La casa di
riposo
Ci sono
situazioni in cui è davvero difficile scegliere cosa fare,
sopratutto se ci sono coinvolti i sentimenti e tanti altri aspetti
economici e personali.
Una famiglia,
un padre, una madre e quattro figli, un maschio e tre femmine.
Sono tutti
figli degli stessi genitori, ma sono anche, diversi gli uni dagli
altri, ognuno ha un proprio modo di pensare e ognuno di loro ha delle
proprie responsabilità, assunte nel momento in cui hanno formato una
loro famiglia.
Ogni famiglia,
ha delle necessità e priorità e quando i genitori, invecchiando si
ammalano, tutti si complica.
C'è chi non si
sente adatto ad accudire, e non se la sente di fare, chi vorrebbe,
ma non può farlo perchè deve lavorare, e mette a disposizione il
poco tempo che ha, chi fa, per poi dire io l'ho fatto...
Come in ogni
situazione si dovrebbe avere ed usare il buon senso
ma spesso,
molto spesso,non funziona così.
Non ci vogliono
anni, bastano pochi mesi, concentrati di tante situazioni, che
l'equilibrio, mantenuto per tanto tempo, viene a mancare in un vortice
concentrato.
Quando ho
cercato aiuto all'assistente sociale del paese dei miei genitori, non
era perchè volevo disfarmi di chi mi ha cresciuta, ma non sapevo a
chi altri rivolgermi, sono stata criticata per questo, ma ancora
oggi, sono pienamente convinta che non avevo altre alternative.
Poco dopo si è
liberato un posto nella casa di riposo consortile e al mio papà era
spettato il posto per la gravità della situazione,
Era il mese di
agosto, sono stata chiamata con mia sorella Emanuela per firmare il
contratto, non so se qualcuno mi crederà, ma le mie mani tremavano,
non c'è cosa più brutta.
Il mio papà,
non ci voleva stare, in quella casa di riposo, noi sapevamo molto
bene che non ci sarebbe stato per molto tempo, ma è difficile
convincere un uomo, che ha sempre amato la libertà, a stare chiuso
fra quattro mura, per quanto ben tenute fossero.
Andavo tutti i
giorni, uscivo dal lavoro, e andavo da lui secondo i turni che
facevo, mi aspettava, e tutti i giorni, gli facevo la barba. Aveva
dei baffoni e un'infermiera li voleva tagliare, diceva per una
questione di praticità, mi sono opposta fermamente, i suoi "mostaci"
come li chiamava lui, non sono stati toccati.
La mia mamma
anche lei ammalata, forse un po gelosa, mi diceva: "non
continuare a correre in casa di riposo, non gli manca nulla è
curato".
E' vero, era
pulito curato al meglio, ma ora mi tornano alla mente i suoi occhi,
erano tristi, non avevo realizzato che erano gli sguardi a dirmi di
andare là spesso.
Mi chiedeva
"quando torno a casa?"
Quando la mamma
torna dall'ospedale? Guai a chi me la tocca"
ogni tanto
seccato, mi diceva: "E' come essere al campo di concentramento".
C'è stato
poco, solo pochi mesi, poi la malattia ha fatto il suo corso.
Non chiedo
scusa per aver fatto le scelte che ho dovuto fare, se avessi potuto
ne avrei fatte altre, non c'erano alternative
Ricordo tutto,
il bello e il brutto e lo ricordo spesso,tanti aneddoti del mio papà,
anche oggi l'ho fatto, con un'amica, e dopo aver chiuso la
comunicazione di getto ho scritto queste parole.