LA NOTTE.
Mai dimenticherò quella notte, la prima notte nel
campo, che ha fatto della mia vita una lunga notte e per sette volte sprangata.
Mai dimenticherò quel fumo.
Mai dimenticherò i piccoli volti dei bambini di cui
avevo visto i corpi trasformarsi in volute di fumo sotto un cielo muto.
Mai dimenticherò quelle fiamme che bruciarono per
sempre la mia Fede.
Mai dimenticherò quel silenzio notturno che mi ha tolto per l’eternità il
desiderio di vivere.
Mai dimenticherò quegli istanti che assassinarono il mio Dio e la mia anima, e
i miei sogni, che presero il volto del deserto.
Mai dimenticherò tutto ciò, anche se fossi condannato a vivere quanto Dio
stesso. Mai.
(Elie Wiesel – Premio Nobel per la pace 1986
Questa poesia mi ha fatto ricordare il mio papà , che
in qualche suo momento di debolezza, tornava con la testa al campo di
concentramento, ero una bambina e poi una ragazzina , e spesso, molto spesso
questo campo tornava alla sua mente e di
rimando alle sue parole.....
Bastava semplicemente non voler mangiare quel piatto di
minestrone di verdura, che tutte le
sere la mamma preparava, che si sentisse in dovere di rammentarci o meglio di rammentarmi, perchè ero io, che non
volevo mangiarlo, quanta fame avesse patito in quei quasi 5 anni di prigionia.
Il mio papà nato nell'ottobre del 1924, non avrebbe dovuto partire per la guerra, ma uno zio era scappato nella vicina Svizzera, che
era neutrale, è
stato preso al posto suo ...il popolo
doveva contribuire con la gioventù al conflitto bellico.
Diceva di non avere nemmeno 17
anni, di essere stato portato dapprima a Como, allo stadio, siccome non aveva aderito alla Repubblica di Salò fu caricato subito su un
treno. Raccontava che i vagoni erano
talmente stipati che chi periva, non cadeva rimaneva
comunque in piedi, tanto erano pigiati.
Diceva di
aver viaggiato tre giorni e tre notti, di essere arrivato in una stazione, per poi
essere caricato su dei camion senza capire ancora, la destinazione ultima .
Arrivati nel luogo designato, si era trovato in uno
spazio aperto pieno di baracche, il gruppo di Como radunato in una di queste,
non capendo cosa dicessero i tedeschi , e
al grido " com com" tutte le persone di Como si sono fatte avanti, e lì, ha sentito la prima
sventagliata di proiettili .
Quando raccontava queste cose, lui un uomo rigido e
severo, aveva gli occhi lucidi, e io, stupida ragazzina, stanca di sentirle ripetere, sbuffavo.....
Nel 2009 con mia sorella e Luisa, sono andata a Dresda e a Berlino, ho chiesto e voluto, andare a visitare
un campo di concentramento, non senza polemiche, da parte di alcuni compagni
di viaggio.
Si è così deciso di prendere un piccolo pulmino da
pagare a parte, e un piccolo gruppo di persone ha partecipato.
Ho visitato il campo di Bukenwald , la nostra
accompagnatrice mi aveva avvisato, sei sicura?, mi diceva, sei certa di quel che
vuoi fare? È una cosa che lascia il segno,......
Mio papà era stato internato a Birkenau,diciamo una
frazione ,un quartiere di Auschwitz e chi lo ha visitato racconta di una cosa
immensa e tristissima .....
Buchenwald, è un campo minore rispetto ad Auschwitz, ma sempre molto vasto, addirittura per i figli dei nazisti
c'era lo zoo, abbiamo visitato per prima cosa, le sale
dove facevano gli interventi, o chiamiamoli esperimenti, le autopsie , un freddo mi attraversava
la spina dorsale, guardando,gli strumenti usati, che rispetto
a quelli che oggi vediamo in televisione sembravano antichissimi.
Siamo entrati nelle sale di disinfestazione che fungevano
pure da camere a gas dipendeva da quale
era la scelta ....................disinfettare ..... o fare morire, nelle sale dei forni crematoi, lì si sente,
anche se non dovrebbe, si percepisce, l'odore della
morte, di quanto sia malvagio l'uomo, di quanto non abbia
limiti nel decidere di sopprimere un suo simile.
Siamo saliti nei saloni dove le SS e i nazisti mangiavano (refettorio)
enorme, grandissimo, ora pieno di
tavoli/teche contenenti
bottoni,occhiali, dentiere ,apparecchi dentali dei bimbi, ricordo
particolarmente, un paio di ballerine di vernice viola, di una bimba piccola, le
fotografie, tante, per rappresentare
quante brutture fossero state perpetrate in questo luogo.
Ho pensato, a
quanto bestie siamo, noi uomini, a cosa può portare il fanatismo, a
quanto dolore arrecato senza un motivo, ho guardato mia sorella e senza dire
parole, abbiamo compreso.
Quante cattiverie deve aver visto
e subito quel ragazzino, che poi nel tempo era diventato il
mio papà, io parlo del mio papà, ma quanti altri come lui, ....
I suoi momenti di debolezza
stavano in questo recinto enorme, fatto dall'uomo a scapito di altri uomini , ho chiesto scusa pensando, stupidamente, che avrebbe potuto sentirmi, scusa perchè ero una ragazzina sciocca, che credeva
tutto fosse bello, sbuffavo ai
suoi racconti, la maturità serve a qualcosa, ma non ho trovato il modo di parlarne con lui.
Mi chiedo come si possa, ancora dire che questi posti, non sono esistiti.
Il giro e continuato nelle sale
di lavoro ......venivano sfruttati e dovevano lavorare in condizioni fisiche
disumane.
Siamo poi usciti, se fosse stato
bel tempo, si sarebbe potuto visitare il perimetro con un pulmino ma purtroppo
nevicava -
Ricordo quando mio papà, raccontava che di notte andava
a rubare le bucce di patate, dietro la cucina degli ufficiali tedeschi, rischiava
la vita per delle bucce di patate, di quando sulla gavetta, galleggiavano insetti di ogni tipo, che soffiava via, e mangiava comunque tanta era la fame.
Chi trasgrediva agli ordini, o cercava di scappare
dal campo, veniva legato al palo come esempio, moriva di caldo e sete durante la stagione estiva, di freddo e di gelo durante l'inverno, doveva essere di monito agli
altri, erano crudeli torturavano senza alcuna remora.
Diversi padiglioni erano chiusi per la neve, per lo più dedicati
alle famiglie delle SS con teatro interno e saloni per le feste.
Comunque per visitare solo il primo percorso ci sono volute 3 ore....
Nei negozi che ci sono all'entrata del campo, c'erano
libri in tutte le lingue, ma non in italiano, altra discriminazione nei nostri
confronti, la nostra accompagnatrice, che
era venuta con noi, vedendomi piangere così senza vergogna si era preoccupata
che io non mi fossi sentita bene, in realtà io sono convinta che di aver fatto
la cosa giusta, visitando questo campo, non so, se mai
avrò la possibilità di visitarne altri, mi sono sentita vicino al mio papà come
forse mai è successo, parlandone con un amico ieri ho ripensato a lui,
persona povera ma dignitosa, persona
particolare, ma che aveva
sicuramente una scusante, dopo tante brutture viste,
Il mio papà non ha mai, e poi mai, dimenticato quel che
aveva visto, in seguito ad una ischemia, aveva avuto un
calo cognitivo, spesso dimenticava tutto, era anche confuso a volte, e non aveva cognizione del tempo, ma il campo non lo ha mai
scordato, ultimamente ed ogni volta , che
vedeva il fumo uscire da qualunque camino, diceva
stanno bruciando prima le donne, poi i bambini, il
mio numero di matricola è 29333, forse oggi tocca a me...
Aveva ricevuto
la croce di guerra al merito, proprio perchè
aveva patito una prigionia che non gli spettava
Questa volta il mio viaggio è fatto di ricordi, di qualche rimpianto, penso ai
battibecchi avuti, li ricordo come una sorta di teatrino, che tutti e due
recitavamo, gli volevo bene , anche se
non gle l'ho mai detto ma lui lo sapeva di questo ne sono
certa ....