il filo dei ricordi-racconti

mercoledì 28 agosto 2013

LE CAMPANE DI MONTAGNA



Sono le cinque del mattino, del mese di agosto, sono in una camera d'albergo, semplice, pulito, e con un letto comodo, eppure sono sveglia come sempre a quest'ora.
Dalla tenda leggermente scostata mi rendo conto che piove, cerco di stare ferma il più possibile, per non disturbare chi dorme accanto a me, solitamente dormo poco, questa volta però, il mal di schiena non mi da tregua, se fossi a casa mi alzerei e cambierei ambiente, mi sdraierei sul divano o camminerei un po, ma qui non posso e non voglio disturbare.


Chiudo gli occhi, il tempo sembra essersi fermato, poi sento le campane della chiesa che sta proprio dietro il nostro albergo, non hanno un suono che disturba, anzi è un suono dolce lieve che sembra si allunghi.
Dopo pochi attimi e sento altri suoni, mi sembrano una melodia, suonata da diversi strumenti, sento il suono di più campane.


Sarà il silenzio che c'è tra queste vallate, saranno le correnti d'aria che portano questo suono lieve e dolce ma, io non ricordo di avere mai sentito una melodia simile.
Non sono in preda alle allucinazioni, le sto sentendo veramente, le campane della valle, hanno un suono talmente bello e lieve.
Quando sono a casa forse, non sento nemmeno le campane, non so nemmeno distinguere i suoni, che hanno pur sempre una motivazione
.

Nei secoli antichi servivano come saluto a chi andava in guerra, per segnalare la fine della guerra, un suono i giorni di festa, un'altro per avvisare la popolazione quando un componente della comunità veniva a mancare. 
 Il Venerdì Santo le campane hanno un suono mesto. 
E' lo scandire delle ore che mi ha stupito, non so quanti fossero i campanili, ma vi posso assicurare che il suono delle campane questa mattina, era un concerto molto ma molto bello, non si trattava di echi, erano proprio suoni diversi, che facevano una melodia.
Avevo quasi timore a parlarne, ho pensato che avrei fatto la figura della folle, ma poi ho osato chiedere alla reception.
 Con mia sorpresa, mi dicono che è una caratteristica della montagna.



Si tratta di un giro d'aria, capita poche volte in un anno, è un fenomeno di bassa pressione che trasporta il suono delle campane, per la valle e ne fa una dolce melodia.


Non so dire se sono stata fortunata perchè ho sentito le campane, o malandata perchè avevo un mal di schiena atroce che mi ha tenuta sveglia.
Una cosa è certa se avessi dormito non avrei sentito nulla.

Nelle ore successive non ho sentito più lo stesso suono perchè erano cambiate le condizioni atmosferiche,un concerto suonato da campane in Val di Fiemme
suonato solo per pochi rintocchi, quasi una magia. 
Una valle molto bella sia nella stagione estiva  che in quella invernale 




Il cielo carico di pioggia ci veniva incontro mentre tornavamo a casa, lasciando la valle, come un guardiano che controlla chi entra e chi esce.





lunedì 19 agosto 2013

IL PARCO SCHERRER

                                     
                                IL PARCO SCHERRER


C'è un posto che ho visto un po' di tempo fa, che ho trovato bellissimo.
 In occasione di una recente visita di una amica, ci sono tornata, mi era talmente tanto piaciuto, che volevo farlo vedere, ma mi ha un po' deluso, sarà che la fioritura di maggio è passata, che il caldo torrido di queste settimane, ha sicuramente influito sulla vegetazione, che in questo periodo ci siano le vacanze estive, per cui la manutenzione è minore, ma il mio entusiasmo è un po' sfiorito come le ortensie che abbiamo incontrato durante la visita, malgrado questo, vale comunque la pena di visitare, ogni volta si scopre un qualcosa in più, che la volta precedente non si era visto o notato.
Nel 1930 il commerciante di tessuti Artur Scherrer, costruì il suo giardino da sogno.
In una porzione di terra bagnata dal lago, ai piedi del monte Abostora, dove viene ancora coltivata la vite, che poi diventa vino di merlot, proprio a strapiombo sul lago, c'è il paese di Morcote.


In un tratto di terra, dove il clima mite è invidiato, dove i venti freddi del nord sembrano venir banditi, tanto da permettere ad alcune piante tropicali, e subtropicali di poter dare il loro contributo in fioriture colorate e profumi particolari, sorge il parco Scherrer , il panorama attorno ci dice che di fronte abbiamo il golfo Italiano del Ceresio, le montagne del Varesotto e in una giornata limpida si può vedere anche la pianura Padana.


 Un quadro che davvero incanta gli occhi, saliamo per questi ronchi, attraverso scalette e troviamo cedri, palme, camelie, glicini, oleandri, eucalipti, magnolie, aranci, limoni, azalee e bambù.
Nei viaggi che effettuava per motivi di lavoro Artur Scherrer aveva raccolto tantissimi ricordi, souvenir dei tanti viaggi, oltre alla vegetazione dei luoghi da lui visitati. Non si accontentava di riproduzioni o di una stampa. Salendo per queste scalette numerate che ci indicano il percorso troviamo le simmetrie e gli aspetti del rinascimento Italiano che danno ai giardini l'effetto di sembrare più ampi, e variegati, poi salendo di pianoro in pianoro ci troviamo nel mondo greco e romano, siamo sorvegliati da statue di Venere, Ercole, Giunone e Giove,  tra piante di azalee.Poco più in alto siamo nell'antica Grecia, abbiamo di fronte la riproduzione dell'Eretteo, in questo caso fatto in pietra di Vicenza, è la riproduzione del secondo tempio dell'acropoli di Atene.


Basta spostarsi di poco e in un'altro pianoro costeggiando aceri rossie bambù troviamo la riproduzione di una casa da thè in stile giapponese, più avanti un serpente orientaleggiante in pietra vigila sulla statua del Buddha.


 La rappresentazione della casa Thailandese.
Nella palazzina indiana troviamo elefanti e guardando da questo terrazzo la vista è impagabile, stiamo attraversando l' India ma, poco dopo......


Giungiamo nell'antico Egitto davanti alla riproduzione fedele dedicata alla regina Nefertiti che col marito Akhenaton cercò di imporre il culto del sole, particolare molto amato da Artur Scherrer e riproposto sopratutto in questa parte di parco.




Rimane incompiuta la casa araba, ma che comunque, riesce a suscitare in chi la guarda delle sensazioni bellissime, colori bellissimi, e oggetti particolari, che danno l'impressione dell'irraggiungibile
Abbiamo girato per tutti i continenti scavalcandoli e raggiungendo infine l'oriente dove il sole aveva il potere di incantare, una persona come Artur Scherrer.

Il sole, in questa parte del parco diventa il tema dominante, un giro nel mondo antico e moderno dove la cultura viene rappresentata e non raccontata, spiegata attraverso gli oggetti diversi,e colorata adornata da tante piante particolari, abbellita da piscine e da templi dedicati nell'antichità alle divinità.
Un tour dove la geografia la storia e la cultura e la botanica raccontano senza dire una sola parola. Avvicinandoci all'uscita, fa bella mostra la casa Ticinese, per farci ricordare dove ci troviamo.


Un signore che era diventato qualcuno creando abiti e girando il mondo, ha voluto lasciare al Comune questo gioiello fatto di fauni,leoni e sibille, di pietra che invitano ad entrare ed ammirare come se fosse un mondo irreale.

lunedì 12 agosto 2013

IL COMPUTER

C'è stato un periodo in cui, mi arrabbiavo con mio figlio, era sempre al computer, odiavo quella macchina.
Le amiche, le mie colleghe, parlavano di social network, io, non sapevo nemmeno cosa stessero dicendo. Ho così deciso di fare qualche lezione e ho acquistato anche io un pc.
Ma entravo solamente in internet, leggevo guardavo foto, video, senza iscrivermi a nulla, avevo una paura folle, poi un giorno, precisamente il 30 marzo, il mio nipotino Chicco, che frequentava, o forse no, la prima elementare, ha detto:
"Nonna metti FB che mando gli auguri alla mamma, compie gli anni"
Non volevo, ma insisteva talmente tanto.
L'iscrizione per me è stata una faticaccia non ricordavo e-mail, non capivo bene cosa fare, ma alla fine ci sono riuscita.
Con Chicco abbiamo trovato, il profilo di mia figlia.
Era un piacere vedere, che con un solo dito, pigiava sui tasti della tastiera, mandando gli auguri alla sua mamma;
non sapevo fosse così bravo, il suo messaggio diceva: " mamma sono Chicco, questo è il computer della nonna Chicca, tanti auguri"
mia figlia che era in pausa pranzo, ha risposto al messaggio attraverso il cellulare: " grazieeeeeeeeeee Amoreeeeeeeeee Miooooooooooo


Così è iniziata la mia avventura nel virtuale, alcuni persone che non conoscevo mi hanno chiesto l'amicizia, altri li ho cancellati, altri ancora hanno cancellato me. Ho amicizie virtuali che durano da parecchio tempo,
Una domenica piovosa, triste e cupa, della fine di settembre, dopo aver svolto le solite faccende, nel pomeriggio mi avvicinavo a questa macchina infernale. Nella home mi passavano davanti le immagini di un posto, che io avevo già visto, ma non ne ero proprio sicura, erano passati parecchi anni.
Ho commentato, senza pensare, non ricordo le parole che ho scritto, ma, devo aver detto, che a me sembrava di conoscere quella frazione, che assomigliava alla zona, che avevo visto in Valtellina.
Pochi minuti dopo ho ricevuto una risposta.
Era proprio la frazione, che io dicevo di aver visto, continuavo a commentare dicendo che i genitori di mia cognata, abitavano proprio in una di quelle case.


Ho ricevuto una richesta di amicizia dalla persona che commentava, dialogando con me.
Accetto l'amicizia, poco dopo la lucina sulla mia chat, si accende, ci scambiamo i soliti convenevoli dovuti all'educazione, e poi la signora che si chiama Milva, mi dice: Non ti ricordi di me? Ho passato due mesi bellissimi in tua compagnia, eri venuta a Chempo con tua cognata Carmen.
I tuoi nipotini, erano piccoli, e tu gli facevi da baby sitter."
Ricordavo quel posto, ma non ricordavo i particolari di quell'estate, mi prende il vuoto, e anche un po di disagio, non so, ma poi dico la verità, non ricordo e mi scuso.


Tornando a ritroso con la memoria, ricordo di avere fatto amicizia, eravamo delle ragazzine, siamo eravamo state bene insieme, che abbiamo giocato insieme, ma tanti particolari proprio non li ricordo,
mi è  rimasto impresso nella mente  una famiglia che veniva da Roma,

 Ci siamo scambiate nel tempo,  le informazioni sulla nostra vita, le cose belle e le meno belle, le ho parlato del mio nipotino, lei che lavora coi bimbi, mi dice che sono una cosa meravigliosa, ci sentiamo con una certa regolarità, ma non troppo spesso, ogni volta l'una, dice all'altra: " vienimi a trovare, e ogni volta la risposta è " credo che, verrai prima tu da me", .
Questa macchina infernale, che tanto odiavo, mi ha fatto trovare un'amica che non ricordavo, e chissà, prima o poi , la incontrerò, dopo tutto la Valtellina non è così lontana.


Sono stata comunque felice di sapere, che qualcuno si ricordava di me, con piacere, vuol dire che tutto sommato, anche da bambina non ero poi così male.
Ho parlato anche con mia cogntata, di questo incontro vrtuale dopo tanti anni, non ci credeva,:
" Vado in Valtellina tutti i week end, e non incontro mai Milva e tu la ritrovi col computer? Incredibile..."
Ricordo che portavano le mucche all'alpeggio e che verso la fine di agosto, se non sbaglio, tornavano giù in paese, ricordo che mamma di mia cognata, Pina, faceva uova e pomodori, non so come, ma erano buonissime.


Milva, sa che avrei scritto, questo racconto, parlando di noi, Mi spiace di non ricordare gli aneddoti, di quei mesi passati a Chempo.
Un particolare, un po sfuocato ritorna alla mia mente, una salita piuttosto faticosa, portava alla chiesa, la domenica mattina, ci dovevo andare con il signor Carlo, il papà di mia cognata e i suoi fratelli, Renzo, Pino, e Gianni il più piccolo.


Sono passati tanti anni, senza internet non credo ci saremmo mai sentite, in questo caso posso solo dire.... grazie alla tecnologia, grazie ad una ragazzina che non si è mai dimenticata di me, nemmeno da adulta .



Il supermercato


Se c'è una cosa che proprio non mi piace fare, è andare a fare la spesa, ma purtroppo, mi tocca,  volente o nolente ci devo andare. Cerco un supermercato dove trovo di tutto, ma molto più contenuto di un centro commerciale, qui trovo quel che mi serve senza essere tentata dalle mille offerte, che nei centri più grossi fanno, dove solitamente si entra per acquistare prodotti di consumo quotidiano, e si esce con tante altre cose messe in offerta o in promozione che ti colpiscono, tornando poi a casa con il portafoglio vuoto.

Preferisco evitare, e acquistare solo quel che mi serve, tenendo conto, che anche qui, acquisterò qualcosa che teoricamente non era compreso nella lista preparata, e che sicuramente dimenticherò qualcos'altro perchè io, faccio così.
Inizio il mio giro, cerco la lista della spesa,  ma non la trovo, probabilmente l'ho lasciata sul tavolo a casa, e allora vado a memoria.
 Inizio a riempire il carrello, i detersivi per la casa, per l'igiene personale, la carta casa, qualche bottiglia di bibite , l'acqua, finchè arrivo davanti al frigo cerco le cose confezionate di consumo quotidiano, yogurt, mozzarella, e altri prodotti, di libero servizio. Mi reco nel reparto salumeria per un po di salumi affettati freschi e qualche pezzetto di formaggio
Arrivata davanti alla pescheria rimango stupita, al banco,  c'è un signore, che qualche anno fa,  aveva un negozio di pescheria in un paese vicino al mio, scambiamo i soliti convenevoli, mi dice che in seguito ad una lunga malattia, ha dovuto chiudere l'esercizio, ora  che è guarito, è dipendente di questo gruppo di supermercati, dove si trova bene.
Avendo ancora l'animo del commerciante,  in un attimo mi propone tutto quello che avrei acquistato, se a fare la spesa ci fossi andata con mio papà.
Volevo solo delle orate da fare al cartoccio e un po di misto da fare fritto, ma lui, non rendendosene conto, forse remore degli anni precedenti, quando eravamo dei buoni clienti per il suo negozio,  mi propone le stesse cose, che il mio papà amava mangiare.


Mi dice che lo stocafisso è appena arrivato, che ha un buon prezzo, perchè ne hanno acquistato un grosso stock, dice anche,  che non mi spiega il procedimento,  di preparazione,  perchè sa che lo conosco, in realtà io non ho mai cucinato lo stocafisso quello secco, che si batte col martello di legno e poi si mette a bagno per diversi giorni, per poi essere cotto in umido con la polenta o in insalata mantecato col prezzemolo, conosco il procedimento, ma non ho mai cucinato questo pesce perchè lo faceva buonissimo la mia mamma.
Rispondo che sono sola ed è troppo costoso per me in questo periodo.

Passa allora a farmi vedere le lumachine di mare, buone, buonissime per fare il sugo,  ne acquisto una retina perchè sono già confezionate, ma arrivate fresche.
Poi mi fa vedere una confezione sottovuoto,-: " a
questa non puoi dire di no, sono sicuro che ti fa venire l'acquolina in bocca e poi confezionata così si mantiene in frigo per un po’", non ci vedo e non  capisco cosa sia, inforco gli occhiali  e poi leggo sul biglietto: aringhe confezionate sottovuoto.
Le ho acquistate... ho salutato e ho continuato il mio giro in macelleria e nel banco dei surgelati.
Tornata a casa dopo aver  sistemato la spesa, ho lavato ben bene le lumachine ho fatto il sugo, e ho chiamato due care amiche a mangiare una spaghettata a casa mia.
Nel frigorifero però rimangono le aringhe sottovuoto, non riesco, proprio non ce la faccio ad aprire quel pacchetto.
Pochi giorni dopo, ho fatto un sogno, io, che non ricordo mai, i miei sogni, questa volta l'ho ricordato:
" ero a casa mia, le aringhe molto bene in carne erano  su una griglia, cuocevano al calore della brace, sul tavolo il piatto di legno aspettava una bella polenta bianca e le papate nella cenere con la carta stagnola, erano quasi pronte, c'eravamo tutti,  tutta la mia famiglia,  non avrei potuto  mangiarle da sola".
Nel sogno ho sentito il  gusto delle aringhe salate con la polenta calda e il dolce delle patate.
Le aringhe sono ancora nel frigorifero. Ma un'idea mi frulla in testa, sono sicura che a mio papà piacerebbe tanto.
Un tuffo nei ricordi attraverso il pesce, incredibile quanto poco ci voglia per ricordare le cose belle, .un' aringa,  un sogno .


mercoledì 7 agosto 2013

ADRIANO CECIONI



ADRIANO CECIONI



Curiosando nel web ho visto un quadro, che mi ha molto colpito, non c'era nemmeno scritto di chi fosse, di conseguenza ho chiesto, proprio al sito stesso, non essendo esperta col computer, non riuscivo più a trovare il quadro che avevo visto. Mi hanno indicato un'altro sito e da qui poi, mi indicavano due i pittori che potevano aver rappresentato quel che io cercavo , ma che non riuscivo a spiegare. Il quadro che io avevo visto, un bellissimo panorama probabilmente di Napoli, avrebbe potuto essere di Cecioni Adriano, ho fatto una ricerca ma non era questo il pittore.Dal momento che mi stavo documentando, ho continuato ...
Nei pressi di Firenze precisamente a Fontebuona nasce il 26 luglio il pittore Adriano Cecioni, più che un pittore è uno scultore.
Affina la tecnica,  studiando all'Accademia delle belle arti di Firenze, seguendo l'impostazione di caricare l'immagine di valori teorici e filosofici.



Durante la guerra di Indipendenza, che lo ha visto volontario, incontra Telemaco Signorini,  ritornato dal fronte , si trova con lui al caffè Michelangelo a Firenze , dove discutono di pittura in particolare dei macchiaioli, di come applicare questi nuovi principi anche alla scultura.
Grazie ad una borsa di studio, si trasferisce a Napoli, dove diventa l'animatore della scuola di Resina, insieme ad altri pittori Giuseppe De Nittis, Federico Rossano, scuola dove venivano adottati, i principi del verismo già sostenuti dalla scuola di Posillipo.  A Napoli modella alcune sculture tra le quali il famoso suicida. Ha scritto diverse note critiche, insieme ad altri pittori, si promuove come esperto della tecnica macchiaiola, la sua scultura " il suicida", non viene apprezzata dalla critica.
Vedendo che il De Nittis in Francia, ha un notevole successo, ritorna a Firenze e poi, successivamente, parte per la Francia, con la famiglia, facendosi ospitare dall'amico De Nittis, la sua opera il bambino col gallo è un successo.


 Malgrado i riconoscimenti, sia del pubblico che della critica, dove gli viene apprezzato il merito, e lo sforzo di portare nelle opere, il movimento, la vita, utilizzando il modo di sorprendere,  il Cecioni  però non riesce ad adeguarsi alla vita francese, alla commercializzazione dell'arte, forse è anche geloso del successo dell'amico, De Nittis, fino a che si logorano i rapporti tra i due .


Si trasferisce a Londra, dove lavora come illustratore,  collabora con il giornale " Vanity Faire" realizzando 26 caricature di politici ed esponenti della vita londinese, riesce ad affiancare il lavoro di giornalista e di scrittore e realizza ancora belle sculture "la madre" terminata nel 1880. 



Cerca sempre nei suoi soggetti, di rappresentare la quotidianità nella vita domestica. Ritorna a Firenze e nel 1884,  riprende il suoi temi teorici e filosofici con degli acquerelli e gessi, rappresentando la sorpresa della natura, la dignità dell'umile e del modesto, oltre alla santità della vita domestica.

Ottiene la cattedra di disegno nel magistero di Firenze, e, proprio nel periodo in cui la sua produzione artistica, raggiunge i riconoscimenti, cercati e sperati, Adriano Cecioni muore il 23 maggio 1886








martedì 6 agosto 2013

LA NAVIGAZIONE SUL LARIO

La storia del lago di Como e i suoi piroscafi ha radici antiche antiche.
Già nel 1825 il duca Carlo Visconti di Modrone, con il conte Vitaliano Borromeo, con Valentino Mordaret e la ditta Gavazzi e Quinterio fondano la "Società Privilegiata" e ottengono il privilegio esclusivo della navigazione a vapore su laghi e fiumi del Lombardo-Veneto iniziando così a dotare di piroscafi i grandi laghi del nord. Nel lago maggiore scende in acqua il Verbano, nel lago di Como viene costruito " il Lario" e varato l'anno successivo. E' l primo piroscafo del lago di Como fa tre viaggi di prova il 13,14 e 15 agosto con a bordo numerosi invitati sulla rotta Como -Domaso. Inizia il servizio passeggeri in 5 ore compreso anche il trasbordo dal piroscafo alle barche per il trasporto a terra.
Il piroscafo " Plinio "che entra in servizio il primo novembre 1826 coprirà la tratta Lecco-Domaso, i due piroscafi si incroceranno oltre la punta di Bellagio e faranno trasbordo di passeggeri attraverso l'uso di piccole barche a remi.Vengono poi studiate anche coincidenze per la Villa Pliniana, ,oppure che da Domaso, con delle barche a remi portino i passeggeri a Riva di Chiavenna, da dove è poi possibile continuare per raggiungere lo Spluga.. Da un'altra società viene costruito un nuovo piroscafo in ferro "Il Lariano" che nel 1843 entra in servizio, essendo più veloce e confortevole dei suoi predecessori, ottiene il consenso favorevole dei viaggiatori, e ben presto la società "Lariana" costruisce anche i pontili a Domaso, Lecco, e Como, in particolare proprio a Como il pontile viene costruito fuori dal porto, ne viene concesso l'utilizzo anche alla società concorrente, a patto che non causi lesioni o intralci l'uso al battello "Lariano".



Ventisette anni dopo subentra un'altra società la "Società Italiana" che dapprima, ampliando i lavori di terra, crea pontili a Colico a e Bellagio, aggiungendone altri due a Como. Ordina ad una ditta emergente Escher&Wyss la costruzione di 4 piroscafi-salone e in poco tempo sul lago entrano in funzione il "Lombardia e l'Elvezia" sono piroscafi di nuova concezione, a due ruote di potenza maggiore, 450 CV con una capienza di 800 persone. Successivamente vengono varati il "Como e il Lecco" anch'essi con una potenza di 450 CV ma con una capienza di 500 passeggeri. La concorrenza tra le due società si fa sentire Nel 1874 raggiungendo un accordo, fondano le "Società Riunite per la Navigazione a Vapore sul lago di Como,ma con amministrazioni ancora separate
"La società Lariana, sul finire del secolo, raggiunge un periodo di grande sviluppo, avendo programmato contratti sia con diligenze per le valli lariane, sia con le ferrovie, che conducono un sempre maggior numero di turisti , da Milano verso Como, e da Lecco Bergamo e Brescia, ampliando anche i servizi a bordo, infatti si possono trovare ristoranti e servizi postali, iniziando a dotare i piroscafi di dinamo per la produzione di corrente elettrica. Il 28 maggio 1927 il Re Vittorio Emanuele III giunge a Como per inaugurare l'esposizione del Centenario Voltiano e si imbarca sul Piroscafo Savoia per una crociera in centro lago scortato dai piroscafi "Plinio" e "28 ottobre". Dopo la caduta del governo fascista verranno cambiati loro i nomi, il Savoia diventerà Patria, e 28 ottobre diventerà Concordia, erano due piroscafi gemelli.




Importante anche il servizio postale che nasceva con questi battelli, servizio che riduceva i tempi di trasporto tra l'alto lago e le due principali città Como e Lecco. Ancora oggi sui banchi dei mercatini della zona si possono trovare vecchie lettere e cartoline con il timbro della posta per vie di lago.

Con il secondo conflitto mondiale però, subentrano tante difficoltà e il deficit raggiunge livelli elevati, fino a ridurre al minimo i servizi. Nel 1948 il governo sperimenta sugli altri laghi del nord Italia un servizio che però non è applicabile al lago di Como, la società se pur in difficoltà ha ancora la voglia di ricominciare, inizia a presentare dei piani di rimodernamento chiedendo al governo delle sovvenzioni per i danni bellici subiti, ma la situazione si trascina fino al 1952, quando attraverso l'Ispettorato della motorizzazione, la società riceve ingiunzione per cessare immediatamente il servizio lacuale, l'intera flotta è requisita dal governo inutili sono state tutte le rimostranze presentate.
In questi giorni a Como però, proprio davanti alla spiaggia di Villa Olmo, dove tutti i piroscafi sono stati varati nel corso degli anni, si è riproposto un evento particolare, bloccato in un cantiere navale da 23 anni il Patria uno dei piroscafi storici, ritorna, completamente ristrutturato a solcare le acque del lago. Venne varato il 26 luglio 1926 a Dervio, e da qui è ripartito dopo il restauro, settanta anni dopo è l'unico esempio di mezzosalone esistente in Italia, misura 53,66 metri in lunghezza e 12,30 in larghezza una volta portava 900 passeggeri ora con ler
 vigenti leggi sulla sicurezza il numero è di 230. Ha un motore a vapore da 600 cavalli a triplice espansione.
Dopo l’inaugurazione, rimarrà ancorato a Villa Olmo fino all’inizio di settembre. Ogni fine settimana, dalle 9.30 alle 12 e dalle 14.30 alle 18 sarà possibile per chiunque visitare gratuitamente lo storico battello. Da Como, il “Patria” approderà poi a Colico (Lecco ) e Griante





Proprio nel giorno in cui, un gruppo di amici di Eldy, erano in visita a Como.
 assistevano casualmente all'attracco davanti villa Olmo, Daniela.mi, Boba.co, Francesca.mi, Riccardo2.co, hanno sentito il racconto del bombardamento proprio dalla figlia della madrina del Patria, che era anche lei presente .


 La signora Teresa che ora ha 96 anni e 5 figli, la quale  ricorda ancora perfettamente ogni singolo dettaglio: racconta di aver incontrato all'imbarco suor Evelina, che decisero di fare il viaggio insieme fino a Menaggio, confidò alla suora che da poche settimane era nato e subito mancato il suo primo figlio. Durante il viaggio aveva avuto freddo e suor Evelina cambiò il suo posto, più riparato, con quello di Teresa , i cacciabombardieri attaccarono di giorno, il Patria dondolò, il macchinista: urlava tutti giù " Quando si rialzò e cercò la suora la vide in un lago di sangue, era stata colpita a morte, Teresa, ferita solo di striscio su una guancia e una scheggia le aveva perforato la tasca del cappotto. Ora abita a Tosnacco, una frazione di Moltrasio da dove ha una vista impareggiabile sul lago ritornerà domani sul Patria come ospite d'onore





giovedì 1 agosto 2013

UNA VOLTA

                         UNA VOLTA

E' una domenica mattina, si deve andare alla S. Messa, e, finita la funzione, si deve rifare l'abbonamento settimanale dell' autobus che ti porta a scuola, che il bigliettaio oblitera, quattro volte al giorno, andata e ritorno. Una ragazzina magra, magrissima, brava a scuola, forse non timida, ma tanto vergognosa, si avvia per la strada che porta al bar, dove viene rifatto l'abbonamento, ha appena finito di piovere. Sente qualcuno che la chiama, rallenta il passo ma non si ferma, deve tornare a casa, papà si arrabbia, se non è in orario, sono Silvana e Tiziana, due sue compagne di classe, ma non sono amiche, la prendono sempre in giro, chiamandola sempliciotta, contadina, perchè la sua famiglia, non ha molte possibilità economiche e i suoi genitori vivono con quello che allevano e coltivano.
Cosa fai oggi? Dice Silvana...
" Vado a pattinare sul ghiaccio"
Ma quand'è che ti svegli? Vieni con noi, c'è un ragazzo che ti vuole conoscere, incredibile ma vero.... Uno che vuol conoscere te...
"No grazie preferisco di no"
"Rimarrai sempre una sempliciotta" dice Silvana in tono dispregiativo
"Non mi chiedi nemmeno chi é? Hai paura di tuo papà?"
La ragazza magra risponde:" Sopratutto, ho paura di mio papà, e poi devo vedermi con Stella ed Assunta...
Silvana replica: "le tre derelitte che vanno allo stadio del ghiaccio a piedi, invece a me, vengono a prendermi in auto e indovina chi? Ivano, che ragazzo !!!!"
Tornata a casa, dopo aver pranzato, guanti cappello e sciarpa, pattini con salva lama , legati con le stringe sulle spalle, 


si avvia a piedi fino al paese successivo per incontrare le amiche, insieme andranno allo stadio del ghiaccio,  la mamma, le da solo i soldi per pagare il biglietto di entrata. 
Nemmeno una cioccolata alla macchinetta veniva concessa.











 Era una domenica di novembre del 1975, un pomeriggio con due care amiche, tutti i pomeriggi delle domeniche d'inverno erano riempite dalla spensieratezza di un pomeriggio pattinando, ridendo e volteggiando, bellissimo,..


Alle 17 e trenta si smetteva di pattinare e si faceva il percorso inverso, per tornare a casa , di corsa, con la paura, se arrivava in ritardo, aveva la punizione assicurata, lasciate le amiche continua la strada ormai buia, da sola . Un'auto bianca, un 127 fiat, le si affianca, sull'auto davanti due ragazzi, e dietro la compagna di scuola, Silvana,
"Sali le dice, ti portiamo a casa noi"
-"No grazie"
"Non fare la stupida, sali"
-" Ho detto di no" e si incammina a piedi
L'auto non continua, la affianca a passo d'uomo. Qualche volta accellera un pochino e poi si ferma ad aspettare.
Nei pressi della sua casa, uno dei ragazzi dice "certo che sei ostinata
ci vedremo ancora..."
la domenica successiva, si ripete la stessa storia, ma il ragazzo è uno solo, continua a seguirla a passo d'uomo, per diverse domeniche.


Lo chiamavano 100 litri, per la benzina che sprecava.
Stanco di aspettare, decide di noleggiare i pattini e entra in pista anche lui, alle sue cadute le risate si sprecavano. Si diventa amici,finisce la stagione del ghiaccio e inizia la primavera, e....lo trova con l'auto fuori dalla scuola, per un po'di volte non accetta il  passaggio ,  poi si lascia convincere.
Papà però controlla l'abbonamento dell'autobus, e vuole spiegazioni perchè non è stato obliterato, la scusa era che, aveva avuto un passaggio dalla mamma di una compagna di scuola. Era un segugio al quale niente sfuggiva, e non si riusciva mai ad imbrogliarlo. Le bugie hanno le gambe corte, tutto viene a galla, subentra una punizione molto pesante, papà, era un uomo severo, tutto di un pezzo, non sopportava le bugie.
La scuola finisce, vorrebbe continuare a studiare, ma ancora una volta è il babbo che decide, la risposta è " Nooooo... sei brava per studiare? Lo sarai anche per lavorare"
Trova lavoro in un ufficio, ma lo stipendio è di soli 50.000 lire al mese, troppo poco, ci sono le spese dell'autobus e serve qualche bel vestitino, ma in famiglia hanno bisogno del suo aiuto, le trovano allora un lavoro in una fabbrica vicino casa, non ci sono spese, fa i turni, può aiutare la mamma nell'altra mezza giornata,
Al lavoro ci va sempre a piedi, lo stipendio lo da al papà che, intasca e continua come prima a gestire il tutto, per lui contano solo le esigenze famigliari, e quei soldi vengono usati per tutta la famiglia, anche gli straordinari vengono dati in casa, ma ad ogni sua richiesta la risposta è sempre :"Adesso non si può, più avanti"
Desiderava una giacca a vento, per poter pattinare, ma anche questo non viene preso in considerazione, e allora inventa una scusa, e tiene i soldi dello straordinario da parte, mentre il babbo vuole sapere quando la pagheranno. 

Raggiunta una bella cifra si reca a Como acquista una giacca a vento rossa, bella, di marca, e avendo avanzato ancora dei soldi acquista anche uno stereo,completo di casse, su cui si possono mettere addirittura quattro LP, che in automatico alla fine di un disco, fa scendere quello successivo, c'è anche il mobiletto si fa portare tutto il pomeriggio del giorno successivo, quando è a casa dal lavoro, in quel momento realizza che il padre vedrà il suo acquisto, per un po riesce a nasconderlo, sotto qualche paio di pantaloni e qualche maglia che lascia appoggiata sopra, ogni volta che lo sente brontolare per quegli abiti in disordine, le si ferma il cuore. Ma un sabato pomeriggio, mentre pulisce la casa, si scorda, accende il suo stereo, la musica riempie l'aria, e il padre si rende conto dell'acquisto, alza la voce, volano le parole,  la ragazza deve, senza nessuna alternativa scendere ad un compromesso, lo stereo verrà messo in sala da pranzo, c'è proprio il posto sopra il mobile bar, e tutti potranno usarlo, non era certo quello che avrebbe voluto, ma, mal comune mezzo gaudio, il mobiletto lo usa la mamma come contenitore in ripostiglio.



Così lo stereo, diventa di tutti, del fratello maggiore, che pur essendo già sposato, viene per ascoltare le canzoni che gli piacciono, si chiude in sala e guai a chi lo disturba, della mamma che ascolta Luciano Taioli, del babbo che ama i Casadei. Il meglio della musica, lo si sente suonare mentre fa le pulizie, Renato Zero, Francesco de Gregori, i Matia Bazar, Lucio Battisti, musica giovane, quello stereo super sfruttato è durato tantissimo, poi un'amica ne vendeva uno usato, e sempre con i risparmi lo ha acquistato, ora ne ha uno tutto suo, solo per se.

Continua a vedere il ragazzo che la aspetta all'uscita del lavoro, ha una paura folle di venire scoperta, sa che non vogliono le bugie, ma se dicesse la verità la risposta sarebbe sempre e comunque no.
E proprio un amico di famiglia, avvisa il papà.
Ci sono stati momenti difficili, punizioni, alzate di voce e qualche parola di troppo, non erano contenti i genitori della ragazza, non per il ragazzo in se, ma per la famiglia di origine. Ma la ragazza era determinata, innamorata, intestardita, tanto che, dopo poco tempo decisero di sposarsi, non era ancora maggiorenne, hanno dovuto firmare i genitori.
I sogni muoiono all'alba diceva un libro, così è stato, i sogni si sono infranti presto.
Insieme a quello che viene chiamata dote, però la ragazza aveva portato anche il suo stereo, e tutti i suoi dischi, (cosa alquanto sgradita dalla suocera).
Dicono che la vita sia una cartina tornasole, o una sia una ruota che gira, le previsioni del papà, erano veritiere, col senno del poi, si deve dire che avrebbe fatto meglio ad ascoltare i consigli, ma, era amore.
Gli anni sono passati e sistemando un angolo del solaio, ha trovato il suo stereo dentro ad una scatola di cartone, quanti sogni, quante cantate, quanti pianti con la musica accesa, per non far capire che aveva la tristezza nel cuore, ora, è obsoleto, ma quanta compagnia le ha fatto. 
La ragazzina innamorata sono io, con qualche anno in più,con tanti chili in più, gli anni son passati, belli e brutti, ma canto ancora, la musica è la mia prima amica, quella che non mi ha mai lasciato.
Ho trovato tutti i miei Lp, mia figlia li voleva buttare, non ci sono riuscita, ho rimesso la scatola con annessi e connessi in un angolo, ancora per un po', è come se gettassi via la mia gioventù.