte parole da dire, le macchine fotografiche ci aiutano a fermare quello che vediamo con i nostri occhi,


l'unico rammarico è che il tempo non è benevolo.. Siamo a Castell'Arquato.
Posizionato ad una ventina di km da Piacenza, un po di più da Parma, Castell'Arquato è un bellissimo borgo medioevale. 


Riconosciuto tra i borghi più belli d'Italia, è situato sulle colline della Val D'Arda e domina il passaggio, il centro storico si sviluppa sulla riva sinistra del torrente Arda, mantiene un'impronta medioevale, che non ha subito modifiche particolari durante i secoli, per cui offre al turista una immagine genuina di quello che rappresentava il borgo a quei tempi, lo fa permettendo alla storia, alla cultura, alle ricchezze naturali e alla gastronomia, di intrecciarsi offrendo a chi visita una vasta gamma di possibilità.
Acquisto una guida del luogo, 
scopro che siamo nella piazza principale di questo borgo medioevale
Piazza Alta o Piazza del municipio, è il centro politico, militare e religioso di questo borgo.


Qui troviamo gli edifici più importanti.
La Rocca Viscontea, la Collegiata di Santa Maria Assunta, il Palazzo del Podestà, il Palazzo del comune.
La collegiata è la chiesa dedicata a Santa Maria Assunta, rappresenta il cuore religioso, contiene opere di pittori e scultori
spesso anonimi, ma di buonissima fattura alcuni risalenti al 1400.
Dal chiostro della Collegiata si può accedere al Museo della Collegiata.




Il Palazzo del Podestà fungeva da tribunale, si svolgevano pratiche amministrative e di rappresentanza, era già nel medioevo la sede del comune, poi divenne il luogo di rappresentanza del podestà che rimaneva in carica 3 anni, ancora oggi è la sede del comune,


 proprio questa mattina si svolgeva un matrimonio, abbiamo visto la sposa scendere dalla scalinata abbracciata al proprio marito, mentre gli invitati  li attendevano con manciate di riso.


Il palazzo del Podestà è costruito interamente in cotto, ha tre piani, nella parte inferiore " la Loggia dei Notari" nella parte superiore la " Loggia delle Grida, dove venivano esposti gli editti comunali.
Mentre nella " Sala del consiglio" si devono alzare gli occhi per ammirare il bel soffitto a cassettoni, e una grande tela di Antonio Malchiodi, raffigurante "Gli ultimi giorni di Torquato Tasso".
In questa sala ai giorni nostri si riunisce il consiglio comunale mentre la Loggia dei Notari è diventato il polo espositibvo per mostre d'arte.


La rocca Viscontea, un'imponente costruzione dal carattere difensivo, edificata secondo il Registrum Magnum di piacenza nel 1342 e terminata nel 1349 sui resti un antico Castrum Romano,



con le sue torri merlate, riesce a vegliare su una buona parte della Valle dell'Arda, ma anche sulla piazza sottostante,svolgendo un duplice ruolo difendendo la rocca da pericoli esterni, mantendo il controllo anche sull'abitato.
La torre più alta era un ottimo punto di osservazione tra la Pianura Padana con Milano e le pendici degli appennini che portavano al mare, da questa torre nulla sfuggiva a chi osservava la valle dall'alto una leggenda racconta:
Il cavaliere Sergio Montale conobbe la figlia del comandante della rocca Gaspare della Vigna, e si innamorarono.
A quel tempo Castell'Arquato subiva il rigido governo del Cardinale Francesco Sforza che ricorreva alla forza per mantenere il potere.
Durante una retata Sergio, venne arrestato, condannato a morte con l'accusa di aver cospirato contro il Cardinale...
Laura la figlia del comandante riuscì a liberare il suo innamorato, ma, Giacomo Manaro, primo aiutante del comandante,per vendicarsi dell'amore che aveva per Laura non corriposto, dapprima uccise il suo comandante e poi accusò i due innamorati che vennero decapitati il 20 maggio 1620
Tante sono le cose da visitare e da approfondire ma la pioggia e il freddo ci costringono a desistere, torneremo ancora un'altra volta nel mese di maggio...
perchè tra questi vicoli e in queste stradine abbiamo il museo Luigi Illica, librettista di Puccini e Mascagni, il museo goeologico Cortesi, dove si trova uno scheletro di balenottera , Palazzo Stradivari, il Palazzo del Duca con la sua fontana. Un aperitivo al bar della rocca e poi di nuovo in viaggio verso il ristorante dove abbiamo mangiato divinamente...naturalmente già prenotato dal nostro Gianluigi, un nome ...una garanzia.
Il ristorante ci accoglie in bella vista, i salumi piacentini D.O.P. Sono il salame, la coppa, e la pancetta.


Gli antipasti sono decisamente buoni tanti e variati, antipasti freddi e caldi, poi per primo alcuni di noi, hanno scelto i " Pisare e faso "
Si tratta di una antica ricetta Emiliana che è sempre stata tramandata da mamma in figlia, costituita da gnocchetti di farina e pangrattato conditi con fagioli, lardo, cipolla e pomodoro,



il cibi proposti sono veramente tanti ma saltiamo il secondo e passiamo al dolce, anche qui c'è l'imbarazzo della scelta.





Ultra sazi ci avviamo verso casa.
Sulla strada del ritorno, ci siamo fermati a Grazzano Visconti, un'altro borgo medioevale dove anche sotto la pioggia tra i vari porticati sembra che il tempo, se pur passando, abbia lasciato le radici. Ma ne parlerò un'altra volta.