il filo dei ricordi-racconti

domenica 13 ottobre 2013

RICCARDO E IL MINIGOLF

Sabato mattina, Riccardo è uscito per fare un po di spesa ma quando rientro a casa lo trovo tutto intento a guardare due mazze da minigolf, mi da la spiegazione di come sono fatte, mi fa vedere la ventosa per raccogliere le palline e un'altro, non so come definirlo raccogli palline che sta sopra una di quelle mazze, ha acquistato dei pennarelli, non so che colore siano, non ho tempo, ho da fare ma lui mi dice, mi serve un pennarello bianco indelebile, lo guardo incredula....io dico:- Bianco?



"Si- mi risponde -" bianco, devo fare una cosa, ma non te lo dico altrimenti mi prendi in giro",
insisto nel voler sapere
Poi cede e mi dice " devo segnare le palline nere col pennarello bianco"



Naturalmente io mi metto a ridere, " lo sapevo adesso alludi" ma sotto sotto ride anche lui....
Nel pomeriggio è andato ad allenarsi, quando torna, si mette sul divano e naturalmente......... Dorme!!!!
Dice di aver provato la nuova mazzetta ..... che va bene .....
In serata la quotidiana telefonata con Gianluigi ci permette di prenderlo in giro ancora un po'...


Noi scherziamo e lui lo sa Gianluigi è il suo amico, quello che lo ha supportato e ascoltato nel tempo, le risate a volte con un filo di malizia, sono per smorzare e cacciare, solo per poco, per un attimo,  qualsiasi tipo di pensiero negativo che la vita e la salute ci riserva, con nuove sorprese.



Questa mattina si è alzato presto. ha controllato le previsioni del tempo si è preparato....


 lo vedo così così interessato, così partecipe..... 
Benvenuto Minigolf, benvenuti i suoi compagni di club, Marzia, Gabriele, Ivano, , Luciano, pochi mesi fa non avrei mai pensato, che si sarebbe ripreso così, sono felice di questo, un po' meno delle sue ronfate sul mio divano.
Non si può avere tutto, naturalmente sto scherzando, forse è proprio vero che dopo il brutto tempo esce il sole


il sole della voglia di stare bene, di ricominciare, di essere benvoluti, il sole per poter continuare.....  ciao poeta, giocatore con  mazza e con  palline......





sabato 12 ottobre 2013

IL BICENTENARIO DI GIUSEPPE VERDI

GIUSEPPE VERDI E IL SUO  BICENTENARIO 


Sono gli ultimi giorni di agosto,
la televisione è accesa su un programma della Svizzera Italiana, la signora è uscita, si è scordata di spegnere l'apparecchio, stanno trasmettendo la storia di Giuseppe Verdi.
Mentre stiro, la televisione mi fa compagnia, e seguo questo telefilm pomeridiano.
Il Signor Carlo Verdi, figlio di contadini nella frazione di Roncole, nella bassa parmense, aprì un'osteria e un piccolo spaccio alimentare, proprio dirimpetto la chiesa, si sposò con Luigia Uttini, bachicultrice e filatrice di seta,
alternavano il lavoro dei campi, con la conduzione dell'osteria e dopo sei anni di matrimonio nacque il figlio Giuseppe, Francesco, Fortunino, questi furono i nomi dati al piccolo, che nacque precisamente il 10 ottobre 1813, e registrato a Busseto, tre giorni dopo, gli atti di nascita furono scritti in francese perchè l'Impero di Napoleone comprendeva anche quel territorio.

Crescendo dentro l'osteria, conobbe parecchi reduci di guerra, tra cui un suonatore di flauto, si dice che iniziò così ad amare la musica.
Il padre, vedendo la passione e l'impegno del figlio, gli comperò con il compenso del raccolto dei bachi da seta, una spinetta usata, fu così che cominciò a suonare.


Pietro Baistrocchi, organista della chiesa di Roncole, lo prese a benvolere, lo indirizzò allo studio della musica e dell'organo, continuò gli studi con l'aiuto di un commerciante di nome Antonio Barezzi, amante della musica e direttore della locale fisarmonica, che divenne suo mentore prima , e suocero poi.
La primissima preparazione, avvenne seguendo gli studi quasi da privatista, attraverso la biblioteca dei Gesuiti a Busseto, ancora oggi esistente.
Poi privatamente prendeva lezioni dal maestro dei filarmonici locali, che gli insegnò i principi della composizione musicale e della pratica strumentale.
In realtà gli studi sono stati poco regolari, continuò solamente grazie ad Antonio Barezzi, che lo accolse in casa sua e gli pagò gli studi.
Giuseppe Verdi all'età di 18 anni, si reca a Milano ma non supera l'esame di ammissione al conservatorio, la motivazione fu la scorretta posizione di una mano, e il limite di età era 14anni, che lui aveva già superato.
Viene accettato come allievo, privatamente da V. Lavinia, maestro concertatore della scala, integrando gli studi musicali con l'impegno personale della lettura dei classici, la cultura di Giuseppe si amplia.
Già a quindici anni una sua sinfonia d'apertura venne inserita al posto di quella di Rossini nel Barbiere di Siviglia al teatro di Busseto , era il 1828, negli anni successivi scrisse tantissimi testi sacri, per chiese di minore importanza.
Continuò a studiare fino al 1835 e nel 1836 sposò Margherita Barezzi figlia ventiduenne del Signor Barezzi, suo mentore, ritorna nel suo paese ma non si sente realizzato, con la moglie decidono, dopo due anni di lasciare Busseto, si trasferiscono a Milano, in una casa semplice nei pressi di Porta Ticinese.
Nasce la figlia Virginia Maria,nel marzo del 1837, e muore nell'agosto del 1838, il secondogenito nato a luglio del 1838 muore ad ottobre del 1839, la moglie Margherita nell'anno successivo, il 1840, segue i propri figli nella morte e Giuseppe Verdi rimane solo.




Avendo già avuto un discreto successo, con " l'Oberto, conte di san Bonifacio", gli viene commissionata da Bartolomeo Merelli l'opera:" Un Giorno di Regno" un' opera comica, che divenne un'insuccesso, dovuto senza dubbio allo stato d'animo di Giuseppe che aveva perduto in quel periodo tutta la sua famiglia.
Voleva abbandonare l'opera, proprio Merelli invece, gli diede il libretto del Nabucco, casualmente una sera il libretto cadde, proprio davanti alle parole del "Va Pensiero", lesse il testo una volta, cercò di dormire, ma non ci riuscì, e lo rilesse più volte, lo musicò e poi rilesse tutto il libretto, e decise di musicarlo tutto.
Il "Nabucco",scritto da Temistocle Solera, malgrado ci siano passaggi,nel testo a volte ingenui, è teatralmente un'opera perfetta, che con la musica incisiva e rapida di Verdi, divenne un inno contro governo austriaco, fu rappresentato solo nel primo anno per ben 64 volte, ha un successo strepitoso, tanto che viene suonato anche per strada.



Grazie alla conoscenza con la contessa Maffei, che gli apre i salotti buoni di Milano, incontra la pianista Giuseppina Stepponi che diventerà la sua seconda moglie. Dal 1842 al 1848 le richieste della sua musica sono tantissime, il tempo pochissimo, lavora senza mai fermarsi, tanto che chiamerà quel periodo gli " anni di galera" .
Le sue opere, dapprima il " Nabucco" e poi i " Lombardi della prima crociata" seppur duramente censurati dal governo austriaco sono dei grandi successi, e poi "Ernani", "I due Foscari", "Il Matcbeth"," I Masnadieri", "Luisa Miller" fino ad arrivare alla "Giovanna d'Arco.
Nel 1850 scrive "Stifferio" che venne ampiamente censurato dal governo austriaco e ancor oggi viene poco rappresentato. Dal 1850 al 1862 scrisse ben sette altre opere tra le quali "La Trilogia Popolare" formata dal "Rigoletto", che fu da subito un successo".



Il Trovatore" fu un successo trionfale in quel di Roma, e poi la Traviata che nella prima rappresentazione fu un fiasco, per diventare poi nell'anno successivo a Venezia un successo.



Decide di trasferirsi a Parigi, lascia il "Teatro alla Scala di Milano, dove adeguandosi alla teatralità francese, riesce a trasformare i Lombardi in "Jerusalem".
Il successo fu travolgente diventava così il maggior operettista dell'ottocento, tra i più rappresentati, malgrado qualche opera giudicata incerta o negativa riesce comunque ad arrivare anche a San Pietroburgo nel 1862, con "La Forza del Destino" dove ha un vero e proprio trionfo
Nello stesso periodo Giuseppe Verdi, proprio per il suo impegno politico attraverso la musica venne convocato da Cavour ed accettò la candidatura a deputato del Parlamento, compose in quel periodo "l'Inno delle Nazioni".
Avendo raggiunto la fama e la popolarità cercò anche la pace personale tornando alla sua terra, acquistò " villa di S'Agata" e per circa tre anni controllò personalmente che i lavori venissero apportati con regolare precisione.
Sposò la compagna di dieci anni di vita Giuseppina Stepponi,pianista ,  e si trasferì a Villanova sull'Arda una frazione di Piacenza dove divenne anche consigliere comunale



Trascorreva tutto il tempo libero che aveva a disposizione, nella sua villa e nella sua terra, ebbe riconoscimenti anche a San Marino dove fu insignito del titolo di Patrizio Sanmarinese.
L'evoluzione musicale di G.Verdi si evolve già con il "Ballo in in Maschera nel 1859, raggiunge poi una migliore esposizione con il "Don Carlos" riconosciuta come la migliore opera del compositore, fino a giungere ad una maggiore completezza con l'Aida che permise a Verdi di ritornare a rappresentare al Cairo.

Molte delle sue opere, essendo G. Verdi persona impegnata a livello politico ,non ottennero il successo alla prima rappresentazione, anche dopo diversi anni come nel caso del "Signor Boccanegra, che ottenne i dovuti riconoscimenti cinque anni dopo.
Dopo l'Aida Verdi si ritirò a vita privata dedicandosi alla sua terra, fece un'eccezione alla morte di Alessandro Manzoni per il quale scrisse la "Messa di Requiem".
La moglie Giuseppina lo lasciò solo nella vecchiaia, Giuseppe Verdi che comunque collaborò con Boito e con la Scala di Milano.



Volle che in Milano fosse fondata " La Casa di Riposo per i Musicisti, morì nel 1901 al Grand Hotel et de Milan, lasciò nel testamento molti lasciti alla casa di riposo  e chiese di esservi seppellito, nominò sua erede universale la figlia di una cugina, che aveva accolto in casa quando aveva sette anni, ribattezzata Maria, e cresciuta come una figlia.
Maria, che non ha mai abbandonato il maestro, insieme alla ultima compagna, la cantante Teresa Stolz.
Giuseppe Verdi lasciò disposizioni per un funerale semplice, senza musica, ma furono tantissime le persone che vi parteciparono in silenzio.
 Venne fatta una cartolina per ricordare l'evento, G. Pascoli, e  G. D'Annunzio scrissero in onore alla sua memoria, mentre a Milano le strade venivano coperte di paglia per non disturbare il riposo del maestro.



All'Arena di Verona ho visto il Nabucco, mi ha tanto emozionato, mi sono messa a piangere, senza una vera motivazione, davanti allo stupore di chi mi accompagnava, Verdi è.... Verdi, un Italiano che ci ha rappresentati in tutto il mondo ....









mercoledì 9 ottobre 2013

COME E' BRUTTO SENTIRSI DIRE.... TE LO AVEVO DETTO


Per l'ennesima volta, ho dovuto sentirmi dire, ti avevo avvisata, non mi hai ascoltato....


Sembra che io abbia la spiacevole abitudine a fidarmi sempre, sbagliando sempre,
Ogni volta, proprio ogni volta, ci rimango male, molto male, devo avere davvero qualcosa che non va....
Eppure sono disponibile e cerco di non ferire, posso sicuramente sbagliare, e se lo faccio chiedo scusa, ma non sono ipocrita, mi sono sempre assunta le mie responsabilità.
Sono stata messa sull'avviso, ma sono testona e non ho voluto ascoltare, ho creduto in amicizie che amicizie non sono, ho creduto in affetti che affetti non erano.

Davvero mi sembra così assurdo, eppure sarebbe bastato solo che io avessi ascoltato un po di più.
Mi riferisco ad un amico che ha cercato di aprirmi gli occhi, sono troppo semplice ed ingenua, anche oggi me lo ha ripetuto, che avrei dovuto tutelarmi in altro modo.
Così ritornano le mie debolezze, perchè mi sento stupida, mi sento in difficoltà.
Parlando con un'amica stasera al telefono mi diceva, "capita a tutti, anche io credevo in una persona , poi ho dovuto aprire gli occhi , non volevo crederci, ma ho dovuto prenderne atto....
Ma allora di chi ci si può fidare?
Forse solo di se stessi, perchè la verità non può avere mille versioni.
Forse mi sbaglio, o forse no, ma so che quel che ho scritto io l'ho provato, mi sono sentita a disagio e poi tradita.
Eppure, ho avuto tante esperienze difficili che mi hanno segnata non poco, 
mia sorella dice che sono senza malizia, in poche parole chi mi conosce, ha ragione nel dire che.. sono scema.
Ringrazio chi mi ha creduto, chiedo loro scusa per non aver saputo ascoltare, malgrado i consigli che hanno cercato di darmi, in tempi molto meno sospetti.
Non faccio pettegolezzi sulla vita degli altri, non mi intrometto, lascio vivere ma non sopporto di essere presa in giro, se credo in un amico lo difendo, perchè ci credo e l'ho fatto.
 Ma oggi mi sono resa conto che qualcuno pur di salvare la faccia negava l'evidenza, devo dire che chi cercava di avvisarmi aveva ragione.



E' andata così, cercherò di non fidarmi più di nessuno, ammesso e non concesso che ci riesca...
Come dire.... ME LO AVEVANO DETTO







domenica 6 ottobre 2013

IL RIPOSO DELL' ATLETA


Domenica 6 ottobre, Riccardo si prepara per andare ad una gara di Minigolf, è la gara sociale del suo club, il Minigolf Lozza.


Mi saluta, è una giornata uggiosa, confida nel tempo affinchè possano svolgere la gara, ma il cielo non promette molto.
Ottimista, fa riferimento alla domenica precedente, dove malgrado il tempo variabile, hanno comunque, potuto svolgere la gara in quel di Menaggio.



Io che sono rimasta a letto un poco di più, mi sono in realtà addormentata e grazie ad un telefonata di un'amica, (per fortuna mi ha chiamato) ...... mi sono alzata tardi, alle 8, 30.
Ho iniziato subito a preparare la trippa, visto che era un desiderio di Riccardo, ho svolto le mie attività casalinghe, ed ero convinta che sarebbe arrivato a casa mia verso le 13.
Purtroppo le condizioni atmosferiche non hanno consentito il proseguimento della gara, si è dovuto annullarla, ed è rientrato prima.
E' entrato in casa, dopo aver tolto le scarpe ed essersi messo in libertà, si è recato davanti al fornello, ha guardato nella pentola,



 poi al computer e ha conversato un poco in chat.
Ci siamo messi a tavola, a volte rimango quasi incredula, ha messo la testa sul piatto e quando la rialzava era per dire: "che buona".




Gli ho chiesto di respirare, non vorrei soffocasse con la bocca piena, sembra un bambino, che ha paura che gli venga sottratto il dolce.
Dopo due piatti di trippa, e il resto che c'era in tavola si è seduto sul divano, mi ha parlato un po' di palline di minigolf e poi ha detto che avrebbe guardato un po' il telegiornale.
Con l'amico Gianluigi di Bergamo, lo prendiamo piacevolmente in giro, il ritorno al minigolf, per lui, è un impegno che lo spinge ad essere attivo e partecipe anche delle ritrovate amicizie.
Per me e Gianluigi, è diventato l'uomo delle palline, ( ogni riferimento ad altre cose è puramente casuale), e ridiamo dicendo che ora non parla d'altro....
Sappiamo tutti che lo sport, è impegno, aggregazione, e rispetto per il gruppo e accettazione dei risultati.
Su Riccardo ha molti effetti benefici, forse lo stanca un tantino.
Benvenuto autunno, ci ha portato la pioggia, le giornate uggiose, e anche il freddo, si sta bene sotto una coperta ... ecco a Voi il risposo dell'atleta .....







sabato 5 ottobre 2013

IL MINGOLF, GLI AMICI ANCHE QUANDO NON SI GIOCA PIU'

Ho sentito spesso nominare il Signor Pietro, avevo anche capito che per motivi personali non poteva più giocare, avevo percepito o credevo di aver capito, che per un periodo di tempo, si sarebbe ritirato.





Ma gli amici del minigolf, non lo hanno lasciato solo, oltre alle visite private, un gruppo di amici fedeli, ieri sera ha organizzato per un lui una pizza in compagnia...
Lo sport diventa aggregazione, non solo agonismo e competizione come è giusto che sia, ma anche presenza, quando la vita riserva a qualcuno qualche sgambetto.

Riccardo ha voluto che partecipassi, onestamente ero indecisa, ma visto le   insistenze sono andata anche io.
Siamo così andati a prendere Pietro a casa sua, e lo abbiamo accompagnato in un ristorante-pizzeria di sua conoscenza, dove tutti gli altri suoi amici lo aspettavano.
La sensazione percepita da me, che da poco conosco il gruppo, é che il Signor Pietro fosse davvero felice di essere di nuovo a contatto, con i suoi amici, come se non si fosse mai assentato.
Si sono avvicinati ad aiutarlo ad scendere dall'auto, lo hanno aiutato ad entrare nel ristorante, per'altro un tantino scomodo, con una scala poco pratica.
Anche i proprietari del locale, hanno fatto festa a Pietro, da quel che ho capito amico di vecchia data.


Lo abbiamo visto parlare e ascoltare le battute, anche gogliardiche, dei suoi amici, lo abbiamo sentito ricordare, qualcosa del minigolf, ma sopratutto lo abbiamo visto sorridere, e ridere....


Si è parlato di tutto un po, di aneddoti vecchi, dove le debolezze di ognuno, diventavano ilarità, per esempio, quando dormendo magari in camera tripla, qualcuno russava un po più del dovuto, oppure di qualcun'altro un tantino tirchio.
Cosa altro dire, se non Grazie, allo sport, a chi tenendo le redini del gruppo, malgrado i problemi quotidiani che tutti hanno: lavoro, famiglia, salute, riesce, in un periodo così difficile come questo, a non dimenticare chi è stato parte integrante, in un passato ancora prossimo, che non diventerà passato remoto, almeno finchè gli amici del Minigolf Lozza, continueranno ad essere presenti, con questo compagno di giochi, di sport,e di risate....
Si conclude la serata in bellezza con un brindisi.


Pietro è stato seguito con il massimo riguardo, mentre scendeva dalla scala, e riaccompagnato a casa da altri compagni di squadra.
Credo che abbia avuto una buonissima serata, questa sera è arrivato primo alla gara più importante, quella dell'amicizia, non conosco i termini esatti, ma ha riempito ogni buca con la pallina giusta, è arrivato primo, e lo hanno festeggiato.
Auguri per tutto, e stavolta lo chiamo anche io Pietro come tutti i suoi amici.




mercoledì 2 ottobre 2013

BUON COMPLEANNO PAPA'


Oggi è la festa dei nonni, è anche il compleanno del mio papà, voglio credere che in qualunque posto sia, possa festeggiare.....




Ricordo che iniziava una decina di giorni prima del suo compleanno a dire a tutti noi:
" Mi raccomando per il mio compleanno non voglio nulla" , in realtà lo faceva proprio per ricordarci la fatidica data.
Era severo, rigido e forse troppo poco espansivo, solo ora penso di riuscire a comprendere un po di più, era anche un brava persona con tutti i suoi difetti e le sue debolezze, che forse tutti abbiamo...
Ci teneva a ricevere un pensiero, eccome se ci teneva, infatti non ci siamo mai scordati di portargli qualcosa, anche poco, non ci voleva molto.


Stamattina mentre lavoravo, pensavo a lui, mi tornavano in mente le sue battute, quando aveva voglia di scherzare, sorridevo da sola.
La signora per la quale lavoro, mi ha detto che avevo bei pensieri visto che sorridevo, e gli ho raccontato un aneddoto, uno dei tanti...
A volte racconto qualcosa qualcosa a Riccardo, alcune volte ridiamo di gusto....


Non voglio pensare alle cose dure e a volte difficili che si sono dovute affrontare, voglio ricordarlo così cappello in testa, sempre ben vestito, ci teneva molto ad essere in ordine, ai suoi capelli ricci e brizzolati, mia sorella Cinzia diceva che erano argentati.
Voglio pensarlo mentre brinda con la mamma, senza problemi o difficoltà, liberi da ogni responsabilità.


Gli piaceva la musica, purtroppo era stonato, invece la mamma cantava benissimo....
Ricordarlo quando ballavano e ridevano, non posso parlare di uno escludendo l'altra perchè comunque erano insieme....




Penso che ricordare le sue battute, i suoi modi, sia come farlo rivivere un po



AUGURI PAPA'            
     

GIUSEPPE PELIZZA DA VOLPEDO E IL QUARTO STATO

GIUSEPPE PELLIZZA DA VOLPEDO








Il Quarto stato, in realtà è l'ultimo quadro, forse il più conosciuto, di una serie che rappresentava, la rivolta del popolo, lo sciopero dei lavoratori per la rivendicazione, il riconoscimento e l'appartenenza ad una nuova classe sociale, il proletariato.
Questo dipinto diviene l'emblema, il simbolo delle rivendicazioni dei propri diritti, che nella società industriale di quel periodo, venivano negati ai lavoratori, ( sembra stiamo tornando a quei tempi).
Dimostra anche l'impegno del pittore, che attraverso la pittura voleva educare e raccontare l'impegno e la cultura dei lavoratori attraverso le proprie opere.. .Divenne così il simbolo del " socialismo".
Il quadro conclude una serie di dipinti, il primo quadro si chiamava:
"Gli ambasciatori della fame,



seguito dall' un'altra tela intitolata " La Fiumana"



per finire con il "Cammino dei Lavoratori", poi chiamato "Quarto Stato"





Il pittore nativo di Volpedo, si chiamava Giuseppe Pellizza, nato il 28 luglio 1868, figlio di agricoltori, frequentò in un primo momento una scuola tecnica, dove apprese le prime tecniche del disegno, in seguito a delle conoscenze, entra in contatto con i fratelli Grubicy, uno dei due, pittore scultore e critico d'arte, che lo aiutano ad entrare all' Accademia di Brera diventando allievo di Francesco Hayez e di Giuseppe Bertini, contemporaneamente prendeva lezioni private da Giuseppe Puricelli e successivamente da Pio Sanquirico, espose per la prima volta nel 1885 a Brera.
Gli studi Milanesi non gli bastavano più, si trasferì a Roma, tornò deluso dalla capitale, senza aver terminato gli studi, si trasferì a Firenze dove entrò all'Accademia di Belle Arti e come maestro ebbe Giovanni Fattori, non pienamene soddisfatto, decise di tornare a Volpedo per dedicarsi alla pittura dal vero, approfondendo gli studi sulla natura. Eternamente insoddisfatto si iscrisse all'Accademia Carrara di Bergamo dove continuò gli studi attraverso lezioni private.
Approdò a Parigi, in occasione dell'Esposizione Universale, continuò gli studi a Genova per poi tornare al paese e sposare una contadina Teresa Bidone, in questo periodo aggiunse Da Volpedo al proprio nome Avvicinatosi al divisionismo, si confrontò con Giovanni Segantini, Angelo Morbellie Gaetano Previati.
Riuscì a farsi conoscere al grande pubblico esponendo i suoi quadri alla Trennale di Milano, e continuò ad esporre in tante città Italiane, continuando gli studi a Firenze, frequentando l'Istituto di Studi Superiori, girò da Roma a Napoli, finche nel 1900 espose a Parigi "Lo Specchio della Vita"
"Il Quarto Stato", un'opera a cui aveva dedicato circa un decennio di studi e di fatica venne esposto nel 1902 alla Quadriennale di Torino ma non ottenne il riconoscimento sperato, Molti dei suoi amici, mantennero le distanze, dagli ideali che Pelizza voleva documentare, scatenando polemiche.
Ancora una volta, la delusione accompagna il pittore.,
Alla morte di Segantini che considera un maestro, si reca in Engadina. Riesce a vendere alcune delle sue opere, una anche allo Stato Italiano, "Il Sole"
Proprio quando comincia ad ottenere dei riconoscimenti, vengono a mancare il figlio terzogenito e la moglie, Pelizza da Volpedo, sempre più depresso decide di togliersi la vita.
Il Quarto Stato, è conosciuto come simbolo di libertà e di uguaglianza, e di protesta, due uomini e una donna con un bambino in braccio che protestano in una piazza, la donna diventa integrante della lotta alla rivendicazione dei diritti e della solidarietà. 
Sulla tela un uomo anziano, un lavoratore, e una donna con un bimbo in braccio,ognuno con il proprio spazio, rappresentano le fasi della vita.
Questo quadro dopo vari spostamenti ora si trova al Museo del Novecento di Milano,
l'altro quadro " la Fiumana alla Pinacoteca di Brera a Milano.
Come sempre accade, per Giuseppe Pelizza da Volpedo i riconoscimenti per le sue opere e per l'impegno sociale, giunsero dopo la sua morte.
Dopo il restauro avvenuto intorno al 1954, il quadro venne esposto in tantissime città del mondo.