il filo dei ricordi-racconti

mercoledì 11 novembre 2015

L'autunno e nonna Licia


Per San Martino, ogni mosto diventa vino....
Ricominciano i proverbi  della mia nonnina, per  ogni stagione,  per ogni Santo ha un proverbio da ricordare.
Stiamo già facendo diversi lavori in casa in previsione del Natale, mi parla di castagne, di vendemmia :

C’è un frutto rotondetto,
di farina ne ha un sacchetto,
se lo mangi non si lagna:
questo frutto è la castagna.
La castagna è proprio buona,
è lucente, un po’ birbona:
giù dal riccio schizza via:
se ti coglie, mamma mia!
Lacastagna in acqua cotta
prende il nome di ballotta;
arrostita e profumata
prende il nome di bruciata.
Se la macini è farina
dolce, fine, leggerina:
se la impasto cosa faccio?
Un fragrante castagnaccio!

Mentre io le pulisco la casa, mi segue, si siede, su di una poltrona o di una sedia e mi racconta i suoi tanti ricordi.
Con le castagne la sua famiglia, si sfamava e ci guadagnava qualche soldo.
I boschi di castagni, (selva) venivano tenuti puliti come un orto, liberi da erbacce e ben concimati, se le piante erano in prossimità di terreni ripidi, sul terreno scosceso, venivano messe fascine di legna, che non consentivano alle castagne di rotolare lontano, evitando sopratutto che entrassero nella selva di qualche altro proprietario...


Non c'erano confini, che delimitassero le proprietà, fin da piccoli, Licia, le sue sorelle, e i suoi cugini, sapevano molto bene che non potevano entrare nelle selve altrui, se mai fosse successo, e fossero stati scoperti, sarebbero stati allontanati anche in malo modo.
La regola era che, ogni proprietario di selva, aveva diritto al proprio raccolto, tutta la famiglia partecipava, chi le raccoglieva da terra, chi con un' attrezzo apriva i ricci ancora ben serrati.
Le donne avevano un sacco che legavano alla vita,


 quando era pieno veniva deposto in ceste di vimini, poi per il trasporto, si trasferivano in panieri più grandi


 o in gerli di vimini intrecciati, che si portavano sulle spalle.


Nel periodo in cui la caduta delle castagne, era veramente sostenuta, nella selva ci si recava più volte al giorno, i bambini come Licia, prima di recarsi a scuola, aiutavano al raccolto e dopo le 16, terminata la scuola, non rientravano a casa, mettevano i quaderni sotto un albero e iniziavano la raccolta finché ci fosse stata luce......
Si doveva raccogliere tutto il possibile, prima dell'11 di novembre, perché in quel giorno la tradizione diceva essere di buon auspicio aprire le selve a tutti, animali compresi. Quindi per chi avesse avuto tante selve, era fondamentale avere un buon raccolto, veniva aiutato da altri contadini dietro un piccolo compenso.
Le castagne venivano lavorate, si essiccavano per evitare insorgere delle muffe.
Il procedimento si svolgeva in una baita, a volte di un solo locale, su delle impalcature di legno,venivano posizionati rami di nocciolo sufficientemente vicini da evitare la caduta del frutto, ma abbastanza distanti da consentire il passaggio dell'aria calda, che giungeva da un fuoco acceso a terra, non era una fiamma viva, ma un fuoco coperto dalle bucce secche delle castagne dell'anno precedente, il fumo avrebbe dato al nuovo raccolto il giusto aroma e non si correva il rischio di bruciarlo.

Era un lavoro che richiedeva un' attenzione costante, perché si doveva tenere girati i frutti frequentemente, per evitare che si seccassero troppo.




 Molto spesso parte della famiglia si trasferiva nelle vicinanze 
dell'  essicatoio, portando poche cose, una pentola per fare le caldarroste,


 un paiolo dove far bollire le castagne, l'acqua.


Per circa 25 giorni mangiavano solamente castagne...
Essendo una famiglia molto numerosa, la procedura di essicazione la facevano anche in casa, nella grande cappa del camino venivano appese a dei ganci le ceste con le castagne, oppure facevano i filet, collane di castagne che venivano anch'esse appese alle cappa del camino


La battitura serviva per separare il frutto, dalla buccia secca, le castagne messe nei sacchi di iuta venivano battute con gli attrezzi o battute contro dei gradini. 


Si passava alla vagliatura in una specie di setaccio venivano messe le castagne i movimenti esperti, le donne facevano scendere le bucce e mantenendo il frutto all'interno dell'attrezzo, procedura che consentiva alla castagna di esser libera dalle pellicine.
Prima che giungesse Natale, si procedeva alla cernita dividendo le castagne in base alle dimensioni, controllando che fossero integre, scartando quelle marce e con il verme che diventavano poi cibo per i maiali, o le mucche
Venivano ripassate con i setacci a maglie più strette dove gli ultimi residui venivano eliminati.


Sono state per anni fonte di sostentamento per i contadini in termini economici se venivano vendute, o di mantenimento in quanto utilizzate come cibo, erano il rimedio per le popolazioni contadine, dalla fame e alla povertà


Un frutto e un ciclo naturale, dove tutto veniva utilizzato:

dall'albero:
Le foglie diventavano la lettiera degli animali nelle stalle
ll legname del castagno, veniva utilizzato per costruire gli attrezzi, veniva estratto il tannino che consentiva di conciare le pelli degli animali, conigli agnelli , che diventavano pellicce per foderare giacche, e cappottini dei bambini,
per riscaldare i casolari
Dal frutto:
I ricci diventavano concime per i terreni nella primavera successiva


Le castagne più belle venivano vendute, diventando fonte di reddito
Le meno belle erano il nutrimento della famiglia.
Quelle marce venivano utilizzate cotte per alimentare il bestiame, maiali e mucche.

Le scorze erano l'aroma per il raccolto successivo.
Io non conoscevo tutto questo, grazie nonna Licia per tutto quello che mi insegni, con il tuo modo di raccontare , mi parli di un mondo che non ho conosciuto, ma che non dobbiamo dimenticare







9 commenti:

  1. Ma che bella storia, Nonna Chicca. Un racconto avvincente, espresso con tenerezza e affetto. Grazieeeeeeee.

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  2. Enrica,quanti ricordi riesci a risvegliare con i tuoi racconti,veramente per anni la castagna e' stata il cibo dei poveri,i primi dieci giorni di novembre,erano dedicati alla raccolta delle castagne,ogni tanto si rischiava qualche calcione nel sedere,quando il proprietario del fondo riusciva a beccarti,ancora adesso,da noi per la festa di sant'Antonio,mi pare,si vendono delle delle file di castagne a forma di treccia,e nel nostro dialetto,si chiamano i biligocc,Pachi.

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  3. Enrica,,,Anche in questa storia semplice di vita contadina del passato ,,,,sei riuscita a fare un carico di umanita' consistente,,,è sempre una gioia leggerti,,,,dolce monella,,un caro abbraccio,,,elisabetta,,,,,

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  4. Quanti ricordi - Sono nata e vissuta fino all'eta' di 8 anni in un paese della valle Seriana ai piedi di Selvino : "Nembro "
    .I lati della strada che saliva al monte era circondata da castagneti .
    A quell'epoca , nel periodo della raccolta delle castagne, noi bimbi, aspettavamo con gioia il termine della scuola e muniti di bastone e guanti per non pungerci andavamo a raccogliere le castagne che poi portavamo a casa per mangiarle tutti in compagnia.. Era una grande festa .
    Grazie Enrica.
    . ..

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  5. Quanti ricordi mi vengono in mente, i miei nonni che raccoglievano le castagne, tempi passati, ma sempre bello poterli ricordare. Grazie Enrica, bellissimo. C'è tanto amore nei tuoi racconti, sempre novità, si leggono molto volentieri.
    Anna B.

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  6. Enrica veramente bello leggerti ..quanta dolcezza nei ricordi di tempi andati ..e come te mai conosciuti ..Dany

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  7. grazie Enrica, quanti ricordi, sempre molto attenta hai particolari, buona serata

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  8. si mescolano storia tradizione e coltura e ricordi grazie enrica

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  9. Sempre belli i tuoi racconti....ciao Enrica

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