il filo dei ricordi-racconti

lunedì 2 giugno 2014

NONNA LICIA E LA POLITICA

E' strano per me, vedere la mia nonnina, che si infervora mentre è seduta sul divano, guarda la televisione, dove ogni quarto d'ora c'è un telegiornale, che le ricorda lo stremo in cui siamo caduti.


E' una donna pacata, ma è stanca di sentire i consigli, che adesso, sui giornali e dalle varie televisioni, il governo grida ai quattro venti.
"Cosa vogliono dire tutte quelle parole? " -Dice:
"SPREAD, PIL, DEF, CCT, BOT",
 la sento brontolare: -" ma quando vogliono, allora si fanno capire, sanno parlare in italiano, dicono che si devono fare dei TAGLI, per RISPARMIARE, ci dicono di fare una vita sobria".
Ma io l'ho sempre fatta, cosa dicono questi qua, quello che loro predicano, con tanta insistenza, era ed è il costume delle persone della mia generazione.
-"Vogliono farci tornare al tempo che fu....?"


Quando vestivamo le scarpe solo per poche ore, per andare alla Messa grande la domenica mattina, dovevano durare negli anni e se ci cresceva il piede li passavamo in ordine di età ai fratelli più piccoli di noi, finchè il figlio più grande spesso divideva le scarpe col padre.


Le donne rammendavano e rinforzavano e rattoppavano senza economia, per fare ECONOMIA.


Gli uomini facevano un abito, una volta ogni morto di Papa, dal sarto, i pantaloni all'interno avevano tanta stoffa, per cui se aumentava di peso si provvedeva ad allargarli, poi quando si consumava veniva girato dalla parte opposta e ricucito, le camicie avevano due colli che venivano sostituiti, e le calze venivano rammendate.



La mattina, mangiavamo la zuppa avanzata la sera precedente, il caffèlatte solo la domenica, per pranzo due fette di polenta dove il salame lo vedevi per traverso, e la sera minestrone di verdura dell'orto, anche in piena estate.



Solo la domenica veniva santificata la festa, si faceva un'eccezione, magari pastasciutta o un pochino di manzo lessato, la sera si faceva il risotto col brodo della carne, niente caffè nero,solo la nonna e i malati, niente dolci, e leccornie,  quando andavamo a Como a piedi guardavamo nelle vetrine, ma non potevamo assaggiarle, qualche volta per la sagra di S. Anna,il babbo le aveva acquistato un bastoncino di zucchero...


Ma eravamo in gamba, eccome se lo eravamo....
Mentre io lavoro, lei parla come se fossi seduta accanto a lei, e se mi sposto mi viene a cercare, continua la sua filippica.


Quando avevamo fame rubavamo un pezzetto di pane di gran turco, se proprio riuscivamo a farla franca, lo intingevamo nello zucchero, sempre che riuscissimo a non farci vedere dalla nonna.


 Eravamo sempre all'aria aperta tranne che per le ore di scuola e della messa, all'avvicinarsi dell'inverno, verso la fine di ottobre, tutti i bambini in grado di aiutare venivano mandati a raccogliere le stoppie, per evitare di usare la legna.


I prati, i viottoli di tutti i campi, erano la nostra palestra, dove tutte le partite dei giochi più strani iniziavano e finivano, le corse sui ronchi, le spedizioni per riempire di frutta i cesti, per i pesci andavamo al rivo , e in alcuni periodi nelle selve dove catturavamo anche uccelli...
Nessuna palestra da pagare, facevamo podismo, arrampicate, flessioni, pugilato, lotta libera, acrobazie, e nuoto, l'agilità e la destrezza erano la qualità di tutti ragazzetti.


Poi sono cresciuta ho iniziato a lavorare, mi sono sposata, avevo una famiglia da mandare avanti, le mie condizioni erano migliorate, ma ho sempre dovuto fare economia.
Quanto cucire ho fatto! Quante pezze ho messo nei pantaloni da lavoro, di mio marito, con i ritagli confezionavo i pantaloncini dei miei figli, la sera dopo il lavoro, lavavo a mano, cucivo e preparavo il pranzo del giorno dopo.


Cosa vogliono ancora da me?
Facessero loro, l'economia che ho fatto io, condita di tanti sacrifici, sono certa che otterrebbero dei risultati, non avevamo nulla, dopo il lavoro, tagliavamo l'erba, facevamo il fieno, gli uomini spaccavano la legna, e si seminava.



-"Non voglio tornare a quella vita, No Signori del Governo, i risparmi e l'economia la dovete fare Voi io la faccio già tutti i giorni.


Mi guarda e sorride,-" non sono matta", -dice " sono proprio arrabbiata, a questa gente manca la semplicità, ecco perchè c'è una così grande diversità tra noi e loro, loro si complicano e ci complicano la vita".


Ho ricevuto un'altra lezione di storia, attualità e costumi di qualche tempo fa, e nei suoi occhi vedo la delusione di quel che siamo diventati.








1 commento:

  1. Bello il racconto della vita di nonna Licia.E' tutto vero riguardo ai sagrifici, ne abbiamo fatti tutti ma sembra che li dobbiamo continuare a farli,visto la situazione attuale dell' Italia a gambe x aria come la cartina ,ma solo e sempre noi?Signori politici,pensateci almeno x un momento, dove possiamo arrivare ancora ,siamo arrivati alla frutta e ci siamo mangiate anche le bucce(noi) voi no, continuate imperterriti la vostra corsa solo verso le poltrone ,ma il popolo è stanco di tutte le vostre manfrine,ha ragione di brotolare la nonnina,siete capace solo di confodere le persone con parolone ,Grazi Enrica e scusami se ho scritto questo sul tuo blog,la tua nonnina mi ci ha portata,,,,Il tuo racconto come sempre è realistico e io mi ci sono tuffata dentro,elisabetta,,,,,,,,,,,,

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