MAURICE
UTRILLO
Non
avevo mai sentito parlare Maurice Utrillo, pittore, poi ad una
mostra a Milano, dedicata per lo più a Modigliani, ma anche agli
artisti che erano i suoi compari di bisbocce. Definiti pittori o
artisti maledetti, che hanno rappresentato la scuola di Parigi, con
la testardaggine, la creatività e anche la vitalità, ma spesso
anche con una visione distorta, dopo aver abusato di alcool in modo
esagerato e di alcune sostanze.
In
questa mostra le opere di Modigliani, di Kisling, Soutine, Valadon,
insieme sono uno spaccato della Parigi del primo novecento.
Monparnasse,
era il quartiere parigino, dove gli artisti si incontravano,
proprio in un periodo dove le trasformazioni e i cambiamenti si
stavano attuando, tanto che divenne meta di incontro anche degli
intellettuali, del calibro di Coctau, o scrittori come Hemingway e
Miller, ma anche rifugiati politici, come Lenin, iniziava così il
periodo degli " anni folli ".
Vivevano
in condizioni misere, per tutti in egual misura, ma la vita notturna
si consumava nelle trattorie a buon mercato, nelle cantine, si
parlava di politica di arte, e molto spesso finivano in risse.
I pittori finivano in gendarmeria e per pagarsi la cauzione e
poter uscire lasciavano i loro quadri, fu così che Jonas Netter, di
professione rappresentante recandosi negli uffici, per alcuni
documenti, vide i lavori di questi pittori.
Grazie
al poeta
polacco
e commerciante di opere, Léopold Zborowski,
Netter si mette in contatto con Modigliani, e in seguito con tutti
gli altri artisti, scopre i quadri del "periodo bianco" di
Maurice Utrillo, quadri che rappresentano vedute dei dintorni di
Parigi.
Nato
a Montmartre, Maurice Utrillo era il figlio della modella e poi pittrice Suzanne
Valadon, che non rivelò mai chi potesse essere il padre, fu
riconosciuto all'età di otto anni, dal pittore Spagnolo Miguel
Utrillo y Molinas.
Cresciuto
dalla nonna, soffriva di frequenti crisi epilettiche, che cercava di
calmare dandogli da bere del vino, divenne così, alcolista in giovane età, divenne molto presto malato mentale, senza una guida, non
frequentò mai una scuola, l'unico talento naturale, era la pittura,
tanto che la madre lo aiutò con i primi insegnamenti, lo incoraggiò
a dipingere in plain air, cercando di allontanarlo dall'alcol. Fu
perlopiù un autodidatta.
Nella
sua tormentata vita, fatta di crisi epilettiche, ubriacature, le
crisi di astinenza lo hanno spinto a bere persino l'acquaragia con
cui puliva i pennelli, le risse, e frequenti ricoveri in sanatorio
e in manicomio, ricevette anche soddisfazioni, le sue prime opere raggiungono il
successo verso il 1920, erano richieste anche
all'estero, godevano di fama internazionale. Nel 1923 in una
mostra con dipinti suoi e della madre ottenne un eccellente
successo, oltre agli encomi del governo francese, raggiunge anche
una discreta agiatezza economica.
Dallo Stato Francese, ricevette nel 1928, anche la Legion d'Onore, malgrado dovesse esser ricoverato sempre più
frequentemente, per turbe mentali causate dall'alcolismo.
I
quadri di Utrillo, erano di natura paesaggistica, vedute di chiese e
cattedrali, vicoli di Parigi, bistrò di periferia, e il quartiere di
Montmartre.
Durante
il" periodo bianco", mischiava il colore col gesso dando la
sensazione di chiarore, quasi calcareo. nel secondo periodo il colore aveva preso vita.
Innamorato da sempre
della madre, Suzanne, non riesce però a starle vicino nel momento
della morte, lo sconvolgeva troppo il fatto che l'avrebbe persa
definitivamente.
Si
sposò all'età di 52 anni e si trasferì fuori Parigi, malgrado i
problemi mentali e di salute, continuò a dipingere anche copiando da
cartoline, ma le sue opere trasmettevano il senso di solitudine e il
vuoto personale che sentiva, si dedicò anche alla religione, e visse
fino all'età di settantadue anni
Nelle tua instancabile e poliedrica attività, Enrica, stavolta hai dato un contributo su un tipo d'arte che non a tutti piace ma che mette a nudo l'animo tormentato di un autore particolarmente importante: per quello che ha dato e per quello che ha preso della realtà in cui è vissuto. Se ogni autore è "particolare", Utrillo lo è fino in fondo. Ma, alla fine, tutto si riassume nell'affermazione di me profano: a me piace molto.
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